Un vecchio desiderio
di
minkanku91
genere
gay
Io e Andrea avevamo avuto una storia un po' strana, da ragazzini. Niente di serio, solo un'intimità fatta di toccate. Lui toccava il mio cazzo, e io il suo. Non eravamo mai andati oltre. Eravamo troppo giovani, senza sapere bene cosa volessimo. Ma era una storia che, a suo modo, mi aveva segnato.
Quando Andrea ha compiuto 18 anni, si è comprato la sua prima macchina e mi ha chiesto un favore. Voleva che gli montassi lo stereo, perché quando si appartava con la sua ragazza voleva un po' di musica. Non ho esitato ad aiutarlo, e quando ho finito, lui ha tirato fuori dei soldi per pagarmi. "No," gli ho detto, "non voglio niente." Invece di insistere, lui si è seduto e ha allungato una mano. Ha iniziato a toccarmi, lentamente, facendomi capire in un modo che non aveva bisogno di parole che quello che voleva non erano i soldi, ma me.
Non mi sono fatto pregare. Senza dire una parola, lui si è sfilato i vestiti. L'ho aiutato a sdraiarsi sul sedile del passeggero. Ho provato a entrare, ho provato e riprovato, finché con un respiro profondo ho spinto di nuovo. Il mio cazzo è entrato solo di punta, ma ho continuato a spingere per farlo entrare sempre di più. Quando ho sentito che era tutto dentro, ho iniziato a muovermi, su e giù, a un ritmo costante e regolare. Era bello. Mi piaceva farlo. Lui mi faceva capire dal suo respiro che stava godendo, e poi sono venuto, riempiendolo di sperma.
Siamo rimasti lì, distesi, nudi nella macchina, all'interno del garage della casa dei suoi genitori. Mi ha detto, con una voce che era un sussurro: "L'ho sempre desiderato, farlo con te." Io invece, anni prima, gli avevo detto che se mai avessi dovuto prendere un cazzo nel culo, sarebbe stato il suo, ma forse non lo ricordava più. Ci siamo rivestiti e ognuno è tornato a casa sua, come se nulla fosse successo.
Dopo tre o quattro giorni, mi ha cercato di nuovo. C'era un problema con lo stereo: si spegneva quando il quadro dell'auto era spento. Ho capito subito che dovevo collegare il filo della corrente a un altro filo, un lavoro semplice, ma ho sentito che non era quello il vero motivo per cui mi stava cercando. Il vero motivo era tornare in quel garage, in quella macchina.
Siamo tornati lì. In dieci minuti ho fatto il lavoro che voleva, e poi l'aria è diventata silenziosa e carica di una tensione che non aveva nulla a che fare con l'elettricità della macchina. Senza dire niente, Andrea si è spogliato, e io ho fatto lo stesso. Non c'era più bisogno di una scusa.
Eravamo nudi in quel garage, in piedi l'uno di fronte all'altro. Poi, senza dire una parola, lui ha allungato una mano e ha cercato il mio cazzo. Con un gesto deciso ma delicato, ha afferrato la mia erezione e l'ha baciata, un'affermazione del nostro desiderio. Ci siamo mossi verso la macchina, e lui si è sdraiato sul sedile, pronto.
Mi sono posizionato sopra di lui. Ho sentito il suo corpo che accoglieva il mio, e con una spinta delicata, sono entrato in lui. Non era come la prima volta. Non c'era esitazione, solo un'esplosione di piacere. Ho sentito il mio cazzo riempirlo, e ogni spinta mi ha portato in un'altra dimensione. I nostri corpi si muovevano in sincronia, in un ritmo che mi faceva dimenticare il mondo. Non pensavo a niente, mi sentivo completamente libero e vivo. Il suo respiro si è fatto più affannoso, e i suoi gemiti si sono uniti ai miei.
Senza dire niente, Andrea si è spogliato, e io ho fatto lo stesso. Non c'era più bisogno di una scusa.
