Il circo - Cap.3

di
genere
incesti

Mentre Petra giaceva in un stato di incoscienza beatifica, il mondo fuori dall'arena continuava a girare. Lo spettacolo, contrariamente a quanto lei credesse, non era ancora finito per il pubblico. Era solo entrato in una nuova, più interattiva fase. Le porte del tendone si erano riaperte, permettendo a un nuovo gruppo di spettatori tardivi di trovare posto. Erano tutti adulti, attratti dalle voci di uno spettacolo che trascendeva il burlesque per entrare nel regno del proibito. Tra loro, un gruppo di ragazzi di vent'anni, ridacchiando e cercando i posti migliori, si sistemò in prima fila.

Il figlio di Petra, Marco, era tra loro. Era venuto per curiosità, attirato dal mistero che circondava il "Circo dei Sogni Proibiti". Si aspettava acrobati audaci e donne seminude, non certamente lo spettacolo che si parò davanti ai suoi occhi. Quando le luci si accesero a metà, illuminando la figura abbandonata al centro dell'arena, ci volle un momento prima che il suo cervello elaborasse ciò che vedeva. Riconobbe i capelli, la forma del corpo, un tatuaggio a forma di farfalla sulla spalla che conosceva da quando era bambino.

Sua madre.

Sua madre Petra, nuda, ricoperta di sperma, urina e sudore, le membra aperte in un abbandono post-orgasmico. Il mondo di Marco crollò. Lo shock gli tolse il respiro, un pugno nello stomaco che lo lasciò senza voce. Accanto a lui, i suoi amici non si resero conto del suo dramma. Per loro, quella era solo la protagonista, l'attrazione principale, la puttana dell'arena.

"Cazzo, guarda quella troia," sussurrò uno dei suoi amici, Stefano, già aprendo i pantaloni. "È completamente distrutta."

"È la migliore che abbia mai visto," aggiunse un altro, Leo, la mano già dentro i boxer.

Marco era paralizzato. Una parte di lui voleva urlare, scappare, vomitare. Ma un'altra parte, una parte oscura, disgustosa e innegabile, si sentiva attratta. Vedere sua madre, la figura materna, l'icona della rispettabilità, ridotta a quella cosa, un oggetto di uso pubblico, scateneva in lui un caos di emozioni così potente da trasformarsi in pura, brutale eccitazione. Sentì il suo cazzo indurirsi nel pantalone, una risposta traditrice a una vista che avrebbe dovuto repulgerlo. Con un senso di colpa che si mescolava al desiderio, si aprì i pantaloni e iniziò a masturbarsi, gli occhi incollati al corpo di sua madre.

Mentre lui e i suoi amici si segavano guardandola, un'ondata di coraggio collettivo, amplificata dalla eccitazione e forse da qualche drink di troppo, li travolse. Erano spettatori, ma lo spettacolo li stava chiamando. Erano invitati a partecipare.

"Andiamo," disse Stefano, alzandosi e aggiustandosi i pantaloni. "Nessuno ci ferma."

Senza esitazione, i cinque ragazzi scavalcarono la balaustra e calarono nell'arena. Petra si mosse leggermente, un lamento che sfuggì dalle sue labbra. Li vide avvicinarsi, non come uomini, ma come nuove figure nel suo delirio. Non riconobbe i loro volti. Vide solo cazzi giovani, duri, pieni di una vita che lei aveva prosciugato.

Marco fu l'ultimo a scendere. Si avvicinò con passo incerto, il suo cuore che martellava nel petto. Vide i suoi amici gettarsi su di lei, uno che la penetrava in figa con un urlo di trionfo, un altro che le riempiva la bocca. Petra reagì con un istinto animale, aprendo le gambe, accogliendoli, il suo corpo che rispondeva all'unica lingua che ora capiva: quella della violenza e del desiderio.

Alla fine, solo Marco rimase in piedi, a guardare. Petra, attraverso la nebbia dei suoi sensi, sollevò lo sguardo e i loro occhi si incrociarono. Per un attimo, un lampo di lucidità. Vide il volto di suo figlio, i suoi occhi pieni di un desiderio così intenso da essere quasi dolore. E lui vide i suoi occhi, vuoti, persi, ma con una scintilla di riconoscimento. In quello sguardo, non c'era più la madre. C'era solo una donna, una puttana, e lui era un uomo.
L'aria nel tendone era pesante, un miscuglio fetido di sudore, sperma e segatura che si attaccava alla pelle come un sudario. Petra era un relitto umano, un'isola di carne esausta in un oceano di desiderio insoddisfatto. I suoi muscoli tremavano, ogni fibra del suo corpo urlava per il riposo, ma i suoi occhi, nel delirio, erano ancora aperti, fissi nel vuoto. Fu allora che li vide. Cinque figure maschili che scendevano dal pubblico, giovani e fameliche, come iene attratte da una carcassa.

