Shopping al centro commerciale
di
Petulka
genere
orge
Petra si sentiva una regina quel pomeriggio. Gironzolava per il centro commerciale più nuovo della città, con le sue borse firmate e i tacchi che facevano "clack-clack" sul pavimento lucido. Indossava un vestino nero attillato che le saliva sopra le chiappe ogni volta che si piegava, una provocazione calcolata per sentirsi desiderata. Dopo aver speso un pacco di soldi alla faccia del marito, sentì lo stimolo. "Oddio, devo pisciare," pensò, cercando un bagno. Vide un cartello: "Nuova Ala - Servizi in costruzione". Curiosa e con la vescica che le esplodeva, decise di andare lì, magari era più tranquillo.
L'atmosfera cambiava subito. Il lusso vellutato del centro commerciale lasciava il posto a un odore di cemento, polvere e sudore. Corridoi semideserti, luci al neon che tremolavano, teli di plastica che coprivano i muri. Trovò il bagno, spartano, con piastrelle bianche e un odore chimico forte. Entrò in un cubicolo e si sedette sul water, tirando un sospiro di sollievo mentre faceva scorrere la pipì. Mentre si puliva, sentì delle voci roche e risate fuori dalla porta.
"Ué, ragazzi, sembra che abbiamo una visitatrice," disse una voce. "Ma che minchia ci fa una figa del genere qui? È persa?" rise un'altra.
Petra si gelò. Si alzò, si sistemò il vestito e aprì la porta del cubicolo. Lì, a bloccarle l'uscita, c'erano cinque operai. Erano grossi, sudati, con gli abiti da lavoro macchiati e gli sguardi da lupi affamati. La misero a soqquadro con gli occhi, spogliandola mentalmente.
"Ciao, bellezza. Ti sei persa?" le chiese il capo, un tipo sulla quarantina con la barba e uno sguardo cattivo. "N-no, solo... avevo bisogno del bagno," balbettò Petra, sentendo un brivido freddo le correre lungo la schiena, mescolato a un'eccitazione improvvisa e perversa.
"Beh, il bagno l'hai usato. Adesso paghi il pedaggio," disse un altro, più giovane, con un sorriso da idiota. "Che pedaggio?" chiese lei, la voce che tremava. "Questo," rispose il capo, e con un movimento fulmineo le afferrò un seno, stringendolo forte. "Che tette meravigliose, troia. Ci sono venute a trovare apposta, eh? Volevi un po' di cazzo vero, non quello dei ricconi che frequenti qui."
Prima che Petra potesse reagire, la presero. Una la spinse di nuovo dentro il cubicolo, mentre gli altri entravano chiudendo la porta a chiave. "S- state scherzando? Lasciatemi andare!" urlò, ma la sua protesta fu soffocata da una mano che le tappò la bocca.
"Stai zitta e goditi, puttana," sibilò il capo in orecchio. "Sei finita nel nido dei serpenti. E noi siamo arrapati come bestie."
Le strapparono il vestito. Lo stoffa si squarciò con un rumore secco. Petra si ritrovò nuda, con solo i tacchi ai piedi, tremante davanti a quei cinque corpi maschili che la circondavano. "Su, in ginocchio," le ordinò il capo, tirandola per i capelli. Petra cadde pesantemente sulle piastrelle fredde. "Apri quella bocca da succhiacazzi!"
Le infilò il cazzo in gola senza pietà. Petra soffocò, gli occhi che le uscivano dalle orbite, mentre lui la scopava violentemente in faccia. "Ghghgh... glub... glub..." era l'unico suono che le usciva. "Sì, troia, prendilo tutto! Ti piace il cazzo da operaio, eh? È più grosso di quello dei tuoi fidanzatini, vero?"
Mentre lei soffocava, un altro si mise alle sue spalle. Le allargò le cosce e le infilò due dritte nella figa, già bagnata nonostante la paura. "Guarda che fontana, ragazzi! Questa vacca è già pronta per essere montata." E senza preavviso, le sfondò la figa con il suo cazzo duro. "AHHHHH!" urlò Petra, un suono strozzato dal cazzo in gola.
Poi il terzo, quello più porco, le si mise dietro. Le sputò sul culo. "Ora ti apro anche questo buco, cagna." Con una spallata, se lo infilò tutto dentro. "AHHHHHHHHH, CAZZOOOOOOOO!" urlò Petra, un urlo di dolore puro che si trasformò subito in un gemito di piacere bestiale. Era piena, tre cazzi che la martellavano in sincrono.
"Sentite che troia! Gode come una maiala!" diceva quello che le stava nel culo, dandole degli schiaffi pesanti sulle chiappe che si arrossavano. "Sì, picchiami! Usatemi! Sfottetemi! Sono la vostra puttana!" sbava Petra, con gli occhi vitrei per l'eccitazione. Il suo corpo era un'altalena di orgasmi, uno dopo l'altro. "Vieni, vacca, spruzza tutta! Voglio vederti pisciare dalla figa!" le ordinava quello sotto di lei, pizzicandole il clito.
