Di nuovo noi

di
genere
tradimenti

La casa sembrava più grande, più silenziosa, quasi irreale. I passi di Claudia risuonavano sul parquet lucido del soggiorno mentre si versava un bicchiere di vino. Era sabato sera, e per la prima volta dopo anni non c’era nessuno da accompagnare, nessun zaino da preparare, nessuna porta da chiudere con un “Mi raccomando, torna presto”.

Claudia aveva 45 anni, portati con grazia e una certa sensualità naturale. Dopo due gravidanze e vent’anni di corse tra scuola, sport e cene da preparare, ora si ritrovava con del tempo tutto per sé — e la voglia, quasi dimenticata, di riscoprirsi donna.

Suo marito Marco, 47 anni, era seduto sul divano, con una birra in mano e i calzini spaiati. Aveva ancora quel fascino ruvido che lei aveva amato fin dall’inizio, anche se negli ultimi anni si era lasciato un po’ andare. Qualche chilo in più, la barba sempre in ritardo di un giorno, ma lo stesso sguardo caldo di quando l’aveva conosciuto.

«Strano, vero?» disse lui, senza staccare gli occhi dal bicchiere. «La casa vuota.»

Claudia si sedette accanto a lui. «È strano. Ma anche… liberatorio.»

Lo sguardo di Marco si fece curioso. «Liberatorio tipo... vacanza o tipo… "possiamo fare casino senza che nessuno ci senta"?»

Lei rise, con quella risata bassa che lui ricordava bene. «Tipo entrambe le cose.»

Claudia si staccò piano da Marco e lo guardò. Aveva ancora quel guizzo negli occhi, quello che lui ricordava dai primi anni insieme, quando ogni weekend era una scoperta e ogni luogo, anche il più sperduto, diventava il loro rifugio.

«Domani potremmo andare al torrente,» disse all’improvviso.

«Quale torrente?»

«Quello lassù, in valle. Te lo ricordi? Dove andavamo quando i ragazzi erano piccoli. È ancora lì, nascosto tra le rocce. Ma ora non ci va più nessuno. Un’oretta a piedi lungo il sentiero, niente telefoni, niente traffico. Solo noi.»

Marco la fissò per un attimo, poi sorrise. Quel sorriso lento, da uomo che non ha fretta ma sa cogliere il momento. «Una gita romantica?»

«O qualcos’altro.» Claudia si alzò e raccolse il bicchiere vuoto. Il tono era leggero, ma le parole restarono sospese nell’aria come una promessa.

«Allora preparati,» disse Marco, stiracchiandosi. «Domani sarò un esploratore in piena forma.»

«Magari anche senza calzini spaiati,» lo punzecchiò lei, già voltandosi verso la cucina.

Il mattino seguente si svegliarono presto, senza neppure bisogno della sveglia. L’aria era ancora fresca, profumata di primavera e terra umida. Marco caricò lo zaino con due bottiglie d’acqua, un telo da stendere sulle rocce e qualcosa da mangiare. Claudia, invece, si concesse qualche minuto in più davanti allo specchio.

Quando uscì dalla camera, lui la fissò in silenzio. Indossava un paio di leggins da palestra neri, lucidi, che le fasciavano le gambe e si infilavano senza pietà nel solco perfetto del sedere. Sopra, un top sportivo color prugna, troppo piccolo per contenere davvero il suo seno ancora pieno e sodo. Marco si sentì stringere lo zaino con più forza del necessario.

«Sei sicura che dobbiamo arrivare fino al torrente?» scherzò, fingendo di lamentarsi.

Lei gli rivolse un sorriso ironico. «È tutta salita. Meglio avere una buona motivazione per seguirti.»

Partirono poco dopo, lasciando la macchina a bordo strada, dove il sentiero s’infilava tra gli alberi. I primi passi furono silenziosi, quasi rispettosi. Il bosco li avvolse subito con la sua ombra umida e profonda. Le foglie bagnate della notte brillavano alla luce del sole filtrata dai rami, e in lontananza si sentiva già il suono dell’acqua che correva.

Il sentiero costeggiava il torrente, che si faceva largo tra massi grigi e pozze trasparenti. A tratti si doveva passare sopra tronchi caduti o saltare da una pietra all’altra. Claudia camminava davanti, decisa, con il passo sicuro. Il tessuto dei leggins seguiva ogni suo movimento, disegnando i muscoli delle gambe e l’oscillazione lenta dei fianchi.

Marco la osservava senza ritegno, sentendo qualcosa che non provava da tempo. Non era solo desiderio, era eccitazione mista a nostalgia. Lì, in quel bosco selvaggio e protetto, con il canto degli uccelli e il gorgoglio dell’acqua a coprire ogni suono, sembrava che il mondo si fosse ristretto a loro due. Come tanti anni fa, quando esploravano insieme ogni angolo nascosto, ogni nuova fantasia.

Dopo quasi un’ora di cammino, il sentiero si allargò leggermente, e davanti a loro si aprì una piccola radura di pietra liscia, lambita dal torrente. L’acqua era limpida, fredda e invitante. Le rocce, levigate dal tempo, sembravano fatte apposta per sdraiarsi al sole.

Claudia si fermò e si voltò verso di lui, con un sorriso che non lasciava dubbi.

«Ti avevo detto che ne valeva la pena.»

Claudia si guardò attorno, socchiudendo gli occhi contro la luce intensa del sole. Lo spiazzo era perfetto: circondato da grandi massi e alberi secolari, protetto da ogni sguardo indiscreto. La corrente lì rallentava, formando una sorta di piscina naturale, profonda abbastanza per immergersi, ma tranquilla.

«Io faccio subito un bagno,» disse, passandosi una mano tra i capelli umidi di sudore. «Ho bisogno di togliermi di dosso questa appiccicosa aria di sentiero.»

Marco annuì, già chino sullo zaino. «Vai pure. Io sistemo tutto.»

Lei si allontanò tra le rocce con passo deciso, sparendo alla vista del marito per pochi istanti. Lì, nascosta tra due grandi pietre muschiose, si spogliò con calma, lasciando cadere top e leggins in un angolo asciutto. Rimase in costume — ma quello lo avrebbe notato Marco solo dopo — e si tuffò con un respiro breve, lasciandosi avvolgere dall’acqua fredda e cristallina.

Il contatto fu uno shock piacevole: la pelle si strinse, le membra si rinfrescarono, e per un istante si sentì viva come non accadeva da tempo. Galleggiò a dorso, guardando il cielo tra i rami, ascoltando il battito accelerato del cuore.

Marco intanto stendeva il telo sulla roccia piatta, cercando un punto dove il sole arrivasse dritto senza essere interrotto dagli alberi. Di tanto in tanto gettava un’occhiata verso l’acqua, sperando di intravederla, ma lei sembrava scomparsa in mezzo ai riflessi e alle increspature.

«Tutto bene laggiù?» chiamò, con voce divertita.

«Benissimo,» rispose Claudia da dietro una roccia. «Fra poco arrivo. Ma intanto goditi il momento. È una giornata perfetta.»

Marco si sedette, finalmente, e si lasciò scaldare dal sole.

L’acqua del torrente scivolava via dalla pelle di Claudia mentre risaliva lentamente sulla roccia, gocciolando lungo le curve del suo corpo come una carezza liquida. Il sole la colpiva in pieno, esaltando ogni rilievo sotto il costume nero, aderente e lucido, come una vernice bagnata.

Il tessuto si tendeva sul suo seno generoso, lasciando trasparire senza pudore i contorni rigidi dei capezzoli, ritti e tesi per il freddo del bagno. Due punte evidenti, perfette nella loro sfacciata naturalezza, che sembravano sfidare l’aria e il tempo. Il costume non cercava di nascondere nulla: assecondava, piuttosto, le forme, le esaltava in ogni dettaglio, quasi a volerle esibire solo per chi avesse davvero occhi per guardare.

Marco non riusciva a distogliere lo sguardo. Seduto sul telo, sentiva crescere dentro di sé un’onda che non provava da tempo. Era eccitazione pura, carnale, mescolata a qualcosa di più profondo: un orgoglio viscerale, primitivo, per quella donna che era sua — e che sembrava fatta apposta per sedurre anche la natura intorno.

Claudia si fermò un istante, in piedi, con l’acqua che ancora le colava dai polpacci lungo le caviglie. Si passò le mani tra i capelli, ora ancora più tirati nella coda alta, lasciando scorrere le dita lungo la nuca. Il gesto mise in risalto il collo affusolato e la curva morbida delle ascelle, esposte con naturalezza.

Il rossetto, sorprendentemente intatto dopo il bagno, brillava sulle sue labbra piene. Un colore scuro, deciso, che contrastava con la pelle appena arrossata dal sole e dava alla sua bocca un aspetto profondamente sensuale. Il tipo di bocca che si ricorda. Che si sogna.

Marco si accorse, quasi con imbarazzo, di avere un’erezione. Non cercò neanche di nasconderla. Era inevitabile. Era lì, con sua moglie — sua, ma diversa — più bella, più viva, più consapevole di sé che mai. La guardava e sentiva il sangue pulsare ovunque, come se la loro giovinezza stesse tornando a bussare con prepotenza.

Claudia si voltò infine verso di lui, gli occhi socchiusi per la luce, un sorriso appena accennato sulle labbra bagnate. Si avvicinò con calma, camminando a piedi nudi sulle pietre calde, e quando fu abbastanza vicina da sentirne il respiro, disse solo:

«Mi guardi come se non mi avessi mai vista.»

Marco la fissò. «Forse è proprio così.»

Si sdraiarono insieme su un grande masso piatto, scaldato dal sole di tarda mattina. La superficie era liscia, tiepida, quasi accogliente, e il cielo sopra di loro sembrava immobile, come trattenuto dal silenzio del bosco. Claudia si allungò di fianco a Marco, poggiando la testa su un braccio piegato. Lui la guardò, poi si voltò sull’altro lato, gli occhi fissi nei suoi.

Per un po’ rimasero così, in silenzio. Il suono del torrente che scorreva vicino sembrava scandire il tempo in modo diverso, più lento, più profondo. A un certo punto, Marco si tirò su a sedere con un mezzo sorriso, le ginocchia piegate e i gomiti appoggiati alle cosce. Si voltò verso di lei.

«Sai,» disse, abbassando lo sguardo verso il proprio bacino, dove il costume non celava più nulla, «mi sa che ho bisogno di una mano.»

Claudia seguì la direzione del suo sguardo e sorrise. «Eh già,» mormorò, con un tono basso e malizioso, «mi sembra un problema serio.»

