La barbiera
di
Miss Serena
genere
saffico
Premessa : spesso mi viene chiesto da dove prenda spunto per i miei racconti, che sono quasi sempre di fantasia o storie vere dei miei lettori, che poi sistemo a mio piacere.
In questo caso è molto semplicemente una storia del mio vissuto, alla quale ho solo cambiato i nomi, e qualche dettaglio qua e là per renderla più scorrevole.
A tutti voi buona lettura.
All’inizio del quinto anno di medicina sentivo sempre più prossimo il traguardo della laurea, che quasi annusavo nell’aria, ed il mio libretto a parte un inizio un po’ incerto, era una sfilza di trenta e lode da renderne monotona la lettura. Del resto avevo dedicato la mia vita allo studio, tanto da meritarmi il soprannome di “Madre Serena” per via della mia vita quasi da monaca di clausura, dalla quale uscivo solo il sabato dopo pranzo per rientravi per guardare la “Domenica sportiva”, e vedere i gol della mia amata Inter.
C’era però un’altra squadra di calcio che occupava parte del mio tempo, ed era la Lazio femminile, dove sembrava che venissero ammesse solo ragazze lesbiche tanto era una fonte di “amicizie particolari” anche se di breve durata. La mia giocatrice preferita di quell’anno non era la più bella o la più brava, ma Lucrezia che giocava come terzino sinistro, che a mio modesto parere aveva il corpo meglio scolpito pur non avendolo da palestrata, ma coi muscoli giusti dove dovevano essere, e un viso semplice ma carico di femminilità.
Pur avendo la sensazione di piacerle, non avevo mai avuto il coraggio di fare il primo passo, forse temendo troppo un suo rifiuto, così quando lei si fece avanti anche se con una strana richiesta, per me fu quasi una liberazione.
“Ciao scusa se te lo chiedo in modo brusco, ma tu sono anni che stai a Roma, mentre io ci abito da pochi mesi, beh ecco tu come fai a radertela, perché vedi io vorrei farmi avanti con la capitana, ma so che quella odia le pelose, e io c’ho un bosco.” mi confessò dopo avermi offerta una birra, col suo accento napoletano che tanto mi piaceva.
“Faccio da sola, del resto ho uno zio barbiere che m’ha insegnato a tenere il rasoio in mano fin da bambina, anzi togliere il pelo a un’altra è più semplice che farlo da sole.” risposi mentendo solo in parte.
La realtà era che avevo sì un mezzo zio barbiere, ma che era stata la moglie estetista a domicilio ad insegnarmi i rudimenti della depilazione con rasoio e sapone, credendo che usassi quello che avevo imparato solo sulle gambe.
“Serena ma tu davvero mi faresti una depilazione completa ?”
“Certo e che ci vuole, venti minuti e ti faccio la passera di un’adolescente !”
“Che dici posso venire da te domani pomeriggio?”
“Ti scrivo l’indirizzo, sto al primo piano e se vieni verso le tre non trovi nessuna, così non avrai problemi a spogliarti.”
Mentre tornavo verso quello che chiamavo “micro monolocale doppio”, due stanzette con bagno e cucinino che dividevo con un’amica, pensavo solo che il giorno seguente mi sarei trovata Lucrezia nuda davanti a me, e che cogliere quel fiore dipendeva solo da come mi sarei giocata le mie carte.
Il giorno seguente pur essendo tutto tranne che un’estetista, o qualcosa che anche vagamente gli potesse somigliare, decisi di darmi una sorta di contegno professionale, ma non avendo nulla in casa di serio, alla fine misi una specie di kimono bianco che faceva tanto massaggiatrice asiatica, riducendo l’intimo alle sole mutandine, ma del resto l’avere poco seno ha qualche vantaggio.
Lucrezia arrivò in leggero anticipo, fasciata da un semplice ma coloratissimo vestito forse un po’ troppo attillato, ma che ne esaltava le forme rendendola ancora più bella.
