Marta e Simona (parte 1)
di
Kugher
genere
sadomaso
La cena con gli amici era andata bene. Simona si era fermata per aiutare Marta a ritirare tutto, così come era stata utile per la preparazione della serata.
Marta, per festeggiare la sua laurea, aveva invitato colleghi di corso e, unica “esterna”, Simona che, comunque, conosceva già tutti.
Simona aveva in una mano 2 bicchieri e nell’altra la bottiglia di vino piemontese che aveva portato Maurizio.
Prima di entrare in cucina si fermò a guardare una foto sul tavolino in anticamera, vicino ad un telefono vecchio, di quelli ancora con la rotella, ovviamente non funzionante.
“Quanti anni da questa foto sono passati”.
Marta l’aveva messa lì da poco. Le ritraeva quando, a 14 anni, avevano vinto il campionato provinciale di pallavolo, sport che avevano smesso di praticare quando entrambe si erano iscritte all’università.
“Tu eri più bella di me all’epoca e lo sei ancora. Hai visto Maurizio come ti guardava? lo fa sempre quando ti vede”.
“Ma quello la batte a tutte”.
Mentre Simona si muoveva tra tavola, frigorifero e lavandino, Marta la cercava con lo sguardo. Lo faceva tenendo la testa appena abbassata, così da distogliere gli occhi se lei si fosse girata.
La osservava mentre si sistemava i capelli dietro l’orecchio. Senza essere vista, cercava lo sguardo sereno e morbido. Quella sera aveva le lenti a contatto e le sembrava che il viso dell’amica risplendesse maggiormente.
Le stavano invece magnificamente quegli stivali neri fino a sotto il ginocchio con il tacco che sarà stato almeno di 10 centimetri, forse anche 12. I pantaloni, che lei definiva da cavallerizza, le fasciavano le gambe ed evidenziavano il culo.
I capelli neri erano sciolti ed il trucco agli occhi le rendeva uno sguardo più deciso di quanto fosse di solito.
Marta non sapeva quando si fosse innamorata di lei. Semplicemente, un giorno, si era accorta che la stava pensando più intensamente e, da lì, si rese conto che da tempo la cercava e pensava sempre più spesso.
Inizialmente non voleva crederci. Diamine. Si conoscevano dalle medie ed era la sua amica più fidata, nonostante le frequenti litigate in quanto entrambe avevano un carattere molto forte ma, alla fine, si cercavano sempre e si riappacificavano.
Forse complice il vino, le risate della serata, la rilassatezza della laurea finalmente conseguita dopo avere trascorso anni a studiare e a fare la cameriera per mantenersi agli studi, forse queste ed altre cose, ma quella sera Marta faceva fatica a non pensarla nuda, a letto.
Questa cosa la spaventava per tutte le implicazioni.
Se avesse rifiutato?
Se si fosse allontanata?
Se le avesse detto che amava un altro o, peggio, un’altra?
Se…se…se…se…
Maledizione, non era da lei avere tutti questi “se” che le ronzavano in testa.
Accantonò l’idea e cercò di non pensarci ma, quando entrambe erano al lavandino a due vasche e accidentalmente Marta l’aveva toccata sulla mano in un gesto innocuo tra amiche, si sentì pervasa da un fuoco che, con buone probabilità, era alimentato dall’alcol.
Simona colse il gesto come uno scherzo, la allontanò ridendo e rimproverandola che le stava impedendo di lavorare ma, nel fare questo, l’aveva toccata con l’anca per far finta di spingerla via.
Marta ne sentiva il profumo e si sentì la figa bagnata ed il cuore a mille.
In quel momento sapeva benissimo che si stava trovando di fronte ad una porta. Come ogni ostacolo, non è noto cosa si possa trovare oltre e la decisione consiste se abbassare quella maniglia o meno.
Avrebbe potuto rimandare il gesto, ma prima o poi davanti a quella cazzo di porta ci si sarebbe comunque ritrovata.
Quando viene varcata una soglia, le cose cambieranno e indietro non si torna. Anche fermarsi prima, però, lascia il dubbio che può essere un rifugio, un alibi autoconvincendosi che c’è ancora tempo per giocarsi le carte, ma sarebbe anche la non vita.
Simona non le aveva mai manifestato sentimenti. Solo sapeva che aveva avuto altre esperienze saffiche, e questa non era poca cosa.