Poi si sollevò con calma, portandosi sulle ginocchia davanti a lui. Lo guardò per un istante negli occhi, come a chiedere silenziosamente se davvero voleva questo — ma la risposta era tutta scritta nel corpo di Marco. Senza dire altro, si chinò.

Il tempo sembrò fermarsi. Claudia si muoveva con una dedizione silenziosa, lenta, quasi contemplativa. Le mani appoggiate ai suoi fianchi, i capelli tirati nella coda alta che lasciava scoperto ogni dettaglio del viso e del collo. Il sole le accendeva la pelle e faceva brillare le gocce d’acqua ancora sparse tra le scapole. Il rossetto, sorprendentemente ancora lì, rendeva ogni suo gesto ancora più provocante, più carico di un erotismo adulto e consapevole.

Marco chiuse gli occhi per un istante, poi li riaprì, quasi incredulo di quanto stava accadendo. Sentiva il corpo rispondere in modo istintivo, incontrollabile. La sua erezione, già dura, sembrava pulsare ancora di più, come se Claudia fosse riuscita a risvegliare qualcosa di profondo, sepolto da anni di silenzi e abitudini.

Fu proprio in quel momento, nel culmine della tensione, che Marco si irrigidì. Aprì gli occhi di scatto e mormorò, con un filo di voce che si mescolava all’incredulità:

«Claudia… aspetta. Credo… credo che qualcuno ci stia guardando.»

Lei si bloccò appena, senza staccarsi, e lo fissò dal basso con un’espressione mista tra sorpresa e sfida. Non disse nulla. Ma i suoi occhi brillavano — e non solo per il sole.

Si rese conto che qualcuno li stava osservando e che la sua posizione ed il suo costume offrivano alla vista degli spettatori uno spettacolo inatteso. Adorava prendere in bocca il membro di suo marito, la punta paonazza e tesa era come di velluto, la pulsazione delle vene nell'asta e i mugolii che provocava quando aspirava la sua eccitazione e leccava dolcemente. Ma ora sembrava ancora più duro, ancora più eccitato da quegli spettatori che li stavano osservando. Il tepore sulla schiena e sulle natiche mentre donava piacere al suo uomo, la eccitava incredibilmente e quando lui spostò il filo del costume per cominciare a toccarla lo lasciò fare pur sapendo che veniva esposta ancora di più. Le sarebbe piaciuto prenderlo tra i seni per farlo venire sul suo collo e sul viso, ma la posizione non lo consentiva. Continuò con grande impegno massaggiando anche i testicoli del maschio che arrivò al punto di non ritorno, la rigidezza, per quanto possibile aumentò ancora portando il primo schizzo che si infranse sul suo palato, l'eiaculazione maschile la aveva sempre eccitata a dismisura e questa abbinata alla masturbazione del marito la portò all'orgasmo mentre ingoiava tutto il piacere del marito.

Claudia, con un movimento tranquillo, sistemò delicatamente il costume del marito, riponendo il suo corpo al sicuro sotto il tessuto. Si stava ancora adattando alla calma che seguiva quel momento intenso, ma sapeva che non sarebbe stato l'ultimo della giornata. Si riaggiustò i capelli, guardando il torrente scorrere con il suo lento ritmo, quando una voce a distanza interruppe il silenzio.

«Non volevamo disturbarvi,» disse un giovane uomo, avvicinandosi con un sorriso che tradiva una certa timidezza, ma anche curiosità. Al suo fianco, una donna, dai capelli biondi e gli occhi azzurri, camminava con passo sicuro. La loro figura risaltava nel paesaggio naturale, ma c’era qualcosa di strano, qualcosa di diverso in quel loro essere lì.

«Siamo stati a lungo nel bosco,» continuò lui, guardando i due con una sorta di ammirazione contenuta, «e... ci siamo resi conto di quanto fosse... affascinante vedere una coppia così... libera.»

La donna, accanto a lui, annuì con un sorriso. Era evidente che si sentivano a loro agio nella situazione, eppure c’era qualcosa di timido nelle loro parole, come se non fossero abituati a rompere quel tipo di barriera.

«Non volevamo invadere,» aggiunse lei, «ma ci piacerebbe molto se... se potessimo unirci a voi.»

La proposta non fu mai esplicitata chiaramente, ma Claudia colse subito l’allusione, senza difficoltà. La domanda, pur fatta con grazia, portava con sé una certa provocazione, qualcosa di audace. Un sorriso si dipinse sul volto di Claudia, ma non fu uno sorriso accogliente. Il suo sguardo scivolò verso Marco, notando un lievissimo movimento che non sfuggì a lei.

Il cuore di Claudia rallentò per un attimo. Non c’era niente di troppo evidente nel comportamento di Marco, ma lei lo sentiva. Lo conosceva troppo bene per non accorgersi di quel piccolo dettaglio. Marco si irrigidì un po’, lo sguardo che si distoglieva a fatica dal volto di quella giovane donna.

Claudia, non riuscendo a trattenere uno sguardo fulminante, rispose, calma ma decisa, «Apprezziamo il vostro interesse, ma non siamo affatto alla ricerca di compagnia. Questo è un momento solo nostro, e così deve rimanere.»

I due giovani, pur visibilmente sorpresi, si fermarono un istante, guardandosi l’un l’altro. La donna abbassò lo sguardo, come se avesse capito che la proposta non sarebbe stata accettata. L’uomo, forse un po’ imbarazzato, fece un passo indietro.

«Capisco,» disse, con un sorriso che nascondeva una punta di disappunto. «Non volevamo essere invadenti, davvero. Vi auguriamo una buona giornata.»

Claudia annuì con un sorriso più dolce, ma sempre ferma nella sua risposta. Quando si allontanarono, Claudia tornò a guardare Marco, con un’espressione che mescolava dolcezza e fermezza.

«Stai bene?» gli chiese, con un tono più intimo. Marco la guardò per un attimo, come se si fosse svegliato da un sogno. Poi annuì, senza aggiungere altro.

Dopo una mezz’ora di silenzio, distesi al sole e godendo della quiete che li circondava, Claudia girò lentamente la testa verso Marco, un sorriso enigmatico sulle labbra. Il calore del pomeriggio li avvolgeva entrambi, ma c'era qualcosa nel suo sguardo che tradiva una curiosità sottile.

«Ti ha eccitato, vero?» chiese lei, con un tono morbido ma diretto. «Essere guardato, vederci osservati... ti ha dato qualcosa di più?»

Marco la guardò, i suoi occhi ancora un po’ confusi dal piacere e dalla calma che li aveva pervasi. Ci fu un momento di pausa, durante il quale sembrò riflettere. Poi, con una risposta che rivelava la sincerità di un pensiero non completamente formulato, disse: «Sì, in effetti... l’idea che qualcuno ci guardasse mi ha eccitato più di quanto avessi pensato. Sapere che eravamo visti, sapere che quel momento intimo stava diventando pubblico...» Si fermò, come se stesse cercando le parole giuste. «Mi ha dato una carica che non mi aspettavo. È stato come amplificare tutto, ogni sensazione, ogni respiro.»

Claudia lo guardava attentamente, senza interromperlo, con quel sorriso che non tradiva né approvazione né disapprovazione, ma piuttosto curiosità. Poi, con un movimento tranquillo, si girò verso di lui, i suoi occhi pieni di una sottile provocazione.

«E se ti avessero chiesto di unirsi a loro?» chiese, la sua voce bassa e misurata. «Li avresti davvero invitati a giocare con noi?»

Marco la guardò un istante, il suo sguardo che sembrava non sapere come rispondere. Un sorriso malizioso si fece strada sul suo volto, ma subito dopo glissò sulla domanda. «A dire il vero,» rispose, schivando un po’ la domanda, «mi ha molto più colpito l’idea di averti mostrata a loro, quasi nuda, come se il mondo potesse vedere te, proprio come ti vedo io...»

Claudia rimase un attimo in silenzio, osservandolo. Non c’era nessun accenno di insicurezza o disapprovazione nelle sue parole. Solo la consapevolezza che, pur non essendo completamente pronta ad affrontare una situazione del genere, Marco sembrava aver trovato qualcosa di nuovo in quel momento.

«Ti è piaciuto?» chiese Claudia, la sua voce ora più intima, mentre un sorriso malizioso giocava sulle sue labbra. «Mostrarmi così, a degli sconosciuti?»

Marco la guardò, gli occhi che scintillavano di una nuova luce. «Sì,» rispose, la sua voce bassa ma sincera. «Mi è piaciuto moltissimo. Vedere te, così bella e sensuale, quasi senza veli davanti a loro... mi ha fatto sentire... diverso, più vivo.»

Claudia annuì lentamente, il suo sorriso più dolce questa volta. «Bene,» rispose, «perché io ho amato ogni momento con te. E non importa chi c’era a guardarci. Ciò che conta è che ci siamo trovati, ancora una volta.»

Marco si avvicinò a lei, prendendo delicatamente la sua mano, accarezzandole il polso con un gesto che sembrava trasmettere tutto ciò che non avevano bisogno di dire. «E per me, Claudia,» disse, «questa è la cosa più importante.»
Il sole cominciava lentamente a piegarsi verso il tardo pomeriggio quando Claudia si stiracchiò sul grande masso levigato, gli occhi socchiusi e la pelle ancora calda. Avevano riposato tranquilli, abbracciati in una quiete insolita, lontani da tutto.

Quando Marco si alzò per infilare le scarpe, Claudia lo seguì con lo sguardo e tornò alla carica, la voce calma ma diretta.

«Davvero ti ha eccitato così tanto il fatto che mi vedessero?»

Marco si voltò, colto di sorpresa dal tono. Non c’era accusa nelle sue parole, ma nemmeno leggerezza. Lei era lì, in piedi, con i capelli ancora raccolti e il costume che si era asciugato addosso come una seconda pelle. Bellissima e decisa.

«Non ti sei sentito... infastidito?» proseguì Claudia, avvicinandosi. «Fino a oggi solo tu mi hai vista così. Nuda nel corpo, nuda nei gesti. Non ti ha dato fastidio l’idea che qualcun altro potesse desiderarmi, come fai tu?»

Marco si sistemò la maglietta, cercando di guadagnare tempo, ma era evidente che la domanda lo toccava nel profondo. «Non lo so,» rispose dopo un attimo, sollevando lo sguardo su di lei. «Non l’ho vissuta come una minaccia. Era come se... mostrarti al mondo fosse un modo per dirgli quanto sei bella. Non per condividerlo, ma per esserne orgoglioso.»

