L'appuntamento
di
Miss Serena
genere
gay
Nella mia seconda SIM non ci sono nomi ma solo numeri, e Jason ha l’uno e non potrebbe essere altrimenti. Lui ha infatti tutto quello che uno come me potrebbe volere da un’amante occasionale, quell’essere un maschio alfa che non guasta mai, insieme a una dotazione d’altissimo livello con un livello di perversione raro in un uomo.
Il nostro appuntamento fisso è l’ultimo giovedì del mese, stanza novecentodieci dell’hotel Astoria, anche se non sono mancati incontri in altri giorni, senza dimenticare un week end passato al mare, anche se in quell’occasione la spiaggia l’abbiamo vista ben poco. L’hotel Astoria era stato costruito in quella che veniva definita la parte alta della città, anche se in realtà era una collinetta di forse cento metri, che però sembrava quasi dominare tutto ciò che vi era sotto.
Quello che gli ho sempre chiesto è il massimo della discrezione, e del resto un dirigente scolastico di una scuola privata non può “dare scandalo” dichiarandosi gay, a meno di non voler perdere il posto di lavoro. Il che non vuol dire rinunciare alla propria sessualità, e soprattutto al cazzo, solo non farsi mai vedere con un altro uomo e far finta di nulla.
Del resto, non ho un aspetto effeminato, né mi piace vestirmi da donna, solo al metterlo dentro preferisco prenderlo io, e ancor meglio se l’altro è ben dotato.
Quella sera però mi sentivo desideroso di qualcosa che non fosse solo sesso, seppur di alto livello, ma con una strana voglia di giocare al piccolo porcellino. Così dopo un bel clistere purificatore perché, se c’è qualcosa che odio è vedere un bel cazzo sporco di merda, e una breve doccia, decisi dopo essermi unto un po’ l’ano, di mettere una cintura di castità per giocare al sottomesso con Jason, che ben conosceva i miei limiti in quel tipo di situazioni. Perché il mio “famolo strano” si limita all’uso di qualche toy come un plug o cose del genere, non certo a giochi sadomaso a base di dolore o eccessive umiliazioni.
Avendo un pene nella norma, la cintura di castità mi dava un po’ di fastidio anche senza avere un’erezione, ma non m’impediva d’avere un orgasmo riuscendo a venire anche senza dovermelo toccare.
Il viaggio in macchina fu poco piacevole proprio per quella costrizione, dato che il mio pensiero era già rivolto a Jason, e di conseguenza la mia eccitazione al massimo.
Alla reception trovai un ragazzo nuovo, al quale dissi solo d’avere un appuntamento col signor Mason, e lui dopo aver controllato col telefono, m’indicò dov’erano gli ascensori che bene conoscevo.
Arrivato davanti alla stanza novecentodieci bussai due volte prima di sentire la sua voce che mi diceva d’entrare, e così varcai la soglia per chiudere subito dopo la porta dietro di me.
Lui era seduto su un divano con addosso solo l’accappatoio, e questo mi fece fare subito dei bei pensieri sconci, ma non feci in tempo a dire qualcosa che lui m’indicò una poltroncina davanti a lui dove m’accomodai non sapendo cosa volesse da me.
“So che dove vivo io cercano uno come te, e se vuoi il posto è tuo, ma sia chiaro che non vorrei che tu accettassi solo vederci di più. So che qui vivi nascondendo chi sei, mentre da me puoi entrare in un club gay senza avere nulla da temere, anzi è più normale una coppia omo che un single. Se vuoi puoi pensarci qualche giorno, ma devi darmi una risposta entro domenica sera, e se vuoi restare qui amici più di prima.”
“Jason io non so cosa dire.” farfugliai ancora in preda allo stupore.
“Se vuoi puoi non dire nulla, ma intanto spogliati che ho voglia di scoparti.” mi rispose ridacchiando.
Mi spogliai il più velocemente possibile, dimenticandomi del tutto della sorpresa che gli avevo preparato indossando la cintura di castità, e come lui la vide si mise a ridere anche per umiliarmi.
“Ma guarda un po’ la mia troia preferita.” mi disse alzandosi per andare a prendere un sacchetto che era sopra il tavolo “Adesso finiamo l’opera con questo bel collare, così dopo sarai davvero qualcosa di simile a una cagna in calore.”
