Il regalo di compleanno (parte 2)
di
Kugher
genere
sadomaso
“Non vuoi scartare anche il secondo regalo?”.
La ragazza, nuda, era ancora inginocchiata davanti a Matteo. La moglie aveva tolto il vassoio dalle mani della schiava che adesso aveva le mani appoggiate appena sopra le ginocchia.
Le cosce erano allargate abbastanza da fare vedere il sesso, ma non tanto da assumere una posizione volgare e sfacciata.
La schiena diritta evidenziava il seno di non generose misure, ma proporzionato rispetto al corpo magro e giovane.
La testa leggermente china.
Sembrava una kajira.
I casi erano due: o era stata educata bene da sua moglie ad assumere quella posizione, oppure era schiava da tempo, abbastanza da conoscere le posture tipiche.
Lo avrebbe capito meglio dalle movenze successive.
Intanto la posizione era foriera di grandi promesse.
Qualcosa nel tono di sua moglie che lo invitava a “scartare il regalo”, lo mise in sospetto, come se l’invito non fosse solo per liberare il viso della ragazza ed iniziare ad usare la bocca, cosa alla quale pensava già da quando l’aveva vista, immaginando di ordinare alla giovane di prendergli in bocca il cazzo.
Doveva esserci altro, ma non sapeva immaginare cosa. Non aveva mai visto, nelle schiave che avevano già avuto modo di usare, il tatuaggio sul seno che invece la giovane esponeva. Quindi la sorpresa non poteva essere una schiava particolarmente a lui nota e cara.
Guardò la moglie che continuava ad osservarlo divertita ed eccitata, trasmettendogli non solo complicità, ma anche il desiderio che facesse presto a levare il cappuccio perché voleva assistere alla sua sorpresa nel vedere la schiava.
A quel punto toccava a lui tenere sulle spine la moglie, avendone intuito il desiderio di vedergli scartato il regalo.
Con la mano accarezzò il corpo soffermandosi sul seno.
La ragazza era tesa, molto tesa, più di quanto sarebbe stato immaginabile in una schiava già abituata alla sottomissione.
Il tocco della sua mano doveva averla colta di sorpresa. Probabilmente anche lei si aspettava che le venisse tolto subito il cappuccio.
Matteo decise di tenere anche lei sulle spine ed impugnò un capezzolo, strizzando gradualmente.
Peccato non poter assistere alle smorfie di dolore, ma il fatto che la ragazza cercasse di compensare il dolore non certo con la fuga ma con una mossa del corpo verso il basso, lo eccitò. Poiché la schiava aveva subito passivamente il dolore muovendo istintivamente il corpo ma senza sottrarsi, gli diede conferma che non era novizia alla schiavitù. Quindi dietro alla tensione che avvertiva in lei ci doveva essere necessariamente un ben definito motivo.
Il piccolo lamento lo eccitò ancor di più.
La sua curiosità ormai era diventata incontenibile, forse maggiore della sua eccitazione. Tolse il cappuccio.
“Cazzo!!!!”
Restò con gli occhi aperti per la sorpresa. Recuperò subito e iniziò a guardare la schiava inginocchiata con altri occhi, notando l’imbarazzo, eccitato, in quelli di lei, seppur chinati subito.
“Erica!!!”.
Alla pronuncia del suo nome la ragazza abbassò ulteriormente il capo senza però scomporre il corpo. Vide rossore sulle guance. Anche negli occhi vide una luce particolare. Evidentemente la situazione di essere regalata schiava ad un amico di suo padre la eccitava moltissimo.
La mano di Matteo raggiunse la fica depilata della ragazza ed ebbe la innegabile testimonianza dell’eccitazione che la situazione doveva averle prodotto.
“Mi verrà da ridere quando incontrerò tuo padre!!!”.
Voleva evidenziare la circostanza e, sebbene impercettibilmente, la ragazza abbassò ancor più il capo.
“Lo sapevo che ti sarebbe piaciuta. Avevo notato come la guardavi”.
Il compiacimento della moglie non nascondeva l’eccitazione che la voce rivelava.
“Questa è schiava da tempo. Chi l’avrebbe mai detto!!!”.
Il fatto che nelle frequentazioni della casa dell’amico lui avesse avuto vicina una schiava senza saperlo, lo divertì molto.
La mano tornò sul capezzolo per sentire un lamento più forte del precedente. Voleva iniziare subito a divertirsi con la giovane che qualche volta aveva pure accompagnato all’università incontrandola per strada la mattina presto.
“Pensavo di mettertelo subito in bocca, ma adesso mi voglio divertire per bene, prima. Prostrati ai miei piedi”.
Il movimento verso il basso fu fluido. Le ginocchia si allargarono ancora un poco, le braccia in avanti coi polsi uniti. La testa bene a terra con la fronte e la schiena incurvata bene per evidenziare il culo, per qualsiasi cosa il Padrone avesse voluto farci.
Conosceva le posizioni e sapeva usare bene il corpo per dare piacere alla vista del Padrone.
“Dammi lo scudiscio”.
Gli sarebbe bastato allungare la mano per farselo passare, tanto la moglie era vicina. Voleva però essere sentito dalla ragazza prostrata, in modo da alimentare la sua tensione nell’attesa della frustata, che lui ritardò abbastanza per far salire in lei il tipico timore di chi attende ciò che, col dolore, regalerà anche una scossa di piacere.
Anche lui ebbe una scossa al cazzo, al primo colpo sulle natiche esposte, dopo averle messo il piede sulla testa tenuto schiacciato forte, sicuro che non si sarebbe lamentata.
Il primo colpo è sempre il più bello.