Claudia lo fissava, seria. Ma fu in quel momento che notò qualcosa: il rigonfiamento evidente sotto i bermuda, che lo tradiva con la stessa onestà delle sue parole. Un nuovo principio d’erezione, solo a parlarne.

Non poté trattenere un mezzo sorriso, e il tono della sua voce si ammorbidì, ma con una punta di ironia.

«Ti stai eccitando di nuovo, Marco. Solo al pensiero.»

Marco abbassò lo sguardo, un po’ imbarazzato, ma poi alzò le spalle con una risata quieta, quasi a confessare qualcosa che nemmeno lui sapeva di avere dentro fino a quel giorno.

Claudia fece qualche passo, lasciando che l’acqua del torrente lambisse le sue caviglie. Rimase lì, in silenzio, per un lungo momento. Dentro di lei qualcosa si muoveva. Un pensiero. Una sensazione.

Era sempre stata una donna consapevole del proprio corpo, della propria sensualità. In passato, con Marco, avevano giocato, sperimentato, esplorato i loro desideri senza pudori. Poi, con l’arrivo dei figli, la vita si era fatta più stretta, più sobria. Lei aveva messo da parte una parte di sé, senza accorgersene davvero. Ora, nel silenzio di quella radura, dopo anni, sentiva quella parte risvegliarsi.

L’idea che qualcuno l’avesse vista, desiderata, in un momento così intimo... la sconcertava. Ma, allo stesso tempo, la punzecchiava in un punto profondo. Non era gelosia o paura. Era un senso di libertà, di riscoperta. Come se stesse riprendendo possesso del proprio corpo, non solo come madre o moglie, ma come donna. Una donna che sapeva ancora attrarre, sorprendere, provocare.

Si voltò verso Marco, che la guardava in silenzio.

«Forse...» disse lentamente, «...forse il fatto che ti sia piaciuto, mi ha fatto capire che qualcosa è cambiato. In te. In noi.»

«In peggio?» chiese lui, incerto.

Claudia scosse il capo. «No. In modo diverso. Più aperto. Più vero.»

Camminarono un po’ in silenzio, lungo il sentiero di ritorno, con il rumore del torrente a fare da sfondo.
Camminavano lungo il sentiero che costeggiava il torrente, in silenzio. Le rocce levigate, il fruscio delle foglie mosse dal vento e il suono dell’acqua che scorreva componevano una musica leggera che avvolgeva ogni passo. Marco procedeva poco avanti, ogni tanto si voltava per controllare che Claudia lo seguisse, ma lei era assorta nei suoi pensieri, lo sguardo fisso sui ciottoli del sentiero, come se cercasse qualcosa anche lì, sotto ai suoi piedi.

Il sole, più basso, filtrava tra gli alberi, accarezzando le sue spalle coperte solo dal costume ormai asciutto. Sentiva ancora la traccia del contatto, la memoria della pelle sotto le sue dita e il calore della bocca. Ma adesso era altro a muoversi dentro di lei.

La scena con i due sconosciuti, lo sguardo acceso di Marco, quella sua erezione che sembrava più forte di ogni ragionamento… la colpivano più di quanto avesse immaginato. All’inizio l’aveva vissuta con un misto di sorpresa e protezione – l’istinto naturale di custodire qualcosa di così intimo. Ma poi, pian piano, durante quella camminata lenta e silenziosa, iniziava a domandarsi: e se avessi saputo che ci guardavano? Se avessi alzato gli occhi e li avessi visti davvero?

La curiosità le pizzicava la pelle. Non era solo l’idea del desiderio altrui, quanto la possibilità di scoprire una parte di sé che aveva forse lasciato sopire per troppo tempo. Io che per anni ho solo pensato a non farmi notare, a essere discreta, riservata, madre prima che amante… E se potessi essere anche altro, senza vergogna?

Guardò Marco. Lui camminava tranquillo, forse convinto di dover rassicurare lei, di minimizzare ciò che era accaduto. Ma Claudia aveva avvertito tutto: l’onestà con cui aveva confessato il suo piacere, il pudore goffo con cui aveva evitato di rispondere alla domanda più diretta. E quel tradimento involontario del corpo che le aveva raccontato più delle parole.

Vuole giocare con questo desiderio, pensò. Forse lo ha sempre avuto, ma solo ora ha trovato il coraggio di ammetterlo. E io? Io potrei provarci. Non per lui, non solo. Ma per me. Per capire fin dove arrivo. Se anche il mio piacere può essere amplificato… esposto.

Fece un respiro profondo, assaporando l’odore della resina e della terra bagnata. Era una decisione sussurrata, fragile, ma reale.

Sorrise tra sé. Non aveva ancora detto nulla a Marco, e forse non lo avrebbe fatto subito. Ma dentro di sé una piccola fiamma si era accesa. Non era solo eccitazione, era una promessa. A se stessa.

Camminò più veloce per raggiungerlo. Gli afferrò la mano con naturalezza e gli rivolse un sorriso dolce. Marco la guardò, un po’ stupito da quel gesto improvviso. Lei non disse nulla. Ma nel suo sguardo c’era una nuova luce, una complicità diversa.

Non ti fermerò, sembrava dirgli. Ma voglio scoprire se il mio piacere può crescere insieme al tuo.

Le settimane successive scorsero veloci, assorbite dalla routine. I rientri in orari diversi, le riunioni, gli impegni di lavoro, qualche cena con amici… eppure, qualcosa tra Claudia e Marco era cambiato in modo silenzioso ma tangibile. Si desideravano con più frequenza, si cercavano. Anche se il tempo era poco, bastava uno sguardo, un tocco sotto la tovaglia, un momento rubato dietro una porta chiusa per ritrovare quella scintilla risvegliata al torrente. Il corpo di Claudia sembrava rispondere più facilmente, e quello di Marco non aveva mai avuto un simile vigore. Non c’era più stanchezza a frenare il desiderio, ma complicità e, sotto la pelle, una tensione nuova.

Fu una sera d’inizio estate, dopo un rapporto lento e intenso, che Marco, ancora disteso accanto a lei, la strinse tra le braccia. Il loro respiro si era appena placato, la luce soffusa della lampada accanto al letto sfiorava le lenzuola stropicciate. Claudia aveva la testa appoggiata sul suo petto, disegnava cerchi invisibili con le dita sulla pelle calda del marito.

«Posso chiederti una cosa?» chiese lui, con voce bassa, quasi distratta.

«Dimmi,» mormorò lei, senza smettere di accarezzarlo.

Marco esitò un attimo, come se cercasse le parole. «Ti piacerebbe… essere guardata ancora?»

Claudia sollevò appena lo sguardo, senza muoversi del tutto. Lo fissò negli occhi, sorpresa dalla domanda, ma non spiazzata. Qualcosa in lei l’aveva previsto, forse.

«In che senso?» chiese, incuriosita.

«Ci sono… posti,» spiegò Marco, «posti dove le coppie vanno con la macchina. Restano dentro, al sicuro. Ma possono… farsi vedere da altri. Gente che sa a cosa va incontro. Nessuno obbliga nessuno. Si osserva, si viene osservati. Tutto molto discreto. Solo… sguardi. Se si vuole.»

Claudia restò in silenzio per un istante. Lo sguardo di Marco era serio, ma dietro la calma si leggeva l’emozione. E lei la sentì chiaramente: il corpo del marito, che poco prima era rilassato, stava di nuovo cambiando. Sentiva la sua eccitazione crescere contro la propria coscia, evidente e sincera.

Non parlò subito. Si limitò a posare di nuovo la testa sul suo petto, ascoltando il battito leggermente accelerato.

È questo che vuoi, Marco? Mostrarmi. Offrire una parte di me, sapendo che non la perderai. Che è solo un gioco. Solo nostro.

Chiuse gli occhi un attimo, respirando lentamente. Dentro di lei, il ricordo di quella giornata al torrente si fece vivido. La pelle nuda, il caldo sulle natiche, quella sensazione vertiginosa e potente di essere vista, desiderata. E adesso, questo nuovo passo.

Lo faccio per lui? si chiese. No. Lo faccio per noi. Per scoprire fin dove possiamo arrivare insieme.

Sollevò la testa e lo guardò. «Vale la pena provarci,» disse semplicemente.

Marco la fissò, come se non fosse sicuro di aver capito bene. Poi il sorriso che gli si aprì sul volto fu lento, grato, emozionato.

Dopo quel breve scambio di parole, qualcosa si sciolse tra di loro. Un’intesa silenziosa, fatta di promesse non dette e desideri in attesa. Marco si chinò su di lei, le sfiorò le labbra con un bacio dolce, poi più profondo. Claudia gli rispose con abbandono, lasciandosi avvolgere dal suo corpo, dalla sua fame tranquilla ma urgente.

Fecero l’amore una seconda volta, con lentezza ma con una forza nuova. Non c’era fretta, non c’era il bisogno di impressionare o di dominare: c’era solo il desiderio di sentire, di fondersi. Marco la prese con rinnovata vigoria, esplorandola con mani decise e labbra assetate. Lei si lasciò andare completamente, godendo di ogni tocco, di ogni respiro affannato sul collo, di ogni spinta che sembrava dire sei mia, ancora, dopo tutto questo tempo.

Il piacere li travolse piano, come un’onda lunga e calda che li lasciò esausti e sorridenti. Poi, nudi sotto le lenzuola stropicciate, si cercarono ancora con carezze lievi, come a trattenere il momento, a suggellarlo con un ultimo, silenzioso abbraccio.

Si addormentarono così, stretti, i corpi ancora caldi, i pensieri quieti. E nell’aria, tra le pieghe delle coperte, rimase il sapore di una complicità ritrovata, e di una promessa pronta a diventare realtà.

Nei giorni successivi, Marco non perse tempo. Ogni momento libero, ogni pausa tra una riunione e l’altra, era un’occasione per cercare, leggere, esplorare. Claudia lo osservava di sottecchi, divertita e incuriosita, mentre lui si immergeva in blog poco conosciuti, forum discreti, recensioni sussurrate tra righe anonime ma chiarissime per chi sapeva decifrarle.

La ricerca era attenta. Marco scartò subito i luoghi più espliciti, quelli dove lo “scambio” era quasi dato per scontato, dove la pressione sociale era forte e la discrezione un ricordo sbiadito. No, non era quello che cercavano. Almeno non ora. Forse non mai.

«Voglio che sia solo nostro,» le disse una sera, mentre le mostrava il sito sul tablet. «Solo guardare… o essere guardati. Senza contatto. Solo… stimoli. Sicurezza.»