E Petra cede. Con un urlo che squarciava il silenzio del bagno, il suo corpo si contrasse in uno spasmo violento. "STO VENENDOOOOOO! CAZZO, STEEENDEEE!" urlò, e dalla sua figa uscì un getto potente, un'onda calda che inondò l'uomo sotto di lei e il pavimento. "MA CHE VACCA! HA SQUIRTATO DAPPERTUTTO!" ridacchiarono tutti.
La visione della sua sborra fu troppo per loro. Il primo, quello in gola, non ce la fece più. "Ti copro la faccia, puttana!" urlò, e le sborrò in bocca, un getto denso che le colò giù dalle labbra. Poi fu il turno di quello nel culo. "Ti riempio di sperma, troia!" gemette, e Petra sentì l'ano bruciare mentre lo riempiva. "AHHHH, SENTO LA TUA SBORRA NEL CULO!" urlò lei, mentre un altro orgasmo la scuoteva.
Infine quello sotto di lei. "Anche io vengo, vacca! Ti riempio la figa!" gridò, e Petra sentì l'utero inondarsi dal suo seme caldo. Quando si tirò fuori, dalla sua figa inondata iniziò a colare un rivolo di sperma. "Guardate che merda! È piena fino all'orlo!" rise uno, mentre gli ultimi due si avvicinavano.
Uno si accovacciò sul suo viso. "Apri la bocca, troia, voglio vederti ingoiare." Petra obbedì, esausta. Le sborrò in bocca, poi sul viso, nei capelli. L'ultimo, non sapendo dove sbattersi, si venne sulle sue tette, un rivolo bianco che le scese fino all'ombelico.
Petra era lì, a terra, un cumulo di carne sfondata, ricoperta di sborra da cima a fondo. Il corpo le tremava, la figa e il culo le dolgono, ma sul suo viso c'era un sorriso di pura soddisfazione. "Sì... così... usatemi... sono la vostra cagna..." sussurrò, mentre il capo le puliva il viso con il cazzo, facendole leccare l'ultima goccia di sperma.
"Fatti bella, puttana," le disse il capo, dandole uno schiaffo leggero sul culo. "Ora vatti a fare un altro giro. Forse ti capita di incontrare altri operai." Petra si rialzò, barcollando. Si rivestì con i brandelli del suo vestino e uscì dal bagno, tornando nel centro commerciale lussuoso. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare cosa era successo pochi minuti prima. Ma lei lo sapeva. Era la loro puttana. E per la prima volta in vita sua, si sentiva veramente viva.
L'atmosfera cambiava subito. Il lusso vellutato del centro commerciale lasciava il posto a un odore di cemento, polvere e sudore. Corridoi semideserti, luci al neon che tremolavano, teli di plastica che coprivano i muri. Trovò il bagno, spartano, con piastrelle bianche e un odore chimico forte. Entrò in un cubicolo e si sedette sul water, tirando un sospiro di sollievo mentre faceva scorrere la pipì. Mentre si puliva, sentì delle voci roche e risate fuori dalla porta.
"Ué, ragazzi, sembra che abbiamo una visitatrice," disse una voce. "Ma che minchia ci fa una figa del genere qui? È persa?" rise un'altra.
Petra si gelò. Si alzò, si sistemò il vestito e aprì la porta del cubicolo. Lì, a bloccarle l'uscita, c'erano cinque operai. Erano grossi, sudati, con gli abiti da lavoro macchiati e gli sguardi da lupi affamati. La misero a soqquadro con gli occhi, spogliandola mentalmente.
"Ciao, bellezza. Ti sei persa?" le chiese il capo, un tipo sulla quarantina con la barba e uno sguardo cattivo. "N-no, solo... avevo bisogno del bagno," balbettò Petra, sentendo un brivido freddo le correre lungo la schiena, mescolato a un'eccitazione improvvisa e perversa.
"Beh, il bagno l'hai usato. Adesso paghi il pedaggio," disse un altro, più giovane, con un sorriso da idiota. "Che pedaggio?" chiese lei, la voce che tremava. "Questo," rispose il capo, e con un movimento fulmineo le afferrò un seno, stringendolo forte. "Che tette meravigliose, troia. Ci sono venute a trovare apposta, eh? Volevi un po' di cazzo vero, non quello dei ricconi che frequenti qui."
Prima che Petra potesse reagire, la presero. Una la spinse di nuovo dentro il cubicolo, mentre gli altri entravano chiudendo la porta a chiave. "S- state scherzando? Lasciatemi andare!" urlò, ma la sua protesta fu soffocata da una mano che le tappò la bocca.
