Nella casa del pazzo prendo il suo cazzo
di
minkanku91
genere
gay
La festa di Paoletto era finita, ma la serata non ancora. Nel silenzio della strada, interrotto solo dai nostri passi, camminavo accanto a William. Avevamo bevuto un po', ma mentre io mi sentivo lucido, lui ha scosso la testa, con un sorriso sbilenco sulle labbra. "Fermiamoci un attimo," ha detto, "mi gira un po' la testa."
Ci siamo seduti su una panchina in un piccolo parco. Senza dire una parola, si è disteso, appoggiando la testa sulle mie gambe. Non era il tipo di contatto che mi aspettavo, ma il suo respiro caldo e regolare era un'intimità silenziosa e inaspettata. La mia mano, quasi senza che me ne accorgessi, ha iniziato ad accarezzargli i capelli, morbidi e setosi.
"Mi stai facendo eccitare," ha mormorato, senza aprire gli occhi. La mia mano si è bloccata, ma lui ha continuato: "Non smettere." Ho notato il rigonfiamento nei suoi jeans e, guidato da una curiosità irrefrenabile, ho appoggiato il palmo della mano su di esso. Ho sentito il suo corpo tremare. William ha afferrato la mia mano, premendola ancora di più.
Ho provato a infilare la mano nei suoi jeans, ma erano troppo stretti. Senza esitare, ho sbottonato e abbassato la cerniera. Lui ha sollevato leggermente il bacino, invitandomi a continuare. Ho abbassato i suoi pantaloni e i boxer fino alle ginocchia. I miei occhi si sono spalancati alla vista del suo cazzo duro, eretto e pulsante.
Ho allungato una mano, l'ho afferrato e ho iniziato a muoverla su e giù. William ha gemuto e ha afferrato la mia mano, guidandomi in un movimento più veloce e deciso. Mentre la mia mano continuava, ho cercato le sue labbra e ci siamo baciati. È stato un bacio lungo e profondo, che si è fuso con il ritmo dei miei movimenti. I suoi gemiti si sono mescolati ai nostri respiri affannosi, finché, con un ultimo bacio profondo, è venuto, riempiendo la mia mano.
Senza esitazione, ho avvicinato la mano alle sue labbra e l'ho baciato di nuovo. Ci siamo staccati, esausti ma appagati. Rimanemmo così per una ventina di minuti. William si era assopito nuovamente. Poi, si è mosso. "Andiamo," ha mormorato.
L'ho accompagnato fino a sotto casa sua. Al momento dei saluti, mi ha preso per mano e mi ha portato dietro le macchine parcheggiate. Mi ha abbracciato e baciato, e mentre le nostre labbra si univano, la sua mano ha cercato il mio sedere. Lo ha palpato con decisione, infilando poi una mano nei miei jeans fino a sfiorare l'ano. Senza esitare, mi ha calato i pantaloni. Ho sentito un suo dito spingere delicatamente dentro di me, scorrendo a fondo.
Poi, mi ha fatto voltare. Lui era ancora vestito, mi ha spinto delicatamente contro il cofano di una macchina. Ho sentito il suo cazzo strofinare contro il mio culo, e subito ha iniziato a segare il mio, con un ritmo deciso, fino a farmi venire. Ansimando, mi ha sussurrato all'orecchio: "Per ora va bene così."
La mia mente era in fiamme. Non riuscivo a capire, non mi era mai successo nulla del genere. Non mi ero mai sentito così eccitato, così confuso. "Sono gay?", mi chiedevo. La domanda mi terrorizzava e mi eccitava allo stesso tempo. Ero in un territorio sconosciuto, e l'unica cosa che sapevo era che volevo tornarci. Ho ripetuto mentalmente ogni dettaglio: la sua mano che si infilava nei miei pantaloni, il suo dito che mi penetrava, la sua voce che mi diceva "per ora va bene così".
E quella frase mi tormentava. Cosa voleva dire? Forse ha capito che non ero pronto a farmi fottere. Forse mi stava dicendo che c'è un'altra volta, che la prossima volta si va oltre. L'ho voluta, quella promessa, e il mio corpo non riusciva a smettere di tremare al pensiero.
Sono corso a casa e mi sono chiuso in camera. L'eccitazione non mi dava tregua. Mi sono tolto i pantaloni e ho preso il mio cazzo in mano, immaginando che fosse il suo, duro e bollente. Ho mosso la mano su e giù, con la sua voce che mi risuonava nella testa. Sono venuto, pensando solo a lui, e ho preso un po' di sperma, strofinandolo delicatamente sul mio ano. Ho provato a infilare un dito, ma non era lo stesso. Il calore, la sensazione di un altro corpo, il brivido di un'esperienza proibita... era solo un'imitazione. Non era il suo tocco, non era la sua mano, non era il suo dito.
