Di nuovo noi....seconda parte

di
genere
tradimenti

Dopo aver preso la decisione di provare a frequentare una spiaggia "libera", l'eccitazione prese il sopravvento.
Andarono a letto e si amarono come due ragazzini, con gesti di amore e delicatezza contrapposti a momenti di vera passione fisica travolgente, il piacere reciproco li fece addormentare stanchi ma soddisfatti.

Il viaggio fu silenzioso, intriso di aspettative e pensieri che si accavallavano senza trovare voce. Marco guidava concentrato, ogni tanto lanciando un’occhiata alla moglie. Seduta accanto a lui, aveva lo sguardo fisso fuori dal finestrino, ma dentro era tutto un turbinio. L’idea di quella giornata le bruciava addosso come il sole estivo. Non c’era paura, ma una tensione elettrica, difficile da contenere.

Arrivarono poco dopo le otto. Il parcheggio era sterrato, ombreggiato da qualche pino e quasi deserto. Il sentiero verso la spiaggia era breve, tracciato tra cespugli bassi e profumo di mare. Appena giunti sulla sabbia, si fermarono per osservare il paesaggio.

La baia era splendida: racchiusa da due promontori rocciosi, il mare era calmo e trasparente, con riflessi dorati sulle increspature leggere. La spiaggia non era affollata, ma nemmeno vuota. C’erano coppie, alcuni singoli, gruppetti tranquilli. Alcune persone erano completamente nude, altre in costume, altre ancora con solo un pareo o una maglietta leggera.

Questa mescolanza mise subito a proprio agio Claudia. Le dava la sensazione di essere libera di scegliere senza pressioni, di non dover dimostrare nulla a nessuno. Poteva restare in bikini, oppure togliersi tutto, e sarebbe comunque stata nel giusto. Nessun obbligo, solo possibilità.

Marco la osservava in silenzio, notando come i suoi occhi si stavano lentamente rilassando. «Ti va bene così?» le chiese, sottovoce.

Lei annuì. «Sì… questo posto mi piace.»

Si incamminarono sulla sabbia fine fino a trovare un punto tranquillo, non troppo lontano dal mare ma nemmeno troppo isolato. Stesero i teli, sistemarono la borsa frigo e l’ombrellone, e si sedettero fianco a fianco.

Claudia si tolse lentamente la maglietta leggera, lasciando che il tessuto scivolasse giù dalle braccia con un gesto naturale, quasi distratto. Ma l’effetto fu tutto fuorché casuale. Marco la guardava come se la vedesse per la prima volta. Il sole ancora morbido del mattino accarezzava la sua pelle liscia, mentre il bikini bianco lucido rifletteva la luce con piccoli bagliori quasi liquidi, esaltando le forme della donna.

Il bikini formato da un tanga sottile, essenziale, nulla affatto volgare, ma estremamente sexy sulla donna, sgambato sui fianchi, lasciava libera la curva decisa dei glutei, accentuandone la rotondità e la consistenza alla vista. Il pezzo superiore, invece, era un triangolo che lottava per contenere il seno abbondante. Ogni suo respiro sembrava una sfida alla stoffa tesa.

I capelli erano tirati in una coda alta e precisa, lasciando scoperto il collo e accentuando l’ovale deciso del viso. Il trucco era marcato, più forte del solito. Lo sguardo era sottolineato da una linea di eyeliner decisa, con sfumature scure che intensificavano i suoi occhi. Le labbra, piene e lucide, erano tracciate da un rossetto rosso.

Marco era ancora assorto nel pensiero di quanto fosse incredibilmente bella, quasi irreale, quando Claudia aprì il flacone della crema solare. Il lieve clic del tappo sembrò risuonare in mezzo al silenzio della spiaggia come l'annuncio di un rituale. Versò una dose generosa di lozione tra le mani e cominciò a stenderla lentamente sulle braccia, poi sul ventre e sulle cosce. Il sole appena alto faceva brillare la sua pelle mentre la crema la avvolgeva in una patina lucida, rendendo ogni suo gesto un richiamo ipnotico.