"Stai zitta e goditi, puttana," sibilò il capo in orecchio. "Sei finita nel nido dei serpenti. E noi siamo arrapati come bestie."
Le strapparono il vestito. Lo stoffa si squarciò con un rumore secco. Petra si ritrovò nuda, con solo i tacchi ai piedi, tremante davanti a quei cinque corpi maschili che la circondavano. "Su, in ginocchio," le ordinò il capo, tirandola per i capelli. Petra cadde pesantemente sulle piastrelle fredde. "Apri quella bocca da succhiacazzi!"
Le infilò il cazzo in gola senza pietà. Petra soffocò, gli occhi che le uscivano dalle orbite, mentre lui la scopava violentemente in faccia. "Ghghgh... glub... glub..." era l'unico suono che le usciva. "Sì, troia, prendilo tutto! Ti piace il cazzo da operaio, eh? È più grosso di quello dei tuoi fidanzatini, vero?"
Mentre lei soffocava, un altro si mise alle sue spalle. Le allargò le cosce e le infilò due dritte nella figa, già bagnata nonostante la paura. "Guarda che fontana, ragazzi! Questa vacca è già pronta per essere montata." E senza preavviso, le sfondò la figa con il suo cazzo duro. "AHHHHH!" urlò Petra, un suono strozzato dal cazzo in gola.
Poi il terzo, quello più porco, le si mise dietro. Le sputò sul culo. "Ora ti apro anche questo buco, cagna." Con una spallata, se lo infilò tutto dentro. "AHHHHHHHHH, CAZZOOOOOOOO!" urlò Petra, un urlo di dolore puro che si trasformò subito in un gemito di piacere bestiale. Era piena, tre cazzi che la martellavano in sincrono.
"Sentite che troia! Gode come una maiala!" diceva quello che le stava nel culo, dandole degli schiaffi pesanti sulle chiappe che si arrossavano. "Sì, picchiami! Usatemi! Sfottetemi! Sono la vostra puttana!" sbava Petra, con gli occhi vitrei per l'eccitazione. Il suo corpo era un'altalena di orgasmi, uno dopo l'altro. "Vieni, vacca, spruzza tutta! Voglio vederti pisciare dalla figa!" le ordinava quello sotto di lei, pizzicandole il clito.
E Petra cede. Con un urlo che squarciava il silenzio del bagno, il suo corpo si contrasse in uno spasmo violento. "STO VENENDOOOOOO! CAZZO, STEEENDEEE!" urlò, e dalla sua figa uscì un getto potente, un'onda calda che inondò l'uomo sotto di lei e il pavimento. "MA CHE VACCA! HA SQUIRTATO DAPPERTUTTO!" ridacchiarono tutti.
La visione della sua sborra fu troppo per loro. Il primo, quello in gola, non ce la fece più. "Ti copro la faccia, puttana!" urlò, e le sborrò in bocca, un getto denso che le colò giù dalle labbra. Poi fu il turno di quello nel culo. "Ti riempio di sperma, troia!" gemette, e Petra sentì l'ano bruciare mentre lo riempiva. "AHHHH, SENTO LA TUA SBORRA NEL CULO!" urlò lei, mentre un altro orgasmo la scuoteva.
Infine quello sotto di lei. "Anche io vengo, vacca! Ti riempio la figa!" gridò, e Petra sentì l'utero inondarsi dal suo seme caldo. Quando si tirò fuori, dalla sua figa inondata iniziò a colare un rivolo di sperma. "Guardate che merda! È piena fino all'orlo!" rise uno, mentre gli ultimi due si avvicinavano.
Uno si accovacciò sul suo viso. "Apri la bocca, troia, voglio vederti ingoiare." Petra obbedì, esausta. Le sborrò in bocca, poi sul viso, nei capelli. L'ultimo, non sapendo dove sbattersi, si venne sulle sue tette, un rivolo bianco che le scese fino all'ombelico.
Petra era lì, a terra, un cumulo di carne sfondata, ricoperta di sborra da cima a fondo. Il corpo le tremava, la figa e il culo le dolgono, ma sul suo viso c'era un sorriso di pura soddisfazione. "Sì... così... usatemi... sono la vostra cagna..." sussurrò, mentre il capo le puliva il viso con il cazzo, facendole leccare l'ultima goccia di sperma.
"Fatti bella, puttana," le disse il capo, dandole uno schiaffo leggero sul culo. "Ora vatti a fare un altro giro. Forse ti capita di incontrare altri operai." Petra si rialzò, barcollando. Si rivestì con i brandelli del suo vestino e uscì dal bagno, tornando nel centro commerciale lussuoso. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare cosa era successo pochi minuti prima. Ma lei lo sapeva. Era la loro puttana. E per la prima volta in vita sua, si sentiva veramente viva.
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