Claudia annuì lentamente. Si era seduta accanto a lui sul divano, con una coperta sulle gambe e un bicchiere di vino in mano. Il modo in cui Marco parlava – con quell’entusiasmo controllato, con la cura nei dettagli – la rassicurava. E la eccitava. Ogni giorno di più.

Dopo diversi confronti, qualche dubbio e un paio di mappe satellitari analizzate con sorprendente meticolosità, la scelta cadde su un posto a circa mezz’ora da casa loro. Isolato quanto basta, una zona boschiva al margine di una stradina sterrata. La posizione – assicuravano i commenti – garantiva discrezione, ma anche visibilità per chi lo desiderava. Le coppie restavano in auto, con i vetri oscurati o abbassati a piacere, lasciando intuire... o mostrare.

«Questo mi sembra giusto,» disse Marco, con un sorriso sottile.

Claudia lo fissò per un momento. Aveva quel guizzo negli occhi che conosceva bene: era il misto perfetto tra desiderio, eccitazione e un pizzico di follia.

«E quando andremmo?» chiese lei.

«Quando vuoi tu,» rispose lui subito. «Stasera. Domani. Tra una settimana. Decidi tu.»

Claudia fece ruotare il vino nel bicchiere e poi bevve un sorso. Sentiva già un brivido correre lungo la schiena, un misto di ansia e anticipazione. Ma dentro di sé, la decisione era presa.

«Oggi è giovedì,» disse Claudia, sollevando lo sguardo verso di lui mentre sorseggiava l’ultimo sorso di vino. «Domani sera potremmo andare. Potrebbe essere… il giorno giusto.»

Marco restò in silenzio un attimo, come se volesse imprimere quelle parole nella mente. Poi si sporse lentamente verso di lei, e senza dire nulla la prese per mano e la portò in camera da letto. Quella notte la fece sua con un'intensità che Claudia non ricordava da tempo. Era un desiderio diverso, più maturo, più consapevole. Non cercavano solo piacere, cercavano conferma, complicità, fiducia. E la trovarono, nell’intreccio dei corpi e nello sguardo profondo che non si distoglieva mai.

Il giorno dopo, Claudia lasciò l’ufficio un po’ prima, con il cuore che batteva appena più forte del solito. Aveva pensato a quel momento per tutto il giorno, con un misto di ansia e impazienza. Non voleva semplicemente essere bella. Voleva essere irresistibile. Per lui. Per loro. Per sé stessa.

A casa, si immerse nella preparazione con la cura meticolosa di un rituale. Un bagno caldo, poi la pelle lisciata con attenzione meticolosa, senza tralasciare nulla. Scelse un trucco marcato, quasi provocatorio: lo sguardo incorniciato da una linea nera intensa, ciglia voluminose, e un rossetto rosso scuro che faceva apparire le labbra ancora più carnose. Si osservò allo specchio, inclinando il viso: era audace. Ma bellissima.

Aprì l’armadio e prese il vestito scelto la sera prima. Era semplice, ma ogni centimetro pensato per sedurre: un miniabito in tessuto nero lucido, così aderente da sembrare liquido sulla pelle. La minigonna si fermava ben sopra la metà della coscia, quasi inguinale, mentre la parte superiore era composta da due fasce sottili che si incrociavano dietro al collo, lasciando scoperta l’intera schiena e scivolando davanti con una scollatura profonda fino all’ombelico. Sotto, solo un minuscolo tanga in raso rosso, una carezza nascosta. Le autoreggenti nere completavano il quadro, insieme ai décolleté in vernice nera, con il tacco a spillo che la obbligava a camminare con lentezza, oscillando con naturale sensualità.

Infine, una cintura realizzata da una catena dorata, stretta in vita, enfatizzava il punto più delicato del suo corpo, dando luce e movimento ad ogni passo.

Quando si guardò allo specchio per l’ultima volta, il respiro le si fece breve. Non era solo provocante. Era magnetica. Un'immagine che avrebbe fatto girare la testa. E mentre prendeva la borsetta, un pensiero le attraversò la mente, rapido e pungente: sarò in grado di reggere i loro sguardi?


Claudia si era appena finita di sistemare quando sentì il rumore familiare della porta d’ingresso. Il cuore le fece un balzo. Marco era rincasato.

Si fermò sull’ingresso del salotto, in piedi, con lo spolverino chiuso fin sotto il collo. Quando lui la vide, ancora non capiva. La salutò con un sorriso distratto, ancora preso dai pensieri della giornata, poi notò il trucco. Lo sguardo gli si fermò sulle labbra, poi sui capelli perfettamente sistemati, poi scese, lentamente, intuendo sotto il tessuto leggero la promessa di qualcosa di più.

«Tu... sei pronta?» mormorò, e quasi vacillò.

Claudia sorrise appena, un sorriso obliquo, sicuro, e con quel solo cenno gli diede una risposta che lui comprese fino in fondo. Senza attendere oltre, Marco si infilò sotto la doccia. Ne uscì pochi minuti dopo, profumato, con una camicia scura aperta sul collo, jeans scuri e la tensione elettrica negli occhi. Non erano ancora usciti, ma l’aria tra loro era già satura.

Claudia prese la borsetta, chiuse lo spolverino e si avviò con lui verso l’auto. Durante il tragitto verso la zona prescelta, chiacchierarono poco. Le mani di Marco erano strette sul volante, i pensieri ovunque tranne che sulla strada, e più di una volta lanciò uno sguardo laterale alla moglie. Lei sorrideva, come se sapesse esattamente cosa stava per accadere.

Appena imboccarono la stradina secondaria e si accostarono in una zona più appartata, Claudia sciolse con lentezza la cintura dello spolverino. Lo lasciò scivolare dalle spalle con un gesto fluido, e Marco trattenne il fiato.

Davanti a lui, ora c’era lei. Il vestito lucido abbracciava ogni curva, rivelando molto e lasciando immaginare il resto. Le gambe sembravano non finire mai, fasciate dalle autoreggenti. Il contrasto del tanga rosso appena visibile sotto la minigonna quasi inesistente, il seno sfiorato dalle due bande nere, il ventre nudo, la pelle accesa dal riflesso dei fari lontani.

Marco ingoiò a vuoto. Non disse nulla. Ma il modo in cui la guardava parlava per lui.

«E adesso?» chiese con voce bassa, quasi un sussurro, inclinando leggermente la testa verso di lui. «Cosa dobbiamo fare?»

Marco non rispose subito. La guardò negli occhi per un lungo istante, poi scese più in basso, seguendo la linea della scollatura, la curva delle cosce incrociate, le autoreggenti che spuntavano sotto l’orlo inguinale. Si leccò le labbra, come se la sola visione lo avesse stordito.

Poi, con voce roca e ferma, pronunciò una sola parola. «Succhiami.»

Claudia restò immobile per un istante. Non per esitazione, ma per assaporare l'effetto che quell'ordine diretto, semplice, quasi primitivo, aveva avuto su di lei. Il cuore accelerò, un brivido le attraversò la schiena. Il desiderio che aveva letto negli occhi del marito era tangibile, caldo, vivo. Lo stesso che ardeva ora dentro di lei.

In quel silenzio sospeso, Claudia si mosse lentamente. Ogni gesto calibrato, consapevole. Non c’era imbarazzo, solo una tensione sensuale che cresceva, si nutriva di ogni sguardo, di ogni respiro trattenuto.

Claudia, piegata sopra di lui, i suoi capelli morbidi che sfioravano la pelle di Marco, sentiva il battito del cuore accelerare con ogni respiro. La tensione nell'aria era palpabile, carica di un desiderio che non riuscivano più a controllare.

Mentre continuava a muoversi lentamente, il corpo di Marco si contrasse sotto le sue mani. Lei alzò lo sguardo, per un attimo, per catturare l’intensità dei suoi occhi. Lui, con il respiro pesante, la guardava come se fosse tutto ciò che desiderava.

Poi, con un lieve sorriso sul volto e un'ombra di complicità nei suoi occhi, Claudia abbassò la voce, come se il suo stesso respiro fosse parte del gioco. «Ci sono delle persone che si stanno avvicinando…» sussurrò, cercando di non sembrare troppo agitata, ma con una scintilla di eccitazione che tradiva le sue parole.

Marco si fermò, il suo corpo ancora caldo, ma la mente rapita da quella nuova dinamica che li circondava. Sentì il sangue correre più velocemente nelle vene. Per un attimo, il silenzio si fece ancora più profondo. Poi, con un sorriso malizioso, Marco rispose: «Lasciamo che si avvicinino.»

Claudia era impegnata a succhiare Marco al meglio dello spazio angusto dell'automobile, era in ginocchio sul suo sedile con il sedere per aria ben esposto a chiunque si fosse fermato fuori dal finestrino.

A quel punto vide una luce, Marco aveva acceso la luce di cortesia per permettere agli estranei di vedere meglio quanto stava succedendo dentro all'abitacolo. Lei impugnandolo e guardandolo gli chiese se fosse sicuro di quello che stava facendo. Lui annuì e le spinse la testa sul suo membro eretto. Claudia non lo aveva mai trovato così duro e pulsante, quel gioco cominciava a piacerle.

Ora marco con gesti eloquenti la fece mettere in ginocchio tra i due sedili e si mise dietro di lei, semplicemente spostando il tanga la penetrò a fondo. Mugolò per la penetrazione di piacere e di sorpresa e finalmente apri gli occhi e fuori dal finestrino vide due uomini sconosciuti che si stavano masturbando per lei. Marco sciolse il nodo che legava il vestito dietro alla nuca della moglie e lasciò cadere il tessuto rivelando il suo seno pieno con i capezzoli eretti. A questa mossa uno dei loro osservatori eiaculò copiosamente sul finestrino davanti a Claudia, che era eccitata da morire.

L'essere guardata e il marito che la martellava pesantemente le fecero avere un primo orgasmo che la squassò nel profondo, ma l'eccitazione restò comunque altissima.

Ancora persa nel suo orgasmo Claudia vide il finestrino davanti a se che si abbassava, girandosi per interrogare il marito, lo vide nell'estasi con il dito sull'interruttore del finestrino, gli chiese cosa stesse facendo, ma nel mentre una mano arrivò a tastarle il seno.

Questo nuovo contatto inaspettato portò alla donna una scarica di corrente che partì dal capezzolo e si incuneò nel suo corpo dividendosi, una parte al cervello, spegnendone momentaneamente il funzionamento razionale e la seconda parte dove suo marito la continuava a martellare, provocandole un nuovo orgasmo devastante.

Si ritrovò con il marito che continuava, imperterrito, non era mai durato così tanto un loro rapporto o forse il tempo si era dilatato per l'intensità del momento, e uno sconosciuto che le toccava un seno a piene mani mentre il suo membro eretto e pulsante era proprio davanti a lei.

