La rapina - Cap.4

di
genere
incesti

*** Dichiarazione liberatoria ***
Il presente racconto costituisce un’opera di fantasia. Eventuali riferimenti a persone, fatti, luoghi o circostanze reali sono da ritenersi puramente casuali e non intenzionali.
Tutti i personaggi ivi rappresentati sono da considerarsi maggiorenni e consenzienti in relazione a ogni azione o situazione descritta.
Qualsiasi interpretazione che attribuisca ai contenuti natura fattuale o rispondenza alla realtà è esclusa.
Ogni racconto derivante dalle fantasie è esclusivamente dedicato ad un pubblico adulto.
Questa dichiarazione ha valore per tutti i miei racconti precedenti e futuri.
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L'alba era ancora un lontano pensiero, un grigio tenue che si faceva strada tra le tende. Nella camera da letto, l'odore del sesso era un mantello pesante, quasi tangibile. Petra era distesa sul letto, il corpo un tempio rovinato e adorato. Ogni muscolo era dolente, ogni centimetro di pelle portava il ricordo di quella notte. Ma non c'era stanchezza nei suoi occhi, solo una fame che era stata saziata solo momentaneamente. Accanto a lei, suo figlio si era rialzato, il suo cazzo già di nuovo duro, una testimonianza della sua giovane virilità e del potere che ora deteneva.

"Mamma," le disse, la voce roca ma carica di un'autorità nuova. "Non basta."

Petra sorrise, un sorriso di troia complice. "Lo so, tesoro. Non basterà mai."

"Voglio che ti vedano," continuò lui, un'idea folle e geniale che gli si era accesa in mente. "Voglio che i miei amici vedano che puttana sei. Voglio che ti usino tutti."

Le parole la colpirono come una scossa elettrica. L'umiliazione, l'esposizione, la perdita totale di controllo. Era tutto ciò che desiderava. "Sì," sussurrò, la voce tremante di eccitazione. "Sì, chiamali. Chiama tutti."

Il figlio prese il suo telefono, sbloccò lo schermo e compose un numero. "Ehi, Luca... Sì, sono io. Ascolta, non fare domande. Prendi Marco e Davide e venite subito a casa mia. No, i miei non ci sono... beh, non proprio. C'è una sorpresa. Una troia che aspetta di essere scopata. Sì, sto scherzando, coglione. Forse. Arrivate e vedete. E portate il cazzo duro." Riattaccò senza dare tempo di risposte, poi chiamò un altro amico, e poi un altro. In pochi minuti, il palcoscenico era pronto.

Mentre aspettavano, il figlio non era fermo. Si gettò su di lei, le allargò le gambe e la ricominciò a scopare con rabbia, come per marcare il territorio prima dell'arrivo del branco. Petra gemeva, le sue mani che gli graffiavano la schiena, il suo corpo già pronto per un'altra ondata di piacere.

Fu in quel momento che un lamento proveniente dal pavimento attirò la loro attenzione. Suo marito si stava risvegliando. Si mise a sedere, tenendosi la testa, gli occhi che si sforzavano di mettere a fuoco la scena. Vide sua moglie nuda, le gambe aperte, con il figlio che la scopava. Il ricordo tornò tutto in un'onda, e con esso, un'orrore così puro da quasi paralizzarlo. "No... no, per favore..." gemeva, incapace di alzarsi.

Il figlio lo guardò con un sorriso di disprezzo. "Guarda e impara, vecchio. Guarda come si soddisfa una vera donna."

Poi, il suono del campanello. Erano arrivati.

Il figlio si alzò, lasciando Petra ansimante sul letto. "Andate a prendere la troia," disse ai suoi amici che erano entrati in camera. Erano tre ragazzi di diciannove anni, con gli occhi sgranati e i sorrisi stupidi che si trasformarono in maschere di bramosa sorpresa quando videro Petra nuda e disponibile sul letto.

"Mamma mia... ma è la tua madre?" chiese Luca, il più audace.

"La mia puttana," corresse il figlio. "E se non la scopate, siete dei froci."