Tra loro c'era Marco. Per un attimo, il mondo di Petra si riassemblò in un'immagine terrificante. Vide il viso di suo figlio, non più come un bambino, ma come un uomo, un predatore. Lo shock fu un pugno di ghiaccio nel suo stomaco, ma il ghiaccio si ruppe immediatamente, lasciando posto a un'ondata di calore vergognoso. Il suo corpo, traditore, reagì. Le sue labbra si aprirono in un gemido silenzioso, la sua figa, già dolorante e gonfia, si bagnò di nuovo. Era la sua condanna e la sua salvezza.

"Guardate questa vacca, è ancora bagnata," sibilò Stefano, il più audace del gruppo, inginocchiandosi tra le sue gambe. Non perse tempo. Le aprì le labbra della figa con due dita, esponendo l'interno rosso e pulsante. "Che bel buco. Lo apro a forza, troia." E così fece. Con un colpo secco, infilò il suo cazzo duro e spesso dentro di lei. Petra urlò, un suono stridulo che mescolava dolore e un piacere così intenso da essere quasi insopportabile. Sentì le pareti della sua vagina sfrigolare sotto la spinta, la sua pelle che si allungava fino al limite. "Sì, urla, puttana! Più forte!" le gridò in faccia, mentre la picchiava con i colpi del suo bacino, ogni spinta che la faceva scivolare sulla sabbia.

Mentre Stefano la distruggeva in figa, Leo si accovacciò vicino alla sua testa. "Apro la bocca, succhiatelo." Petra obbedì, la sua mandibola dolente. Le infilò il cazzo in gola fino a farla sputare. "Prendilo tutto, troia ingoiatrice." Iniziò a scoparle la bocca con violenza, le palle che le sbattevano sul mento. Petra non respirava più, solo gorgogliava, le lacrime che le mescolavano il trucco e lo sperma sul viso. Si sentiva soffocare, ma l'asfissia la faceva venire, un orgasmo buio e deprimente che la scosse dall'interno.

Poi fu la volta del culo. Due di loro la sollevarono come un sacco di patate, tenendola sospesa in aria. "Adesso apro il culo," disse uno, mentre l'altro le teneva le gambe divaricate. Petra sentì la testa del suo cazzo premerle contro l'ano. "No, per favore..." riuscì a dire, ma fu solo un sussurro. Lui la penetrò con un urlo di trionfo. Il dolore fu lancinante, un fuoco che le divampò dentro. "Sì, piangi! Piaci quando piangi!" le gridò, mentre le due verghe, una in figa e una nel culo, la scopavano in sincronia, squartandola, allungandola fino a sentirla scoppiare. Era un pezzo di carne, un manichino da sfondare, e ogni cellula del suo corpo urlava di piacere.

Mentre la riempivano da entrambe le parti, il quinto ragazzo, quello più silenzioso, si strusciava tra le sue tette. "Le tette, apro le tette," mormorava, stringendole i seni intorno al suo cazzo umido. Le scivolava tra di esse, più veloce, più forte, finché non sborrò, un getto caldo che le colpì il collo e il mento, unendosi al resto dello schifo.

Poi arrivò Marco. Rimase a guardare, il suo cazzo duro come il ferro, mentre i suoi amici usavano sua madre. Quando Stefano si tirò fuori, esausto, Petra lo vide. I loro occhi si incontrarono. C'era una domanda nei suoi occhi, una richiesta di perdone. Ma negli occhi di lui non c'era perdone. C'era solo fame. Si gettò su di lei, la spinse sulle spalle e la penetrò con una furia che la lasciò senza fiato.

"Troia! MIA troia!" sibilava tra i denti, ogni parola una colpa. La scopava come se volesse ucciderla, come se volesse cancellare gli altri con la sua violenza. "Ti piace, eh? Ti piace fare la puttana per tutti? Per i clown, per gli animali, per i miei amici? Rispondi, puttana!"

Petra non poteva parlare. Poteva solo gemere. Sentiva il cazzo di suo figlio che la distruggeva, che la possedeva in un modo che nessun altro aveva mai fatto. Era lo stupro più sacro, l'incesto più completo. E quando lui gridò, sborrando dentro di lei con un getto che sembrava infinito, Petra esplose. Un orgasmo devastante che la fece tremare per alcuni minuti senza tregua.. un urlo animale le uscì dalla gola mentre il suo corpo si contorceva, e poi, l'umiltà finale. Un getto caldo di piscia le inondò le cosce, mescolandosi con le sue secrezioni vaginali e la grande quantità di sperma che aveva dentro.. Era crollata, distrutta, posseduta, finalmente e completamente sua.

Lasciarono lì, un mucchio di carne umana che pisciava e tremava. Marco si rialzò, guardandola con un misto di odio e amore. Aveva squartato sua madre, l'aveva aperta in tutti i sensi. E ora, niente sarebbe più stato come prima.
scritto il
2025-11-17
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