Mugolava in preda a un delirio di piacere che dal suo basso ventre e dal suo seno si irradiava in tutto il corpo, i sensi erano ora più sensibili, sentiva il marito ansimare, ma anche l'altro uomo che con vari epiteti a lei rivolti, godeva del contatto carnale con la donna in un crescendo che le fece capire fosse prossimo all'orgasmo.

Senza nessun avviso lo sconosciuto lasciò la presa del seno e indirizzo la sua eccitazione verso di lei, tutto fù troppo rapido per qualunque reazione, una pioggia di sperma sconosciuto le inondò il viso e i seni, mentre il marito, vedendo cosa succedeva la inondò del suo piacere, tutto questo piacere attorno a lei la portò ad un nuovo livello di orgasmo, più cerebrale che fisico, ma forse ancora più intenso.

Restò sconvolta dalla cosa e, sfilato il marito, si girò a guardarlo, completamente cosparsa del piacere dello sconosciuto. Lo sguardo duro, impiastricciato, chiese se era quello che voleva accadesse. Marco ancora perso nel piacere non riuscì ad articolare parole compiute, ma a Claudia parve di sentire "no molto di più".

Si risiedette sul sedile e con delle salviettine umidificate cercò di pulirsi dallo sperma che aveva addosso. Ora il finestrino era alzato e Claudia si riannodò il vestito chiedendo al marito di riportarla subito a casa.

Rientrati a casa, l'atmosfera tra Claudia e Marco era diversa, elettrica, come se quella serata avesse aperto un nuovo capitolo della loro intimità. Si guardarono senza dire una parola, ma entrambi sapevano che quella notte non era finita.

Claudia si appoggiò al muro vicino alla porta, il cuore che ancora batteva forte, le gambe leggere e il respiro affannato. Marco si avvicinò a lei, il suo sguardo intenso e carico di desiderio. Non avevano bisogno di parole; si capivano con un solo sguardo, con un movimento, con un sospiro.

«Incredibile», sussurrò Claudia, mentre si lasciava cadere indietro, le mani ancora tremanti. Marco la raggiunse in pochi passi, si abbassò vicino a lei, con una leggera risata che era una miscela di soddisfazione e voglia di più.

«Sì, è stato... più di quanto avessi immaginato», rispose Marco, la sua voce bassa, roca. La sua mano sfiorò delicatamente il viso di Claudia, tracciando la linea della mascella, scivolando poi sulle sue spalle.

Claudia non riusciva a staccare gli occhi da lui. Senza dirlo, si avvicinò, le mani si incontrarono nei corpi e, come se fossero sincronizzati, si baciavano con passione. Il calore che avevano provato prima non era svanito, anzi, sembrava che li avesse legati ancora di più.

Senza nemmeno cambiarsi, senza allontanarsi, si sedettero sul divano. Il respiro di Claudia si faceva più profondo, mentre Marco la baciava ancora, il desiderio che li univa sempre più forte.

L’intensità tra di loro cresceva di istante in istante. I vestiti che ancora indossavano sembravano solo un fastidio, una barriera tra di loro che presto sarebbe svanita. Marco la guardava con una miscela di ammirazione e desiderio nei suoi occhi, come se stesse scoprendo ogni centimetro di lei ancora una volta.

Claudia, ancora avvolta da quell'eccitazione che non sembrava diminuire, si avvicinò lentamente a lui, senza dire una parola. Il suo corpo era una promessa di piacere, la sua pelle liscia al tatto. Le mani di Marco seguirono le linee del suo corpo, riscoprendo ogni curva, ogni dettaglio che ormai conosceva, ma che sembrava nuovo in quel momento, sotto l’effetto di quel desiderio condiviso.

Le loro labbra si trovarono di nuovo, questa volta in un bacio più profondo, più ricco di passione. Marco si abbandonò completamente a quel momento, il corpo di Claudia che gli dava la sensazione di essere tutto ciò che aveva sempre desiderato. Ogni movimento sembrava una risposta all’altro, come se fossero in perfetta sintonia.

Claudia non si trattenne, il piacere era troppo intenso per nasconderlo, ed entrambi si lasciarono andare a una passione che sembrava non avere fine. Il divano sotto di loro non faceva più la differenza; ciò che contava era l’intimità, il piacere che condividevano in quel preciso istante.

La luce del mattino filtrava dalla finestra, dolce e morbida, accarezzando i volti di Claudia e Marco. L’atmosfera era diversa rispetto alla notte precedente: il desiderio si era trasformato in un silenzioso retropensiero, un riflesso che aleggiava nell'aria, ma che nessuno dei due voleva affrontare subito.

Claudia si svegliò prima di Marco, come spesso accadeva. Si alzò dal letto con movimenti delicati, il corpo ancora stanco ma soddisfatto. Mentre si preparava a fare colazione, il pensiero della notte trascorsa non la lasciava. C’era qualcosa che non le dava pace, una domanda che continuava a girare nella sua mente, e ora non riusciva più a trattenerla.

Quando Marco si svegliò, lei lo osservò per un momento, studiando la sua espressione. Aveva ancora addosso la stessa intensità della sera prima, ma qualcosa nella sua mente si stava facendo più chiaro.

«Marco...» iniziò, con tono calmo ma determinato. «Ieri sera... quando hai detto che volevi ancora di più... cosa intendevi?»

Marco la guardò con un’espressione confusa per un istante, non rendendosi conto che lei avesse sentito quella frase. Pensava che fosse stata una parola sussurrata nel calore del momento, ma il suo viso tradiva ora un’ombra di incertezza.

«Ehm, beh, non volevo dire nulla di particolare», rispose Marco, cercando di deviare. «Solo che mi piaceva... quello che stavamo vivendo.»

Ma Claudia non si fermò. Era troppo curiosa, troppo determinata a capire se davvero lui avesse un desiderio nascosto, qualcosa che ancora non le aveva rivelato.

«Ti piacerebbe vedermi con un altro uomo?» chiese direttamente, con calma, ma gli occhi fissi sui suoi, scrutatori. «Un uomo sconosciuto, magari, come quelli che ci guardavano ieri?»

Il silenzio calò tra loro, pesante e denso. Marco non sapeva come rispondere subito, si sentiva preso in contropiede. Non aveva mai pensato di affrontare quella domanda, almeno non in quel modo.

Claudia lo osservò senza smettere di pensare. Sentiva che la risposta di Marco sarebbe stata importante, ma, in fondo, non c'era solo curiosità. Quella domanda era anche una ricerca di verità, di capire fino a che punto sarebbe arrivato lui nel suo desiderio.

Il silenzio che seguì la risposta di Marco pesava nell'aria come una pietra. Claudia fissava il marito, i suoi occhi brucianti di domande e di un misto di emozioni che non riusciva a spiegare. Quella risposta, quel semplice "sì" sussurrato, le bruciava dentro.

«Quindi è davvero così?» chiese, la voce rotta da una punta di incredulità, «Mi vuoi vedere con un altro uomo? Come se non fossi più abbastanza per te?»

Marco abbassò lo sguardo, non trovando il coraggio di incontrare i suoi occhi. «Claudia, non è quello che penso...» tentò di rispondere, ma la sua voce tradiva l'incertezza, e lei lo notò.

«Non è quello che pensi?» replicò lei, la rabbia crescente, «Allora cosa diavolo significa, Marco? Non ti basta più quello che ti do? Vuoi che qualcun altro mi tocchi? Che qualcun altro mi possieda mentre tu... cosa fai? Stai lì a guardare?»

Il tono di Claudia era duro, una lama affilata che attraversava il cuore di Marco. Le sue parole erano come un pugno, ogni frase più dolorosa della precedente. Sapeva che Marco non aveva intenzione di ferirla, ma le sue risposte la stavano mandando in pezzi. La sua mente era un turbine di domande, ma una era la più forte: «Mi ami davvero ancora?»

Marco la guardò finalmente, gli occhi pieni di emozione, e sussurrò con intensità: «Claudia... ti amo. Ti amo alla follia. Ogni giorno di più. Non voglio che tu pensi che... che non ti voglia più. È solo che... è complicato, e non so come spiegarti tutto.»

Claudia lo guardò, la sorpresa negli occhi. Le sue parole, così sincere, la colpirono con forza. Ma il suo cuore, pur lacerato, cercava di capire. «Se mi ami... allora perché vuoi che qualcun altro mi tocchi?»

Marco si avvicinò, prendendo delicatamente la mano di Claudia tra le sue. «Perché ti amo in un modo che non riesco a spiegare, ma non voglio che tu pensi che sia una mancanza di rispetto. È qualcosa che mi fa sentire vivo, e volevo che lo facessimo insieme. Ma ti prometto che non è per farti del male, mai.»

Il dolore di Claudia si mescolava con una strana confusione. Le parole di Marco avevano una sincerità che non poteva ignorare, ma il suo cuore ancora non sapeva se potesse comprendere completamente quel desiderio che lui sembrava provare.

Claudia si preparò velocemente, il suo corpo meccanicamente impegnato nelle azioni quotidiane, ma la sua mente era distante, presa da un turbine di pensieri e emozioni. Si vestì in fretta, cercando di non soffermarsi troppo su ciò che stava succedendo. La tensione che aveva provato durante la conversazione con Marco si era trasformata in una fitta nebbia che le avvolgeva la testa. Non riusciva a scrollarsi di dosso la domanda che la tormentava: Cosa fare?

Lasciò la casa senza una parola, senza alcuna spiegazione, senza sapere esattamente cosa stesse cercando. Salì in macchina e, mentre il motore ruggiva sotto di lei, la strada che percorreva sembrava allungarsi all’infinito, come se l’asfalto fosse un filo che la conduceva in una direzione sconosciuta. Le mani sul volante erano ferme, ma la sua mente era tutt’altro che stabile.

Iniziò a riflettere su tutto ciò che Marco aveva detto, cercando di mettere insieme i pezzi, di capire se c’era davvero una logica dietro la sua proposta, o se fosse solo un impulso, una fantasia che lui stesso non riusciva a controllare.

D’altra parte, pensò Claudia, se lui mi ama davvero, se mi vuole ancora, forse dovrei provare a capire cosa c’è dietro tutto questo. Non è che sia così strano. Ci sono coppie che vivono così, senza drammi. E lui mi ha chiesto di farlo insieme...

Ma subito dopo, il pensiero successivo la fece rabbrividire: E se fossi davvero solo un oggetto per lui? Se il mio corpo fosse solo una cosa da esibire, da condividere con altri? Mi vuole guardata da altri? È questo che mi chiede di diventare?