Mi sono sdraiato sul letto, esausto ma non sazio. Volevo William. Volevo che tornasse. Volevo sentire il suo cazzo dentro di me. Non ero mai stato con un ragazzo, eppure adesso il mio corpo non desiderava altro. La sua frase, "per ora va bene così", mi era rimasta addosso come un segno indelebile. Significava che c'era di più. E io ero pronto a scoprirlo.
Il giorno dopo, la mia mente era ancora piena di William. Il pomeriggio stesso, arrivò un messaggio: "Ci vediamo alla casa del pazzo domani alle 18." Il pazzo era un suo zio morto recentemente. Il giorno dopo, mi sono avviato con decisione verso il posto. Se qualcuno mi avesse chiesto dove stavo andando, avrei risposto: "Sto andando alla casa del pazzo a prendere un cazzo."
La porta era socchiusa. L'ho aperta ed ero lì, in piedi nel corridoio, che mi aspettava. Mi ha preso per mano e mi ha condotto nella sua camera da letto. Mi ha spinto delicatamente a pancia in giù sul letto. Ho sentito un tocco caldo, poi l'umidità di un lubrificante. E poi, finalmente, ho sentito il suo cazzo penetrare il mio culo.
Sentivo il suo cazzo muoversi dentro di me, lento, inarrestabile, e mi lasciai andare completamente al momento. La sua spinta era decisa e mi fece dimenticare tutto. Poi, sentii il suo corpo irrigidirsi e, con un gemito strozzato, venne.
Si sfilò da me, ma non si allontanò. Si chinò su di me e mi baciò. Poi, si rimise in posizione. Senza bisogno di parole, sapevo cosa voleva. La seconda volta fu più intensa, più libera. Non si trattenne, spinse più a fondo, più velocemente. Quando fummo entrambi stanchi, William si accasciò su di me. Rimanemmo così per un po', i nostri respiri che si mescolavano nell'aria. Poi, si alzò e mi aiutò ad alzarmi. La casa del pazzo, il luogo che avevo immaginato con così tanta audacia, era diventato il luogo in cui ero finalmente diventato me stesso.
Ci siamo seduti su una panchina in un piccolo parco. Senza dire una parola, si è disteso, appoggiando la testa sulle mie gambe. Non era il tipo di contatto che mi aspettavo, ma il suo respiro caldo e regolare era un'intimità silenziosa e inaspettata. La mia mano, quasi senza che me ne accorgessi, ha iniziato ad accarezzargli i capelli, morbidi e setosi.
"Mi stai facendo eccitare," ha mormorato, senza aprire gli occhi. La mia mano si è bloccata, ma lui ha continuato: "Non smettere." Ho notato il rigonfiamento nei suoi jeans e, guidato da una curiosità irrefrenabile, ho appoggiato il palmo della mano su di esso. Ho sentito il suo corpo tremare. William ha afferrato la mia mano, premendola ancora di più.
Ho provato a infilare la mano nei suoi jeans, ma erano troppo stretti. Senza esitare, ho sbottonato e abbassato la cerniera. Lui ha sollevato leggermente il bacino, invitandomi a continuare. Ho abbassato i suoi pantaloni e i boxer fino alle ginocchia. I miei occhi si sono spalancati alla vista del suo cazzo duro, eretto e pulsante.
Ho allungato una mano, l'ho afferrato e ho iniziato a muoverla su e giù. William ha gemuto e ha afferrato la mia mano, guidandomi in un movimento più veloce e deciso. Mentre la mia mano continuava, ho cercato le sue labbra e ci siamo baciati. È stato un bacio lungo e profondo, che si è fuso con il ritmo dei miei movimenti. I suoi gemiti si sono mescolati ai nostri respiri affannosi, finché, con un ultimo bacio profondo, è venuto, riempiendo la mia mano.
Senza esitazione, ho avvicinato la mano alle sue labbra e l'ho baciato di nuovo. Ci siamo staccati, esausti ma appagati. Rimanemmo così per una ventina di minuti. William si era assopito nuovamente. Poi, si è mosso. "Andiamo," ha mormorato.
