Petra Croft - La fossa della sodomia
di
Petulka
genere
orge
*** Dichiarazione liberatoria ***
Il presente racconto costituisce un’opera di fantasia. Eventuali riferimenti a persone, fatti, luoghi o circostanze reali sono da ritenersi puramente casuali e non intenzionali.
Tutti i personaggi ivi rappresentati sono da considerarsi maggiorenni e consenzienti in relazione a ogni azione o situazione descritta.
Qualsiasi interpretazione che attribuisca ai contenuti natura fattuale o rispondenza alla realtà è esclusa.
Ogni racconto derivante dalle fantasie è esclusivamente dedicato ad un pubblico adulto.
Questa dichiarazione ha valore per tutti i miei racconti precedenti e futuri.
Inoltre per qualsiasi commento relativo al racconto e fornirmi spunti per nuovi racconti vi prego di scrivere a:
petulka-cz@hotmail.com
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Questa volta, Petra Croft non cercava rovine, ma leggende. La leggenda della Fossa della Sodomia, un baratro vulcanico dove, si diceva, i desideri più proibiti prendessero forma. Indossava una tuta di lattice nero, lucida e attillata, che le si incollava addosso come una seconda pelle, evidenziando ogni curva, ogni centimetro del suo corpo da troia. Stivali alti fino alla coscia e niente sotto. "Oggi non vengo a cacciare tesori," mormorò all'imbocco della voragine, "vengo a essere il tesoro."
Il sentiero scendeva in un incubo di pietra nera e vapore acido. Ma l'aria era anche carica di un'altra cosa: un odore di sudore, di sperma, di brama pura. Arrivò in una grotta circolare, illuminata da venature di magma incandescente che pulsavano come arterie. E al centro, non un idolo, ma un'orgia. Decine di uomini, creature quasi bestiali, muscolose e sudate, erano intrecciati in un'orgia di pura lussuria. Erano i Discesi, quelli che avevano cercato la fossa e non erano mai più risaliti, trasformati in schiavi del piacere.
Quando Petra apparve, tutti si fermarono. Dozzine di occhi si fissarono su di lei, e dozzine di cazzi si indurirono all'istante. "Guardate che pezzo di troia è arrivata," ringhiò uno, un gigante barbuto con un cazzo spesso come il suo avambraccio. "Sembra una cagna in calore. È venuta a farsi scopare da veri uomini, eh, puttana?" Petra sorrise, un sorriso da predatrice. "Siete voi quelli che mi devono scopare. Non vedo l'ora che mi riempiate come una fontana," disse, aprendo la tuta al cavallo e mostrando la figa già bagnata e pulita. "Chi viene primo a rompermi?"
Non ebbero bisogno di chiederlo due volte. La circondarono, le loro mani ruvide che le strappavano la tuta di lattice, lasciandola nuda e vulnerabile al centro del cerchio. "Prendetela! È nostra!" urlò uno. La gettarono a terra su una roccia liscia e calda. Il gigante barbuto la sollevò a gambe aperte e la infilò tutta con un colpo secco. "AAAAHHHH! SÌ! COSÌ! SFONDAMELA, PORCO!" urlò Petra, sentendo la figa leccarsi di fuoco. Un altro si inginocchiò accanto alla sua testa e le infilò il cazzo in gola, bloccandole le urla. "Succhialo, troia! Inghiottitelo tutto!"
La misero a quattro zampe. La posizione la rese solo più esposta, più disponibile. Sentì le sue chiappe essere spalancate e un cazzo le entrò nel culo con una violenza che le tolse il fiato. "DUE! SONO RIEMPIA DA DUE PORCI! PIÙ FORTE! FATTEMI SENTIRE LA VOSTRA ROBA DENTRO!" gemeva, il corpo che ondeggiava al ritmo delle doppie penetrazioni selvagge. Ma la sua fame era insaziabile. "ANCORA! VOGLIO ALTRO CAZZO! VOGLIO ESSERE TUTTA UN SOLO BUCCO!"