La sua mente si fermò su quell’immagine, quella di Marco che la guardava da lontano mentre qualcun altro... No, non è questo che voglio. La rabbia cresceva dentro di lei, ma cercò di respingerla, di fermare quel vortice che la spingeva a pensare al peggio. Forse ho reagito troppo in fretta... forse dovrei ascoltarlo, dargli una possibilità.

Ma la domanda non cessava di girarle in testa: Lo voglio davvero? Se lo avesse fatto, come sarebbe cambiata la loro vita? E soprattutto, come sarebbe cambiata la sua visione di sé stessa?

Claudia proseguiva nel suo tragitto senza una meta precisa, mentre il paesaggio scorreva accanto a lei come in un sogno lento e opaco. Il flusso dei pensieri si faceva più nitido, meno caotico, quasi razionale. Dopo la rabbia, la confusione e il senso di tradimento, ora un’altra domanda stava emergendo, insinuandosi con sottile insistenza.

E se... fosse possibile separare le due cose?

Fino a poco tempo prima, l’idea le sarebbe sembrata inconcepibile. Per tutta la vita aveva creduto che sesso e amore fossero due facce della stessa medaglia, che il corpo seguisse il cuore e che darsi a qualcuno volesse dire anche fidarsi, amare, legarsi. Ma le ultime settimane avevano scosso quelle certezze. I momenti più intensi, più viscerali, li aveva vissuti proprio quando Marco aveva svelato quella parte nascosta di sé. Quando l’aveva esposta, desiderata, mostrata — e lei aveva risposto con una passione che non provava da anni.

Era un fatto, non un’opinione: aveva goduto immensamente. Aveva sentito un’onda potente e travolgente impossibile da ignorare. Nessuna carezza romantica, nessuna parola d’amore sussurrata al buio le aveva mai dato quella vertigine.

Ma questo... è amore? O è solo piacere?

Forse era davvero possibile viverli separatamente. Amare Marco — e saperlo accanto, fedele nella mente e nell’anima — e allo stesso tempo concedersi, o almeno giocare con l’idea di concedersi, a un livello più istintivo, più corporeo. Marco non le aveva chiesto di amare qualcun altro. Le aveva chiesto, con timore e desiderio, di esplorare una fantasia. Una fantasia che li coinvolgeva entrambi.

Claudia si morse il labbro. E se non fosse una minaccia, ma un’opportunità?

Claudia rallentò l’auto all’ingresso di una piazzola appartata, spense il motore e rimase seduta in silenzio. Il ticchettio del motore che si raffreddava era l’unico suono, un respiro meccanico che sembrava accompagnare il tumulto dei suoi pensieri.

La sua prima reazione era stata un misto di rabbia e dolore. L’idea che Marco potesse volerla vedere con un altro l’aveva ferita, come se avesse tradito l’intimità che li univa da anni. Aveva sentito quella fantasia come una minaccia al loro legame, come se lei non bastasse più. Ma ora, a mente più fredda, quelle emozioni stavano lasciando spazio a qualcosa di diverso. Forse di più lucido. Forse di più vero.

Marco non l’aveva mai tradita. Non con il corpo, né con il cuore. L’aveva amata, protetta, desiderata ogni giorno. E l’aveva guardata, poche ore prima, con un’intensità che la faceva ancora tremare. Quando aveva detto che la amava alla follia, lo aveva fatto con gli occhi pieni, sinceri. Non c’era menzogna in lui.

E allora, cos’era quella fantasia? Un modo per perderla? No. Sembrava più un modo per viverla ancora, in un altro modo, più audace. Un modo per tenerla accesa, viva, desiderata. Per amarla anche nel desiderio che altri la desiderassero.

Il pensiero le provocò un brivido. E se tutto questo, invece di distruggerli, li unisse ancora di più? Se il confine tra gelosia e complicità non fosse così netto? Se il corpo potesse essere terreno di gioco e non solo di esclusività?

Si passò una mano tra i capelli, con un gesto quasi timido. Potrei? Sapeva di avere un potere sul proprio corpo. Lo aveva visto negli sguardi, nelle reazioni. Marco stesso ne era stato travolto. Potrei usarlo. Potremmo farlo insieme. Ma alle mie condizioni.

Per la prima volta dall’inizio della giornata, un mezzo sorriso le increspò le labbra. Non aveva ancora deciso nulla. Ma la furia era passata. La porta si era aperta. E lei, ora, non aveva più tanta paura di guardare cosa ci fosse dietro.

Claudia rientrò in casa senza far rumore, chiudendo piano la porta alle sue spalle. La luce calda del tardo pomeriggio filtrava dalle tende, e il profumo familiare della loro casa sembrò avvolgerla come un abbraccio. Marco era seduto sul divano, assorto nei suoi pensieri, ma si voltò subito appena sentì la chiave girare nella serratura.

Lei lo raggiunse in silenzio, si sedette sulle sue gambe con un gesto lento, quasi solenne, avvolgendogli il collo con le braccia. Marco la guardò negli occhi con una punta di timore, ma senza dire nulla. Fu lei a rompere il silenzio.

«Mi dispiace per prima… ho reagito male. Di pancia. Ma adesso… ho pensato molto. E volevo che tu lo sapessi.»

Marco accennò un sorriso, sollevato. «Non devi scusarti, amore. È stato tanto anche per me. Ti capisco.»

Claudia annuì, poi abbassò lo sguardo per un istante. «Voglio solo capire… tu… hai già qualcosa in mente? Intendo… quando immagini queste cose, cosa vedi esattamente?»

Marco inspirò piano, come se volesse scegliere bene le parole. Poi le accarezzò la schiena con delicatezza. «Non è una fantasia precisa, sai? È più… una sensazione. Ma se devo essere sincero… nella serata di ieri, per esempio, quando quell’uomo si avvicinò… ho immaginato te, non solo spettatrice del suo desiderio. Ma… più attiva. Non costretta. Non usata. Ma… libera. Libera di accendere anche lui. Di mostrarti come solo io ti conosco.»

Claudia lo fissò in silenzio per alcuni istanti. Le sue parole non erano state sporche, né egoiste. Non c’era perversione, solo desiderio. Uno strano desiderio, ma profondamente legato a lei.

«E… in questa immaginazione… io ti guardo?» sussurrò lei.

Marco sorrise piano. «No. Io ti guardo. E mi eccito da morire vedendo quanto sei viva.»

Un lungo silenzio li avvolse. Poi Claudia si strinse un po’ di più a lui.

«Forse… possiamo pensarci. Ma un passo alla volta. E sempre insieme.»

La sera scese lenta, avvolgendo la casa in una quiete quasi irreale. La giornata era trascorsa tranquilla, ciascuno immerso nelle proprie attività — Marco aveva lavorato da casa, distratto a tratti dai pensieri della mattina, mentre Claudia aveva cucinato qualcosa di leggero, sistemato la biancheria, evitato di guardarlo troppo, come se stesse aspettando il momento giusto.

Poi, quando lui uscì dal bagno in maglietta e pantaloni morbidi, stanco ma curioso, la vide. Claudia era lì, in piedi sulla soglia del soggiorno. Indossava esattamente lo stesso outfit della sera precedente: il miniabito nero lucido, la catena dorata che le cingeva la vita, i tacchi vertiginosi, le autoreggenti che si intravedevano sotto l’orlo inguinale. I capelli raccolti con cura, il trucco marcato. Un’apparizione. Un richiamo.

Marco rimase immobile per qualche istante, colpito da una tensione improvvisa. Claudia incrociò le braccia, inclinando appena la testa.

«Allora?» chiese, con una voce bassa ma decisa. «Non sei ancora pronto?»

Lo sguardo del marito era fisso su di lei, pieno di desiderio e una punta d’adorazione. Il cuore gli batteva forte nel petto, come se avesse appena fatto le scale di corsa. Non rispose subito — non ce n’era bisogno.

Claudia fece un passo verso di lui, lentamente. «Io… sì.» Sorrise, con una sfida negli occhi. «Lo sono.»

Claudia si avvicinò lentamente, il rumore dei suoi tacchi sul parquet interrotto solo dal battito accelerato dei loro cuori. Lo guardava dritto negli occhi, ferma, decisa. Poi, con una mossa fluida e piena di grazia, si sedette sulle sue gambe, le braccia che gli circondavano il collo, il suo corpo caldo contro il petto di lui.

Le loro labbra si cercarono, si trovarono, si unirono in un bacio profondo, lento ma carico di tensione. Marco rispose con tutto il suo corpo, stringendola a sé con un impeto che diceva più di mille parole. Lei sentì la sua eccitazione crescere contro la propria pelle, e sorrise appena, staccandosi di poco.

Si avvicinò al suo orecchio, lasciandogli sentire il suo respiro caldo. «Non ti prometto niente,» sussurrò, con una nota quasi maliziosa nella voce. «Vediamo come va la serata.»

Poi lo guardò negli occhi ancora una volta, con quello sguardo profondo che Marco conosceva bene — quello delle decisioni importanti, quello che non aveva bisogno di spiegazioni.

Marco non disse nulla. Si alzò, prese le chiavi e il giubbotto con un gesto deciso. Claudia, sempre fasciata nel suo miniabito nero, si sistemò lo spolverino con un gesto elegante e lo seguì verso la porta. Uscirono così, come la sera prima, con una nuova tensione tra di loro, diversa da tutte quelle vissute fino a quel momento. Più elettrica, più carica.

Il tragitto in macchina fu silenzioso, ma colmo di sguardi. Le mani si cercavano a tratti, sfiorandosi sulle cosce nude di lei, che sembravano vibrare sotto la stoffa lucida e tesa. Ogni sguardo che Marco le lanciava sembrava bruciare.

Arrivarono nello stesso parcheggio della sera precedente. Stessa penombra, stesso angolo appartato sotto gli alberi. Ma stavolta tutto sembrava più carico. Forse perché ora, a differenza della prima volta, c’era qualcosa di possibile nell’aria. Claudia tolse lo spolverino in macchina, come la sera prima, lasciando il marito senza fiato. Lui spense il motore, ma lasciò la radio accesa, bassissima, quasi impercettibile. Una vibrazione che sembrava accompagnare il ritmo del loro respiro.

Si guardarono. Nessuno dei due parlò. Marco appoggiò la mano sulla coscia della moglie, lasciandola lì, ferma. Poi voltò lo sguardo verso il buio della boscaglia, dove si intravedevano, appena, due figure ferme, come in attesa.

Claudia seguì il suo sguardo. Non disse nulla.