Marta inoltre aveva capito definitvamente che era omosessuale.
Era stato proprio Maurizio a farglielo capire, Maurizio, col quale aveva avuto una relazione o, almeno, un inizio di relazione. Stavano bene assieme, ma a letto lei si bloccava. Aveva comportamenti non compatibili con il sentimento che evidentemente provava con lui.
Ne avevano parlato a lungo e lui, serenamente, le aveva posto la domanda in maniera diretta, cioè se fosse omosessuale.
Lei non aveva risposto, non subito, perlomeno.
Ricordava solo che quella notte avevano trascorso le ore sino al mattino abbracciati e lei aveva pianto.
Aveva pianto anche quando aveva capito che il suo primo amore saffico coincideva con Simona. Aveva paura di perderla come amica ma, poi, Maurizio le aveva fatto capire che già non era più solo un’amica per lei.
Ancora davanti al lavabo della cucina, Marta le aveva sporcato il viso con la schiuma lavapiatti e si era allontanata. Simona le aveva gettato dietro la spugnetta, ma non l'aveva seguita.
Il vino può essere ottimo alleato, in quella misura in cui abbassa le inibizioni ma consente ancora di conservare abbastanza lucidità per capire, decidere e, soprattutto, provare emozioni.
Marta aveva riempito due calici di quello splendido barolo che avevano aperto per ultimo. Era tornata da Simona.
“Facciamo pace dopo l’intensa battaglia a spietati colpi di schiuma?”
Ridendo, Simona si girò e la disarmò con quel sorriso che la faceva impazzire da tempo.
Prese il bicchiere.
Marta non decise nulla coscientemente. Furono il suo istinto ed il suo cuore a mettere la mano su quella maniglia e ad abbassarla.
Incrociarono le braccia che reggevano i bicchieri e fecero qualche sorso.
Marta aveva il cuore impazzito e le tremavano le gambe, lo stomaco, il cuore, la testa e la figa.
Erano vicine ed il profumo entrava nelle narici dell’innamorata.
Pur restando con i bicchiere in mano, il vino e l’istinto che correva autonomamente, abbassarono quella maniglia ed aprirono quella porta.
Le labbra di Marta si posarono su quelle di Simona che si dischiusero.
Marta, per festeggiare la sua laurea, aveva invitato colleghi di corso e, unica “esterna”, Simona che, comunque, conosceva già tutti.
Simona aveva in una mano 2 bicchieri e nell’altra la bottiglia di vino piemontese che aveva portato Maurizio.
Prima di entrare in cucina si fermò a guardare una foto sul tavolino in anticamera, vicino ad un telefono vecchio, di quelli ancora con la rotella, ovviamente non funzionante.
“Quanti anni da questa foto sono passati”.
Marta l’aveva messa lì da poco. Le ritraeva quando, a 14 anni, avevano vinto il campionato provinciale di pallavolo, sport che avevano smesso di praticare quando entrambe si erano iscritte all’università.
“Tu eri più bella di me all’epoca e lo sei ancora. Hai visto Maurizio come ti guardava? lo fa sempre quando ti vede”.
“Ma quello la batte a tutte”.
Mentre Simona si muoveva tra tavola, frigorifero e lavandino, Marta la cercava con lo sguardo. Lo faceva tenendo la testa appena abbassata, così da distogliere gli occhi se lei si fosse girata.
La osservava mentre si sistemava i capelli dietro l’orecchio. Senza essere vista, cercava lo sguardo sereno e morbido. Quella sera aveva le lenti a contatto e le sembrava che il viso dell’amica risplendesse maggiormente.
Le stavano invece magnificamente quegli stivali neri fino a sotto il ginocchio con il tacco che sarà stato almeno di 10 centimetri, forse anche 12. I pantaloni, che lei definiva da cavallerizza, le fasciavano le gambe ed evidenziavano il culo.
I capelli neri erano sciolti ed il trucco agli occhi le rendeva uno sguardo più deciso di quanto fosse di solito.
Marta non sapeva quando si fosse innamorata di lei. Semplicemente, un giorno, si era accorta che la stava pensando più intensamente e, da lì, si rese conto che da tempo la cercava e pensava sempre più spesso.
