Il circo - Cap.4

di
genere
orge

*** Dichiarazione liberatoria ***
Il presente racconto costituisce un’opera di fantasia. Eventuali riferimenti a persone, fatti, luoghi o circostanze reali sono da ritenersi puramente casuali e non intenzionali.
Tutti i personaggi ivi rappresentati sono da considerarsi maggiorenni e consenzienti in relazione a ogni azione o situazione descritta.
Qualsiasi interpretazione che attribuisca ai contenuti natura fattuale o rispondenza alla realtà è esclusa.
Ogni racconto derivante dalle fantasie è esclusivamente dedicato ad un pubblico adulto.
Questa dichiarazione ha valore per tutti i miei racconti precedenti e futuri.
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Petra era un'ombra tremante sul terreno sabbioso dell'arena, un abbozzo di donna scarabocchiato con il sperma, il sangue e l'urina di decine di uomini. Ogni respirazione era uno sforzo, ogni muscolo un grido di agonia. Ma il circo non conosceva pietà, e la sua fame era insaziabile.

Dalle tenebre dei tunnel laterali, emerse il branco dei domatori. Erano sette, giganti di carne e testosterone, con gli occhi che bruciavano di una luce predatoria. Li guidava Kurt, il suo petto peloso una corazza, il suo cazzo un'arma già sguainata e pronta.

"Abbiamo sentito che la nostra regina aveva ancora sete," ringhiò, la sua voce che rimbombava nel tendone silenzioso. "Stasera la serviamo un banchetto reale."

Senza un'altra parola, la sollevarono. Petra era un peso piuma tra le loro braccia muscolose. La posarono su una sorta di pedana rialzata, esposta come un'offerta su un altare. Due dei domatori, i più grossi, si posizionarono tra le sue gambe. Petra li vide, i loro cazzi turgidi e pulsanti, e un brivido di terrore primordiale la percorse. "No... per favore... non ce la faccio..." sussurrò, ma la sua preghiera fu solo un bacio sul vento del loro desiderio.

"Silenzio, vacca. Stasera il tuo corpo non ti appartiene," le sibilò Kurt in faccia.

Uno dei due la afferrò le gambe e le aprì con una violenza che le strappò un gemito. L'altro si posizionò sopra di lei. Con una spinta brutale, il primo cazzo la penetrò, scavando un sentiero bagnato e caldo nella sua figa già devastata. Petra gridò, un suono rauco e spezzato. Ma prima che potesse abituarsi, il secondo domatore si spostò, affiancò il suo cazzo a quello del compagno e, con un urlo che era puro trionfo, spinse. Petra sentì le sue labbra aprirsi fino a strapparsi, le sue pareti vaginali allungarsi in modo innaturale, un dolore così acuto che si trasformò istantaneamente in un orgasmo cieco e sconvolgente. Erano dentro di lei. Due cazzi. La sentivano muoversi l'uno contro l'altro, un'arma a doppia lama che la stava squartando dall'interno. "SÌ! DILANIATELA! SFONDATELA!" urlò Kurt, mentre i due iniziavano a scoparla, un ritmo dissonante e selvaggio che la faceva sobbalzare a ogni colpo.

Ma non era finita. Due altri domatori si erano mossi dietro di lei. Uno le divaricò le natiche, esponendo il suo culo già violaceo. L'altro vi puntò la sua verga. Petra agitò la testa, implorante, ma fu inutile. Mentre i due cazzi la laceravano in figa, un terzo la forzò nel culo. Il dolore fu un lampo bianco. E poi, mentre lei era ancora in preda allo shock, il quarto si unì al primo, infilando il suo cazzo accanto a quello del compagno nel suo ano. Petra urlò, ma dalla sua gola non uscì suono. Era piena. Troppo piena. Quattro cazzi dentro di lei, due nella figa, due nel culo, che si sfregavano l'uno contro l'altro attraverso il sottile diaframma dei suoi tessuti, una frizione interna che la stava bruciando viva. Sentiva le loro teste scontrarsi contro la sua cervice, spingendola oltre ogni limite naturale.

"Apri la bocca, troia!" le ordinò Kurt, e lei obbedì, la mascella che si apriva in un riflesso condizionato. Due cazzi le si precipitarono dentro, riempiendola, soffocandola. Le sentì in gola, che le premevano contro la trachea, mentre il suo corpo veniva simultaneously sfondato in basso. L'ultimo domatore, non avendo più orifizi liberi, si strusciò febbrilmente tra le sue tette, stringendole intorno al suo cazzo e scopandole il seno con una furia disperata.