Claudia si sistemò sul sedile, lo tirò indietro lentamente, lasciando che il tessuto del vestito si tendesse sulle sue curve. Incrociò le gambe con una lentezza studiata, gli occhi fissi su Marco, come a lanciargli una sfida. Poi sorrise, inclinando la testa di lato.

«Questa sera… tocca a te,» sussurrò.

Marco restò qualche istante in silenzio, guardandola come se stesse cercando le parole giuste, poi si avvicinò. Posò una mano sulla sua coscia nuda, sfiorandola appena, e si chinò verso di lei, quasi a volerle parlare solo col respiro.

«Voglio che tu capisca cosa vuol dire essere desiderata da altri… davvero,» mormorò con voce roca. «Voglio che tu senta quello sguardo su di te, quell’attenzione famelica. Voglio vedere cosa fa a te, come ti accende.»

Claudia sgranò appena gli occhi, sorpresa dall’intensità del marito. Ma non si tirò indietro. Al contrario, il petto si sollevò in un respiro più profondo.

«E se mi piacesse troppo?» domandò, a metà tra una provocazione e una confessione.

Marco si rannicchiò sotto il sedile della moglie, la quale mise le sue gambe sulle sue spalle. Marco la scoprì fino al tanga che spostò delicatamente di lato corniciando a baciarle le cosce sulla parte lasciata libera dalle autoreggenti. La lingua cominciò a eseguire disegni elaborati sul corpo della moglie fino a trovarsi di fronte alle sue labbra bagnate e già aperte, sua moglie era eccitata e non poteva nasconderlo.

Cominciò a giocare con la sua clitoride con delicati movimenti di lingua, mentre il suo dito indice la penetrò lentamente ma inesorabilmente.

Claudia gemeva, si torturava i seni con una mano mentre l'altra attirava il suo uomo verso di lei per essere più profondo, più rude.

Come per la volta scorsa venne accesa la luce nell'abitacolo, ma questa volta era stata lei a farlo, voleva essere vista bene e soprattutto voleva vedere bene fuori dal finestrino. La luce si sparse anche intorno alla macchina rivelando due uomini vicini a guardare, uno appena vista la luce scappò via mentre il secondo si approssimò al finestrino, mettendo la punta del suo membro duro a contatto con il finestrino. Claudia continuando a godersi il lavoro del marito sciolse il nodo e liberò i seni eccitati, i capezzoli talmente tesi da fare male.

Il suono del finestrino che veniva abbassato fece capire al marito che il gioco entrava nel vivo.

Non voleva perdersi nulla di quello che stava succedendo, quindi unì il medio all'indice e continuando a muoversi dentro di lei alzò lo sguardo su sua moglie. La posizione, il punto di vista e la situazione gli fecero capire che era lei a guidare il gioco, ad avere il pieno controllo della situazione e a decidere su tutto quello che sarebbe successo quella sera.

La mano della donna andò ad abbracciare il membro eretto dell'osservatore di turno, alcuni movimenti lenti della pelle per scoprire e ricoprire il glande paonazzo e lucido, una mano di lui che lasciandole il controllo della sua eccitazione andava a massaggiare il seno, a infilarle un dito in bocca, che lei prontamente leccò con ingordigia, la mano che cominciava a prendere un buon ritmo sull'asta tesa, l'orgasmo della donna provocato dal lavorio del marito e dall'eccitazione di stringere in mano la forza di un maschio che non era suo marito, il quale la fissava estasiato.

La donna si mise seduta per avvicinarsi al membro eretto facendo scivolare fuori le dita del marito che a quel punto divenne mero spettatore dello spettacolo erotico che sua moglie stava mettendo sul palco. Avvicinò il viso al glande paonazzo, ma prima di fare qualunque cosa lo sguardo andò al marito, chiedendogli se lo voleva davvero. Il cenno di assenso del marito scatenò la femmina sopita in Claudia, con la lingua cominciò a girare sul glande dello sconosciuto, soffermandosi sul frenulo con la sola lingua a e con le labbra a contorno, aiutandosi con la mano a ricoprire parzialmente il glande eretto infilò la lingua tra glande e prepuzio per conferire maggior vigore all'effetto al rapporto.

Poi lo scoprì e lo fece entrare in bocca fino al fondo della sua gola, cominciando a mimare un rapporto fuori dentro, per il fortunato fu troppo, non resse all'urto di una tale carica erotica e scaricò tutto il suo piacere nella sua bocca, il primo schizzo la sorprese il secondo la riempì e il terzo le fece raggiungere un orgasmo urlato, il cui suono fu attutito dal presenza del glande nella sua bocca. Il maschio sentì il suo orgasmo in forma di vibrazioni sul suo glande che aumentò ancora il suo piacere, Marco vide il tremore della moglie scuoterla e l'immagine di lei che si faceva riempire la bocca dallo sperma di uno sconosciuto lo fece eiaculare senza doversi toccare.

Claudia ingoiò tutto il piacere del maschio e continuò a succhiarlo e leccarlo per alcuni istanti, lo tirò fuori dalla bocca pulito e lindo, guardò il suo amante temporaneo e lo ringraziò.

Come era arrivato lo sconosciuto se ne andò via, ma fuori dalla macchina si era formato un capannello di uomini solo per lei. La donna era di altro avviso, alzò il finestrino si ricoprì i seni e baciò appassionatamente il marito relegato alla posizione di solito destinata agli animali domestici nella macchina. Chiese al marito se la sua troia avesse fatto bene il suo mestiere, il marito non riuscì a proferire parola, ricambiò il bacio al sapore dello sperma dello sconosciuto, spense la luce e riportò la sua dea lussuriosa a casa.

La casa era silenziosa, immersa nella penombra delle luci soffuse del salotto. Marco si era già addormentato sul divano, un’espressione serena stampata sul viso, come chi ha avuto tutto ciò che desiderava. Claudia invece restava sveglia, rannicchiata nella poltrona accanto, le gambe nude sotto la vestaglia, i pensieri che correvano veloci come scintille dopo un’esplosione.

Ripensava alla sera appena trascorsa. Alla tensione, all’adrenalina, all’eccitazione che le aveva invaso il corpo quando lo sconosciuto si era avvicinato. Non avrebbe mai immaginato di riuscirci. Di lasciarsi andare in quel modo, di superare quel confine così netto che per anni aveva tenuto come sacro. E invece…

Si passò lentamente un dito sulle labbra, come se potesse ancora sentire il sapore di quel momento. Aveva provato piacere. Non solo fisico, ma mentale. Il potere di sentirsi desiderata, osservata, scelta. E il fatto che tutto fosse accaduto sotto lo sguardo del suo uomo, che l’aveva voluta lì, così… era qualcosa che la confondeva e la eccitava allo stesso tempo.

Era ancora amore? O stavano entrando in un territorio completamente nuovo?

Si mise una mano sul petto, come a cercare una risposta nel battito del cuore. No, non c’era stato tradimento. Non aveva sentito di appartenere a un altro. Aveva solo... vissuto. Aveva scoperto qualcosa in sé che credeva sopito, o addirittura morto: il diritto al desiderio.

Chiuse gli occhi, il respiro calmo. Una certezza si faceva largo, limpida e imprevista.

Voleva farlo ancora.

Claudia si voltò ancora nel silenzio della notte. La casa era immobile, ma dentro di lei qualcosa si muoveva con forza crescente. Si alzò piano dalla poltrona, incerta, e raggiunse il divano dove Marco dormiva ancora, disteso, rilassato. Lo osservò per un momento. Lo conosceva da una vita, eppure in quelle ultime settimane qualcosa era cambiato. Forse tutto.

«Marco...» sussurrò, sfiorandogli la spalla. «Marco, svegliati.»

Lui aprì lentamente gli occhi, confuso. «Claudia...? Che succede?»

Lei si sedette accanto a lui, stringendosi addosso la vestaglia. Aveva la voce spezzata. «Non riesco a dormire.»

Marco si sollevò un poco, ancora assonnato. «Hai freddo? Stai male?»

Scosse la testa. «No. È solo che... ho bisogno di sapere una cosa. Davvero non pensi che io sia... una sgualdrina? Per quello che ho fatto questa sera? Per quello che ci siamo concessi?»

Il silenzio cadde per un attimo. Lui si raddrizzò, la prese per il viso e la guardò con intensità.

«Claudia. No. Assolutamente no. Non potrei mai pensarlo. Tu sei la donna che amo, più oggi di ieri, e meno di domani. E quello che è successo... è successo insieme. Perché ci fidiamo. Perché ci ascoltiamo. Perché non ci siamo mai stati così vicini.»

Claudia trattenne un singhiozzo. «Ma ti rendi conto di cos’ho fatto? Di cos’hai voluto che facessi? Non è normale...»

«No. Non è normale, forse. Ma è nostro. E non ho mai sentito il nostro legame così forte. Tu non sei meno mia, Claudia. Sei più mia. Perché mi hai permesso di vederti come non avevo mai fatto.»

Lei si lasciò andare a un lungo respiro. «Avevo bisogno di sentirlo. Avevo paura. Di perderti, di perdere noi.»

Marco le prese le mani. «Siamo ancora noi. Solo... più liberi.»

Claudia si accoccolò tra le sue braccia, cercando rifugio e conferma. Il battito del cuore di lui era regolare, rassicurante.

«Promettimi solo una cosa,» sussurrò, chiudendo gli occhi.

«Qualsiasi cosa.»

«Che se un giorno non mi sentirò più pronta per certe cose… tu sarai comunque felice con me.»

Marco le baciò la fronte. «Non servono promesse. Io sono già felice. Perché sei qui.»

La tensione emotiva era svanita, sostituita da una dolce stanchezza. Claudia si strinse a Marco sotto le coperte, cercando il calore del suo corpo, il rifugio di quel legame che, contro ogni paura, sembrava essersi rafforzato. Le mani si incontrarono lentamente, come se si cercassero da lontano, da un tempo che aveva bisogno di essere confermato. Nessuna parola, solo i sospiri e le carezze a rompere il silenzio.

Ma poi, nel buio, le parole sussurrate cominciarono a fluire.

«Ti ricordi il suo sguardo?» bisbigliò Marco, le labbra appena sfioranti l’orecchio della moglie. «Quando ti ha vista così... offerta, splendida...»

Claudia chiuse gli occhi, un fremito le attraversò il ventre. Le immagini della sera si sovrapponevano alle mani del marito, che la toccavano con rinnovato desiderio. Ogni frase era una scintilla, ogni ricordo una vertigine. Quando Marco entrò in lei, fu come una dichiarazione: avevano aperto una nuova porta, e lo stavano facendo insieme.