Un terzo uomo si sdraiò sotto di lei. Con una fatica sovrumana, le allargarono la fica già piena del cazzo del gigante e le infilarono anche il suo. Petra emise un urlo straziato di puro piacere. DUE CAZZI IN FICA E UNO NEL CULO. La sua patata si sentiva stirata fino a strapparsi, il dolore era un'ecstasy. "SI! COSÌ! SONO UNA TROBA DA SCOPARE! USATEMI! ROMPETEMI!" Il suo corpo si contorceva, preso da orgasmi che la scuotevano come scosse di terremoto. Sentì la pressione montare, un calore esplosivo che partiva dalla pancia. "VENGO! VENGO COME UNA CAGNA! AAAAHHHHHHHH!" urlò, e uno squirt potentissimo le schizzò fuori dalla fica, bagnando le gambe degli uomini che la scopavano. "LA TROIA STA VENENDO! ANNEGATELA NELLA SUA SBORRA!" le gridarono, continuando a sodomizzarla.
Ma lei voleva ancora di più. Voleva la distruzione totale. "METETENE UN ALTRO! VOGLIO UN QUARTO CAZZO! IN BOCCA! VOGLIO ESSERE IMPALATA DA TUTTI!" riuscì a dire. Un quarto uomo le si mise davanti, le afferrò la testa e le infilò il cazzo in gola fino alle palle. Petra Croft era ora un oggetto, un giocattolo del sesso impalato su quattro aste. Non poteva muoversi, non poteva respirare, poteva solo sentire. Sentire i quattro cazzi che la possedevano, che la usavano, che la trasformavano in un ammasso di carne ansimante.
Gli orgasmi non si fermavano più. Erano un'onda continua, un'esplosione perpetua che le liquefaceva il cervello. Era uin preda a convulsioni orgasmiche che gli facevano tremare tutto il corpo fino a farle perdere il controllo della sua vescica contemporaneamente ad un altro incredibile orgasmo... "VENGOOOOOOOOOOOO......" gridò con le ultime forze rilassandosi a tal punto da non controllare neppure la sua vescica e un getto caldo e dorato le schizzò dalla figa, mescolandosi con lo squirt e col sudore. I porci la insultavano, la chiamavano cagna, puttana, ninfomane, e ogni parola la faceva venire di più. "SEI LA PIU' GRANDE TROIA DEL MONDO!!".
Poi sentì i loro corpi irrigidirsi. La sborrata fu un'apocalisse. Uno dopo l'altro, vennero. Il gigante le riempì la fica di un getto così abbondante da farle strabordare. Il secondo le inondò il culo di sperma caldo. Il terzo le venne in bocca, costringendola a inghiottare. E il quarto, non avendo più buchi liberi, si tirò via e le schizzò addosso, coprendole il viso, le tette, i capelli. Petra crollò a terra, riversa in una pozza di sperma, di pipì e dei suoi stessi umori. Era svenuta, annientata, distrutta.
Quando si risvegliò, era sola. Ma non per molto. Dalle tenebre, emersero nuove figure. Erano i Primitivi, i veri guardiani della fossa, esseri umanoidi coperti di peluria, con occhi da bestia e cazzi ancora più grandi e deformi dei Discesi. Uno di loro la afferrò per una caviglia, trascinandola verso di sé. Petra, troppo debole per lottare, poté solo gemere. "No... per favore... non ce la faccio più..."
Ma il Primitivo non le rispose. Le allargò le gambe con una forza brutale e le infilò il suo cazzo mostruoso nella figa già devastata. Petra urlò, una voce roca e spezzata. Poi un secondo le si mise dietro, le infilò il cazzo nel culo. Un terzo le riempì la bocca. E un quarto, uno spettacolo di perversione, le mise il suo cazzo tra le tette, inculandole lo sterno. La quadrupla penetrazione la possedeva di nuovo. Ma questa volta era diverso. Era più lento, più profondo, più possedente. Ogni colpo era una dichiarazione di potere. Petra non urlava più. Piangeva. Lacrime di pura, inimmaginabile estasi. Le sborrate dei Primitivi erano come un fiume di lava, un'infusione di calore primordiale che la bruciava e la purificava.
Quando finirono, Petra era un guscio vuoto. Ma dal fondo di quell'abisso di piacere, una nuova consapevolezza nacque. Si alzò, zoppicando, il corpo coperto di segni e di umori. Si guardò intorno, nella grotta vuota. E per la prima volta, non fu lei la preda. Lei era la regina di quell'inferno. "Allora," sussurrò, la voce un sibilo di sfida. "Chi è il prossimo a venire a baciare i piedi della sua dea?"
