La pianista (parte 10)

di
genere
sadomaso

Sophie seguì docilmente Gabriel, ancora travolta da emozioni e sensazioni, dettate più dalle circostanze e dalla ambientazione, dallo sconvolgimento dettato dall’attesa del frustino o della cera, più che dal dolore in sé.
I Padroni avevano usufruito della bocca della schiava Michelle, ma non erano andati oltre, come se si fosse trattato un “aperitivo” particolare per tutti.
Evidentemente tra loro era stato programmato, ma la cosa forse l’avrebbe valutata successivamente, a mente fredda.
In quel momento era ancora assorta e avvolta dalle sensazioni vissute e seguiva semplicemente e docilmente il volere altrui.
Fu l’istinto dell’esibizionismo, affinato in anni di mosse studiate, che le fece allungare la gamba più del dovuto per far vedere al taxista che indossava solo autoreggenti sotto la camicetta che, apertasi appena, rivelò l’assenza del reggiseno, lasciando vedere abbastanza bene il seno ed i capezzoli.
Solo un occhio attento e, soprattutto, con una luce più viva, avrebbe potuto vedere i segni dei morsetti intorno ai capezzoli o il sottile filo di nylon che usciva dalla figa.
Complice la reazione non negativa dell’autista, e la accertata propensione all’esibizionismo della schiava, Gabriel andò oltre alla mano all’inguine della donna al suo fianco.
All’andata, aveva fatto in modo di essere sentito dal taxista quando le aveva ordinato di allargare le cosce. La richiesta esplicita aveva dato modo alla donna di capire le sue intenzioni.
Sulla via del ritorno, Gabriel non sentì il bisogno di anticipare nulla.
Sotto gli occhi attoniti delle altre due persone presenti nell’abitacolo, si denudò il cazzo che, evidentemente, era rimasto duro dal pompino fatto dalla schiava dei suoi amici.
La mano ferma tra i capelli di Sophie, guidò la testa della donna sul sesso fino a farlo scomparire nella sua bocca, dove rimase per il tempo necessario a percorrere il tragitto fino a casa.
I palazzi e le vie note passavano lentamente, non viste benché guardate dal finestrino.
Gabriel era assorto dal piacere della serata vissuta, dal pompino attuale, e dalla serata nella sua fase finale.
Lo eccitava la presenza di un estraneo, lo eccitava il fatto che ai semafori i passanti lo potessero vedere, oppure i conducenti di autobus con la guida più alta di una vettura.
Non aveva mai sperimentato quella foma di dominio, di sesso, di piacere, e lo trovava inebriante, pericoloso ma eccitante.
Aveva programmato con anticipo la quasi nudità della schiava. La mano all’inguine all’andata aveva quale solo spettatore il taxista ed il fatto era stato pensato e ragionato.
Il pompino al ritorno invece è stato dettato dall’istinto, dall’eccitazione della serata ma anche dall’esibizionismo di Sophie che sin dall’inizio lo aveva attratto, intrigato, eccitato, fino ad arrivare a corteggiarla e a farle quella proposta.
A destinazione, Sophie ebbe modo di accorgersi della meta raggiunta solo perché Gabriel pagò il taxista.
Ormai abituata ad eseguire ordini e a non decidere i movimenti, nonostante fossero fermi, aspettò che Gabriel prese i suoi capelli per toglierle la testa dal cazzo.
Solo quando entrò in casa, confrontandosi con sé stessa speculare, allo specchio, si accorse di quanto era eccitante, comprendendo gli sguardi scandalizzati delle donne ed ammirati degli uomini nel tratto dal taxi al portone di casa.
Il vestito, seppur in ordine, lasciava vedere più seno di quando erano usciti. I capelli, ancora in ordine, erano leggermenti disordinati, tipici di chi ha fatto sesso in qualche ascensore o androne buio, presi da enfasi con le mani che percorrono voracenete il corpo, tenendo la testa in un bacio appassionato.
Solo la luce rivelava un piccolo segno rosso sulla parte del petto che solo chi conosce il frustino ne avrebbe capito il significato.
Nell’insieme, lo sguardo eccitato per l’esperienza vissuta e condivisa, quale attrice nella sua passività, trasmetteva sensazioni impercettibili, che però avevano il potere di arrivare con magnetismo alla parte nascosta ed intima di ogni spettatore.
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2025-07-17
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