La rapina - Cap.3

di
genere
incesti

L'aria nella camera era un mix denso di sudore, sperma e respiro affannato. Il figlio era ancora pesante su di lei, il suo cazzo che si ritirava lentamente dalla sua fica, lasciando una scia di umidità. Per un istante, il mondo sembrò fermarsi. Poi, il silenzio fu rotto dal suono acuto della plastica che si spezza.

Suo marito, con una forza disperata nata dalla disperazione più pura, era riuscito a rompere una delle fascette che lo legavano al letto. Si liberò con un urlo strozzato di rabbia, il volto contratto in una maschera di furore. "BASTARDI!" urlò, la voce roca per l'urlo e la bavaglia. Si lanciò verso il figlio, le mani tese per strangularlo.

Ma il ragazzo, ancora appesantito dall'orgasmo, reagì d'istinto. Si rialzò, afferrò il pesante portagioielli in legno di noce che era sul comodino e con un movimento secco e brutale, lo colpì alla testa. Suo marito crollò a terra come un sacco di patate, stordito, ma non del tutto svenuto. Gemette, tenendosi la tempia da cui colava un filetto di sangue.

Petra, invece di urlare o di provare orrore, sentì un'ondata di calore ancora più potente di prima. Vide suo figlio, il suo maschio, che difendeva il suo territorio, che la rivendicava. Vide suo marito, il suo protettore di un tempo, ora a terra, sconfitto, umiliato. E in quella inversione dei ruoli, trovò un piacere così intenso da farle venire le vertigini.

"Bravo," sussurrò, la voce un sibilo di pura approvazione. "Il mio maschio."

Il figlio si voltò a guardarla, il petto ansimante, gli occhi infuocati da un nuovo coraggio. Le parole di sua madre furono la sua assoluzione, il suo permesso. Era lui ora l'uomo della casa. Lui il padrone.

Si avvicinò di nuovo al letto, ma questa volta non era un ragazzo spinto dall'istinto. Era un predatore consapevole. Prese Petra, la sollevò come se non pesasse nulla e la gettò a pancia in giù sul letto disfatto. "Adesso ti prendo come si deve," ringhiò, le sue mani che le palparono il culo, le cosce, la schiena.

Petra si sollevò sulle ginocchia, offrendogli il suo corpo, un atto di totale sottomissione. "Prendimi. Sono tua. Fammi tua."

Il figlio non si fece pregare. Le allargò le chiappe e, senza alcuna delicatezza, le infilò il cazzo nel culo. Petra urlò, un urlo di dolore e di estasi pura. Era stretto, era bruciante, era perfetto. "SÌ! LÌ! TUTTO! SBATTIMI COME LA TROIA CHE SONO!"

E lui la sbatté. Con una violenza che non immaginava di avere, la prese di forza, ogni colpo profondo che la faceva sobbalzare contro il materasso. Le sue mani le afferravano i capelli, tirando indietro la sua testa, costringendola a guardare la figura immobile di suo marito sul pavimento. "Guardalo! Guarda il tuo marito a terra mentre suo figlio ti scopa il culo! Glielo stai facendo vedere, eh? Glielo stai facendo vedere che sei una puttana e che vuoi solo il cazzo vero!"

"SÌÌÌ! LO VEDO! È UN CACCIABALLE! IO VOGLIO TE! VOGLIO IL CAZZO DI MIO FIGLIO!" urlava Petra, completamente persa nel vortice incestuoso.

Ma il figlio voleva ancora di più. Voleva umiliarla completamente, possederla in ogni modo. Si tirò fuori, le girò la testa con forza e le infilò il cazzo sporco del suo culo direttamente in bocca. "Puliscilo. Leccalo tutto. Assaggia il tuo culo, mamma puttana."

Petra obbedì con una devozione religiosa. Leccò e succhiò il suo cazzo, pulendolo con la sua lingua, assaporando il suo stesso sapore proibito. Era l'atto più umiliante e più eccitante della sua vita.

Poi, la posizionò di nuovo, questa volta seduta sul suo cazzo, facendolo entrare di nuovo nella fica. Mentre la cavalcava, le prese le mani e le portò alla sua bocca, facendole succhiare le dita. "Vuoi tutto, vero? Vuoi essere riempita ovunque."

Lei annuì, gli occhi pieni di lacrime di piacere.

Allora lui la spinse in avanti, finché il suo petto non toccò le gambe di lei. Con le dita ancora bagnate della sua saliva, le infilò due dita nel culo, mentre il suo cazzo continuava a scoparla la fica. Petra era al limite. Tre fori, tutti occupati dal figlio che amava. Il piacere era così intenso da diventare dolore, un'agonia deliziosa da cui non voleva fuggire.

"Vengo! Vengo, figlio mio! Vieni con me! Sborra dentro la tua madre! RIEMPIMI!"

E vennero insieme. Un'esplosione simultanea, un urlo che unì le loro voci in una preghiera blasfema. Lui la riempì di un'altra ondata di sborra, mentre lei si contorceva in un orgasmo che le tolse il respiro, facendola svenire per la seconda volta quella notte, crollando sul corpo di suo marito immobile.

Quando si risvegliò, era ancora buio. Il figlio era accanto a lei, la stava accarezzando dolcemente. Suo marito era ancora svenuto sul pavimento. La camera era un campo di battaglia.

"Sei mia, adesso," le sussurrò il figlio, non più come una domanda, ma come una constatazione di fatto.

Petra lo guardò, e per la prima volta, vide l'uomo, non il ragazzo. Vide il suo possessore, il suo amante, il suo figlio. E gli sorrise, un sorriso di pura, inconfessabile felicità.

"Sì," rispose. "Sono tua."
scritto il
2025-11-16
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