Ai piedi della vicina (parte 3)
di
Kugher
genere
sadomaso
Vi sono eventi che cambiano i rapporti, eventi non voluti o cercati, ma capitati, precipitati in maniera che le persone coinvolte non volevano, almeno coscientemente, ma che non hanno fermato al loro accadimento.
Ilaria aveva trovato liberatorio quella fuga di pensieri che narravano della sua anima.
Nonostante contatti fugaci, sulle scale o di fretta per strada quando ci si incontra al supermercato, a pelle, nei confronti di Franca, aveva sempre provato trasporto e simpatia, financo, in lei, un atteggiamento materno e rassicurante.
Franca, nell’episodio con la ragazza, aveva lasciato correre la parte di sé stessa che conosceva bene.
Non si era fermata e non aveva nemmeno mai pensato di farlo, trovando irresistibile avere ai piedi quella giovane vicina.
Fu invece Ilaria a trovare sé stessa in aspetto sino a quel giorno mai noto. Come accade in questi casi, occorre tempo per capire, metabolizzare, analizzare, guardarsi dentro il più delle volte senza successo.
Preme però l’istinto di ripetere quella determinata situazione che ha generato sensazioni nuove e forti, magari con l’intendimento che sia l’ultima, per il timore di farsi travolgere o avvolgere da una situazione che possa poi sfuggire al controllo o, anzi, che di controllo non ha proprio nulla.
Franca non la cercò. Attese, anche senza eccessivo affidamento.
La forte intimità richiesta per quei rapporti, l’origine della loro conoscenza e la coabitazione nello stesso edificio, avrebbero magari portato in altre direzioni, sebbene lo stomaco si torcesse un poco al pensiero della sottomissione di quella giovane vicina.
L’incontro casuale accadde, anzi, accaddero, più di uno, come è cosa solita per chi vive nello stesso palazzo.
I dialoghi ed i saluti furono neutri, senza invasione nella sfera emotiva della ragazza che, rispetto a lei, aveva vissuto situazione sicuramente più impegnativa.
Fu forse questo approccio di Franca a smuovere o a rassicurare Ilaria.
La ragazza non si sentì sotto pressione da parte della vicina ma, anzi, rispettata e lasciata libera. Furono comunque complici anche i sorrisi gentili e materni che non abbandonarono la donna e che avevano conquistato la simpatia della giovane.
Così come le biglie che rotolano verso il basso in maniera caotica, poi trovano un ordine proprio e si mettono in fila ordinata, la cosa trovò una sua strada.
In un qualsiasi giorno infrasettimanale, Franca era rientrata da poco in casa, dopo avere fatto la spesa.
I sacchetti pieni erano appena stati posati sul tavolo in cucina, quando sentì suonare il campanello, trovando, oltre la porta, una Ilaria imbarazzata.
Doveva averla curata perché il tempismo era eccessivo per essere frutto del mero caso.
“Ciao Ilaria, che piacere vederti. Vieni, sono appena rientrata. Sediamoci in sala. Ritirerò dopo”.
I primi dialoghi neutri, caratterizzati dal sorriso materno e tranquillizzante di Franca, ebbero l’effetto di mettere a proprio agio la giovane.
Furono evidenti gli sguardi di Ilaria verso i piedi della sua ospite, come se desiderasse raggiungerli ma le mancasse il coraggio di fare il passo ulteriore, ben conscia che sarebbe stato come attraversare il Rubicone e, una volta a terra, il dado sarebbe stato definitivamente tratto.
Franca capì che sarebbe spettato a lei prenderle la mano e farle guadare il fiume.
Il sorriso materno e rasserenante della donna, fu determinante quando, in un momento di silenzio, le prese le mani.
“Vai a terra Ilaria, mettiti ai miei piedi”.
Per la ragazza fu un imbarazzo che si sciolse all’improvviso, come se fosse arrivato ciò che attendeva senza avere il coraggio di provocarlo.
Ilaria fece per stendersi come era accaduto l’altra volta.
Franca doveva farle capire che il controllo sarebbe stato suo.
“No tesoro, inginocchiati, non ti voglio quale mio tappeto, al momento”.
Il primo istante fu superato e la ragazza eseguì, inginocchiandosi davanti alla donna, sedendosi sui talloni.
Franca le accarezzò il viso delicatamente, comprendendo che tra loro vi era un nuovo e più conscio rapporto. Si appoggiò allo schienale e con il dito indicò lo spazio tra i suoi piedi.
“Posa la fronte a terra, prostrati”.
Fu fluido il movimento che portò la testa di Ilaria a far sì che la fronte toccasse terra in quel gesto di estrema e incondizionata resa, gesto che ebbe l’effetto di sconvolgere gli interni del corpo e dell’anima di entrambe.
La donna si prese tutto il tempo che ritenne utile e piacevole per ammirare quel giovane corpo ai suoi piedi.
“Toglimi le scarpe”.
Non vi era solo sottomissione ma anche servizio.
“Metti le mani sotto i miei piedi”.
In quei momenti lo stravolgimento era erotico per Franca, e sicuramente emotivo per Ilaria.
Franca si inserì in quello stravolgimento totale dell’anima e del corpo che, all’interno, era preso da sconvolgimento alla bocca dello stomaco e, con ogni probabilità, anche alla figa, oltre che nella testa.
“Leccami i piedi”.
Sicuramente la sua pelle risentiva del sudore dovuto alla camminata per andare a fare la spesa. Era quella la prima prova di sofferenza e di superamento di ciò che viene ritenuto convenzionale.