Marco la osservava senza parlare, trattenendo il fiato. Ogni suo movimento gli sembrava rallentato, studiato, sebbene sapesse che era tutto naturale. Il modo in cui si accarezzava con la scusa della protezione solare gli dava una sensazione che mescolava tenerezza, desiderio e una leggera vertigine.

Claudia si stiracchiò con grazia felina sull’asciugamano, poi si voltò lentamente, mettendosi a pancia in giù. Il gesto, apparentemente casuale, aveva in realtà tutta la studiata eleganza di una donna consapevole del proprio corpo. Le mani si mossero sicure verso la nuca, afferrando la coda di cavallo per sollevarla, lasciando completamente scoperta la lunga linea della schiena.

«Amore, mi metti un po’ di crema?», chiese a Marco, con tono quieto ma carico di sottintesi.

Lui deglutì piano. Prese il flacone, agitandolo appena, mentre lo sguardo correva lungo il dorso della moglie. La pelle liscia brillava sotto il sole, ancora asciutta, esaltata dal contrasto del bikini bianco lucido. Il tanga, sottile e tirato, lasciava poco spazio all'immaginazione; sembrava disegnato addosso, come una pennellata.

Marco versò una piccola quantità di crema sulle dita e poi, con un gesto lento, appoggiò le mani sulle spalle di Claudia. Il primo contatto fu quasi riverente. Iniziò a spalmare con movimenti ampi e morbidi, seguendo il disegno naturale delle scapole, scivolando lungo i lati della colonna, salendo e scendendo come se stesse leggendo in braille un messaggio scritto sulla pelle.

Il silenzio attorno era punteggiato solo dalle onde in lontananza e dal fruscio del vento. Ma Marco sentiva gli sguardi. Non li vedeva direttamente, ma li avvertiva: la coppia due ombrelloni più in là si era fatta più silenziosa, lui chinato sul libro ma con gli occhi che sbirciavano sopra gli occhiali da sole; una donna sola, poco distante, si era sollevata sui gomiti, fissando in quella direzione con una vaga invidia nei gesti.

Man mano che le mani scendevano, Marco sentiva aumentare il battito del cuore. Seguì il profilo dei fianchi, poi si fermò, indeciso. Claudia sollevò leggermente il bacino e ruotò appena la testa verso di lui, con un sorriso appena accennato sulle labbra.

«Anche lì…», sussurrò, «altrimenti mi scotto.»

Con gesto delicato e attento, Marco cominciò a spalmare la crema anche sui glutei, con lenti movimenti circolari, premendo il giusto, seguendo il contorno con una sorta di venerazione. Il contrasto tra la lucentezza dell’olio e la stoffa bianca accendeva la fantasia, e chi sbirciava da lontano probabilmente tratteneva il fiato.

Restava immobile, ma dietro le lenti scure scrutava con attenzione. Alla sua sinistra, un uomo sulla quarantina che poco prima leggeva un giornale sportivo ora lo teneva tra le mani senza voltare pagina da diversi minuti. Le sue pupille si erano spostate appena, e i suoi piedi nudi, inizialmente rivolti verso il mare, ora erano chiaramente puntati nella sua direzione. Più in là, una coppia giovane discuteva sottovoce; lei con un’occhiata rapida aveva pizzicato la donna a studiarla con sguardo critico, mentre il compagno, forse pensando di non essere visto, sbirciava la curva del suo fianco con un sorriso distratto.

Un altro uomo, steso poco più avanti, si era girato sul ventre da diversi minuti, ma il modo in cui teneva il mento sollevato, gli occhi nascosti appena dietro un paio di Ray-Ban a specchio, parlava chiaro. Era concentrato su di lei, ogni tanto fingendo un’allungata di braccia o uno stiracchiamento per poter dare un’occhiata più diretta.

