Ai piedi della vicina (parte 4)
di
Kugher
genere
sadomaso
Franca aveva assunto una posizione regale, nota solo a lei in quanto Ilaria, prostrata con la fronte a terra, non la poteva vedere ma, sicuramente, “sentire”.
I piedi della Padrona erano posati sulle mani della ragazza intenta a adorare la donna rinfrescandole i piedi sudati dalla camminata.
L’azione era ormai fluida, tranquilla, con una leccata ritmica.
Raggiunta la normalità dell’atto, passò ad altra normalità, rimarcando maggiormente la differenza di posizione. Pose il piede sulla testa della ragazza che fu costretta a smettere di adorare.
“Spogliati”.
Vi fu un attimo di esitazione per un comando sicuramente atteso ma che avrebbe ulteriormente allontanato le due persone da una situazione di parità.
Le carezze delicate sui capelli della testa ancora a terra, ebbero l’effetto di rassicurare, nonostante il forte contrasto tra le carezze di natura materna e la posizione tenuta, oltre all’ordine in attesa di esecuzione.
“Obbedisci”.
Le parole dal forte significato, nuovamente erano in contrasto con la delicatezza e morbidezza della voce materna, tipica di chi vuole far uscire tensioni e rassicurare.
Fu un altro gradino da salire o, forse meglio, da scendere per la ragazza che dovette mostrarsi completamente nuda.
La nudità della pelle anticipa e rivela quella dell’anima, aumentando la distanza tra i due ruoli che vengono meglio definiti.
A Franca bastò indicare a terra per ottenere che la ragazza nuovamente si prostrasse ai suoi piedi, più esposta di qualche minuto addietro.
La Padrona, trascorso qualche minuto per consentire allo stomaco e all’anima di Ilaria di trovare un nuovo equilibrio, si alzò.
Ilaria, istintivamente, avendola vista alzarsi, pensò di poter abbandonare la sua posizione, per lei divenuta inutile.
Venne spinta nuovamente nella stessa posa dal piede della donna sulla schiena che la fece riporre con la fronte a terra. Il piede rimase sulla schiena, senza schiacciare se non il normale peso dell’arto poggiato.
“Ti dirò io quando ti potrai muovere, tesoro”.
Nuovamente la voce calda ed avvolgente scombussolò la schiava, dandole il piacere di quel tono che aveva imparato ad apprezzare.
La Padrona ritornò dopo qualche minuto.
“A quattro zampe”.
Franca si sedette, senza preavviso, sulla schiena della ragazza, cavalcioni, trovando l’immediata reazione di chi irrigidisce i muscoli per resistere alle nuove forze.
Le avvolse il collo con un bel collare nero, in pelle che, a prima vista, si capiva essere già stato usato.
“Apri la bocca”.
Le infilò un ovetto in bocca con lo scopo di lubrificarlo bene. Poi la donna si alzò e si sedette nuovamente cavalcioni, ma avendo il viso verso il culo.
L’ovetto, così lubrificato, venne inserito nel culo, pur con qualche spinta trovando, evidentemente, un buco vergine.
Franca si sedette nuovamente in poltrona e apprezzò il fatto che Ilaria mantenne la posizione carponi, senza alzarsi o assumere la prostrazione precedente.
Col telecomando la donna azionò il vibratore. Ilaria non se lo aspettava ed ebbe un cedimento delle gambe e un contorcimento del bacino che tentò di avvitare su sé stessa.
La mano ferma e calma sulla testa fu cosa immediata.
“Mantieni la posizione, tesorina”.
Ilaria ristabilì gambe e braccia e, anche se con qualche difficoltà, ritrovò l’immobilità.
“Brava”.
Il complimento le entrò nell’anima.
Il vibratore cessò la sua attività.
“Vai a ritirarmi la spesa. Quando senti il vibratore acceso vuol dire che ti sto chiamando”.
“Non so dove vanno ritirate le cose”.
Franca non cercò di tranquillizzare la preoccupazione della ragazza, pur usando il solito tono di voce.
“Imparerai”.
Franca le tenne giù la testa vincendo il tentativo di alzarsi senza ordine.
