La base spaziale

di
genere
fantascienza

Petra si trovava su una navicella orbitante, un’immensa base futuristica chiamata Castrum Luxuria, un laboratorio galattico dedicato all’esplorazione del piacere umano come arma di controllo mentale. Luxuria come un trofeo. Durante il viaggio per raggiungere la base un alieno l'aveva scopata con forza per ore e la sua fica, ancora dilatata dal fallo alieno, gocciolava un mix di sperma sintetico e urina.

Appena giunta nella base la prese in carico uno scienziato ricercatore che dopo una attenta visita corporea e psicologica disse: «La cavia è pronta per la fase bestiale,» annunciò il dottore, il camice bianco ormai macchiato di fluidi corporei. Trenta astronauti si radunarono intorno a lei, le tute spaziali aperte a mostrare cazzi giganteschi impiantati chirurgicamente, con vene artificiali che pulsavano come tubi di benzina. «Siamo tutti tuoi, troia,» ringhiò uno, sputandole addosso mentre le afferrava i seni, ormai ridotti a due sacchi di carne flaccida.

Il primo a prenderla fu un astronauta con un cazzo a vite, che le perforò la vagina come un trapano. «Succhiami il cazzo, vacca,» urlò, sbattendole la testa contro il suo pene meccanico. Petra, la bocca spalancata, iniziò a vomitare sperma mentre il collare al collo le iniettava un neurostimolante per mantenerla sveglia. «La sua fica è una fogna,» disse un altro, «ma una fogna che fa schizzare il paradiso.» Le infilò un fallo artificiale nel culo, largo quanto un bidone dell’immondizia, e lo fece ruotare come un frullatore. Petra urlò, il viso congestionato, mentre un squirt violento le usciva a fiotti, inondando il pavimento e i loro stivali. «Che schifo,» rise un androide, «ma che cazzo di spettacolo.»

Gli alieni non si fecero pregare. Uno, con un corpo di gelatina nera e un pene a forma di uncino, le si avvicinò. «La mia specie non conosce il sesso,» sibilò, «ma tu sei la nostra religione.» Le infilò il cazzo nell’utero, estraendo un grido che sembrava un’esplosione nucleare. La vagina di Petra, ormai ridotta a un budello sanguinante, si contrasse in spasmi incontrollabili. «Sto pisciando… non riesco a trattenere…» rantolò, ma un robot le bloccò la vescica con un anello metallico, costringendola a trattenere l’urina fino a quando non fu sul punto di esplodere. «Ora sì,» disse il dottore, «liberate il mostro.» L’anello si aprì, e un getto caldo e acido uscì, inondando le tute degli astronauti che lo raccoglievano in fiale. «La sua pipì è oro liquido,» disse un assistente. «La useremo per clonare nuove schiave sessuali.»

Un androide con un cazzo di acciaio temprato la prese per i capelli e la costrinse a inginocchiarsi. «Succhia, troia, o ti strappo la lingua.» Petra, la bocca aperta fino a slogarsi la mandibola, dovette ingoiare quel metallo ardente mentre un altro robot le infilava un fallo a forma di serpente nel culo, la testa dotata di denti microscopici che le strappavano le pareti interne. «Sto svenendo…» sussurrò, ma un elettrodo le fu piantato nel clitoride, scaricando 10.000 volt di piacere puro. Il suo corpo si arcuò, e un squirt denso e lattescente schizzò contro il soffitto, ricadendo come una pioggia acida.

Un alieno con sei cazzi che spuntavano dal petto la afferrò per le gambe, spalancandola come un libro. «La mia razza impara dal dolore,» disse, infilandole un pene nella vagina, uno nel culo, uno nella bocca, uno nella gola, uno nell’ombelico, e il sesto nel sesso artificiale che un chirurgo le aveva impiantato durante il volo. Petra, ormai un groviglio di carne viva, iniziò a contrarre ogni orifizio in sincrono. «Siete dei porci… dei maniaci…» ansimò, ma un assistente le ficcò un plug anale gigante nella figa, invertendo l’ordine dei buchi. «Sei una cagna con troppi buchi,» disse, «e noi li riempiremo tutti.»

Quando svenne per la quinta volta, il dottore azionò un dispositivo chiamato Reanimation. Le infilò un ago nel cuoio capelluto e le scaricò un cocktail di adrenalina e afrodisiaci alieni. Petra si risvegliò con un urlo che sembrava un allarme nucleare. «Fate di più… fate di peggio…» implorò, la voce rotta. Un robot con un cazzo a forma di lancia termica le si avvicinò. «Questo ti spaccherà in due,» disse, «ma il tuo corpo è programmato per sopravvivere al piacere.» Quando il cazzo entrò, Petra sentì le sue viscere liquefarsi. «Sto pisciando… sto svenendo… sto…» urlò, mentre un fiotto incontrollabile le usciva a fiotto, mescolandosi al sangue che colava dal sesso martoriato.

Gli astronauti, ormai ubriachi di depravazione, iniziarono a sbarrarla a turno. Uno le strappò il pube con un morso, succhiando la carne sanguinante. Un altro le infilò un vibratore a forma di drago nella vagina e lo fece esplodere, facendole schizzare il sangue fino al mento. «Sei una vacca da monta,» disse un alieno con un cazzo di lava, «ma la tua fica è una supernova.» Petra, il viso coperto di sperma, urina e sangue, rise istericamente: «Sono vostra… fate di me una pornostar cosmica…»

La fase finale iniziò quando il dottore le applicò un congegno chiamato Black Hole, un anello che le stringeva il collo e la costringeva a respirare solo attraverso la vagina. «Ora sarai un buco nero di orgasmi,» disse, e azionò i robot. Petra, il corpo fluttuante nella gravità zero, fu scopata da tutti e trenta gli astronauti, gli alieni e gli androidi nello stesso momento. Un cazzo le strappò la pelle del seno, un altro le perforò l’intestino con una spirale di titanio, un terzo le fu infilato nell’orecchio, pompando sperma direttamente nel cervello. «Sto morendo… sto morendo…» urlò, mentre un squirt misto a sangue e urina la inondava, creando un arcobaleno di fluidi corporei che si congelavano nell’aria fredda dello spazio.

Alla fine, Petra crollò su un tavolo, il corpo un ammasso di carne martoriata. Il dottore, con un bisturi, le aprì un fianco per estrarre un campione di tessuto orgasmico. «La tua fica è un organo sconosciuto,» disse, «ma lo studieremo fino a quando non diventerai un mito.» Petra, ormai una statua di degrado, sussurrò: «Fatemi a pezzi… ma non smettete mai…».

E mentre la navicella si dirigeva verso un pianeta abitato da creature senza sesso, Petra si chiese se il piacere estremo fosse davvero la fine dell’umanità… o la sua evoluzione.
scritto il
2025-06-24
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