Claudia restava perfettamente immobile, ma dentro di sé un fremito lento e sottile le correva sotto pelle. Era un gioco sottile, invisibile, ma profondamente fisico. Percepirsi desiderata, osservata, esplorata con gli occhi – senza che nessuno potesse apertamente ammetterlo – era un nutrimento nuovo e potente.

Claudia era distesa sul telo da mare, il viso appoggiato sulle braccia incrociate davanti a sé, il corpo inarcato appena sui gomiti, in una posa che sembrava casuale ma non lo era affatto. Il bikini bianco teso sulla pelle abbronzata accentuava ogni curva, ogni morbidezza, ogni angolo del suo corpo che il sole baciava con insistenza. La sabbia calda sotto di lei, la brezza appena accennata che non bastava a cancellare il calore, facevano scorrere lente gocce di sudore lungo la schiena.

Una si formò proprio tra le scapole, poi scivolò con grazia naturale verso il solco tra i seni, dove scomparve uscendo dalla visuale. Un’altra, più lenta, prese a scendere dal punto in cui la schiena si incurvava dolcemente, attraversando la colonna vertebrale per poi scivolare e perdersi nel bordo del tanga. Il riflesso lucido della pelle sudata rendeva tutto il suo corpo un invito silenzioso, carnale, ma mai sfacciato.

Fu allora che Claudia, da dietro gli occhiali da sole, notò qualcosa. Uno sguardo. O meglio, uno sguardo che c’era già da tempo.

Un ragazzo, sulla trentina, pelle scura e fisico da copertina, era sdraiato poco più in là su un asciugamano azzurro. Non lo aveva notato prima, o forse sì, ma solo ora le sue antenne si erano accordate con l’attenzione che lui le stava dedicando. Non c’era alcun dubbio. Ogni suo muscolo sembrava immobile, ma quegli occhi... Quegli occhi seguivano ogni movimento lento di ogni goccia di sudore, bramando la possibilità di seguire lo stesso percorso con le mani, la lingua o...., ogni fremito involontario dei muscoli di Claudia.

Sembrava ipnotizzato.

E lei lo sentì. Sulla pelle, come una carezza a distanza.

Un brivido la percorse, stavolta vero, che nulla aveva a che fare con la brezza marina. Rimase immobile, continuando a fingere disinteresse, ma dietro le lenti scure dei suoi occhiali lo osservava ora apertamente, sentendo un fremito inconfessabile, come se il calore sulla pelle fosse improvvisamente diventato interno.

Sorrise tra sé.

Restava stesa sul telo, il mento ancora poggiato sulle braccia, mentre il sole le scaldava la pelle e le gocce di sudore continuavano il loro lento viaggio tra i seni e lungo la schiena. Il corpo era rilassato, ma la mente no. Ora era vigile. Vigile e curiosa.

Lo sguardo del ragazzo non era sfuggito al suo radar femminile. Era ancora lì, pochi metri più in là, con il fisico da atleta scolpito dal sole e dal tempo passato in palestra. Aveva le gambe lunghe e forti, un petto ampio e levigato, e spalle da nuotatore. Il costume aderente lasciava ben poco all'immaginazione, ma era il modo in cui si muoveva — lento, sicuro, sfacciato senza mai essere volgare — a catturare la sua attenzione.

Claudia socchiuse appena gli occhi dietro gli occhiali da sole, come per inquadrare meglio. Aveva notato che lui non fingeva nemmeno più di guardare altrove: le sue pupille erano fisse su di lei, come se stesse memorizzando ogni curva, ogni tratto sudato della sua pelle. E poi, con un gesto lento e quasi teatrale, il ragazzo si passò una mano tra i capelli, lasciando che il suo sguardo si posasse un’altra volta sul punto dove la gocciolina spariva tra i suoi glutei.

Claudia deglutì a vuoto. Era giovane, più di dieci anni meno di lei, eppure la guardava come un uomo abituato a ottenere ciò che vuole. Sfacciato, diretto, eppure pieno di quella virilità disarmante che non si costruisce con la vanità, ma con l’istinto.

