Luisa
di
Miss Serena
genere
tradimenti
Spesso si dice che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna, e la mia storia è la dimostrazione di quanta saggezza ci sia dietro questa frase.
Dopo una breve ma intensa carriera come modella, ho sposato quello che era il mio grande amore, Andrea Cardinale di professione calciatore, non certo due piedi raffinati, ma in compenso due inesauribili polmoni. Dopo quasi dieci anni passati sì in serie A, ma nella provincia veneta dove la monotonia è una compagna quotidiana, mio marito si ritrovava a fine contratto, e senza nessuna possibilità di rinnovo, dopo che l’attuale allenatore, uno spagnolo che si crede un novello Guardiola pur essendo un comune mestierante, ha chiesto una rosa di soli giocatori dai piedi buoni.
Le uniche richieste arrivate a mio cognato che è il procuratore del fratello, erano non solo da parte di squadra di serie B, ma anche del meridione, mentre io sognavo di trasferirmi a Milano o Roma, e ritornare a fare un po’ di quella vita mondana che iniziava a mancarmi.
Del resto a ventotto anni ero nel pieno della mia bellezza, con un fisico a dir poco perfetto anche se non troppo formoso, senza un grammo di grasso e un accenno di cellulite. Avevo deciso di lasciare i miei capelli del loro colore naturale, un castano non troppo chiaro né scuro, che legavo spesso a coda di cavallo, mentre rinviavo quasi ciclicamente l’intervento per aumentare il seno, che trovavo un po’ piccolo per una donna alta più di uno e settanta.
Decisi così di seguire mio marito nelle ultime trasferte di quella stagione, ritrovandomi così nella tribuna dello stadio di San Siro, in parte vuoto dato il poco fascino di quella partita. Non feci quasi in tempo a sedermi sulla poltroncina, che subito mi ritrovai come vicino un uomo dall’aspetto poco piacevole, che era però Dino Rovella, il più famoso dei procuratori che non perse un attimo ad attaccar bottone riempendomi subito di complimenti.
Compresi immediatamente che non potevo perdere quell’occasione nata così per caso, così iniziai a fare un po’ la gatta morta, cercando allo stesso tempo di flirtare in modo chiaro ma poco appariscente.
“Cara Luisa ho saputo che ad Andrea non sono arrivate proposte di rinnovo, ma che non gli mancano le offerte dal sud, soprattutto dalla Puglia.” mi disse cogliendomi un po’ di sorpresa “Però non so quanto piaccia a te trasferirti a Lecce, o se va bene a Pescara.”
“In effetti preferirei qualche altra destinazione.” gli risposi giocherellando con non poca malizia coi miei capelli “Anche perché, se non ora quando ?”
“Dipende dal suo procuratore, che se non ricordo male è il fratello.”
“Quello si può sempre cambiare, non credi anche tu ?” gli domandai poggiandogli una mano sul ginocchio, decisa a giocarmi ogni carta potessi avere nel mazzo.
Dino rimase fermo, ma sicuramente il suo cervello era tutto tranne che immobile, e dopo un tempo che mi parve infinito, si alzò per poi aiutarmi a fare come lui.
“Perché non ne discutiamo in una saletta interna ? Così possiamo farlo con calma e lontani da occhi indiscreti.” mi propose ben sapendo quale potesse essere la mia riposta.
“Perché no e poi manca ancora tanto alla partita, che detta fra noi non vedo così interessante.” gli risposi prendendo la borsetta per poi mettermi dietro di lui.
Dino si muoveva con notevole disinvoltura in quello che per me era un vero e proprio labirinto, per poi fermarsi davanti ad una porta che aprì dopo aver provato alcune chiavi.
“Devo decidermi a metterci sopra delle etichette.” mi disse dopo aver acceso la luce di quella che era una piccola stanza adibita ad ufficio “Ora però vediamo di metterci d’accordo perché, se c’è qualcosa che odio sono i malintesi.”
“Dimmi tutto e stai tranquillo che ci capiremo alla prima.”
“Posso far firmare un buon contratto ad Andrea con una delle due milanesi, e credimi non sarà per meno di quello che prende adesso ma molto di più.” mi disse fissandomi negli occhi “Quanto a te ti scoperò diverse volte, iniziando da adesso e anche stasera, e sia chiaro che non voglio fottere un pezzo di ghiaccio perché altrimenti salta tutto.”
Le sue parole non potevano essere più chiare, e del resto Dino aveva la fama d’esser uno a cui piacevano e molto le belle donne, pur non avendo mai avuto nessuna relazione seria.
“Bisogna vedere se sei in grado di sciogliere il ghiaccio.” gli risposi poggiando le mani sulla scrivania, e piegandomi così leggermente in avanti.
Dino non perse tempo, e dopo essersi messo dietro di me, mi fece ben sentire le sue mani sulla leggera stoffa del mio miniabito, lasciando al suo posto il giubbino di pelle, anche se poteva esser d’intralcio.
