L'ascensore
di
Petulka
genere
orge
*** Dichiarazione liberatoria ***
Il presente racconto costituisce un’opera di fantasia. Eventuali riferimenti a persone, fatti, luoghi o circostanze reali sono da ritenersi puramente casuali e non intenzionali.
Tutti i personaggi ivi rappresentati sono da considerarsi maggiorenni e consenzienti in relazione a ogni azione o situazione descritta.
Qualsiasi interpretazione che attribuisca ai contenuti natura fattuale o rispondenza alla realtà è esclusa.
Ogni racconto derivante dalle fantasie è esclusivamente dedicato ad un pubblico adulto.
Questa dichiarazione ha valore per tutti i miei racconti precedenti e futuri.
Inoltre per qualsiasi commento relativo al racconto e fornirmi spunti per nuovi racconti vi prego di scrivere a:
petulka-cz@hotmail.com
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L'ascensore si bloccò con un sordo clang, seguito dal ronzio intermittente delle luci di emergenza. Per un attimo, l'unica cosa che si sentì fu il respiro collettivo, teso. Poi, l'uomo in fondo, il tipo tatuato con gli occhi da falco, sorrise. Non un sorriso di rassicurazione, ma uno smilzo ghigno di predatore che ha visto la preda cadere nella trappola.
"Che bella fortuna, eh ragazzi? Qualche compagnia."
Petra si strinse contro la parete di metallo freddo. L'odore nell'aria cambiò, da quello sterile di un ufficio a un odore maschile, di sudore e desiderio non detto. Il più giovane, un biondo con la faccia da teppista, si strofinò le mani. "Forte. E che fica."
"Chiamala come vuoi," sibilò l'uomo con gli occhi da falco, facendo un passo verso di lei. "Ma ora è nostra."
Non le diedero il tempo di reagire. Fu un'azione coordinata, un assalto. L'uomo massiccio e silenzioso le afferrò le braccia e le spinse contro la porta metallica, bloccandola. Il teppista biondo le si mise di fronte, le sue mani volgari le palparono i seni attraverso la camicia, stringendoli come fossero frutta matura.
"Mostrameli," ordinò, e con un gesto strappò la camicia, facendo volare i bottoni in giro. Il reggiseno di pizzo nero seguì a breve, strappato via con la stessa violenza. I suoi seni caddero liberi, i capezzoli già duri per il freddo e la paura. "Guarda che tette, ragazzi. Disposte a tutto."
"Vediamo se è vero," disse il quarto uomo, finora rimasto in ombra, con una voce roca che le fece venire la pelle d'oca. Si inginocchiò davanti a lei e, senza preamboli, le divaricò la gonna. Le sue dita si agganciarono alle mutandine di seta e le strapparono. Un lamento involontario sfuggì alle labbra di Petra mentre l'aria fredda le accarezzava la fica già umida.
L'uomo con gli occhi da falco le afferrò il mento, costringendola a sollevare lo sguardo. "Non ti piace, eh? Cagna bugiarda. Sei già bagnata come una puttana in calore." Per dimostrarglielo, l'uomo inginocchiato le infilò due dritte dentro, scoprendo quanto era eccitata. Le portò le dita alle labbra di Petra. "Lecca. Gusta la tua troiezza."
Mentre Petra, umiliata e eccitata, leccava il proprio succo, l'uomo con gli occhi da falco le sfilò il cazzo dai pantaloni. Era enorme, duro e con una vena spessa che pulsava sul lato. "Apritele la bocca," ordinò al teppista, che le prese i capelli e le tirò la testa all'indietro. Il cazzo la invase, spingendola fino in gola. Petra soffocò, gli lacrimarono gli occhi, ma lui non si fermò, iniziando a scoparle la bocca con colpi profondi e lenti. "Prenditelo tutto. Fai da brava."
La scena divenne un caos organizzato. Mentre un cazzo la violentava in bocca, l'uomo massiccio le si mise dietro, le allargò le natiche e le leccò il culo, preparandola. La sua lingua era ruvida, insistente, le infilò la punta dentro il buco del culo, facendola sussultare. "Questo culo è un invito a riempirlo," ringhiò.
"Prima la fica," grugnì il teppista biondo, che si era messo sotto di lei. La sollevò come se non pesasse nulla e la fece abbassare sul suo cazzo eretto. Petra si sentì divaricare, un piacere acuto che si mescolava al dolore della penetrazione forzata. Iniziò a saltare, guidata dalle mani forti che le stringevano i fianchi, mentre un altro cazzo continuava a leccarle il culo.
"Adesso il culo, troia!" L'uomo con gli occhi da falco era dietro di lei. Le spinse la testa a terra, sollevandole il culo. Sentì il suo cazzo appoggiarsi contro il suo buco più stretto. "Prendi questo cazzo nel culo." Con un urlo soffocato, Petra si sentì penetrare. Il dolore fu lancinante, ma si trasformò subito in un piacere osceno, sporco. Era piena. Un cazzo in fica, uno in culo. La doppia penetrazione la stava spezzando.