Durante i convenevoli di rito feci fatica a non rimanere con lo sguardo fisso sul suo seno, che quasi sembrava voler esplodere, così tagliai corto cercando di pensare al vero motivo per il quale era venuta da me.
“Vai prima in bagno a fare un breve bidè coll’acqua calda, così si aprono bene i pori e poi viene tutto meglio.” le dissi mentre sistemavo un grosso asciugamano sul mio letto a una piazza e mezzo.
“Mio Dio con tutto questo caldo di tutto avevo bisogno tranne che dell’acqua calda.” mi disse quando tornò dal bagno sventolando la parte bassa del vestito.
“Intanto puoi togliere abito e slip, così sono più comoda io e fresca tu.” le risposi non senza malizia.
Lucrezia ci mise un attimo a spogliarsi rimanendo col solo reggiseno, ma più che il suo bel corpo, mi colpì una vera e propria foresta che aveva fra le gambe.
“Ma non l’hai depilata ?” le chiesi non avendo mai visto una donna con tutto quel pelo fra le gambe.
“Sì ma è stato anni fa, poi dove giocavo prima c’era una sorta di club della foresta nera, dove il segno caratteristico era per l’appunto il non depilarsi, ma qui è diverso e non vorrei passare per quella strana.” mi rispose quasi vergognandosi di sé stessa.
“Tranquilla che non c’è problema, solo ci vorrà un po’ di più, ma alla fine vedrai che non ti lascio neanche un pelo.”
Mi fu subito chiaro che non potevo partire subito col rasoio, così presi un piccolo pettine che feci passare più volte dall’alto verso il basso su quella montagna di pelo, sino a renderla almeno con un senso neanche si trattasse di un’acconciatura. In realtà non ci volle molto, ma il pettinarle il sesso mi fece provare un sottile piacere, che non mancò però neanche a lei che quasi istintivamente allargò ancor di più le gambe.
A quel punto presi le forbici per tagliare quanto più pelo possibile mi uscisse dalle dita, sino a quando non fu ridotto alla lunghezza di un paio di centimetri.
“Così non va bene ?” mi chiese sperando che avessi finito.
“Ma sei scema ? Primo non è tutto della stessa lunghezza, ma soprattutto abbiamo parlato di depilazione totale, ed è quella che farò. Quello che ho fatto sinora è solo stato ridurlo in modo da poter usare il rasoio, quindi adesso stai ferma che inizia il bello.” le risposi prendendo la ciotola col sapone e pennello.
Preparai la schiuma molto velocemente, ma poi invece d’usare il pennello per insaponare la passera di Lucrezia, decisi che era meglio farlo con le mani, usandola un po’ come una crema da spalmare con tutta calma. Non so per quanto tempo di fatto le massaggiai il sesso, ma lei non solo non disse mai nulla, ma si vedeva che era bel felice di quel trattamento, e che sempre più a stento riusciva a trattenersi dal manifestare la sua palese eccitazione.
Quando feci il primo giro col rasoio di sicurezza per lei fu quasi un sollievo, non sapendo che dopo si sarebbe ritrovata la passera ancora più sensibile alla successiva passata di sapone e lametta.
“Adesso te la insapono di nuovo e dopo facciamo il culo, solo prima fammi togliere questo coso che qui si schiatta dal caldo.” le dissi togliendomi il kimono per rimanere coi soli slip di pizzo bianchi.
Con ancora più calma di prima le insaponai la passera, facendo sì che lei sentisse benissimo le dita intorno alle grandi labbra, che quasi sembrava dovessero esplodere per quanto erano gonfie per l’eccitazione. Anche quando usai il rasoio mi fermavo dopo ogni passata per massaggiarle la pelle senza più ombra di pelo, ritrovandomi le dita bagnate non più per l’acqua o il sapone, ma per i suoi umori.
Lucrezia oramai respirava quasi con affanno, e non esitò a togliersi quello che le rimasto addosso anche per toccarsi il seno, e ritrovarsi così i capezzoli turgidi e lucenti.