Senza dire nulla mi sistemò il sottile collare di cuoio, al quale attacco un lungo guinzaglio, per poi farmi inginocchiare e quindi portarmi in giro come un cagnolino. Il giro in realtà non fu lungo quanto umiliante, ma del resto sino a quando si trattava di giochi fatti in coppia non avevo mai detto nulla, anzi li trovavo preliminari molto eccitanti. La nostra camminata finì ben presto in camera, dove lui si tolse l’accappatoio per poi sbattermi il pene ancora floscio in faccia.
“Dimmi quanti cazzi hai preso in questo mese.” mi domandò cogliendomi di sorpresa.
“Uno, ma nulla di paragonabile al tuo.” risposi non aspettando altro che prenderglielo in bocca.
“Pensa se ti trasferirai non solo ti romperò il culo tutte le settimane, ma ti farei conoscere qualche amico che non aspetta altro d’incontrare un bel culo come il tuo. Anche se sono sicuro che alla fine inizieresti a frequentare i club gay, e lì i cazzi non ti mancherebbero mai, magari due alla volta così ti togli la voglia di fare la troia per due uomini.”
Il solo pensiero di trovarmi fra due uomini mi fece eccitare a tal punto che ebbi un inizio d’erezione, ma la cintura di castità mi bloccò subito lo stimolo facendomi sentire anche un po’ di dolore. Stavo iniziando ad impazzire dalla voglia quando Jason mi spinse la mazza in bocca ordinandomi di succhiargliela, cosa che feci ben volentieri e senza usare le mani se non per appoggiarle alle sue gambe come piaceva a lui.
Il suo odore di maschio mi riempì subito le narici, mentre quella nerchia scorreva sempre più velocemente fra le mie labbra, diventando sempre più dura e voluminosa.
Quando finalmente mi fece mettere carponi al centro del letto avevo forse più desiderio di scopare di lui, ma cogliendomi nuovamente di sorpresa, invece di sbattermelo dentro, mi penetrò con un dito, come se volesse prepararmi ancor di più alla penetrazione.
“Lo so che non vedi l’ora che ti rompa il culo.” mi disse quasi per prendermi in giro “Ma prima voglio toglierti un po’ di quel lubrificante che ti sei messo dentro prima d’uscire, così che tu possa sentire ogni millimetro del mio cazzo che ti entra dentro.”
“Ti prego scopami.” implorai quando le dita divennero due, allargandomi ancor di più l’ano.
Dopo essersi inginocchiato dietro di me, da vero porco Jason fece entrare nel mio culo solo la cappella, poi prese il guinzaglio e lo tirò sino a quando non mi tirò indietro il più possibile. A quel punto m’afferrò saldamente per i fianchi per potermi sodomizzare col massimo della sua forza, facendomi provare sì un gran male, ma anche un piacere difficile da descrivere. Fu come passare dalle tenebre a una luce accecante, che aumentava sempre di più man mano che la sua nerchia m’entrava dentro, sino alla completa penetrazione coi suoi testicoli che quasi sbattevano contro i miei.
“Mi hai rotto il culo stronzo.” dissi senza però molta convinzione.
“E non è quello che volevi brutta puttana che non sei altro.” mi rispose Jason iniziando a far scorrere la sua nerchia dentro di me.
“Sì e lo sai quanto voglio il tuo gran cazzo.”
Lui riprese il guinzaglio in mano anche per sbatterlo blandamente sulle mie chiappe, oltre che per usarlo per tenermi il più fermo possibile, e potermi quindi scopare a suo piacimento. Il sentirmi il pene quasi esplodere dentro la cintura di castità, non faceva altro che aumentare il piacere della penetrazione, ed era come se il mio cervello volesse godere solo da quella, dimenticando la mia parte maschile.
Jason un paio di volte si mise davanti a me per farsi ricoprire la mazza di saliva, per poi riprendere a sbattermi con ancora più forza, e farmi godere con lui. Più lui mi scopava con ardore, più io provavo piacere dalla penetrazione, anche perché non sentivo alcun dolore e non facevo nulla per nasconderlo.
“Sai qual è il bello di te ?” mi chiese dandomi un attimo di tregua “Che nonostante sei uno che lo prende nel culo da anni, ce l’hai ancora bello stretto, e non sai quanto godo a chiavarti.”