La donna si sentì al centro di un piccolo vortice. Non solo lui la osservava. Altri uomini, e anche qualche donna, avevano lanciato sguardi più o meno famelici nella sua direzione. Alcuni erano più discreti, altri meno, e lei sapeva bene riconoscerli. Ma erano sguardi diversi. Desiderosi, sì, ma meno interessanti. Meno pieni.

Gli altri la volevano. Il ragazzo sembrava... immaginarla.

E fu proprio questo a smuoverle qualcosa dentro. Un sottile tremolio le si diffuse nel petto, non solo di eccitazione ma di consapevolezza. Era desiderata. E lo era da un uomo che poteva avere tutte, ma in quel momento voleva lei.

Si alzò con eleganza dal telo, facendo attenzione a scrollare via qualche granello di sabbia dalla pelle. Il sole di metà giornata faceva brillare la sua figura come una statua scolpita e appena oliata. Si voltò appena verso Marco, che le restituì uno sguardo carico di desiderio e attesa. Con un mezzo sorriso, Claudia disse con voce bassa e ferma:

— Resta lì. Non muoverti.

Poi si voltò, lasciandolo lì, e si incamminò verso il mare.

Ogni passo affondava appena nella sabbia calda, sollevando un piccolo pulviscolo dorato intorno alle caviglie. Le sue anche disegnavano un'onda lenta e precisa, accentuata dalla tensione del piccolo tanga bianco. Le scapole si muovevano con grazia, il busto eretto, i capelli raccolti in alto lasciavano libera la curva del collo e l’arco della schiena.

I corpi sdraiati sotto gli ombrelloni sembravano all'improvviso meno rilassati. Alcuni sollevarono appena la testa, altri aggiustarono gli occhiali da sole, facendo finta di nulla. Il ragazzo muscoloso si spostò lievemente sul gomito, lo sguardo fisso sulla donna, le labbra appena dischiuse, come se volesse trattenere un pensiero inespresso. Il suo torace nudo si alzava con respiri più profondi, come a voler rallentare il tempo.

Arrivò all’acqua. La prima onda le lambì i piedi con un fruscio lieve. Poi, senza mai guardarsi indietro, entrò decisa, un passo dopo l’altro, mentre l’acqua saliva lungo le cosce, sul ventre, fino ad accarezzarle i seni e infine sommergerla quasi del tutto, lasciando scoperta solo la testa. Si immerse completamente, poi riemerse, lisciandosi i capelli con un gesto lento, sensuale, pieno di padronanza.

A quel punto, si voltò.

Voltò le spalle al mare e guardò verso la spiaggia. Gli osservatori credettero forse che stesse semplicemente riprendendo fiato, e invece, Claudia stava contando. Occhi rapiti, colpevoli, affamati. Uno alla volta, ne registrava il movimento.

Uno uomo si voltò rapidamente verso il cellulare come a voler nascondere un pensiero. Un altro aggiustò il telo da mare, chiaramente disturbato dalla propria reazione. Il ragazzo muscoloso no. Non distolse lo sguardo. Non batté ciglio. Le osservava le spalle, il volto, la linea del collo affiorante, come se quel contatto visivo fosse l’unica cosa che contasse in quel momento.

Rinfrescata emerse dall’acqua con movimenti lenti e armoniosi, il corpo ancora avvolto da un velo liquido che riflette la luce del sole. I capelli, gocciolavano lungo la schiena, lasciando piccole scie umide sulla pelle dorata. Nonostante il calore dell’aria, l’acqua fredda le ha lasciato addosso una lieve pelle d’oca e due piccoli e inequivocabili segnali: i capezzoli tesi, bene evidenti sotto il triangolo sottile e bagnato del bikini bianco, diventato traslucido come seta leggera sulla pelle.

