La ragazza con la pelle di seta e gli occhi roventi – VI Parte

di
genere
etero

Sarebbe bastato ancora qualche suo movimento perché anche io raggiungessi l'apice del piacere. Se si fosse mossa mentre anche lei raggiungeva l'orgasmo, se ne avessi ascoltato la voce, il corpo, il desiderio avrei percorso la via del paradiso con tutto quello che ne sarebbe conseguito. Ma, per fortuna o purtroppo, si fermò qualche attimo prima.

Vederla così, accaldata, soddisfatta ed allo stesso tempo ancora eccitata era una scossa di emozioni che mi stravolgeva. L'avevo già sperimentato: il piacere altrui era piacere anche per me, in modo diverso ma altrettanto intenso. La tenevo tra le mie braccia, mentre il suo cuore sembrava un cavallo lanciato in una corsa a perdifiato per la vita. Il suo seno premeva contro il mio petto al ritmo del suo respiro, gli occhi socchiusi che ancora le permettevano di gustare appieno quella sensazione di estasi che le pervadeva ogni parte del corpo.

Io non parlavo. Anche il mio cuore sembrava voler uscire dal petto, perché quei movimenti avevano lanciato il mio corpo lungo binari di desiderio e piacere non ancora esplorati, ma voluti, urlati in silenzio. Come un riflesso incondizionato, mi premetti ancora contro di lei e i suoi occhi si aprirono per fissarsi nei miei. Aveva di nuovo quello sguardo, quello bruciante, che se avesse potuto mi avrebbe incenerito in un attimo con la potenza del desiderio.

Si allontanò un po' da me, sciogliendo l'abbraccio ma tenendo una mano sulla mi spalla. Mentre i suoi occhi magnetici fissavano i miei, lei fece un sorriso, dolce ma allo stesso tempo passionale.

«Tu?», mi chiese.
«E' come se lo fossi», risposi. Ed era vero. Non fisicamente, ma mentalmente avevo raggiunto l'orgasmo insieme a lei, nel momento in cui aveva iniziato a muoversi veloce, senza controllo e avevo capito che stava cercando quello che io avrei voluto darle fin dall'inizio.
«Devo farmi perdonare», disse.
«Non c'è nulla da perdonare, anzi. E' stato bellissimo», le dissi sottovoce.
«Si, lo è stato. Ma io voglio vedere te, ora.»

Io non dissi nulla, perché non me ne diede il tempo. Appena finì di parlare la sua mano si spostò lungo il mio corpo, scendendo sempre di più. Abbassai gli occhi e lo stesso fece anche lei, avvicinandosi ed appoggiando la sua fronte alla mia. Volevo guardare quel momento, il momento in cui la sua mano sarebbe arrivata tra le mie gambe, dove non potevo nascondere il desiderio che lei aveva risvegliato in me e che era ora costretto nei pantaloni.

Quando la sua mano arrivò io la guardai e vidi che aveva chiuso gli occhi. Fremetti violentemente, tanto che lei mi chiese se mi aveva fatto male. Non riuscii a rispondere, mossi solo la testa, mentre tornai a guardare quella mano che accarezzava la mia forma, lentamente, la sfiorava e la prendeva tra le dita, cercando di cingerla e stringerla. Mi protesi verso di lei, come se volessi aiutarla in quell'operazione. Lei ansimò mentre la sua mano stringeva più forte. Sentivo chiaramente le sue dita nonostante la stoffa dei pantaloni, le sentivo stringermi, calde. Sapevo che se non ci avesse diviso nulla sarebbe bastato il suo tocco sulla mia pelle per darmi il piacere tanto agognato.

La sua mano si muoveva sempre di più, ed i suoi respiri aumentavano. Io le stringevo il vestito, ero aggrappato a lei per evitare di perdere il controllo, quel barlume di lucidità che ancora mi restava nella mente e negli occhi, fino a quando lei non fece quello che avevo tanto desiderato e, in minima parte, temuto.

Con mano tremante, slacciò il bottone dei miei pantaloni.
scritto il
2022-12-02
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