“Non quanto me a prendere il tuo gran cazzo.” gli risposi cercando di riprendere fiato “E sappi già che accetto la tua proposta, fosse solo per averti ancora di più.”
“Bene allora togliamoci una mia vecchia voglia.”
Jason mi prese per il guinzaglio e mi portò sul balcone, da dove si poteva ammirare uno splendido panorama, per poi quasi spingermi contro il muretto che lo delimitava.
Compresi subito quello che voleva fare, così alzai una gamba sino a poter poggiare un piede sul parapetto, offrendomi a lui in modo osceno.
“T’avverto che voglio sentirti urlare.” mi disse quasi sussurrandomelo in un orecchio.
“E tu dammi l’occasione di farlo.” gli risposi sperando solo che non mi facesse troppo male.
Jason mi prese come aveva fatto poco prima, facendo entrare solo la cappella poi spingermi dentro il resto il più in fretta possibile, solo che adesso ero più dilatato e la penetrazione fu solo piacere puro, che urlai senza alcun pudore.
“Sì, scopami così ! Voglio tutto il tuo cazzo nel culo, ora e per sempre ! Voglio essere la tua troia rotta in culo.”
“Dillo ancora che sotto non ti hanno sentito.” mi rispose quasi stupito di come mi fossi lasciato andare.
“Sono un uomo a cui piace il cazzo, adesso rompimi il culo come non hai mai fatto.”
Non so per quanto andammo avanti, ma non mi sarei staccato da quel parapetto per nulla al mondo, anche perché per la prima volta in tutta la mia vita mi sentivo libero di essere me stesso, senza alcuna paura che qualcuno mi vedesse. Anzi forse quell’esibizionismo mi aveva tolto la fobia d’esser scoperto e messo all’indice, e quasi mi dispiacque quando Jason volle tornare dentro perché iniziava a tirare troppo vento.
“Togliti quella cazzo di gabbietta e sdraiati sul letto, che con te non ho finito.” mi disse mentre chiudeva la portafinestra del balcone.
Emozionato com’ero ci misi un po’ per togliermi la cintura di castità, ma una volta lasciata sul tavolino, mi sdraiai sul letto aspettando che riprendesse a scoparmi.
Per spalancarmi al massimo le gambe, Jason m’afferrò le caviglie per poi allontanarle il più possibile; quindi, m’entrò dentro ma senza alcuna brutalità, usando solo la forza del suo peso. Il suo incedere non era più quello da maschio dominante, ma quello di un vero amante, e dopo un po’ non potei resistere all’impulso di prendergli la testa fra le mani a baciarlo con tutto il desiderio di lui che avevo addosso.
Quel bacio lo trasformò in passione allo stato puro, e anche se a modo suo aveva sempre pensato anche al mio piacere, dopo quel semplice contato fra le nostre labbra, sembrò quasi diventare prioritario il godere insieme con la stessa intensità.
Mi sembrò che la sua mazza crescesse a ogni affondo, tanto che non potei gemere a tal punto che quasi sembrava che urlassi, mentre il suo respiro diventava sempre più affannoso.
Quando comprese che stava per venire, mi prese il pene in mano per segarmi con forza, e far sì che avessimo l’orgasmo negli stessi momenti, lui schizzandomelo dentro il retto, ed io sulla mia stessa pancia.
Poi fu la calma dopo la tempesta, con Jason che si sdraiò al mio fianco per riprendere fiato, ed io che non riuscivo a muovere un muscolo, ancora stravolto per quell’intenso orgasmo.
“Davvero hai deciso di trasferirti ? Cioè, non lo fai solo per vedermi più spesso vero ?” mi chiese rompendo un silenzio che era rotto solo dai nostri respiri.
“Sì e non è solo per te, insomma ho finto fin troppo in questa città di merda; quindi, adesso voglio la metropoli con la sua indifferenza e tutto il resto.”
Restammo a parlare per un paio d’ore, cercando di risolvere tutti i piccoli e grandi problemi che comporta trasferirsi in un’altra città, ma più passavano i minuti e più mi convincevo che quella era la scelta giusta.