Inizialmente non voleva crederci. Diamine. Si conoscevano dalle medie ed era la sua amica più fidata, nonostante le frequenti litigate in quanto entrambe avevano un carattere molto forte ma, alla fine, si cercavano sempre e si riappacificavano.
Forse complice il vino, le risate della serata, la rilassatezza della laurea finalmente conseguita dopo avere trascorso anni a studiare e a fare la cameriera per mantenersi agli studi, forse queste ed altre cose, ma quella sera Marta faceva fatica a non pensarla nuda, a letto.
Questa cosa la spaventava per tutte le implicazioni.
Se avesse rifiutato?
Se si fosse allontanata?
Se le avesse detto che amava un altro o, peggio, un’altra?
Se…se…se…se…
Maledizione, non era da lei avere tutti questi “se” che le ronzavano in testa.
Accantonò l’idea e cercò di non pensarci ma, quando entrambe erano al lavandino a due vasche e accidentalmente Marta l’aveva toccata sulla mano in un gesto innocuo tra amiche, si sentì pervasa da un fuoco che, con buone probabilità, era alimentato dall’alcol.
Simona colse il gesto come uno scherzo, la allontanò ridendo e rimproverandola che le stava impedendo di lavorare ma, nel fare questo, l’aveva toccata con l’anca per far finta di spingerla via.
Marta ne sentiva il profumo e si sentì la figa bagnata ed il cuore a mille.
In quel momento sapeva benissimo che si stava trovando di fronte ad una porta. Come ogni ostacolo, non è noto cosa si possa trovare oltre e la decisione consiste se abbassare quella maniglia o meno.
Avrebbe potuto rimandare il gesto, ma prima o poi davanti a quella cazzo di porta ci si sarebbe comunque ritrovata.
Quando viene varcata una soglia, le cose cambieranno e indietro non si torna. Anche fermarsi prima, però, lascia il dubbio che può essere un rifugio, un alibi autoconvincendosi che c’è ancora tempo per giocarsi le carte, ma sarebbe anche la non vita.
Simona non le aveva mai manifestato sentimenti. Solo sapeva che aveva avuto altre esperienze saffiche, e questa non era poca cosa.
Marta inoltre aveva capito definitvamente che era omosessuale.
Era stato proprio Maurizio a farglielo capire, Maurizio, col quale aveva avuto una relazione o, almeno, un inizio di relazione. Stavano bene assieme, ma a letto lei si bloccava. Aveva comportamenti non compatibili con il sentimento che evidentemente provava con lui.
Ne avevano parlato a lungo e lui, serenamente, le aveva posto la domanda in maniera diretta, cioè se fosse omosessuale.
Lei non aveva risposto, non subito, perlomeno.
Ricordava solo che quella notte avevano trascorso le ore sino al mattino abbracciati e lei aveva pianto.
Aveva pianto anche quando aveva capito che il suo primo amore saffico coincideva con Simona. Aveva paura di perderla come amica ma, poi, Maurizio le aveva fatto capire che già non era più solo un’amica per lei.
Ancora davanti al lavabo della cucina, Marta le aveva sporcato il viso con la schiuma lavapiatti e si era allontanata. Simona le aveva gettato dietro la spugnetta, ma non l'aveva seguita.
Il vino può essere ottimo alleato, in quella misura in cui abbassa le inibizioni ma consente ancora di conservare abbastanza lucidità per capire, decidere e, soprattutto, provare emozioni.
Marta aveva riempito due calici di quello splendido barolo che avevano aperto per ultimo. Era tornata da Simona.
“Facciamo pace dopo l’intensa battaglia a spietati colpi di schiuma?”
Ridendo, Simona si girò e la disarmò con quel sorriso che la faceva impazzire da tempo.
Prese il bicchiere.
Marta non decise nulla coscientemente. Furono il suo istinto ed il suo cuore a mettere la mano su quella maniglia e ad abbassarla.
Incrociarono le braccia che reggevano i bicchieri e fecero qualche sorso.
Marta aveva il cuore impazzito e le tremavano le gambe, lo stomaco, il cuore, la testa e la figa.
Erano vicine ed il profumo entrava nelle narici dell’innamorata.
Pur restando con i bicchiere in mano, il vino e l’istinto che correva autonomamente, abbassarono quella maniglia ed aprirono quella porta.
Le labbra di Marta si posarono su quelle di Simona che si dischiusero.
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