I primi contatti della lingua sul piede sudato sono emozionanti, avvertendo che le leccate alla pelle erano divenute quelle tipiche di chi ha preso confidenza con il nuovo ruolo.
Ilaria aveva trovato liberatorio quella fuga di pensieri che narravano della sua anima.
Nonostante contatti fugaci, sulle scale o di fretta per strada quando ci si incontra al supermercato, a pelle, nei confronti di Franca, aveva sempre provato trasporto e simpatia, financo, in lei, un atteggiamento materno e rassicurante.
Franca, nell’episodio con la ragazza, aveva lasciato correre la parte di sé stessa che conosceva bene.
Non si era fermata e non aveva nemmeno mai pensato di farlo, trovando irresistibile avere ai piedi quella giovane vicina.
Fu invece Ilaria a trovare sé stessa in aspetto sino a quel giorno mai noto. Come accade in questi casi, occorre tempo per capire, metabolizzare, analizzare, guardarsi dentro il più delle volte senza successo.
Preme però l’istinto di ripetere quella determinata situazione che ha generato sensazioni nuove e forti, magari con l’intendimento che sia l’ultima, per il timore di farsi travolgere o avvolgere da una situazione che possa poi sfuggire al controllo o, anzi, che di controllo non ha proprio nulla.
Franca non la cercò. Attese, anche senza eccessivo affidamento.
La forte intimità richiesta per quei rapporti, l’origine della loro conoscenza e la coabitazione nello stesso edificio, avrebbero magari portato in altre direzioni, sebbene lo stomaco si torcesse un poco al pensiero della sottomissione di quella giovane vicina.
L’incontro casuale accadde, anzi, accaddero, più di uno, come è cosa solita per chi vive nello stesso palazzo.
I dialoghi ed i saluti furono neutri, senza invasione nella sfera emotiva della ragazza che, rispetto a lei, aveva vissuto situazione sicuramente più impegnativa.
Fu forse questo approccio di Franca a smuovere o a rassicurare Ilaria.
La ragazza non si sentì sotto pressione da parte della vicina ma, anzi, rispettata e lasciata libera. Furono comunque complici anche i sorrisi gentili e materni che non abbandonarono la donna e che avevano conquistato la simpatia della giovane.
Così come le biglie che rotolano verso il basso in maniera caotica, poi trovano un ordine proprio e si mettono in fila ordinata, la cosa trovò una sua strada.
In un qualsiasi giorno infrasettimanale, Franca era rientrata da poco in casa, dopo avere fatto la spesa.
I sacchetti pieni erano appena stati posati sul tavolo in cucina, quando sentì suonare il campanello, trovando, oltre la porta, una Ilaria imbarazzata.
Doveva averla curata perché il tempismo era eccessivo per essere frutto del mero caso.
“Ciao Ilaria, che piacere vederti. Vieni, sono appena rientrata. Sediamoci in sala. Ritirerò dopo”.
I primi dialoghi neutri, caratterizzati dal sorriso materno e tranquillizzante di Franca, ebbero l’effetto di mettere a proprio agio la giovane.
Furono evidenti gli sguardi di Ilaria verso i piedi della sua ospite, come se desiderasse raggiungerli ma le mancasse il coraggio di fare il passo ulteriore, ben conscia che sarebbe stato come attraversare il Rubicone e, una volta a terra, il dado sarebbe stato definitivamente tratto.
Franca capì che sarebbe spettato a lei prenderle la mano e farle guadare il fiume.
Il sorriso materno e rasserenante della donna, fu determinante quando, in un momento di silenzio, le prese le mani.
“Vai a terra Ilaria, mettiti ai miei piedi”.
Per la ragazza fu un imbarazzo che si sciolse all’improvviso, come se fosse arrivato ciò che attendeva senza avere il coraggio di provocarlo.
Ilaria fece per stendersi come era accaduto l’altra volta.
Franca doveva farle capire che il controllo sarebbe stato suo.
“No tesoro, inginocchiati, non ti voglio quale mio tappeto, al momento”.
Il primo istante fu superato e la ragazza eseguì, inginocchiandosi davanti alla donna, sedendosi sui talloni.
Franca le accarezzò il viso delicatamente, comprendendo che tra loro vi era un nuovo e più conscio rapporto. Si appoggiò allo schienale e con il dito indicò lo spazio tra i suoi piedi.
“Posa la fronte a terra, prostrati”.
Fu fluido il movimento che portò la testa di Ilaria a far sì che la fronte toccasse terra in quel gesto di estrema e incondizionata resa, gesto che ebbe l’effetto di sconvolgere gli interni del corpo e dell’anima di entrambe.
La donna si prese tutto il tempo che ritenne utile e piacevole per ammirare quel giovane corpo ai suoi piedi.
“Toglimi le scarpe”.
Non vi era solo sottomissione ma anche servizio.
“Metti le mani sotto i miei piedi”.
In quei momenti lo stravolgimento era erotico per Franca, e sicuramente emotivo per Ilaria.
Franca si inserì in quello stravolgimento totale dell’anima e del corpo che, all’interno, era preso da sconvolgimento alla bocca dello stomaco e, con ogni probabilità, anche alla figa, oltre che nella testa.
“Leccami i piedi”.
Sicuramente la sua pelle risentiva del sudore dovuto alla camminata per andare a fare la spesa. Era quella la prima prova di sofferenza e di superamento di ciò che viene ritenuto convenzionale.
I primi contatti della lingua sul piede sudato sono emozionanti, avvertendo che le leccate alla pelle erano divenute quelle tipiche di chi ha preso confidenza con il nuovo ruolo.
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