Alla fine, mi diedi una ripulita per ritornare a casa, sperando che la prossima volta che avrei rivisto Jason non sarebbe stato in un hotel, ma in casa di uno dei due.
Per commenti : miss.serenasdx@yahoo.com
(quelli volgari saranno subito cestinati)
Invito tutti a visitare il mio piccolo blog
http://serenathemiss.wordpress.com/
Il nostro appuntamento fisso è l’ultimo giovedì del mese, stanza novecentodieci dell’hotel Astoria, anche se non sono mancati incontri in altri giorni, senza dimenticare un week end passato al mare, anche se in quell’occasione la spiaggia l’abbiamo vista ben poco. L’hotel Astoria era stato costruito in quella che veniva definita la parte alta della città, anche se in realtà era una collinetta di forse cento metri, che però sembrava quasi dominare tutto ciò che vi era sotto.
Quello che gli ho sempre chiesto è il massimo della discrezione, e del resto un dirigente scolastico di una scuola privata non può “dare scandalo” dichiarandosi gay, a meno di non voler perdere il posto di lavoro. Il che non vuol dire rinunciare alla propria sessualità, e soprattutto al cazzo, solo non farsi mai vedere con un altro uomo e far finta di nulla.
Del resto, non ho un aspetto effeminato, né mi piace vestirmi da donna, solo al metterlo dentro preferisco prenderlo io, e ancor meglio se l’altro è ben dotato.
Quella sera però mi sentivo desideroso di qualcosa che non fosse solo sesso, seppur di alto livello, ma con una strana voglia di giocare al piccolo porcellino. Così dopo un bel clistere purificatore perché, se c’è qualcosa che odio è vedere un bel cazzo sporco di merda, e una breve doccia, decisi dopo essermi unto un po’ l’ano, di mettere una cintura di castità per giocare al sottomesso con Jason, che ben conosceva i miei limiti in quel tipo di situazioni. Perché il mio “famolo strano” si limita all’uso di qualche toy come un plug o cose del genere, non certo a giochi sadomaso a base di dolore o eccessive umiliazioni.
Avendo un pene nella norma, la cintura di castità mi dava un po’ di fastidio anche senza avere un’erezione, ma non m’impediva d’avere un orgasmo riuscendo a venire anche senza dovermelo toccare.
Il viaggio in macchina fu poco piacevole proprio per quella costrizione, dato che il mio pensiero era già rivolto a Jason, e di conseguenza la mia eccitazione al massimo.
Alla reception trovai un ragazzo nuovo, al quale dissi solo d’avere un appuntamento col signor Mason, e lui dopo aver controllato col telefono, m’indicò dov’erano gli ascensori che bene conoscevo.
Arrivato davanti alla stanza novecentodieci bussai due volte prima di sentire la sua voce che mi diceva d’entrare, e così varcai la soglia per chiudere subito dopo la porta dietro di me.
Lui era seduto su un divano con addosso solo l’accappatoio, e questo mi fece fare subito dei bei pensieri sconci, ma non feci in tempo a dire qualcosa che lui m’indicò una poltroncina davanti a lui dove m’accomodai non sapendo cosa volesse da me.
“So che dove vivo io cercano uno come te, e se vuoi il posto è tuo, ma sia chiaro che non vorrei che tu accettassi solo vederci di più. So che qui vivi nascondendo chi sei, mentre da me puoi entrare in un club gay senza avere nulla da temere, anzi è più normale una coppia omo che un single. Se vuoi puoi pensarci qualche giorno, ma devi darmi una risposta entro domenica sera, e se vuoi restare qui amici più di prima.”
“Jason io non so cosa dire.” farfugliai ancora in preda allo stupore.
“Se vuoi puoi non dire nulla, ma intanto spogliati che ho voglia di scoparti.” mi rispose ridacchiando.
Mi spogliai il più velocemente possibile, dimenticandomi del tutto della sorpresa che gli avevo preparato indossando la cintura di castità, e come lui la vide si mise a ridere anche per umiliarmi.
“Ma guarda un po’ la mia troia preferita.” mi disse alzandosi per andare a prendere un sacchetto che era sopra il tavolo “Adesso finiamo l’opera con questo bel collare, così dopo sarai davvero qualcosa di simile a una cagna in calore.”