Il sole alle sue spalle proiettava una luce radente che ne accentuava le forme. Quando si voltò leggermente per spingere via qualche goccia dalla spalla, un raggio più basso del solito filtrò esattamente nel triangolo creato tra le sue cosce e il pube gocciolante di acqua di mare e di eccitazione. Quella luce sottile, quasi simbolica, che sembrava accarezzarla con rispetto e desiderio allo stesso tempo, come una luce spot teatrale puntata sull'origine del microcosmo creato dalla donna.

Si avvicinò al telo con un’espressione placida, quasi assente, mentre il sole le asciugava lentamente le gocce d’acqua sulla pelle. Arrivata davanti a Marco, si sistemò con cura, scegliendo di metterlo proprio tra lei e il ragazzo. Così, quando lo scavalcò con grazia, si assicurò che il marito avesse le spalle rivolte al punto d’osservazione più caldo della spiaggia.

Senza dire una parola, si sedette a cavalcioni sulle sue gambe, il corpo ancora umido che aderiva al suo con intenzione. Lo baciò subito, senza preamboli, un bacio profondo e lascivo, che parlava più del corpo che dell’anima. Le sue mani scorrevano dietro il collo di Marco, le dita salde, il bacino premuto contro il suo con una lentezza che faceva vibrare ogni gesto.

Poi si avvicinò al suo orecchio, il respiro caldo, sottile:
«Toglimi il reggiseno.»

Marco eseguì senza esitazione. Le mani si mossero al nodo del triangolo sottile, lo slacciarono con facilità. Il tessuto si staccò dalla pelle lasciando il seno nudo aderire al suo petto. Claudia non lasciò che il reggiseno cadesse: lo prese in una mano, stringendolo tra le dita, e continuò ad abbracciare il marito come fosse la cosa più naturale del mondo.

Poi, senza voltarsi, senza cambiare espressione, fece scivolare lentamente la mano con il reggiseno dietro la schiena di Marco, abbastanza in alto da essere ben visibile a chi osservava da dietro. Un piccolo gesto teatrale, calcolato con cura. Il tessuto bianco e bagnato oscillava tra le sue dita come un trofeo, come un messaggio silenzioso rivolto a un solo spettatore. Un’intesa muta. Un segreto condiviso solo con lui.

Il tempo rallentò. Tutto ciò che era intorno sembrava ovattato, come immerso in una vasca liquida e lenta. La brezza, che fino a un momento prima sollevava ciocche leggere dei capelli di Claudia, sembrava ora appena percettibile, come il sospiro di un respiro trattenuto. Persino la sabbia, sollevata da un piccolo vortice vicino alla riva, danzava in aria con lentezza innaturale.

Gli occhi di Claudia cercarono e trovarono i suoi. Il ragazzo, adagiato con falsa noncuranza sul telo scuro, non aveva mai davvero distolto lo sguardo da lei. E ora, come se quel reggiseno ancora umido avesse acceso un segnale silenzioso, i loro sguardi si agganciarono. Non si sfiorarono: si affondarono. Si presero, si riconobbero. Due predatori che si erano già scelti.

Gli occhi di lui si socchiusero leggermente, un guizzo di stupore, o forse desiderio puro e diretto, attraversò il suo volto. Le labbra si dischiusero appena, come se stesse per dire qualcosa, o semplicemente come se l’aria che stava trattenendo avesse trovato una fessura per fuggire. Una scia sottile di sorpresa gli attraversava il volto, stemperata solo dalla tensione evidente nel corpo disteso e vibrante, come un arco pronto.

Claudia rimase immobile, ancora seduta sul marito, il busto eretto e fiero, le mani che reggevano il reggiseno calarono lentamente lungo il fianco. Un sorriso le nacque lento sulle labbra: malizioso, consapevole, profondamente femminile. Non un sorriso di cortesia o di complicità: era un gesto di dominio, il riconoscimento pieno di essere vista, bramata, e di avere ora il controllo del gioco.

Il ragazzo non distolse lo sguardo.

