Sonia & Tommaso - Capitolo 31: Ritorno a casa

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tradimenti

La lama di luce del sole irruppe dalle tende, annunciando il sabato della partenza. Sentii il corpo di Tommaso accanto al mio, caldo e pesante. La sera prima avevamo fatto l'amore: un atto ormai meccanico, quasi un dovere coniugale. Mentre lo facevamo, sentivo ancora dentro di me lo sperma di Nicola, caldo e vischioso, un segreto liquido che mi faceva sorridere. Povero Tommaso: in tre anni di fidanzamento, non mi era mai venuto dentro una sola volta. Ma lui... il mio ingenuo fidanzato non si accorgeva mai di nulla. O forse la sua ostinata cecità era la sua più grande perversione e la mia libertà, tutto in uno.
Ci svegliammo alle otto, con sole due ore per lasciare la camera. Tommaso si alzò subito, stiracchiandosi con un grugnito assonnato, e si diresse verso il bagno.
Mi sollevai dal letto con pigrizia, lo stomaco che già borbottava leggero. Il mio ano era leggermente dolente, la sensazione di dilatazione persisteva, ricordo costante delle notti trascorse. Sentivo un leggero prurito intimo, la mia fica era umida e pulsante, altro segno che il mio corpo non dimenticava nulla.
Raggiunsi la valigia, una di quelle grandi e rigide, e iniziai a buttarci la roba senza troppa cura. Ogni capo, ogni piega, ogni macchia, ogni odore rievocava un pezzo della mia vacanza. Sul fondo, nascosto in mezzo alla biancheria sporca – mutandine di pizzo e seta che portavano ancora il profumo acre del sesso e del sudore, alcuni tanga arrotolati con aloni scuri e vischiosi – trovai la consistenza familiare di un mucchio di soldi. Migliaia di euro, la mia piccola fortuna accumulata, la prova tangibile della mia nuova vita, della mia libertà conquistata a colpi di trasgressione. Accanto al denaro, due piccole bustine di cocaina e alcuni profilattici.
Afferrai una delle mutandine e la portai al naso, aspirandone l’odore di sesso e del mio stesso profumo, dolce e muschiato. I capezzoli si indurirono immediatamente, la fica iniziò a grondare. Ogni capo era una storia, e io le ripensavo con una nostalgia quasi palpabile, una soddisfazione segreta che mi faceva sorridere, anche se il mio corpo era esausto. Era la mia vita, la mia vera vita, nascosta sotto una montagna di apparenze.
Tommaso uscì dalla doccia, avvolto in un asciugamano, i capelli ancora gocciolanti. "Presto, Sonia, dobbiamo sbrigarci!" disse con la sua solita, e forse fin troppo, allegria. Non si era mai accorto di nulla, o forse aveva finto così bene da non farmi dubitare. E io, con un sorriso dolce, gli risposi: "Sì, amore, quasi fatto."
La sala colazioni era un via vai, il profumo di caffè e brioche mi stuzzicava il naso. Mi guardai intorno, cercando Nicola, ma i suoi posti erano già vuoti. Un piccolo sospiro, un velo di delusione, mi sfuggì.
Tornammo in camera, il tempo stringeva. Finii di buttare le ultime cose in valigia, chiudendo con un clic secco, come un segreto sigillato. Per il viaggio scelsi qualcosa di semplice ma comodo: shorts di jeans cortissimi che lasciavano scoperte le mie gambe snelle e abbronzate, e una canotta di cotone, forse anche troppo leggera, senza reggiseno. I miei capezzoli, sensibili e duri, premevano contro il tessuto sottile, una piccola provocazione visibile a chiunque sapesse guardare. Ai piedi, sandali bassi, quasi a voler sentire la terra sotto di me.
Scendemmo con i bagagli, l'aria condizionata della hall che accarezzava la pelle. Tommaso andò a prendere la macchina, mentre io mi diressi al bancone per saldare il conto. La reception era affollata, voci e risate si mescolavano. Aspettavo la fattura, cercando di distrarmi, quando sentii un calore sul collo. Un brivido mi percorse la schiena. Un profumo familiare, intenso. Era Nicola.
Incurante di chiunque potesse osservarci – e c'erano molte persone intorno – mi baciò sul collo, un bacio lungo, umido, che mi fece sussultare. Fui sorpresa, sì, ma una felicità incredibile mi inondò. Quell'atto così audace, così palesemente pubblico, mi accese all'istante. E io, senza pensarci due volte, altrettanto incurante, mi voltai di scatto e lo baciai sulla bocca. Un bacio profondo, avido, che sapeva di addio e di promessa. Le mie labbra si schiusero sotto le sue, la lingua cercò la sua. Vidi i suoi occhi azzurri profondi nei miei, una scintilla di pura eccitazione. Per un attimo, il mondo intorno a noi svanì: eravamo solo noi due, in quel bacio proibito, lì, davanti a tutti.