“Molto ben di qui abbiamo finito, ora girati e vedi d’aprire bene le chiappe, non vorrei rimanesse qualche brutto fra le natiche.”
Lei ubbidì mettendosi subito carponi, ma a quel punto di peli non c’era quasi più l’ombra, così usai la crema che era rimasta come scusa per farle passere le dita fra le labbra intime, ritrovandomi sempre il suo clitoride in mezzo ai polpastrelli che lo stringevano con amore, alternandosi fra di loro.
Il passaggio col rasoio fu di fatto un pro forma, poi senza più alcuna esitazione la feci nuovamente girare per il colpo di grazia.
Presi infatti una crema per le parti intime all’aloe che le spalmai sulla pelle glabra, ma poi invece di rimanere ferma le infilai la lingua in bocca, e così iniziammo a baciarci con sempre più foga, mentre le mie dita le entravano come una lama nel burro fra le sue gambe.
“Cavolo stavo iniziando a credere che mi volessi solo rasare la fica.” mi disse mentre riprendeva fiato.
“No è che la volevo perfetta per questo.” risposi prima d’iniziare a leccarle la passera finalmente priva di peluria.
Pur sapendo di quanto fosse sensibile il suo sesso, non mi feci alcun problema ad usare la lingua intorno alle sue grandi labbra, quasi colpendole neanche avessi una frusta in bocca, o infilargliela dentro come se fosse un piccolo pene.
Lucrezia godeva senza trattenersi in alcun modo, riuscendo a malapena a non urlare solo per non fare troppo casino. Non mi fermai quando la vidi venire la prima volta, anche perché non ci volle molto, solo la feci sdraiare meglio al centro del letto in modo da potermi mettere sopra di lei, per permetterle di ricambiare il piacere che le stavo donando.
Nonostante fossimo entrambe oltremodo eccitate, dopo un primo momento di foga quasi animalesca, rallentammo tutte e due senza che ci fosse bisogno di dire nulla, gustandoci il sapere del sesso dell’altra senza alcuna fretta, ben sapendo che avremmo potuto andare avanti per ore, anche perché io non le ero di alcun peso.
Così scoprii che il suo punto più sensibile era l’inizio delle grandi labbra, mentre quello in cui era meglio non fermarsi troppo il sottile lembo di carne che separa le due porte del piacere, e che era meglio roteare un dito intorno al suo clito che penetrarla anche usando due o tre.
Lucrezia invece poggio la bocca sulla mia passera per poi non staccarsi più, scopandomi con la lingua, ma senza disdegnare di sollecitarmi il buchetto con un dito, ma senza mai entrarci dentro, quasi volesse dirmi “posso ma non voglio”.
Per stare più comode ci mettemmo su un fianco, ed a quel punto il tempo divenne davvero d’insignificante, con le nostre bocche e dita che volevano solo far godere l’altra il più possibile, senza badare a sé stesse quasi fosse un peccato d’egoismo.
Alla fine l’orgasmo fu quasi l’inevitabile picco del piacere di un rapporto di rara intensità, fra due ragazze che di fatto si era conosciute quel pomeriggio.
“Senti, ma solo per curiosità, ma sono vere le storie che mi hai raccontato sullo zio barbiere.” mi chiese mentre ci coccolavamo a vicenda sdraiate una al fianco dell’altra.
“Perché t’interessa sul serio ? Hai la fica depilata come non ce l’avevi neanche da ragazzina, e non mi pare che ti sia dispiaciuto il trattamento, quindi davvero lo vuoi sapere ?”
“No però sono convinta che siano tutte cazzate, anche se non so perché ma il rasoio lo sai tenere in mano davvero bene.”
Lei iniziò a parlarmi di come fosse stato difficile scoprirsi lesbica a Napoli, e che quel trasferimento a Roma era stata quasi una liberazione.
Purtroppo a fine stagione Lucrezia passò al Milan e non la vidi più, ma non prima d’aver lasciato una “buona parola” sulle mie qualità di depilatrice di parti intime.