Quando sono stato nudo, mi sono inginocchiato davanti a lui. Ho preso il suo cazzo in mano, l'ho stretto delicatamente, e l'ho guardato negli occhi con una sicurezza che non pensavo di avere. "Dammelo, lo voglio," gli ho detto. Il mio corpo era pronto.
Ho sentito la sua erezione premere contro di me, e poi, con una spinta delicata, ha iniziato a penetrarmi. Non ho sentito dolore. L'assenza di dolore non era solo fortuna, ma il risultato di un'esperienza passata con Manuele. Non volevo che Andrea lo sapesse, era un segreto mio, ma l'assenza di dolore ha reso l'esperienza con Andrea ancora più pura, più bella. Ho sentito il suo cazzo entrare, scivolando dentro di me con una facilità che mi ha sorpreso. I nostri corpi si sono mossi in un ritmo affannoso, un crescendo di piacere che non aveva fine.
Dopo quel momento, eravamo a posto, i nostri corpi ancora uniti. Il silenzio era pieno di un'appagamento che mi faceva sentire incredibilmente vivo. Andrea si è appoggiato a me. "Ora sarebbe difficile non vederci più," ha mormorato, la sua voce bassa e un po' roca. Ha continuato, e la sua voce ha assunto un tono diverso, quasi imbarazzato. "La mia ragazza non lo fa anale," ha confessato, "e per me... beh, per me questa è la prima volta."
Il mio cuore ha perso un battito. In un istante, il mio segreto su Manuele è diventato insignificante. La nostra intimità, la nostra audacia, era un'esperienza che solo noi avevamo condiviso. Era stata la mia prima volta con lui, ma per lui, era stata la sua prima volta in assoluto.
Poi, mi ha guardato negli occhi, e ha detto, con una sincerità che mi ha disarmato: "Quando ha il ciclo non vuole uscire perché ha mal di testa. Perciò, ti cercherò. Spero non ti dispiaccia."
Ho annuito, un nodo alla gola. Non mi dispiaceva affatto. Quello che era iniziato come un semplice favore e un tocco innocente, si era trasformato in un'intesa profonda e in un appuntamento segreto, un desiderio che avrebbe trovato il suo spazio, regolarmente, nel buio di un garage, lontano dal mondo e dalle aspettative degli altri.
Quando Andrea ha compiuto 18 anni, si è comprato la sua prima macchina e mi ha chiesto un favore. Voleva che gli montassi lo stereo, perché quando si appartava con la sua ragazza voleva un po' di musica. Non ho esitato ad aiutarlo, e quando ho finito, lui ha tirato fuori dei soldi per pagarmi. "No," gli ho detto, "non voglio niente." Invece di insistere, lui si è seduto e ha allungato una mano. Ha iniziato a toccarmi, lentamente, facendomi capire in un modo che non aveva bisogno di parole che quello che voleva non erano i soldi, ma me.
Non mi sono fatto pregare. Senza dire una parola, lui si è sfilato i vestiti. L'ho aiutato a sdraiarsi sul sedile del passeggero. Ho provato a entrare, ho provato e riprovato, finché con un respiro profondo ho spinto di nuovo. Il mio cazzo è entrato solo di punta, ma ho continuato a spingere per farlo entrare sempre di più. Quando ho sentito che era tutto dentro, ho iniziato a muovermi, su e giù, a un ritmo costante e regolare. Era bello. Mi piaceva farlo. Lui mi faceva capire dal suo respiro che stava godendo, e poi sono venuto, riempiendolo di sperma.
Siamo rimasti lì, distesi, nudi nella macchina, all'interno del garage della casa dei suoi genitori. Mi ha detto, con una voce che era un sussurro: "L'ho sempre desiderato, farlo con te." Io invece, anni prima, gli avevo detto che se mai avessi dovuto prendere un cazzo nel culo, sarebbe stato il suo, ma forse non lo ricordava più. Ci siamo rivestiti e ognuno è tornato a casa sua, come se nulla fosse successo.