"Non basta! Vogliamo vedere che brava è!" urlò il teppista, mentre il cazzo dentro di lei si muoveva. Il quarto uomo si avvicinò al suo viso, masturbandosi furiosamente. "Apri la bocca, cagna. Voglio vedertela piena di sborra."
Petra era un oggetto, un recipiente di piacere. Le sue mani non erano più sue, ma le usavano per masturbare gli uomini che aspettavano il loro turno. I dialoghi volgari la riempivano, la umiliavano e la eccitavano ancora di più. "Sì, scopami, sfondami, sono una puttana, una cagna, usatemi!" urlava lei, tra un gemito e l'altro.
L'orgasmo la colpì come un treno. Un'ondata di piacere così violenta da farle perdere la vista. Il suo corpo si contrasse, la fica e il culo strinsero i cazzi che erano dentro di lei. Gridò, un suono animalesco che non era più suo. E mentre era ancora in preda alle convulsioni, sentì i primi getti caldi. L'uomo nel suo culo venne, riempiendola di sperma fino a farle traboccare. Poi quello nella sua fica. Poi quello sulla sua faccia, coprendola di sborra calda e densa che le colava dagli occhi e dalla bocca aperta. L'ultimo si sborrò sulle tette, sul ventre, ovunque.
Era un cum dumpster, ricoperta di fluidi, con i buchi che stillavano sperma. Ma non era finita. L'uomo con gli occhi da falco la prese per i capelli, la costrinse a guardarlo. "Non sei ancora soddisfatta, vero? Voglio vederti pisciare come la cagna che sei."
Umiliata fino alle ossa, ma completamente in preda al delirio, Petra si lasciò andare. Un getto caldo e dorato le schizzò dalla fica, bagnando le sue cosce e il pavimento. Mentre pisciava, sentì un'altra ondata di piacere montare, uno squirting potente che si mescolò alla pipì, un fiume di eccitazione che la lasciò esanime e tremante.
Lasciata in un mare di sperma, pipì e sudore, Petra giaceva sul pavimento dell'ascensore. I quattro uomini la guardarono, i loro cazzi ormai flaccidi. Quando l'ascensore ripartì con un ding, nessuno si mosse. La portarono con sé, lasciandola lì, un trofeo sporco e usato del loro gioco.
Il presente racconto costituisce un’opera di fantasia. Eventuali riferimenti a persone, fatti, luoghi o circostanze reali sono da ritenersi puramente casuali e non intenzionali.
Tutti i personaggi ivi rappresentati sono da considerarsi maggiorenni e consenzienti in relazione a ogni azione o situazione descritta.
Qualsiasi interpretazione che attribuisca ai contenuti natura fattuale o rispondenza alla realtà è esclusa.
Ogni racconto derivante dalle fantasie è esclusivamente dedicato ad un pubblico adulto.
Questa dichiarazione ha valore per tutti i miei racconti precedenti e futuri.
Inoltre per qualsiasi commento relativo al racconto e fornirmi spunti per nuovi racconti vi prego di scrivere a:
petulka-cz@hotmail.com
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L'ascensore si bloccò con un sordo clang, seguito dal ronzio intermittente delle luci di emergenza. Per un attimo, l'unica cosa che si sentì fu il respiro collettivo, teso. Poi, l'uomo in fondo, il tipo tatuato con gli occhi da falco, sorrise. Non un sorriso di rassicurazione, ma uno smilzo ghigno di predatore che ha visto la preda cadere nella trappola.
"Che bella fortuna, eh ragazzi? Qualche compagnia."
Petra si strinse contro la parete di metallo freddo. L'odore nell'aria cambiò, da quello sterile di un ufficio a un odore maschile, di sudore e desiderio non detto. Il più giovane, un biondo con la faccia da teppista, si strofinò le mani. "Forte. E che fica."
"Chiamala come vuoi," sibilò l'uomo con gli occhi da falco, facendo un passo verso di lei. "Ma ora è nostra."
Non le diedero il tempo di reagire. Fu un'azione coordinata, un assalto. L'uomo massiccio e silenzioso le afferrò le braccia e le spinse contro la porta metallica, bloccandola. Il teppista biondo le si mise di fronte, le sue mani volgari le palparono i seni attraverso la camicia, stringendoli come fossero frutta matura.
"Mostrameli," ordinò, e con un gesto strappò la camicia, facendo volare i bottoni in giro. Il reggiseno di pizzo nero seguì a breve, strappato via con la stessa violenza. I suoi seni caddero liberi, i capezzoli già duri per il freddo e la paura. "Guarda che tette, ragazzi. Disposte a tutto."