L'ho accompagnato fino a sotto casa sua. Al momento dei saluti, mi ha preso per mano e mi ha portato dietro le macchine parcheggiate. Mi ha abbracciato e baciato, e mentre le nostre labbra si univano, la sua mano ha cercato il mio sedere. Lo ha palpato con decisione, infilando poi una mano nei miei jeans fino a sfiorare l'ano. Senza esitare, mi ha calato i pantaloni. Ho sentito un suo dito spingere delicatamente dentro di me, scorrendo a fondo.
Poi, mi ha fatto voltare. Lui era ancora vestito, mi ha spinto delicatamente contro il cofano di una macchina. Ho sentito il suo cazzo strofinare contro il mio culo, e subito ha iniziato a segare il mio, con un ritmo deciso, fino a farmi venire. Ansimando, mi ha sussurrato all'orecchio: "Per ora va bene così."
La mia mente era in fiamme. Non riuscivo a capire, non mi era mai successo nulla del genere. Non mi ero mai sentito così eccitato, così confuso. "Sono gay?", mi chiedevo. La domanda mi terrorizzava e mi eccitava allo stesso tempo. Ero in un territorio sconosciuto, e l'unica cosa che sapevo era che volevo tornarci. Ho ripetuto mentalmente ogni dettaglio: la sua mano che si infilava nei miei pantaloni, il suo dito che mi penetrava, la sua voce che mi diceva "per ora va bene così".
E quella frase mi tormentava. Cosa voleva dire? Forse ha capito che non ero pronto a farmi fottere. Forse mi stava dicendo che c'è un'altra volta, che la prossima volta si va oltre. L'ho voluta, quella promessa, e il mio corpo non riusciva a smettere di tremare al pensiero.
Sono corso a casa e mi sono chiuso in camera. L'eccitazione non mi dava tregua. Mi sono tolto i pantaloni e ho preso il mio cazzo in mano, immaginando che fosse il suo, duro e bollente. Ho mosso la mano su e giù, con la sua voce che mi risuonava nella testa. Sono venuto, pensando solo a lui, e ho preso un po' di sperma, strofinandolo delicatamente sul mio ano. Ho provato a infilare un dito, ma non era lo stesso. Il calore, la sensazione di un altro corpo, il brivido di un'esperienza proibita... era solo un'imitazione. Non era il suo tocco, non era la sua mano, non era il suo dito.
Mi sono sdraiato sul letto, esausto ma non sazio. Volevo William. Volevo che tornasse. Volevo sentire il suo cazzo dentro di me. Non ero mai stato con un ragazzo, eppure adesso il mio corpo non desiderava altro. La sua frase, "per ora va bene così", mi era rimasta addosso come un segno indelebile. Significava che c'era di più. E io ero pronto a scoprirlo.
Il giorno dopo, la mia mente era ancora piena di William. Il pomeriggio stesso, arrivò un messaggio: "Ci vediamo alla casa del pazzo domani alle 18." Il pazzo era un suo zio morto recentemente. Il giorno dopo, mi sono avviato con decisione verso il posto. Se qualcuno mi avesse chiesto dove stavo andando, avrei risposto: "Sto andando alla casa del pazzo a prendere un cazzo."
La porta era socchiusa. L'ho aperta ed ero lì, in piedi nel corridoio, che mi aspettava. Mi ha preso per mano e mi ha condotto nella sua camera da letto. Mi ha spinto delicatamente a pancia in giù sul letto. Ho sentito un tocco caldo, poi l'umidità di un lubrificante. E poi, finalmente, ho sentito il suo cazzo penetrare il mio culo.
Sentivo il suo cazzo muoversi dentro di me, lento, inarrestabile, e mi lasciai andare completamente al momento. La sua spinta era decisa e mi fece dimenticare tutto. Poi, sentii il suo corpo irrigidirsi e, con un gemito strozzato, venne.
Si sfilò da me, ma non si allontanò. Si chinò su di me e mi baciò. Poi, si rimise in posizione. Senza bisogno di parole, sapevo cosa voleva. La seconda volta fu più intensa, più libera. Non si trattenne, spinse più a fondo, più velocemente. Quando fummo entrambi stanchi, William si accasciò su di me. Rimanemmo così per un po', i nostri respiri che si mescolavano nell'aria. Poi, si alzò e mi aiutò ad alzarmi. La casa del pazzo, il luogo che avevo immaginato con così tanta audacia, era diventato il luogo in cui ero finalmente diventato me stesso.
8
voti
voti
valutazione
5
5
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
La chat dei desideri nascosti
Commenti dei lettori al racconto erotico