Era un'unica, immensa violenza. Un corpo di carne con sette buchi da riempire. I sette cazzi si muovevano dentro di lei in un caos di ritmi, una tempesta di carne che la stava annientando. E poi, accadde l'impossibile. Uno dei cazzi nella sua figa, durante una spinta particolarmente violenta, la superò. Attraversò la cervice e si incastrò contro la sua parete uterina. Petra ebbe un contrazione così potente da farle inarcare la schiena come un arco. Poi l'altro cazzo fece lo stesso. La stimolazione diretta delle sue ovaie, la pressione sul suo utero, scatenarono un orgasmo ovarico. Non fu un piacere, fu un cataclisma. Un'onda sismica di piacere che partì dal centro del suo essere e la distrusse, atomizzando la sua coscienza in un milione di frammenti di luce pura. Urlo, un suono animale e primordiale, mentre il suo corpo si contorceva in convulsioni involontarie.

Quell'orgasmo cosmico sconvolse il suo equilibrio ormonale in modo irreversibile. Mentre i domatori continuavano a sfondarla, Petra sentì un strano calore ai suoi seni. Guardò giù e vide, con stupore e orrore, delle goccioline bianche comparire sui suoi capezzoli, già gonfi e duri. Poi, con ogni contrazione successiva, le gocciole diventano getti. Il suo latte sgorgava, zampillando dai suoi seni, bagnando i petti dei domatori e il suo stesso corpo. Era una fonte di vita che si attivava nel mezzo della sua distruzione, la prova definitiva che il suo corpo si era arreso e si era trasformato.

Videro il latte e la loro eccitazione raggiunse vette parossistiche. "Sta venendo! La vacca sta venendo!" gridarono, e iniziarono a sborrare tutti insieme. Petra fu inondata. Un fiume di sperma caldo la riempì da ogni parte, la sua figa, il suo culo, la sua gola, mentre lei stessa aveva un orgasmo dopo l'altro, uno squirt potente che le zampillava dalla figa, mescolandosi con il latte e il sangue, seguito da pisciate incontrollate che la lasciavano umiliata e esanime.

Quando i domatori la lasciarono, Petra era un relitto. Ma il pubblico non era ancora sazio. Dalle gradinate, un'ondata di uomini scese. Tra loro, il figlio di Petra, Marco, e i suoi amici. Li vide, il suo cuore che fece una capriola nel petto. Erano tornati per prenderla di nuovo.

Questa volta, Marco fu il primo. Si gettò su di lei, non più con la furia di prima, ma con una sorta di rabbia fredda e calcolatrice. "Mia madre," sibilava, mentre la penetrava. "Mia puttana." La scopava con colpi lenti e profondi, ogni spinta una rivendicazione. I suoi amici la circondarono, e di nuovo divenne un oggetto da usare, un buco da riempire. La presero in ogni posizione, la scoparono sul terreno bagnato, contro la pedana, appesa in aria. Ogni sperma nuovo sembrava lavare via quello vecchio, solo per essere sostituito da un altro ancora più caldo e umiliante.

E poi fu il turno di tutti. L'intero pubblico, decine e decine di uomini, scese nell'arena. Fu un'orgia caotica, un'apocalisse di sesso. Petra perse ogni conta. Non sentiva più i singoli corpi, ma una massa indistinta di carne che la usava, la penetrava, la riempiva. Era il centro del loro universo, il buco nero della loro lussuria. Il suo corpo reagì con un'ultima, disperata difesa: una serie infinita di orgasmi. Un orgasmo dopo l'altro, senza sosta, un'onda continua di piacere che la consumava fino alle radici. Squirtava e pisciava ininterrottamente, il suo corpo che si svuotava di ogni fluido, ogni energia, ogni pensiero.

L'ultimo ricordo che Petra ebbe fu di un volto anonimo sopra di lei, un gemito, un'ultima sborrata calda dentro di lei. Poi il buio. Non più il buio del tendone, ma un buio totale, un vuoto pacifico. Collassò, finalmente e completamente, un sorso sereno sulle labbra. Aveva toccato l'inferno e, nel processo, aveva trovato il suo paradiso.
scritto il
2025-11-17
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