Per commenti : miss.serenasdx@yahoo.com
(quelli volgari saranno subito cestinati)
Invito tutti a visitare il mio piccolo blog
http://serenathemiss.wordpress.com/
In questo caso è molto semplicemente una storia del mio vissuto, alla quale ho solo cambiato i nomi, e qualche dettaglio qua e là per renderla più scorrevole.
A tutti voi buona lettura.
All’inizio del quinto anno di medicina sentivo sempre più prossimo il traguardo della laurea, che quasi annusavo nell’aria, ed il mio libretto a parte un inizio un po’ incerto, era una sfilza di trenta e lode da renderne monotona la lettura. Del resto avevo dedicato la mia vita allo studio, tanto da meritarmi il soprannome di “Madre Serena” per via della mia vita quasi da monaca di clausura, dalla quale uscivo solo il sabato dopo pranzo per rientravi per guardare la “Domenica sportiva”, e vedere i gol della mia amata Inter.
C’era però un’altra squadra di calcio che occupava parte del mio tempo, ed era la Lazio femminile, dove sembrava che venissero ammesse solo ragazze lesbiche tanto era una fonte di “amicizie particolari” anche se di breve durata. La mia giocatrice preferita di quell’anno non era la più bella o la più brava, ma Lucrezia che giocava come terzino sinistro, che a mio modesto parere aveva il corpo meglio scolpito pur non avendolo da palestrata, ma coi muscoli giusti dove dovevano essere, e un viso semplice ma carico di femminilità.
Pur avendo la sensazione di piacerle, non avevo mai avuto il coraggio di fare il primo passo, forse temendo troppo un suo rifiuto, così quando lei si fece avanti anche se con una strana richiesta, per me fu quasi una liberazione.
“Ciao scusa se te lo chiedo in modo brusco, ma tu sono anni che stai a Roma, mentre io ci abito da pochi mesi, beh ecco tu come fai a radertela, perché vedi io vorrei farmi avanti con la capitana, ma so che quella odia le pelose, e io c’ho un bosco.” mi confessò dopo avermi offerta una birra, col suo accento napoletano che tanto mi piaceva.
“Faccio da sola, del resto ho uno zio barbiere che m’ha insegnato a tenere il rasoio in mano fin da bambina, anzi togliere il pelo a un’altra è più semplice che farlo da sole.” risposi mentendo solo in parte.
La realtà era che avevo sì un mezzo zio barbiere, ma che era stata la moglie estetista a domicilio ad insegnarmi i rudimenti della depilazione con rasoio e sapone, credendo che usassi quello che avevo imparato solo sulle gambe.
“Serena ma tu davvero mi faresti una depilazione completa ?”
“Certo e che ci vuole, venti minuti e ti faccio la passera di un’adolescente !”
“Che dici posso venire da te domani pomeriggio?”
“Ti scrivo l’indirizzo, sto al primo piano e se vieni verso le tre non trovi nessuna, così non avrai problemi a spogliarti.”
Mentre tornavo verso quello che chiamavo “micro monolocale doppio”, due stanzette con bagno e cucinino che dividevo con un’amica, pensavo solo che il giorno seguente mi sarei trovata Lucrezia nuda davanti a me, e che cogliere quel fiore dipendeva solo da come mi sarei giocata le mie carte.
Il giorno seguente pur essendo tutto tranne che un’estetista, o qualcosa che anche vagamente gli potesse somigliare, decisi di darmi una sorta di contegno professionale, ma non avendo nulla in casa di serio, alla fine misi una specie di kimono bianco che faceva tanto massaggiatrice asiatica, riducendo l’intimo alle sole mutandine, ma del resto l’avere poco seno ha qualche vantaggio.
Lucrezia arrivò in leggero anticipo, fasciata da un semplice ma coloratissimo vestito forse un po’ troppo attillato, ma che ne esaltava le forme rendendola ancora più bella.