Il presente racconto costituisce un’opera di fantasia. Eventuali riferimenti a persone, fatti, luoghi o circostanze reali sono da ritenersi puramente casuali e non intenzionali.
Tutti i personaggi ivi rappresentati sono da considerarsi maggiorenni e consenzienti in relazione a ogni azione o situazione descritta.
Qualsiasi interpretazione che attribuisca ai contenuti natura fattuale o rispondenza alla realtà è esclusa.
Ogni racconto derivante dalle fantasie è esclusivamente dedicato ad un pubblico adulto.
Questa dichiarazione ha valore per tutti i miei racconti precedenti e futuri.
Inoltre per qualsiasi commento relativo al racconto e fornirmi spunti per nuovi racconti vi prego di scrivere a:
petulka-cz@hotmail.com
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Questa volta, Petra Croft non cercava rovine, ma leggende. La leggenda della Fossa della Sodomia, un baratro vulcanico dove, si diceva, i desideri più proibiti prendessero forma. Indossava una tuta di lattice nero, lucida e attillata, che le si incollava addosso come una seconda pelle, evidenziando ogni curva, ogni centimetro del suo corpo da troia. Stivali alti fino alla coscia e niente sotto. "Oggi non vengo a cacciare tesori," mormorò all'imbocco della voragine, "vengo a essere il tesoro."
Il sentiero scendeva in un incubo di pietra nera e vapore acido. Ma l'aria era anche carica di un'altra cosa: un odore di sudore, di sperma, di brama pura. Arrivò in una grotta circolare, illuminata da venature di magma incandescente che pulsavano come arterie. E al centro, non un idolo, ma un'orgia. Decine di uomini, creature quasi bestiali, muscolose e sudate, erano intrecciati in un'orgia di pura lussuria. Erano i Discesi, quelli che avevano cercato la fossa e non erano mai più risaliti, trasformati in schiavi del piacere.
Quando Petra apparve, tutti si fermarono. Dozzine di occhi si fissarono su di lei, e dozzine di cazzi si indurirono all'istante. "Guardate che pezzo di troia è arrivata," ringhiò uno, un gigante barbuto con un cazzo spesso come il suo avambraccio. "Sembra una cagna in calore. È venuta a farsi scopare da veri uomini, eh, puttana?" Petra sorrise, un sorriso da predatrice. "Siete voi quelli che mi devono scopare. Non vedo l'ora che mi riempiate come una fontana," disse, aprendo la tuta al cavallo e mostrando la figa già bagnata e pulita. "Chi viene primo a rompermi?"
Non ebbero bisogno di chiederlo due volte. La circondarono, le loro mani ruvide che le strappavano la tuta di lattice, lasciandola nuda e vulnerabile al centro del cerchio. "Prendetela! È nostra!" urlò uno. La gettarono a terra su una roccia liscia e calda. Il gigante barbuto la sollevò a gambe aperte e la infilò tutta con un colpo secco. "AAAAHHHH! SÌ! COSÌ! SFONDAMELA, PORCO!" urlò Petra, sentendo la figa leccarsi di fuoco. Un altro si inginocchiò accanto alla sua testa e le infilò il cazzo in gola, bloccandole le urla. "Succhialo, troia! Inghiottitelo tutto!"
La misero a quattro zampe. La posizione la rese solo più esposta, più disponibile. Sentì le sue chiappe essere spalancate e un cazzo le entrò nel culo con una violenza che le tolse il fiato. "DUE! SONO RIEMPIA DA DUE PORCI! PIÙ FORTE! FATTEMI SENTIRE LA VOSTRA ROBA DENTRO!" gemeva, il corpo che ondeggiava al ritmo delle doppie penetrazioni selvagge. Ma la sua fame era insaziabile. "ANCORA! VOGLIO ALTRO CAZZO! VOGLIO ESSERE TUTTA UN SOLO BUCCO!"