In quel caso valse decisamente di più di quanto solitamente il primo colpo su una schiava nuova regala.
La ragazza, nuda, era ancora inginocchiata davanti a Matteo. La moglie aveva tolto il vassoio dalle mani della schiava che adesso aveva le mani appoggiate appena sopra le ginocchia.
Le cosce erano allargate abbastanza da fare vedere il sesso, ma non tanto da assumere una posizione volgare e sfacciata.
La schiena diritta evidenziava il seno di non generose misure, ma proporzionato rispetto al corpo magro e giovane.
La testa leggermente china.
Sembrava una kajira.
I casi erano due: o era stata educata bene da sua moglie ad assumere quella posizione, oppure era schiava da tempo, abbastanza da conoscere le posture tipiche.
Lo avrebbe capito meglio dalle movenze successive.
Intanto la posizione era foriera di grandi promesse.
Qualcosa nel tono di sua moglie che lo invitava a “scartare il regalo”, lo mise in sospetto, come se l’invito non fosse solo per liberare il viso della ragazza ed iniziare ad usare la bocca, cosa alla quale pensava già da quando l’aveva vista, immaginando di ordinare alla giovane di prendergli in bocca il cazzo.
Doveva esserci altro, ma non sapeva immaginare cosa. Non aveva mai visto, nelle schiave che avevano già avuto modo di usare, il tatuaggio sul seno che invece la giovane esponeva. Quindi la sorpresa non poteva essere una schiava particolarmente a lui nota e cara.
Guardò la moglie che continuava ad osservarlo divertita ed eccitata, trasmettendogli non solo complicità, ma anche il desiderio che facesse presto a levare il cappuccio perché voleva assistere alla sua sorpresa nel vedere la schiava.
A quel punto toccava a lui tenere sulle spine la moglie, avendone intuito il desiderio di vedergli scartato il regalo.
Con la mano accarezzò il corpo soffermandosi sul seno.
La ragazza era tesa, molto tesa, più di quanto sarebbe stato immaginabile in una schiava già abituata alla sottomissione.
Il tocco della sua mano doveva averla colta di sorpresa. Probabilmente anche lei si aspettava che le venisse tolto subito il cappuccio.
Matteo decise di tenere anche lei sulle spine ed impugnò un capezzolo, strizzando gradualmente.
Peccato non poter assistere alle smorfie di dolore, ma il fatto che la ragazza cercasse di compensare il dolore non certo con la fuga ma con una mossa del corpo verso il basso, lo eccitò. Poiché la schiava aveva subito passivamente il dolore muovendo istintivamente il corpo ma senza sottrarsi, gli diede conferma che non era novizia alla schiavitù. Quindi dietro alla tensione che avvertiva in lei ci doveva essere necessariamente un ben definito motivo.
Il piccolo lamento lo eccitò ancor di più.
La sua curiosità ormai era diventata incontenibile, forse maggiore della sua eccitazione. Tolse il cappuccio.
“Cazzo!!!!”
Restò con gli occhi aperti per la sorpresa. Recuperò subito e iniziò a guardare la schiava inginocchiata con altri occhi, notando l’imbarazzo, eccitato, in quelli di lei, seppur chinati subito.
“Erica!!!”.
Alla pronuncia del suo nome la ragazza abbassò ulteriormente il capo senza però scomporre il corpo. Vide rossore sulle guance. Anche negli occhi vide una luce particolare. Evidentemente la situazione di essere regalata schiava ad un amico di suo padre la eccitava moltissimo.
La mano di Matteo raggiunse la fica depilata della ragazza ed ebbe la innegabile testimonianza dell’eccitazione che la situazione doveva averle prodotto.
“Mi verrà da ridere quando incontrerò tuo padre!!!”.
Voleva evidenziare la circostanza e, sebbene impercettibilmente, la ragazza abbassò ancor più il capo.
“Lo sapevo che ti sarebbe piaciuta. Avevo notato come la guardavi”.
Il compiacimento della moglie non nascondeva l’eccitazione che la voce rivelava.
“Questa è schiava da tempo. Chi l’avrebbe mai detto!!!”.
Il fatto che nelle frequentazioni della casa dell’amico lui avesse avuto vicina una schiava senza saperlo, lo divertì molto.
La mano tornò sul capezzolo per sentire un lamento più forte del precedente. Voleva iniziare subito a divertirsi con la giovane che qualche volta aveva pure accompagnato all’università incontrandola per strada la mattina presto.
“Pensavo di mettertelo subito in bocca, ma adesso mi voglio divertire per bene, prima. Prostrati ai miei piedi”.
Il movimento verso il basso fu fluido. Le ginocchia si allargarono ancora un poco, le braccia in avanti coi polsi uniti. La testa bene a terra con la fronte e la schiena incurvata bene per evidenziare il culo, per qualsiasi cosa il Padrone avesse voluto farci.
Conosceva le posizioni e sapeva usare bene il corpo per dare piacere alla vista del Padrone.
“Dammi lo scudiscio”.
Gli sarebbe bastato allungare la mano per farselo passare, tanto la moglie era vicina. Voleva però essere sentito dalla ragazza prostrata, in modo da alimentare la sua tensione nell’attesa della frustata, che lui ritardò abbastanza per far salire in lei il tipico timore di chi attende ciò che, col dolore, regalerà anche una scossa di piacere.
Anche lui ebbe una scossa al cazzo, al primo colpo sulle natiche esposte, dopo averle messo il piede sulla testa tenuto schiacciato forte, sicuro che non si sarebbe lamentata.
Il primo colpo è sempre il più bello.
In quel caso valse decisamente di più di quanto solitamente il primo colpo su una schiava nuova regala.
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