Senza dire nulla mi sistemò il sottile collare di cuoio, al quale attacco un lungo guinzaglio, per poi farmi inginocchiare e quindi portarmi in giro come un cagnolino. Il giro in realtà non fu lungo quanto umiliante, ma del resto sino a quando si trattava di giochi fatti in coppia non avevo mai detto nulla, anzi li trovavo preliminari molto eccitanti. La nostra camminata finì ben presto in camera, dove lui si tolse l’accappatoio per poi sbattermi il pene ancora floscio in faccia.
“Dimmi quanti cazzi hai preso in questo mese.” mi domandò cogliendomi di sorpresa.
“Uno, ma nulla di paragonabile al tuo.” risposi non aspettando altro che prenderglielo in bocca.
“Pensa se ti trasferirai non solo ti romperò il culo tutte le settimane, ma ti farei conoscere qualche amico che non aspetta altro d’incontrare un bel culo come il tuo. Anche se sono sicuro che alla fine inizieresti a frequentare i club gay, e lì i cazzi non ti mancherebbero mai, magari due alla volta così ti togli la voglia di fare la troia per due uomini.”
Il solo pensiero di trovarmi fra due uomini mi fece eccitare a tal punto che ebbi un inizio d’erezione, ma la cintura di castità mi bloccò subito lo stimolo facendomi sentire anche un po’ di dolore. Stavo iniziando ad impazzire dalla voglia quando Jason mi spinse la mazza in bocca ordinandomi di succhiargliela, cosa che feci ben volentieri e senza usare le mani se non per appoggiarle alle sue gambe come piaceva a lui.
Il suo odore di maschio mi riempì subito le narici, mentre quella nerchia scorreva sempre più velocemente fra le mie labbra, diventando sempre più dura e voluminosa.
Quando finalmente mi fece mettere carponi al centro del letto avevo forse più desiderio di scopare di lui, ma cogliendomi nuovamente di sorpresa, invece di sbattermelo dentro, mi penetrò con un dito, come se volesse prepararmi ancor di più alla penetrazione.
“Lo so che non vedi l’ora che ti rompa il culo.” mi disse quasi per prendermi in giro “Ma prima voglio toglierti un po’ di quel lubrificante che ti sei messo dentro prima d’uscire, così che tu possa sentire ogni millimetro del mio cazzo che ti entra dentro.”
“Ti prego scopami.” implorai quando le dita divennero due, allargandomi ancor di più l’ano.
Dopo essersi inginocchiato dietro di me, da vero porco Jason fece entrare nel mio culo solo la cappella, poi prese il guinzaglio e lo tirò sino a quando non mi tirò indietro il più possibile. A quel punto m’afferrò saldamente per i fianchi per potermi sodomizzare col massimo della sua forza, facendomi provare sì un gran male, ma anche un piacere difficile da descrivere. Fu come passare dalle tenebre a una luce accecante, che aumentava sempre di più man mano che la sua nerchia m’entrava dentro, sino alla completa penetrazione coi suoi testicoli che quasi sbattevano contro i miei.
“Mi hai rotto il culo stronzo.” dissi senza però molta convinzione.
“E non è quello che volevi brutta puttana che non sei altro.” mi rispose Jason iniziando a far scorrere la sua nerchia dentro di me.
“Sì e lo sai quanto voglio il tuo gran cazzo.”
Lui riprese il guinzaglio in mano anche per sbatterlo blandamente sulle mie chiappe, oltre che per usarlo per tenermi il più fermo possibile, e potermi quindi scopare a suo piacimento. Il sentirmi il pene quasi esplodere dentro la cintura di castità, non faceva altro che aumentare il piacere della penetrazione, ed era come se il mio cervello volesse godere solo da quella, dimenticando la mia parte maschile.
Jason un paio di volte si mise davanti a me per farsi ricoprire la mazza di saliva, per poi riprendere a sbattermi con ancora più forza, e farmi godere con lui. Più lui mi scopava con ardore, più io provavo piacere dalla penetrazione, anche perché non sentivo alcun dolore e non facevo nulla per nasconderlo.
“Sai qual è il bello di te ?” mi chiese dandomi un attimo di tregua “Che nonostante sei uno che lo prende nel culo da anni, ce l’hai ancora bello stretto, e non sai quanto godo a chiavarti.”