Un terzo uomo si sdraiò sotto di lei. Con una fatica sovrumana, le allargarono la fica già piena del cazzo del gigante e le infilarono anche il suo. Petra emise un urlo straziato di puro piacere. DUE CAZZI IN FICA E UNO NEL CULO. La sua patata si sentiva stirata fino a strapparsi, il dolore era un'ecstasy. "SI! COSÌ! SONO UNA TROBA DA SCOPARE! USATEMI! ROMPETEMI!" Il suo corpo si contorceva, preso da orgasmi che la scuotevano come scosse di terremoto. Sentì la pressione montare, un calore esplosivo che partiva dalla pancia. "VENGO! VENGO COME UNA CAGNA! AAAAHHHHHHHH!" urlò, e uno squirt potentissimo le schizzò fuori dalla fica, bagnando le gambe degli uomini che la scopavano. "LA TROIA STA VENENDO! ANNEGATELA NELLA SUA SBORRA!" le gridarono, continuando a sodomizzarla.
Ma lei voleva ancora di più. Voleva la distruzione totale. "METETENE UN ALTRO! VOGLIO UN QUARTO CAZZO! IN BOCCA! VOGLIO ESSERE IMPALATA DA TUTTI!" riuscì a dire. Un quarto uomo le si mise davanti, le afferrò la testa e le infilò il cazzo in gola fino alle palle. Petra Croft era ora un oggetto, un giocattolo del sesso impalato su quattro aste. Non poteva muoversi, non poteva respirare, poteva solo sentire. Sentire i quattro cazzi che la possedevano, che la usavano, che la trasformavano in un ammasso di carne ansimante.
Gli orgasmi non si fermavano più. Erano un'onda continua, un'esplosione perpetua che le liquefaceva il cervello. Era uin preda a convulsioni orgasmiche che gli facevano tremare tutto il corpo fino a farle perdere il controllo della sua vescica contemporaneamente ad un altro incredibile orgasmo... "VENGOOOOOOOOOOOO......" gridò con le ultime forze rilassandosi a tal punto da non controllare neppure la sua vescica e un getto caldo e dorato le schizzò dalla figa, mescolandosi con lo squirt e col sudore. I porci la insultavano, la chiamavano cagna, puttana, ninfomane, e ogni parola la faceva venire di più. "SEI LA PIU' GRANDE TROIA DEL MONDO!!".
Poi sentì i loro corpi irrigidirsi. La sborrata fu un'apocalisse. Uno dopo l'altro, vennero. Il gigante le riempì la fica di un getto così abbondante da farle strabordare. Il secondo le inondò il culo di sperma caldo. Il terzo le venne in bocca, costringendola a inghiottare. E il quarto, non avendo più buchi liberi, si tirò via e le schizzò addosso, coprendole il viso, le tette, i capelli. Petra crollò a terra, riversa in una pozza di sperma, di pipì e dei suoi stessi umori. Era svenuta, annientata, distrutta.
Quando si risvegliò, era sola. Ma non per molto. Dalle tenebre, emersero nuove figure. Erano i Primitivi, i veri guardiani della fossa, esseri umanoidi coperti di peluria, con occhi da bestia e cazzi ancora più grandi e deformi dei Discesi. Uno di loro la afferrò per una caviglia, trascinandola verso di sé. Petra, troppo debole per lottare, poté solo gemere. "No... per favore... non ce la faccio più..."
Ma il Primitivo non le rispose. Le allargò le gambe con una forza brutale e le infilò il suo cazzo mostruoso nella figa già devastata. Petra urlò, una voce roca e spezzata. Poi un secondo le si mise dietro, le infilò il cazzo nel culo. Un terzo le riempì la bocca. E un quarto, uno spettacolo di perversione, le mise il suo cazzo tra le tette, inculandole lo sterno. La quadrupla penetrazione la possedeva di nuovo. Ma questa volta era diverso. Era più lento, più profondo, più possedente. Ogni colpo era una dichiarazione di potere. Petra non urlava più. Piangeva. Lacrime di pura, inimmaginabile estasi. Le sborrate dei Primitivi erano come un fiume di lava, un'infusione di calore primordiale che la bruciava e la purificava.
Quando finirono, Petra era un guscio vuoto. Ma dal fondo di quell'abisso di piacere, una nuova consapevolezza nacque. Si alzò, zoppicando, il corpo coperto di segni e di umori. Si guardò intorno, nella grotta vuota. E per la prima volta, non fu lei la preda. Lei era la regina di quell'inferno. "Allora," sussurrò, la voce un sibilo di sfida. "Chi è il prossimo a venire a baciare i piedi della sua dea?"
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