Si prese il tempo di osservare quel giovane corpo in attesa, per poterlo liberare dalla sua volontà e vederla andare ad eseguire l’ordine domestico.
I piedi della Padrona erano posati sulle mani della ragazza intenta a adorare la donna rinfrescandole i piedi sudati dalla camminata.
L’azione era ormai fluida, tranquilla, con una leccata ritmica.
Raggiunta la normalità dell’atto, passò ad altra normalità, rimarcando maggiormente la differenza di posizione. Pose il piede sulla testa della ragazza che fu costretta a smettere di adorare.
“Spogliati”.
Vi fu un attimo di esitazione per un comando sicuramente atteso ma che avrebbe ulteriormente allontanato le due persone da una situazione di parità.
Le carezze delicate sui capelli della testa ancora a terra, ebbero l’effetto di rassicurare, nonostante il forte contrasto tra le carezze di natura materna e la posizione tenuta, oltre all’ordine in attesa di esecuzione.
“Obbedisci”.
Le parole dal forte significato, nuovamente erano in contrasto con la delicatezza e morbidezza della voce materna, tipica di chi vuole far uscire tensioni e rassicurare.
Fu un altro gradino da salire o, forse meglio, da scendere per la ragazza che dovette mostrarsi completamente nuda.
La nudità della pelle anticipa e rivela quella dell’anima, aumentando la distanza tra i due ruoli che vengono meglio definiti.
A Franca bastò indicare a terra per ottenere che la ragazza nuovamente si prostrasse ai suoi piedi, più esposta di qualche minuto addietro.
La Padrona, trascorso qualche minuto per consentire allo stomaco e all’anima di Ilaria di trovare un nuovo equilibrio, si alzò.
Ilaria, istintivamente, avendola vista alzarsi, pensò di poter abbandonare la sua posizione, per lei divenuta inutile.
Venne spinta nuovamente nella stessa posa dal piede della donna sulla schiena che la fece riporre con la fronte a terra. Il piede rimase sulla schiena, senza schiacciare se non il normale peso dell’arto poggiato.
“Ti dirò io quando ti potrai muovere, tesoro”.
Nuovamente la voce calda ed avvolgente scombussolò la schiava, dandole il piacere di quel tono che aveva imparato ad apprezzare.
La Padrona ritornò dopo qualche minuto.
“A quattro zampe”.
Franca si sedette, senza preavviso, sulla schiena della ragazza, cavalcioni, trovando l’immediata reazione di chi irrigidisce i muscoli per resistere alle nuove forze.
Le avvolse il collo con un bel collare nero, in pelle che, a prima vista, si capiva essere già stato usato.
“Apri la bocca”.
Le infilò un ovetto in bocca con lo scopo di lubrificarlo bene. Poi la donna si alzò e si sedette nuovamente cavalcioni, ma avendo il viso verso il culo.
L’ovetto, così lubrificato, venne inserito nel culo, pur con qualche spinta trovando, evidentemente, un buco vergine.
Franca si sedette nuovamente in poltrona e apprezzò il fatto che Ilaria mantenne la posizione carponi, senza alzarsi o assumere la prostrazione precedente.
Col telecomando la donna azionò il vibratore. Ilaria non se lo aspettava ed ebbe un cedimento delle gambe e un contorcimento del bacino che tentò di avvitare su sé stessa.
La mano ferma e calma sulla testa fu cosa immediata.
“Mantieni la posizione, tesorina”.
Ilaria ristabilì gambe e braccia e, anche se con qualche difficoltà, ritrovò l’immobilità.
“Brava”.
Il complimento le entrò nell’anima.
Il vibratore cessò la sua attività.
“Vai a ritirarmi la spesa. Quando senti il vibratore acceso vuol dire che ti sto chiamando”.
“Non so dove vanno ritirate le cose”.
Franca non cercò di tranquillizzare la preoccupazione della ragazza, pur usando il solito tono di voce.
“Imparerai”.
Franca le tenne giù la testa vincendo il tentativo di alzarsi senza ordine.
Si prese il tempo di osservare quel giovane corpo in attesa, per poterlo liberare dalla sua volontà e vederla andare ad eseguire l’ordine domestico.
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