Durante i convenevoli di rito feci fatica a non rimanere con lo sguardo fisso sul suo seno, che quasi sembrava voler esplodere, così tagliai corto cercando di pensare al vero motivo per il quale era venuta da me.
“Vai prima in bagno a fare un breve bidè coll’acqua calda, così si aprono bene i pori e poi viene tutto meglio.” le dissi mentre sistemavo un grosso asciugamano sul mio letto a una piazza e mezzo.
“Mio Dio con tutto questo caldo di tutto avevo bisogno tranne che dell’acqua calda.” mi disse quando tornò dal bagno sventolando la parte bassa del vestito.
“Intanto puoi togliere abito e slip, così sono più comoda io e fresca tu.” le risposi non senza malizia.
Lucrezia ci mise un attimo a spogliarsi rimanendo col solo reggiseno, ma più che il suo bel corpo, mi colpì una vera e propria foresta che aveva fra le gambe.
“Ma non l’hai depilata ?” le chiesi non avendo mai visto una donna con tutto quel pelo fra le gambe.
“Sì ma è stato anni fa, poi dove giocavo prima c’era una sorta di club della foresta nera, dove il segno caratteristico era per l’appunto il non depilarsi, ma qui è diverso e non vorrei passare per quella strana.” mi rispose quasi vergognandosi di sé stessa.
“Tranquilla che non c’è problema, solo ci vorrà un po’ di più, ma alla fine vedrai che non ti lascio neanche un pelo.”
Mi fu subito chiaro che non potevo partire subito col rasoio, così presi un piccolo pettine che feci passare più volte dall’alto verso il basso su quella montagna di pelo, sino a renderla almeno con un senso neanche si trattasse di un’acconciatura. In realtà non ci volle molto, ma il pettinarle il sesso mi fece provare un sottile piacere, che non mancò però neanche a lei che quasi istintivamente allargò ancor di più le gambe.
A quel punto presi le forbici per tagliare quanto più pelo possibile mi uscisse dalle dita, sino a quando non fu ridotto alla lunghezza di un paio di centimetri.
“Così non va bene ?” mi chiese sperando che avessi finito.
“Ma sei scema ? Primo non è tutto della stessa lunghezza, ma soprattutto abbiamo parlato di depilazione totale, ed è quella che farò. Quello che ho fatto sinora è solo stato ridurlo in modo da poter usare il rasoio, quindi adesso stai ferma che inizia il bello.” le risposi prendendo la ciotola col sapone e pennello.
Preparai la schiuma molto velocemente, ma poi invece d’usare il pennello per insaponare la passera di Lucrezia, decisi che era meglio farlo con le mani, usandola un po’ come una crema da spalmare con tutta calma. Non so per quanto tempo di fatto le massaggiai il sesso, ma lei non solo non disse mai nulla, ma si vedeva che era bel felice di quel trattamento, e che sempre più a stento riusciva a trattenersi dal manifestare la sua palese eccitazione.
Quando feci il primo giro col rasoio di sicurezza per lei fu quasi un sollievo, non sapendo che dopo si sarebbe ritrovata la passera ancora più sensibile alla successiva passata di sapone e lametta.
“Adesso te la insapono di nuovo e dopo facciamo il culo, solo prima fammi togliere questo coso che qui si schiatta dal caldo.” le dissi togliendomi il kimono per rimanere coi soli slip di pizzo bianchi.
Con ancora più calma di prima le insaponai la passera, facendo sì che lei sentisse benissimo le dita intorno alle grandi labbra, che quasi sembrava dovessero esplodere per quanto erano gonfie per l’eccitazione. Anche quando usai il rasoio mi fermavo dopo ogni passata per massaggiarle la pelle senza più ombra di pelo, ritrovandomi le dita bagnate non più per l’acqua o il sapone, ma per i suoi umori.
Lucrezia oramai respirava quasi con affanno, e non esitò a togliersi quello che le rimasto addosso anche per toccarsi il seno, e ritrovarsi così i capezzoli turgidi e lucenti.