"Vediamo se è vero," disse il quarto uomo, finora rimasto in ombra, con una voce roca che le fece venire la pelle d'oca. Si inginocchiò davanti a lei e, senza preamboli, le divaricò la gonna. Le sue dita si agganciarono alle mutandine di seta e le strapparono. Un lamento involontario sfuggì alle labbra di Petra mentre l'aria fredda le accarezzava la fica già umida.
L'uomo con gli occhi da falco le afferrò il mento, costringendola a sollevare lo sguardo. "Non ti piace, eh? Cagna bugiarda. Sei già bagnata come una puttana in calore." Per dimostrarglielo, l'uomo inginocchiato le infilò due dritte dentro, scoprendo quanto era eccitata. Le portò le dita alle labbra di Petra. "Lecca. Gusta la tua troiezza."
Mentre Petra, umiliata e eccitata, leccava il proprio succo, l'uomo con gli occhi da falco le sfilò il cazzo dai pantaloni. Era enorme, duro e con una vena spessa che pulsava sul lato. "Apritele la bocca," ordinò al teppista, che le prese i capelli e le tirò la testa all'indietro. Il cazzo la invase, spingendola fino in gola. Petra soffocò, gli lacrimarono gli occhi, ma lui non si fermò, iniziando a scoparle la bocca con colpi profondi e lenti. "Prenditelo tutto. Fai da brava."
La scena divenne un caos organizzato. Mentre un cazzo la violentava in bocca, l'uomo massiccio le si mise dietro, le allargò le natiche e le leccò il culo, preparandola. La sua lingua era ruvida, insistente, le infilò la punta dentro il buco del culo, facendola sussultare. "Questo culo è un invito a riempirlo," ringhiò.
"Prima la fica," grugnì il teppista biondo, che si era messo sotto di lei. La sollevò come se non pesasse nulla e la fece abbassare sul suo cazzo eretto. Petra si sentì divaricare, un piacere acuto che si mescolava al dolore della penetrazione forzata. Iniziò a saltare, guidata dalle mani forti che le stringevano i fianchi, mentre un altro cazzo continuava a leccarle il culo.
"Adesso il culo, troia!" L'uomo con gli occhi da falco era dietro di lei. Le spinse la testa a terra, sollevandole il culo. Sentì il suo cazzo appoggiarsi contro il suo buco più stretto. "Prendi questo cazzo nel culo." Con un urlo soffocato, Petra si sentì penetrare. Il dolore fu lancinante, ma si trasformò subito in un piacere osceno, sporco. Era piena. Un cazzo in fica, uno in culo. La doppia penetrazione la stava spezzando.
"Non basta! Vogliamo vedere che brava è!" urlò il teppista, mentre il cazzo dentro di lei si muoveva. Il quarto uomo si avvicinò al suo viso, masturbandosi furiosamente. "Apri la bocca, cagna. Voglio vedertela piena di sborra."
Petra era un oggetto, un recipiente di piacere. Le sue mani non erano più sue, ma le usavano per masturbare gli uomini che aspettavano il loro turno. I dialoghi volgari la riempivano, la umiliavano e la eccitavano ancora di più. "Sì, scopami, sfondami, sono una puttana, una cagna, usatemi!" urlava lei, tra un gemito e l'altro.
L'orgasmo la colpì come un treno. Un'ondata di piacere così violenta da farle perdere la vista. Il suo corpo si contrasse, la fica e il culo strinsero i cazzi che erano dentro di lei. Gridò, un suono animalesco che non era più suo. E mentre era ancora in preda alle convulsioni, sentì i primi getti caldi. L'uomo nel suo culo venne, riempiendola di sperma fino a farle traboccare. Poi quello nella sua fica. Poi quello sulla sua faccia, coprendola di sborra calda e densa che le colava dagli occhi e dalla bocca aperta. L'ultimo si sborrò sulle tette, sul ventre, ovunque.
Era un cum dumpster, ricoperta di fluidi, con i buchi che stillavano sperma. Ma non era finita. L'uomo con gli occhi da falco la prese per i capelli, la costrinse a guardarlo. "Non sei ancora soddisfatta, vero? Voglio vederti pisciare come la cagna che sei."
Umiliata fino alle ossa, ma completamente in preda al delirio, Petra si lasciò andare. Un getto caldo e dorato le schizzò dalla fica, bagnando le sue cosce e il pavimento. Mentre pisciava, sentì un'altra ondata di piacere montare, uno squirting potente che si mescolò alla pipì, un fiume di eccitazione che la lasciò esanime e tremante.
Lasciata in un mare di sperma, pipì e sudore, Petra giaceva sul pavimento dell'ascensore. I quattro uomini la guardarono, i loro cazzi ormai flaccidi. Quando l'ascensore ripartì con un ding, nessuno si mosse. La portarono con sé, lasciandola lì, un trofeo sporco e usato del loro gioco.
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