“Non quanto me a prendere il tuo gran cazzo.” gli risposi cercando di riprendere fiato “E sappi già che accetto la tua proposta, fosse solo per averti ancora di più.”
“Bene allora togliamoci una mia vecchia voglia.”
Jason mi prese per il guinzaglio e mi portò sul balcone, da dove si poteva ammirare uno splendido panorama, per poi quasi spingermi contro il muretto che lo delimitava.
Compresi subito quello che voleva fare, così alzai una gamba sino a poter poggiare un piede sul parapetto, offrendomi a lui in modo osceno.
“T’avverto che voglio sentirti urlare.” mi disse quasi sussurrandomelo in un orecchio.
“E tu dammi l’occasione di farlo.” gli risposi sperando solo che non mi facesse troppo male.
Jason mi prese come aveva fatto poco prima, facendo entrare solo la cappella poi spingermi dentro il resto il più in fretta possibile, solo che adesso ero più dilatato e la penetrazione fu solo piacere puro, che urlai senza alcun pudore.
“Sì, scopami così ! Voglio tutto il tuo cazzo nel culo, ora e per sempre ! Voglio essere la tua troia rotta in culo.”
“Dillo ancora che sotto non ti hanno sentito.” mi rispose quasi stupito di come mi fossi lasciato andare.
“Sono un uomo a cui piace il cazzo, adesso rompimi il culo come non hai mai fatto.”
Non so per quanto andammo avanti, ma non mi sarei staccato da quel parapetto per nulla al mondo, anche perché per la prima volta in tutta la mia vita mi sentivo libero di essere me stesso, senza alcuna paura che qualcuno mi vedesse. Anzi forse quell’esibizionismo mi aveva tolto la fobia d’esser scoperto e messo all’indice, e quasi mi dispiacque quando Jason volle tornare dentro perché iniziava a tirare troppo vento.
“Togliti quella cazzo di gabbietta e sdraiati sul letto, che con te non ho finito.” mi disse mentre chiudeva la portafinestra del balcone.
Emozionato com’ero ci misi un po’ per togliermi la cintura di castità, ma una volta lasciata sul tavolino, mi sdraiai sul letto aspettando che riprendesse a scoparmi.
Per spalancarmi al massimo le gambe, Jason m’afferrò le caviglie per poi allontanarle il più possibile; quindi, m’entrò dentro ma senza alcuna brutalità, usando solo la forza del suo peso. Il suo incedere non era più quello da maschio dominante, ma quello di un vero amante, e dopo un po’ non potei resistere all’impulso di prendergli la testa fra le mani a baciarlo con tutto il desiderio di lui che avevo addosso.
Quel bacio lo trasformò in passione allo stato puro, e anche se a modo suo aveva sempre pensato anche al mio piacere, dopo quel semplice contato fra le nostre labbra, sembrò quasi diventare prioritario il godere insieme con la stessa intensità.
Mi sembrò che la sua mazza crescesse a ogni affondo, tanto che non potei gemere a tal punto che quasi sembrava che urlassi, mentre il suo respiro diventava sempre più affannoso.
Quando comprese che stava per venire, mi prese il pene in mano per segarmi con forza, e far sì che avessimo l’orgasmo negli stessi momenti, lui schizzandomelo dentro il retto, ed io sulla mia stessa pancia.
Poi fu la calma dopo la tempesta, con Jason che si sdraiò al mio fianco per riprendere fiato, ed io che non riuscivo a muovere un muscolo, ancora stravolto per quell’intenso orgasmo.
“Davvero hai deciso di trasferirti ? Cioè, non lo fai solo per vedermi più spesso vero ?” mi chiese rompendo un silenzio che era rotto solo dai nostri respiri.
“Sì e non è solo per te, insomma ho finto fin troppo in questa città di merda; quindi, adesso voglio la metropoli con la sua indifferenza e tutto il resto.”
Restammo a parlare per un paio d’ore, cercando di risolvere tutti i piccoli e grandi problemi che comporta trasferirsi in un’altra città, ma più passavano i minuti e più mi convincevo che quella era la scelta giusta.
Alla fine, mi diedi una ripulita per ritornare a casa, sperando che la prossima volta che avrei rivisto Jason non sarebbe stato in un hotel, ma in casa di uno dei due.
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