Dopo tre o quattro giorni, mi ha cercato di nuovo. C'era un problema con lo stereo: si spegneva quando il quadro dell'auto era spento. Ho capito subito che dovevo collegare il filo della corrente a un altro filo, un lavoro semplice, ma ho sentito che non era quello il vero motivo per cui mi stava cercando. Il vero motivo era tornare in quel garage, in quella macchina.
Siamo tornati lì. In dieci minuti ho fatto il lavoro che voleva, e poi l'aria è diventata silenziosa e carica di una tensione che non aveva nulla a che fare con l'elettricità della macchina. Senza dire niente, Andrea si è spogliato, e io ho fatto lo stesso. Non c'era più bisogno di una scusa.
Eravamo nudi in quel garage, in piedi l'uno di fronte all'altro. Poi, senza dire una parola, lui ha allungato una mano e ha cercato il mio cazzo. Con un gesto deciso ma delicato, ha afferrato la mia erezione e l'ha baciata, un'affermazione del nostro desiderio. Ci siamo mossi verso la macchina, e lui si è sdraiato sul sedile, pronto.
Mi sono posizionato sopra di lui. Ho sentito il suo corpo che accoglieva il mio, e con una spinta delicata, sono entrato in lui. Non era come la prima volta. Non c'era esitazione, solo un'esplosione di piacere. Ho sentito il mio cazzo riempirlo, e ogni spinta mi ha portato in un'altra dimensione. I nostri corpi si muovevano in sincronia, in un ritmo che mi faceva dimenticare il mondo. Non pensavo a niente, mi sentivo completamente libero e vivo. Il suo respiro si è fatto più affannoso, e i suoi gemiti si sono uniti ai miei.
Senza dire niente, Andrea si è spogliato, e io ho fatto lo stesso. Non c'era più bisogno di una scusa.
Quando sono stato nudo, mi sono inginocchiato davanti a lui. Ho preso il suo cazzo in mano, l'ho stretto delicatamente, e l'ho guardato negli occhi con una sicurezza che non pensavo di avere. "Dammelo, lo voglio," gli ho detto. Il mio corpo era pronto.
Ho sentito la sua erezione premere contro di me, e poi, con una spinta delicata, ha iniziato a penetrarmi. Non ho sentito dolore. L'assenza di dolore non era solo fortuna, ma il risultato di un'esperienza passata con Manuele. Non volevo che Andrea lo sapesse, era un segreto mio, ma l'assenza di dolore ha reso l'esperienza con Andrea ancora più pura, più bella. Ho sentito il suo cazzo entrare, scivolando dentro di me con una facilità che mi ha sorpreso. I nostri corpi si sono mossi in un ritmo affannoso, un crescendo di piacere che non aveva fine.
Dopo quel momento, eravamo a posto, i nostri corpi ancora uniti. Il silenzio era pieno di un'appagamento che mi faceva sentire incredibilmente vivo. Andrea si è appoggiato a me. "Ora sarebbe difficile non vederci più," ha mormorato, la sua voce bassa e un po' roca. Ha continuato, e la sua voce ha assunto un tono diverso, quasi imbarazzato. "La mia ragazza non lo fa anale," ha confessato, "e per me... beh, per me questa è la prima volta."
Il mio cuore ha perso un battito. In un istante, il mio segreto su Manuele è diventato insignificante. La nostra intimità, la nostra audacia, era un'esperienza che solo noi avevamo condiviso. Era stata la mia prima volta con lui, ma per lui, era stata la sua prima volta in assoluto.
Poi, mi ha guardato negli occhi, e ha detto, con una sincerità che mi ha disarmato: "Quando ha il ciclo non vuole uscire perché ha mal di testa. Perciò, ti cercherò. Spero non ti dispiaccia."
Ho annuito, un nodo alla gola. Non mi dispiaceva affatto. Quello che era iniziato come un semplice favore e un tocco innocente, si era trasformato in un'intesa profonda e in un appuntamento segreto, un desiderio che avrebbe trovato il suo spazio, regolarmente, nel buio di un garage, lontano dal mondo e dalle aspettative degli altri.
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