Serva di famiglia (parte 14)

di
genere
sadomaso

Camille sentiva la differenza tra le due personalità e le due impostazioni. Era presto, per tutte e tre, soprattutto per lei che doveva elaborare la cosa.
A giorni sarebbe andata a prendere altri soldi dalla madre. Sapeva già cosa le sarebbe accaduto per poterli avere.
Quell’episodio l’aveva colpita dentro, lasciandole un ulteriore senso di impotenza ed alimentando la sua debolezza e solitudine.
In confronto a quanto accaduto, baciare i piedi per augurare il buongiorno era nulla.
La sua mattinata fu totalmente assorbita dai lavori domestici.
Come prima cosa, lavò la tovaglia e stirò quella della sera precedente. Sistemò la cucina e poi si recò nelle camere da letto delle Signore (non sapeva come chiamarle, almeno verso sé stessa).
Nella camera di Michelle trovò il letto completamente da rifare e i vestiti che indossava il giorno prima, gettati a terra.
Non aveva ricevuto ordini in tal senso, ma sapeva che avrebbe dovuto lavarli e, se il caldo di quella estate lunghissima avesse fatto il suo mestiere, tutto sarebbe asciugato e avrebbe anche fatto in tempo a stirarli.
Diversa era la camera di Nala.
Tutto in disordine, molto più del solito.
Era chiaro che la ragazza avesse fatto apposta per farla lavorare.
Impiegò tanto tempo a sistemare tutto. Aveva trovato fuori dall’armadio anche quelle poche scarpe che aveva e, nel dubbio, gliele pulì tutte.
Le lavò i vestiti che non erano ritirati, sperando di riuscire a stirarli se fossero asciugati per tempo.
Non stette ferma un secondo ed arrivò all’ora di pranzo già stanca senza, però, aver mai avuto modo di pensare al sogno notturno, che ormai era dimenticato.
Osservò quella casa con altri occhi, quelli nuovi, quella da serva. Vide cose che prima aveva ignorato e che adesso avrebbe dovuto pulire, sistemare.
Fece tutto di corsa e, velocemente, riuscì a preparare il pranzo.
Non sapeva ancora come comportarsi.
Intanto aveva sistemato la tavola nel modo migliore, almeno per lei. Amando la simmetria ebbe cura che tutto agli occhi apparisse ordinato. Aveva scelto le posate dello stesso tipo e lo stesso per i piatti.
Prima che alla mattina uscissero, si era ricordata di chiedere cosa avrebbero desiderato per pranzo.
Si stupì di quanto velocemente cominciasse ad entrare nella mentalità della serva, aiutata anche dal fatto che aveva avuto una serva per tutta la vita e, in quei giorni, si ricordò di tutte quelle discussioni alle quali non aveva dato importanza, ma che adesso le riaffioravano alla mente, quali il tipo di vestito da preparare, il cibo per i pranzi, cosa mancava per andare ad acquistarlo ecc.
Non sapendo come fare, fece ciò che aveva fatto per colazione. Cioè attese il ritorno delle due donne seduta in cucina, alla tavola con due soli coperti.
Appena le sentì entrare si mise in ginocchio.
Apprese invece che l’attesa doveva essere riempita con altra modalità.
“Camille, vieni”.
Era Michelle, da sola. Era cosa normale che arrivasse prima lei e poi Nala.
Camille ai alzò e corse all’ingresso dove c’era la donna.
Non ci fu bisogno di istruzione alcuna. Si inginocchiò, baciò i piedi e le diede il ben tornata. Appena alzata la testa, ricevette una carezza sui capelli, prima di potersi rialzare.
“Oggi Nala non ritorna a pranzo”.
Camille ne fu sollevata. Con Michelle si trovava meglio, anche nella sua nuova posizione. La donna era comunque attenta ai rapporti umani, più gentile e sembrava saper controllare e gestire meglio la situazione.
“Vieni tesoro, seguimi”.
Andarono in sala dove la donna si sedette in poltrona.
“Tesoro, aiutami a togliere le scarpe”.
Dal tono di voce, sembrava che mancasse la parte in cui chiedeva la cortesia che, ovviamente, mancò.
Camille, prima di chinarsi, ricevette un sorriso ed una carezza sulla guancia che, tutto sommato, le fece bene.
Le tolse le scarpe e, pur non richiesto, le parve naturale chinarsi per baciarle i piedi, anche se sudati. Non aveva importanza.
Il pranzo venne consumato nel solito modo, con lei in ginocchio.
Mentre la signora si riposava stesa sul divano, sparecchiò, ritirò tutto e consumò il suo pasto.
“Camille, vieni qui”.
La Padrona la fece accucciare a terra mentre lei, stesa sul divano, si addormentò per riposarsi, prima di tornare al lavoro, tenendola a terra come il suo cane.
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2025-11-08
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