Quell'invito fu tutto ciò di cui avevano bisogno. In un attimo, la camera si riempì di corpi giovani, nudi e eccitati. Petra si sentì l'oggetto di tutti i loro desideri, il centro del loro universo. La presero, la girarono, la manipolarono come una bambola di pezza.

"Allora, signora, vediamo se regge a tre cazzi alla volta," disse Marco, posizionandosi sotto di lei e infilandole il cazzo in fica.

Petra urlò di piacere. Poi, Davide si inginocchiò dietro di lei e le infilò il suo cazzo nel culo. La doppia penetrazione la fece impazzire. Ma non era abbastanza.

"Un altro!" gridò. "Un altro cazzo nella fica! Voglio due cazzi nella fica!"

Non c'era bisogno di ripeterlo due volte. Luca si mise sopra di lei, e con un po' di fatica e un gemito di Petra, riuscì a infilare il suo cazzo nella fica già occupata. Petra urlò, un urlo di pura agonia estatica. Due cazzi che la stiravano, che la sfregavano dall'interno. Era piena, era scoppiare, era in paradiso.

C'era ancora un amico, un quarto ragazzo, che non sapeva dove mettersi. Allora, Petra, con gli occhi pieni di lacrime di gioia, prese il suo cazzo e lo strinse tra i suoi seni. "Scopami le tette," gli ordinò. "Sborrami in faccia."

E così iniziò l'orgia. Quattro cazzi dentro di lei, uno per ogni orifizio disponibile e due nella sua fica già stracolma. Lei era un'ammiraglia di carne, un'orchestra di piacere. I ragazzi la scopavano con l'energia bruta e inesperta della loro età, insultandola, chiamandola troia, puttana, cagna, mentre lei li incitava, urlando parolacce che non avrebbe mai immaginato di poter dire.

"SIÌ, SCOPIATEMI! TUTTI! SONO VOSTRA! PIÙ FORTE! ROMPETEMI! SBORRATEMI DENTRO, SBORRATEMI OVUNQUE! VOGLIO ESSERE UNA LAGNA DI SPERMA!"

Suo marito, finalmente riuscito a mettersi in piedi, appoggiato alla parete, guardava la scena. Non era più un uomo. Era un'ombra, un fantasma che assisteva alla propria sepoltura. Vide sua moglie, la donna che amava, godere come una bestia sotto i cazzi di suo figlio e dei suoi amici. Vide il suo volto contorto in un orgasmo dopo l'altro, le sue urla che chiedevano ancora, ancora. E in quel momento, qualcosa dentro di lui si ruppe per sempre. Scivolò lungo il muro fino a sedersi per terra, lo sguardo vuoto, la mente distrutta.

Intanto, l'orgasmo finale stava montando. Petra sentiva i cazzi indurirsi dentro di lei, sentiva i corpi dei ragazzi tendersi. "VENITE! VENITE CON ME! SONO TUTTA VOSTRA..VENGOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!"

E vennero. Tutti insieme. Una raffica di sborra calda e densa la riempì da ogni parte. La fica, il culo, la bocca, il viso, i seni. Si sentì annegare nel loro seme, e l'idea di essere così completamente posseduta, così completamente inondata, la fece esplodere nell'orgasmo più grande della sua vita. Un urlo primordio che le strappò la gola, mentre il suo corpo si contorceva in convulsioni e poi crollò, esanime, sul letto, un cumulo di carne e sborra soddisfatta.

I ragazzi, esaunti, caddero attorno a lei, ridendo e ansimando. Il figlio si avvicinò, le carezzò i capelli incollati di sborra. "L'hai vista, papà? L'hai vista godere?"

Ma suo marito non rispose. Guardava il vuoto, la sua anima era fuggita da quel corpo, da quella camera, da quella casa che era diventata un inferno. E Petra, nel suo sonno profondo, sorrise. Aveva ottenuto tutto. Aveva perso tutto. E non si era mai sentita così completa.
scritto il
2025-11-17
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