Serva di famiglia (parte 7)

di
genere
sadomaso

Camille aveva aperto la busta prima di consegnarla a Michelle.
Le avrebbe dato tutto, non si sarebbe tenuta nulla per sé. Lo riteneva giusto. Si sentiva in debito con quella famiglia che l’aveva ospitata e dato una protezione quando era stata scaraventata in quello Stato diverso dal suo, con l’impossibilità di tornare a casa, benché distante pochissimi chilometri.
Quel bastardo del soldato aveva prelevato ben oltre la metà.
Sentiva ancora in bocca il suo sapore ed il peso del suo corpo seduto sopra di lei. La nuova realtà la schiacciava, proiettando a troppi anni di distanza, quasi una vita fa, quando prendeva lezioni di piano e la donna, presso la quale si stava recando a consegnarle i soldi, le preparava i vestiti.
Il soldato seduto sopra di lei era la nuova realtà e tornando a casa, come ormai la considerava, andava a cercare protezione in quell’ambiente che non era il suo, in quello Stato che non conosceva.
“Michelle, mia madre è riuscita a farmi avere dei soldi”.
Le aveva taciuto quanto era successo. Non voleva far pesare nulla.
Avevano cercato di farle avere un posto di lavoro in paese, ma tutti conoscevano lei, la sua famiglia, la sua storia e, soprattutto, in paese cercavano di privilegiare i residenti.
Gli “stranieri”, rimasti intrappolati, erano un corpo estraneo. Nei saluti lungo le vie, era percepibile l’astio per coloro che portavano via le poche risorse.
Michelle gettò sul letto, ancora da sistemare, i vestiti che stava ripiegando. Erano quelli indossati il giorno precedente e cercava sempre di cambiarsi ogni giorno, senza pretese. Le piaceva essere in ordine. La sua femminilità esigeva anche un cambio giornaliero, che indossava sempre con il suo solito sorriso che non faceva mai mancare alle persone che la circondavano.
Aspettava il rientro di Camille e, appena sentì la porta aprirsi, fermò la sua attività.
Andò in sala e si sedette in poltrona. Camille era rimasta in piedi e le diede la busta.
Lo sguardo di Michelle fu traditore del suo pensiero. Da quella famiglia ricca si aspettava di più. La donna però sapeva quanto si verificava al confine, sapeva che il mercato nero e la corruzione erano i veri governanti di quella situazione.
Sollevò lo sguardo e incontrò gli occhi di Camille nei quali lesse i suoi stessi pensieri.
Voleva bene a quella ragazza e sapeva che l’aveva trattata un poco male. Tutto sommato non l’aveva cacciata di casa, come altri in paese avevano fatto. Al pari della ragazza, molti erano rimasti intrappolati al di qua del filo spinato. Pensando che fosse temporaneo, avevano trovato alloggio presso amici che, con la costruzione delle torrette in mattoni, si erano visti nell’impossibilità di continuare ad offrire aiuto.
Camille tutto questo lo sapeva, e aveva accettato di buon grado i servizi che le erano stati imposti.
“Camille, vieni qui”.
Michelle le sorrideva, ed aveva quello sguardo benevolo e materno che la ragazza aveva amato, quando la situazione era capovolta.
Si sentì scaldare il cuore nel vedere quel viso quasi sereno.
Si avvicinò ricambiando il sorriso.
L’espressione serena di Michelle non cambiò, quando le disse di inginocchiarsi davanti a lei.
Camille cercò di non mutare la sua espressione. Rimase impietrita ma obbedì, come ultimamente aveva imparato a fare.
La prospettiva è diversa quando si guarda una persona seduta, stando inginocchiati.
Michelle continuava a sorriderle con sguardo sereno e materno. Le accarezzò il viso con una mano delicata. Camille si sentì scaldare il cuore, ma in un angolo della sua anima temeva che quella serenità fosse foriera di brutte notizie.
“Camille, tesoro. Non c’è bisogno che tu mi dica che una gran fetta di quanto ti ha dato tua madre è stata trattenuta dai soldati. Con buone probabilità il nostro soldato ha trattenuto molto più della metà, perché doveva dare all’altro soldato una somma ulteriore rispetto a quella che tua madre gli avrà dato. Così è, non ci possiamo fare nulla adesso, né ci potremo fare nulla in futuro, perché sarà così ad ogni consegna che tua madre ci farà. Lo sa anche lei, ormai”.
La ragazza si sentì rincuorata. Michelle sapeva che non dipendeva dalla madre, ma dalle circostanze.
“Nala ed io ne abbiamo parlato di questa situazione che comincia a stare stretta”.
Camille sapeva che tra di loro parlavano tenendola all’oscuro. Avevano però avuto la delicatezza di non farsi mai sentire da lei.
La ragazza sapeva che il suo sguardo non poteva più mentire, e da esso traspariva la tensione che il momento esigeva.
Tuttavia gli occhi di Michelle continuavano ad essere sereni, mentre le sue mani accarezzavano il viso della ragazza inginocchiata.
“Non c’è bisogno che ti spieghi la situazione, perché tutti la conosciamo benissimo. Sappiamo tutti anche ciò che accade in frontiera, e nelle altre famiglie che avevano ospiti tuoi concittadini. Noi però ti vogliamo bene, anche se dobbiamo ricostruire un nuovo equilibrio. Gli aiuti dai tuoi arrivano e speriamo che continuino ad arrivare, ma sappiamo che verranno decurtati da quanto i soldati tratterranno”.
Camille restava ferma, inginocchiata davanti alla donna che non smetteva di accarezzarle il viso con gesti amorevoli.
“Noi aiutiamo te e tu aiuti noi”.
“Certamente”.
“Vogliamo che tu sia la nostra serva, che pulisca casa, lavi, stiri, prepari i pasti e ce li servi. Come fai adesso ma con qualcosa in più, cioè con la consapevolezza che non sei più un ospite, ma una serva”.
Camille restò impietrita. Da una parte si vedeva ridotta a serva. Dall’altra sapeva che non sarebbe stata allontanata e quello sarebbe stato il suo modo di contribuire. Prima era serva Michelle, adesso è serva lei.
Accettò nel suo animo, ancor prima di esprimerlo a voce, anche se la sua decisione trasparì dal viso che si era rasserenato.
“Sì, è giusto, Michelle”.
La ragazza prese la mano che le stava accarezzando il viso, e baciò il palmo.
“Brava, Camille. Ora accucciati ai miei piedi”.
La ragazza compì quel gesto con l’animo più sereno di quando si era inginocchiata.
Michelle continuò ad accarezzarla ancora per qualche istante, per trasmetterle tranquillità pur in quella situazione forte.
Quando il respiro della ragazza si fu calmato, si sistemò comoda in poltrona e appoggiò un piede sul corpo della ragazza a terra.
Contò nuovamente i soldi già sapendo quanti fossero.
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2025-11-01
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