“Molto ben di qui abbiamo finito, ora girati e vedi d’aprire bene le chiappe, non vorrei rimanesse qualche brutto fra le natiche.”
Lei ubbidì mettendosi subito carponi, ma a quel punto di peli non c’era quasi più l’ombra, così usai la crema che era rimasta come scusa per farle passere le dita fra le labbra intime, ritrovandomi sempre il suo clitoride in mezzo ai polpastrelli che lo stringevano con amore, alternandosi fra di loro.
Il passaggio col rasoio fu di fatto un pro forma, poi senza più alcuna esitazione la feci nuovamente girare per il colpo di grazia.
Presi infatti una crema per le parti intime all’aloe che le spalmai sulla pelle glabra, ma poi invece di rimanere ferma le infilai la lingua in bocca, e così iniziammo a baciarci con sempre più foga, mentre le mie dita le entravano come una lama nel burro fra le sue gambe.
“Cavolo stavo iniziando a credere che mi volessi solo rasare la fica.” mi disse mentre riprendeva fiato.
“No è che la volevo perfetta per questo.” risposi prima d’iniziare a leccarle la passera finalmente priva di peluria.
Pur sapendo di quanto fosse sensibile il suo sesso, non mi feci alcun problema ad usare la lingua intorno alle sue grandi labbra, quasi colpendole neanche avessi una frusta in bocca, o infilargliela dentro come se fosse un piccolo pene.
Lucrezia godeva senza trattenersi in alcun modo, riuscendo a malapena a non urlare solo per non fare troppo casino. Non mi fermai quando la vidi venire la prima volta, anche perché non ci volle molto, solo la feci sdraiare meglio al centro del letto in modo da potermi mettere sopra di lei, per permetterle di ricambiare il piacere che le stavo donando.
Nonostante fossimo entrambe oltremodo eccitate, dopo un primo momento di foga quasi animalesca, rallentammo tutte e due senza che ci fosse bisogno di dire nulla, gustandoci il sapere del sesso dell’altra senza alcuna fretta, ben sapendo che avremmo potuto andare avanti per ore, anche perché io non le ero di alcun peso.
Così scoprii che il suo punto più sensibile era l’inizio delle grandi labbra, mentre quello in cui era meglio non fermarsi troppo il sottile lembo di carne che separa le due porte del piacere, e che era meglio roteare un dito intorno al suo clito che penetrarla anche usando due o tre.
Lucrezia invece poggio la bocca sulla mia passera per poi non staccarsi più, scopandomi con la lingua, ma senza disdegnare di sollecitarmi il buchetto con un dito, ma senza mai entrarci dentro, quasi volesse dirmi “posso ma non voglio”.
Per stare più comode ci mettemmo su un fianco, ed a quel punto il tempo divenne davvero d’insignificante, con le nostre bocche e dita che volevano solo far godere l’altra il più possibile, senza badare a sé stesse quasi fosse un peccato d’egoismo.
Alla fine l’orgasmo fu quasi l’inevitabile picco del piacere di un rapporto di rara intensità, fra due ragazze che di fatto si era conosciute quel pomeriggio.
“Senti, ma solo per curiosità, ma sono vere le storie che mi hai raccontato sullo zio barbiere.” mi chiese mentre ci coccolavamo a vicenda sdraiate una al fianco dell’altra.
“Perché t’interessa sul serio ? Hai la fica depilata come non ce l’avevi neanche da ragazzina, e non mi pare che ti sia dispiaciuto il trattamento, quindi davvero lo vuoi sapere ?”
“No però sono convinta che siano tutte cazzate, anche se non so perché ma il rasoio lo sai tenere in mano davvero bene.”
Lei iniziò a parlarmi di come fosse stato difficile scoprirsi lesbica a Napoli, e che quel trasferimento a Roma era stata quasi una liberazione.
Purtroppo a fine stagione Lucrezia passò al Milan e non la vidi più, ma non prima d’aver lasciato una “buona parola” sulle mie qualità di depilatrice di parti intime.
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