Poi arrivò Tommaso, con la sua solita allegria e un tempismo che mi fece gelare il sangue e subito dopo eccitare. "Ciao Nicola!" esclamò, sembrando ignaro di quanto fosse appena accaduto. Nicola si staccò da me con un sorriso sornione, quasi impercettibile. "Tommaso, tutto bene?" rispose. Poi, con uno sguardo solo per me, disse: "Allora, a presto a Cremona." Il suo modo di dirlo, quel tono che solo io potevo capire, sigillò il nostro appuntamento. "Sì, a presto!" risposi, con un sorriso dolce e innocente per Tommaso, mentre il mio cuore galoppava per l'audacia appena vissuta.
La giornata era di quelle che ti soffocano, calda, afosa. E il traffico... un incubo. Dopo pochi chilometri, eravamo già fermi in colonna, un serpentone di lamiere bollenti. Il sollievo dell'aria condizionata era una leggera ricompensa per il dovermi sorbire le chiacchiere di Tommaso. Lui era un fiume in piena, entusiasta della vacanza, la sua voce squillante riempiva l'abitacolo. E anch'io lo ero, certo, ma per motivi ben diversi. Mentre lui parlava del mare, dei gelati, delle escursioni, la mia mente vagava.
Ripensavo a tutti i miei amanti: Luca, con la sua malizia sottile; Nicola, il dominatore; Mario ed Enzo, i signori delle mie notti più estreme. Le notti folli, la cascina, la stalla... le ragazze. Tutto mi sembrava incredibile, quasi un sogno, eppure il mio culetto slabbrato era lì a ricordarmi, con un leggero dolore persistente, che era tutto vero. Una prova tangibile della mia immersione totale in quel mondo di perversione.
Tommaso: «Comunque, amore, non c’è niente da dire. È stata una vacanza... indimenticabile, vero?» Sonia: «Assolutamente, tesoro. Indimenticabile è la parola giusta.» (Lo dissi con un tono che lui interpretò come romantico, ma che per me significava "ho tradito ogni tuo ingenuo ideale".) Tommaso: «Sono stato così contento di averti vista così felice. Così rilassata. Ti sei fatta nuovi amici, poi! Sai, anche se ero sempre via a giocare, ho visto che non eri mai sola. Per esempio, Luca… un ragazzo simpatico. Lo hai più sentito?»
La sua domanda, buttata lì con finta noncuranza, mi fece tremare internamente. Il cuore mi diede un colpo, ma la mia maschera restò impeccabile. Sonia: «Ma no, figurati. E perché dovrei? Mi ha fatto piacere la sua presenza. Ma anche a te mi sembra.» Tommaso: «Ma certo… Specialmente con Marco. Mi è piaciuta molto la sua compagnia, le nostre biciclettate, i nostri tornei… Mi spiace solo di averti lasciata sola. Ma per fortuna c’era Luca, lui sì che è un amico.»
Quell'ultima parola mi fece drizzare le orecchie. Mi chiesi a cosa alludesse Tommaso. Io e Luca eravamo stati sfrontati verso di lui. Troppo sicuri della sua fiducia e ingenuità. Il giorno che Luca era partito per tornarsene a casa, mi ero addirittura lasciata andare in un pianto e Tommaso aveva cercato di consolarmi, dicendomi che Luca e Marco li avremmo rivisti presto. Il dubbio si insinuò: Tommaso aveva davvero creduto alle fantasiose storielle con cui avevo coperto i buchi neri delle notti, in cui lo avevo drogato? Tommaso mi guardò, e i suoi occhi sembrarono cercare un piccolo segreto nascosto dietro i miei capezzoli turgidi che spingevano contro la canotta. Il silenzio si fece più denso, un silenzio colmo di un sospetto che solo io percepivo.
Sonia: «Luca è semplicemente stato molto gentile. È un ragazzo sensibile e mi ha solo tenuto compagnia, mentre tu eri con Marco o quelli dell’animazione. Perché mi dici questo? Ti ho mai rimproverato di essere sempre impegnato con loro?» (Gli accarezzai la coscia, e lo dissi con un'enfasi tale da rafforzare la menzogna.) Tommaso: «Certo amore! Credi forse che stia insinuando qualcosa? Scherzi? Sai che mi fido ciecamente di te, anzi: a volte mi chiedo... con tutte quelle tentazioni intorno. Non so come tu faccia a resistere. Sei davvero fedele, amore. E io ti amo anche per questo.»
Non potei fare a meno di sorridere, un sorriso che non raggiunse i miei occhi. Il suo elogio alla mia "fedeltà" ebbe un non so che d’ironico. Quel suo "non so come tu faccia a resistere" non mi sembrò una domanda, ma una tacita ammissione. Sentii la fica umida e pulsante. Il gioco era appena salito di livello.
scritto il
2025-12-27
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