Il sonno arrivò solo dopo, avvolgendoli esausti e ancora stretti.

La mattina, la luce filtrava tra le tende leggere. Claudia era immersa in un dormiveglia piacevole, quando qualcosa di morbido, caldo, la sfiorò sulle labbra. Un bacio. Poi un altro, più insistente.

Aprì gli occhi con lentezza. Marco era sopra di lei, lo sguardo acceso da una fame quieta, quasi tenera.

«Buongiorno...» sussurrò lui, accarezzandole i capelli.

Lei sorrise, assonnata. «Cos’è tutto questo?»

Lui si abbassò ancora, le sfiorò le labbra con il suo desiderio ormai evidente. «Voglio lo stesso trattamento... dello sconosciuto.»

Claudia arrossì, ma non abbassò lo sguardo. Lo guardò dritto negli occhi, una scintilla maliziosa nelle pupille ancora velate di sonno.

«Come potrei negartelo?» mormorò.

Seconda parte

Erano passate tre settimane da quella notte che aveva cambiato tutto. Tre settimane in cui Marco e Claudia avevano riscoperto un'intimità feroce, istintiva, a tratti travolgente. Non c’era stato giorno — o notte — in cui non si fossero cercati, trovati, consumati in un desiderio che sembrava crescere ogni volta, alimentato non solo dalla passione ma da una nuova complicità.

Quella sera, la casa era silenziosa, e il tempo pareva rallentato. Il vino rosso nel bicchiere rifletteva la luce calda della cucina. Claudia sedeva al tavolo, le gambe accavallate con naturale eleganza. Indossava una camicia nera leggera, sbottonata giusto quanto bastava per lasciar intravedere la curva dei seni, e una gonna corta, fasciata ai fianchi con decisione.

Marco la osservava da qualche minuto in silenzio. Quel cambiamento non era più solo una sensazione: era diventato evidente, quotidiano. Ma quella sera, finalmente, trovò le parole.

«Posso chiederti una cosa?» mormorò, appoggiando il bicchiere.

Claudia sollevò lo sguardo, incuriosita. «Certo, dimmi.»

«Hai... cambiato qualcosa. Non solo nel modo in cui ti vesti. È come se ti stessi mostrando di più. Non solo a me, intendo. Al mondo.»

Lei sorrise appena, portando il calice alle labbra. «Forse è vero. Mi guardo di più. Mi piaccio di più. E non voglio più nascondermi.»

«È per quello che è successo? Quella notte?»

Claudia fece un cenno lento con il capo. «Anche. Da quel momento è come se qualcosa si fosse sbloccato. Non è solo desiderio fisico. È... consapevolezza. Sento di avere ancora qualcosa da dire come donna, anche fuori da questa casa. Non voglio più essere invisibile.»

Marco la ascoltava attentamente, con uno sguardo che mescolava tenerezza e ammirazione. «Ti vedo diversa. Più viva. Più bella. E più mia, in un modo che non riesco nemmeno a spiegare.»

«Ti dà fastidio?»

«No. Mi sorprende. Ma mi piace. Mi fa venire voglia di seguirti, di capirti. Di vedere dove ci porterà.»

Claudia si alzò dal tavolo e si avvicinò a Marco. Lo guardò dritto negli occhi, con un’espressione che non era più solo giocosa. Si era addentrata in un terreno delicato, e voleva vedere fin dove lui fosse disposto ad accompagnarla.

«Marco…» cominciò, con voce bassa. «E se quella sera non mi fossi fermata a quello? Se avessi voluto… di più?»

Lui deglutì. Il movimento dei suoi occhi tradì l’impulso che quella domanda aveva acceso. Il corpo reagì prima del pensiero. Ma poi il silenzio si fece lungo, e quando finalmente parlò, la voce era più prudente del previsto.

«Non lo so, Claudia. È diverso. Quella sera… tu hai fatto quello che sentivi. Nessuno ti ha spinto. Nemmeno io.»

Lei inclinò la testa di lato. «Certo. L’ho scelto io. E tu hai goduto come non mai. Ma adesso ti chiedo: sarebbe lo stesso per te vedermi usare la bocca… o vedermi mentre un altro mi prende, davvero, come e quanto vuole?»

Marco abbassò lo sguardo. Per qualche secondo restò immobile, le mani intrecciate tra loro come per tenersi fermo. Poi sollevò di nuovo gli occhi su di lei, più torbidi ora, ma anche più seri.

«Claudia… Non riesco a rispondere con leggerezza. Una parte di me… quella più istintiva… si accende solo al pensiero. Ma ce n’è un’altra… che non è sicura di reggere tutto questo. Una parte che non sa se è desiderio o gelosia quello che si agita qui dentro.»

Lei fece un respiro profondo. Il cuore le batteva forte, più per la sincerità di quella risposta che per ciò che aveva ipotizzato. Si sedette accanto a lui, toccandogli il braccio con dolcezza.

«Forse è giusto così. Forse certe risposte non si possono dare a freddo, senza viverle. Ma ti avevo promesso di non nasconderti niente. E ora voglio che tu sappia… che anch’io, come te, sto cercando di capire chi sono diventata.»

Claudia lo guardava, ma sembrava che stesse parlando anche a se stessa. Gli occhi lucidi, la voce ferma ma vibrante. Si alzò in piedi, camminò lentamente per la stanza, come se avesse bisogno di muoversi per sostenere il peso di quello che stava per dire.

«Marco… da quando è iniziato tutto questo, io non sono più la stessa. E non lo dico con paura. Lo dico con consapevolezza. C'è qualcosa in me che si è svegliato. Un desiderio… che non è solo sessuale. È come se per anni fossi rimasta in un bozzolo, credendo di conoscermi, di sapere cosa potevo volere. Ma adesso… adesso ho capito che c’è una parte di me che vuole spingersi oltre. Molto oltre.»

Fece una pausa, poi lo fissò negli occhi, senza tremare.

«Voglio essere libera di esplorare, di provare. Di capire fin dove posso arrivare. Non voglio più limiti, non quelli imposti dal “non si fa”. Voglio sentire cosa si prova a lasciarsi andare completamente, anche nelle mani di uno sconosciuto… o di più di uno. Voglio vedere cosa succede quando smetto di trattenermi. Quando smetto di essere la donna che tutti credono di conoscere.»

Si avvicinò a Marco, sedendosi a cavalcioni sulle sue gambe, stringendogli il viso tra le mani.

«Ti amo. Più di quanto abbia mai amato nessuno. Non voglio farti male. Ma voglio che tu sappia cosa sta succedendo dentro di me. Non è solo un capriccio. È una necessità che cresce ogni giorno. E la cosa più folle… è che tutto questo è nato da te. Dalla libertà che mi hai dato. Dallo sguardo con cui mi hai vista, e fatta sentire desiderata. Io non voglio ferirti, ma non posso più fare finta che questa parte di me non esista.»

Marco rimase in silenzio per un momento, come se volesse imprimere ogni parola di Claudia nella memoria, assaporarne il significato profondo. Poi le prese le mani, lentamente, con calma, ma con una presa ferma, decisa. Il suo sguardo non vacillava.

«Claudia… io ti ho amata in ogni versione di te. Quando eri timida, quando eri madre, quando eri complice. E adesso, che ti vedo rinascere in questa nuova luce, così piena di desiderio e potere… ti amo ancora di più.»

Si passò una mano tra i capelli, poi tornò a guardarla dritto negli occhi.

«Sarò sempre con te. Qualunque sia la tua scelta. Anche se mi farà tremare, anche se mi metterà alla prova. Perché so che non è lontananza quella che chiedi… è libertà. E se la tua libertà passa anche da qui, allora io non sarò mai quello che te la toglie. Non potrei. Ti amo troppo per volerti diversa da come sei diventata.»

Poi, con voce più bassa, quasi sussurrata:
«Sono pronto a camminare con te, anche in questo. Se tu mi vorrai al tuo fianco.»

Claudia si girò leggermente verso di lui, le dita che disegnavano cerchi lenti sul suo petto nudo, lo sguardo intenso, consapevole, quasi spavaldo nella sua nuova sicurezza.

«Marco… vorrei cambiare un po’ le modalità. L’altra sera è stato intenso, sì, ma non ho avuto scelta. Lo sconosciuto è capitato, e io ho reagito. Ma… se potessi scegliere io? Scegliere a chi concedermi. Guardare un uomo e decidere che quello è quello giusto. Almeno per quella sera.»
La voce era calma, quasi tenera, ma nelle parole vibrava un desiderio profondo e nuovo, consapevole.

Marco deglutì piano. Il cuore gli batteva forte, in una miscela difficile da separare di eccitazione, paura e amore. Aveva acceso qualcosa in lei, e adesso il fuoco divampava, impossibile da contenere. Si voltò lentamente verso di lei, il viso serio ma aperto, senza difese.

«Claudia… se un giorno dovessi sentirmi perso, se tutto questo diventasse troppo per me… saresti disposta a fermarti?»

Lei non esitò. Lo guardò negli occhi, con dolcezza ma anche con la stessa determinazione che lo aveva conquistato fin dall'inizio.

«Se ti sentirai perso, Marco, ne parleremo. E se vorrai che mi fermi, lo farò. Ma adesso… voglio andare fino in fondo. Capire fino a che punto questo nuovo lato di me può esprimersi. Poi… valuteremo. Insieme.»

Marco annuì lentamente, come chi accetta una verità che già sapeva, ma che adesso prendeva forma in parole concrete. Le accarezzò una guancia, poi sorrise con un velo d’ironia mista a desiderio.

«Allora… dobbiamo trovare una strada nuova. Due opzioni mi vengono in mente. Una è un club privé. Posti discreti, frequentati da coppie come noi… lì potresti scegliere, osservare, interagire. Tutto con regole chiare.»

Fece una pausa.

«L’altra… un po’ più spontanea. Ci sono spiagge un po’ defilate, dove il naturismo è solo il primo passo. Alcune persone vanno lì anche per… incontri. Niente è obbligato, ma se nasce qualcosa… potrebbe succedere.»

Claudia rimase in silenzio per qualche secondo, riflettendo su quelle possibilità, sentendo crescere dentro di sé un’elettricità nuova.

«Mi piace l’idea della scelta. E mi piace che ci sia un confine. Ma il pensiero della spontaneità… è molto eccitante.»

Spero che anche l'inizio di questo racconto vi sia piaciuto, come per la scorsa serie prediligo l'approccio mentale e non quello fisico per la descrizione dei miei racconti. Se avete commenti li leggerò volentieri qui o via mail a mogliemonella2024@gmail.com
scritto il
2025-05-03
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