Claudia si chinò appena, le labbra sfiorarono l’orecchio del marito, la voce era un soffio caldo tra il vento e il respiro:
«Mi sta fissando… non distoglie lo sguardo nemmeno per un istante.»

Lo sentì, netto, contro il proprio ventre: il piacere e la complicità di Marco che si facevano corpo, risposta, conferma. E fu allora che si alzò con naturalezza, come se quel gesto fosse il più spontaneo del mondo. Ma non lo era. Era una scelta. Una dichiarazione.

Il suo corpo, ora scoperto, si distese davanti agli occhi della spiaggia come una statua improvvisamente svelata dal suo scultore al culmine della sua bellezza. Il seno, pieno e vivo, catturava la luce del sole e le ombre lievi, proiettando promesse sulle curve. Nessun gesto teatrale, solo la naturale eleganza di una donna consapevole dell'effetto che il proprio corpo esercitava sugli uomini della spiaggia.

Claudia si sentiva carica, viva. Non solo desiderata. Di più. Dominante. Era come se ogni sguardo su di lei fosse una preghiera silenziosa, e lei l’unica a cui dedicare la preghiera su quella sabbia. Non aveva bisogno di cercare approvazione, sapeva di aver già vinto ogni sguardo che l’avesse sfiorata.

Dentro di sé, un pensiero la accarezzò con la dolcezza di una vertigine: “Sono io a scegliere. Io, che decido chi mi merita. Chi sarà il prossimo eletto per darmi piacere… ”

L’essere corteggiata non le bastava più. Il desiderio altrui era un piacere sì, ma era nella sua capacità di selezione, nella sicurezza con cui sfiorava, accoglieva o ignorava uno sguardo, che trovava il vero potere. Quella spiaggia era il suo palcoscenico. Quegli uomini, i suoi spettatori. Alcune donne, forse, le sue rivali.

Eppure, sotto quella superficie lucida di controllo, Claudia sentiva la fiamma viva della lussuria bruciare forte, pronta a spingerla oltre, ancora una volta.

Si sdraiò supina con il volto verso il ragazzo, oramai era in gioco e voleva vedere fino a dove avrebbe voluto spingersi questa volta, si tenne leggermente sollevata con le braccia in modo che lui avesse una visuale perfetta sul suo decolletè appoggiato con i capezzoli al telo mare, sapeva, ed era studiato, che la posizione più elevata del ragazzo gli consentiva una visione perfetta sia sul suo seno che sui suoi glutei adagiati sulla rena nei quali, il tanga che si perdeva nel solco disegnava una freccia indicatrice di dove trovare la sua ricerca del piacere..

Sorridendo continuò a guardare negli occhi il ragazzo, il cui sguardo era perso nelle curve, nei tornanti e nelle esse strette che delineavano la stupenda strada si sensualità che portava a luoghi di perdizione inesplorati, i suoi occhi, le sue labbra, le sue mani, i seni ed i glutei che anche l'asciugamano sotto di lei sembravano bramare un contatto seppur fugace, o magari completo. Lo sguardo di lui, in continuo movimento la carezzava come un dolce amante, con l'unico timore che tutto questo non gli venisse donato e il terrore di perdere un'esperienza che si prometteva indimenticabile.

La crescente eccitazione del ragazzo si poteva leggere nei suoi occhi, ma anche nel suo costume teso. Lei si girò verso il marito, sussurrando qualcosa che il ragazzo non riuscì a sentire, vide solo l'uomo assentire con il capo. La donna si stese sull'asciugamani, togliendogli la vista del florido seno, ma regalandogli l'immagine della splendida schiena con il tipico andamento a V verso i fianchi, forse anche più erotica del resto. Gli parlò sussurrando, invitandolo a stendersi di fianco a lei.

Spero che vi stia piacendo, come per la scorsa serie prediligo l'approccio mentale e non quello fisico per la descrizione dei miei racconti. Se avete commenti li leggerò volentieri qui o via mail a mogliemonella2024@gmail.com
scritto il
2025-05-06
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