Serva di famiglia (parte 8)

di
genere
sadomaso

Michelle chiuse gli occhi e si concentrò sulla sensazione derivata dal contatto del suo piede con il corpo a terra di Camille.
Era sincera quando le aveva detto che le voleva bene. Era sincera anche quando aveva fatto riferimento alla situazione e al loro sforzo di tenerla. Sapeva però anche, in cuor suo, che da tempo aveva iniziato ad accarezzare l’idea di averla quale serva.
Il piacere le era derivato dalle prime attività imposte alla ragazza, inizialmente per necessità di organizzazione del lavoro ma, successivamente, dal vederla servire, lavare, pulire, insomma tutti quei lavori che aveva fatto lei.
Si chiese se l’eccitazione che provava, fosse dovuta ad una sorta di rivendica per la precedente posizione e si sentì di escluderlo.
L’emozione che sentiva dentro era autonoma dal precedente rapporto, anche se non riusciva a nascondersi che il fatto di avere quale serva la sua precedente datrice di lavoro, fosse un elemento aggiuntivo che, però, si inseriva in una sensazione del tutto autonoma.
Mosse appena il piede sul corpo di Camille, più per il piacere di sentire il corpo vivo a lei sottomesso, che dalla necessità di trovare maggiore comodità.
La eccitava avere ai suoi piedi quella ragazza.
Teneva ancora gli occhi chiusi concentrata sulla situazione, come se la cecità le potesse far sentire meglio le emozioni vissute che, in quel momento, avevano dimenticato la situazione esterna alla casa, alla guerra civile, al confine chiuso, a tutto. In quel momento esisteva il piacere del dominio verso Camille.
La ragazza ai suoi piedi era immobile e non reagiva, subendo la situazione.
Si fece ardita compiendo un gesto che si sentiva, però, di poter compiere.
Il momento più difficile, per lei, non fu tanto farla inginocchiare, quanto farla accucciare a terra ai suoi piedi, dopo averle detto che lei e la figlia la volevano quale serva.
Trascorso quel momento, i minuti, dei quali aveva perso il conto, trascorsi senza ulteriori reazioni da parte di Camille, la rassicurarono sulla sua accettazione della situazione.
Una cosa era essere serva, altra stare accucciata a terra con un piede sul corpo.
Camilla taceva e la sentiva rilassata a terra.
Mantenendo il piede sul corpo, spostò l’altro e lo appoggiò sul capo della ragazza che, a quel punto, era completamente sotto i suoi piedi, quale tappetino umano.
Il gesto, benché pensato prima, fu compiuto con sicurezza.
Camille ancora non si mosse, né i piedi trasmisero a Michelle una sensazione di irrigidimento del corpo sotto di lei.
Aprì gli occhi per guardarla.
Tolse i piedi giusto il tempo di chinarsi, darle una carezza morbida e delicata e, poi, rimettersi comoda in poltrona, per appoggiare nuovamente i piedi sul corpo e sul capo.
Aveva maturato quella fantasia da tempo, ed ora si era realizzata.
Non avrebbe mai detto che sarebbe stata capace di sottomettere una persona, soprattutto una che aveva visto crescere.
Il fatto che Camille non si fosse opposta, ma avesse accettato tutto, era solo un alibi, e lei lo sapeva benissimo.
Si chiese se le criticità della vita possono portare a cambiare una persona, oppure se contribuiscono esclusivamente a far emergere ciò che già c’è, seppur in maniera latente, fatto uscire dalla sicurezza dell’impunità.
Abbandonò le sue riflessioni, per nulla pentita di aver proposto a quella ragazza in difficoltà di essere la sua serva, anteponendo così le sue esigenze al rapporto umano.
Venne distratta dal rumore della porta di apriva. Era Nala. Non le aveva detto che proprio quel giorno avrebbe fatto la comunicazione a Camille. Ne avevano parlato, ed anche la figlia era d’accordo. Anzi, Aveva manifestato maggior eccitazione di quanto ne avesse espressa la stessa Michelle, pur fortemente attratta da quanto avevano deciso.
Nala si fermò sulla porta. Il suo sguardo era in grado di trasmettere tutta la sua eccitazione, mista all’incredulità, perché la madre era riuscita in qualcosa di cui aveva avuto dubbi sulla sua riuscita.
Si avvicinò temendo che la sua voce confermasse il suo stato. Si sentì immediatamente bagnata la figa per l’eccitazione che stava provando.
Mise un piede su Camille e si rivolse alla madre.
“Quindi è la nostra serva”.
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2025-11-02
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