Serva di famiglia (parte 4)

di
genere
sadomaso

Camille era ormai dimentica degli agi cui era abituata in casa, la sua, quella vera, quella posta al di là di quelle maledette torrette in mattoni.
Michelle non era più colei che si era presa cura della sua crescita, la governante che lei aveva sempre difeso dalle angherie di suo padre.
Michelle ora era un’altra persona. Lei stessa era un’altra persona, ma non riusciva a non pensare a ciò che quella donna e sua figlia erano sempre state, e avevano rappresentato, nella sua infanzia piena di agi.
Un giorno realizzò anche, però, che con buone probabilità anche lei ricordava a Michelle ciò che era stata e cosa rappresentava, mentre adesso stava in quella casa, divenuta da sostentatrice per lo stipendio pagato, a bocca da sfamare in più nell’abitazione.
Probabilmente dovevano ancora trovare un equilibrio, e pensava fosse logico che mamma e figlia facessero ciò che erano, cioè la famiglia.
Aveva capito che il suo compito era lavare, pulire, sistemare, preparare i pasti e sparecchiare.
Insomma, era diventata lei la governante.
Di questo riusciva a sorridere: la governante della governante.
Una sera, a tavola, Michelle costruì un'ulteriore barriera, probabilmente senza accorgersene, o forse sì, lo aveva fatto volontariamente, avendo svolto le mansioni di governante per una vita sapeva ciò che rappresentava il distacco.
In una convivenza si creano equilibri e usi. Regole nate senza che nessuno le abbia scritte o pensate, ma sorte anche per il rapporto tra le persone.
Camille preparava i pasti così che, al loro rientro per pranzo o cena, potessero trovare già tutto pronto e dedicare maggior tempo al riposo.
La colazione, invece, era rimasta un evento collettivo, in cui tutte si alzavano alla stessa ora e preparavano il primo pasto in autonomia, ciascuna per sé, dedicando alla convivialità solo la sua consumazione.
Accadeva che Camille, da sempre abituata ad alzarsi tardi, a volte disertasse l’appuntamento, preferendo dormire ancora un poco.
A volte amava restare a letto anche se sveglia, per gustarsi quel momento di intimità, fingendo che tutto fosse come prima.
Michelle a cena, una sera le disse che le loro giornate erano impegnative. Sarebbe stato meglio se lei si fosse alzata prima di loro, così da far trovare pronte le colazioni.
Un’altra barriera prese così forma, una barriera che, seppur invisibile, era solida quanto i mattoni che componevano le torrette di guardia sul confine.
Camille pianse buona parte della notte, perché avvertiva la maggiore distanza e, soprattutto, la solitudine.
Cominciava a capire come si poteva sentire Michelle, quando lavorava a casa sua dopo avere fatto i lavori sotto il controllo severo di suo padre. Non se la sentiva, però, di biasimarla. Lei ancora si sentiva una estranea, in quella casa di oltre confine.
Tuttavia sperava di riuscire ad integrarsi e per questo aveva speso molte energie, cercando di essere allegra, di interessarsi delle loro cose e delle loro giornate, anche se loro non si interessavano delle sue.
Anche se criticata, cercava di preparare cose buone, con il poco che aveva a disposizione. Si rendeva però conto che da parte loro vi era una barriera invisibile, forse peggio di quel filo spinato sul confine fisico, mentre la barriera presente in quella casa costringeva alla convivenza separando le anime e le persone.
Così obbedì, perché tale aveva vissuto quello che era, di fatto, un ordine.
Ciononostante, si era alzata presto, prima di loro, ed aveva fatto trovare una tavola apparecchiata bene, con la colazione sistemata in maniera ordinata e piacevole anche solo da vedere.
Le aveva accolte sorridendo ed augurando loro il buongiorno.
Non avevano mai fatto grandi dialoghi la mattina e non fece eccezione quel particolare giorno. Camille però cercò di non far mancare il sorriso.
Non le importò il fatto che non ricevette un grazie o un apprezzamento.
Aspettò che consumassero la loro colazione e, una volta uscite, sistemò la cucina.
Non serviva che Michelle le ricordasse di pulire anche il pavimento. Lo avrebbe fatto comunque.
Evidentemente alla donna faceva piacere rimarcare la differente posizione.
“Certamente, Michelle, buona giornata”.
di
scritto il
2025-10-29
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