“Così va bene come inizio ?” mi sussurrò all’orecchio con non poca ironia.
“Sei tu quello che deve fare l’uomo.” gli dissi spingendo un po’ il sedere all’indietro, come se volessi strusciarmi sul suo pacco.
Lui allora mi alzò il vestito sino a scoprirmi del tutto le chiappe, per poi abbassarsi e baciarle entrambe, prima di abbassarmi le mutandine sino a metà coscia e farmi sentire la sua lingua sulla passera.
“Hai proprio un bel culo, sarà un piacere riempirlo di cazzo.” mi disse dopo avermi fatto eccitare tantissimo con la lingua.
“E tu ce l’hai un bel cazzo ?” gli risposi offrendomi completamente a lui, ben sapendo come sarebbe finito quel fugace incontro.
In pochi secondi Dino si aprì i pantaloni per poi abbassarsi le mutande, e quindi infilarmi la sua mazza dentro la passera, che non aspettava altro che ricevere della dura carne. Non dovetti neanche fingere di godere, perché il procuratore non era solo dotato di un gran bel pene, ma sapeva anche usarlo benissimo, alternando veri e propri furibondi assalti, a lunghi e lenti affondi che gli servivano anche per riprendere fiato.
“Allora sei pronta ad esser del tutto mia ?” mi chiese fermandosi dentro di me.
Io non gli risposi, ma mi portai le mani sulle chiappe per allargare il più possibile il mio buchetto, unico oggetto del suo desiderio che non potevo tardare troppo a cedergli.
“Ecco così mi piaci ancor di più.” mi disse poggiando la cappella contro il mio ano.
Dino mi sodomizzò quasi con una certa grazia almeno all’inizio, quando mi spinse dentro il suo randello poco alla volta, ma dopo che ne fu entrato più di metà aumentò la forza facendomi gemere più di dolore che di piacere.
Lui non si scompose in alcun modo, ma anzi una volta infilato tutto il membro nel mio retto, riprese a scoparmi come prima, facendomi sobbalzare ad ogni affondo, ma allo stesso tempo portandomi sempre più vicina all’orgasmo.
“Fammi vedere cosa sai fare.” mi disse dopo essersi seduto su una delle due poltroncine presenti nella saletta “Tanto ho già capito che il culo lo sai usare bene.”
Io mi sfilai il perizoma che era solo d’impiccio, per poi impalarmi sulla su mazza facendola scivolare dentro l’ano senza provare alcun dolore. Lo cavalcai a lungo, baciandolo in continuazione mentre lui mi faceva sentire le sue mani sulle chiappe, e non solo per farmi accelerare quando voleva. Mi dimenticai del tutto con chi fossi e perché ero lì con lui, completamente assorbita dal piacere che stavo provando con un uomo che non era mio marito, e che non avevo mai tradito da quando c’eravamo messi insieme anni prima. Anche se ben sapevo che quella non sarebbe stata l’unica volta in cui avrei dovuto concedermi a Dino, pensavo solo a godere, come se questo potesse cancellare il mio tradimento.
Alla fine, mi ritrovai inginocchiata fra le sue gambe a farlo venire fra le mie labbra, ritrovandomi ben presto il suo orgasmo su tutto il palato, ma non ci pensai su e mandai giù tutto provando un sottile piacere in tutto ciò.
“Stasera ti voglio da me, sono al Bristol stanza tre-zero-due.” mi disse mentre si rivestiva.
“Non c’è problema, dirò ad Andrea che mi fermo da un’amica, tanto dopo la partita lui è sempre stanco e non vede l’ora di buttarsi sul letto.”
Ci mettemmo d’accordo sull’orario del nostro prossimo incontro mentre ritornavamo in tribuna, sedendoci un attimo prima che iniziasse la partita, che finì col classico pareggio di fine stagione, quando nessuna delle due squadre ha realmente voglia d’impegnarsi.
Come preventivato dissi a mio marito che sarei rimasta da una mia vecchia amica, così lo salutai per poi vederlo salire sul pullman che l’avrebbe riportato a casa, mentre io cercavo d’immaginare cosa potesse volere Dino, certa che non si sarebbe trattato di un incontro di sesso banale.
Pur sapendo che Andrea aveva piena fiducia in me, chiamai la mia amica Maddalena per chiederle di reggermi il gioco, e lei accettò pur trovando insolita quella richiesta.
“Non voglio sapere chi ti vai a scopare.” mi disse senza usare mezzi termini “Ma non so perché da te non me l’aspettavo, detto ciò, buon divertimento e fammi sapere quando finisci.”
Effettivamente non era da me tradire mio marito, anche perché ero abbastanza sicura che lui non mi aveva messo le corna, ma ero disposta a tutto pur di fargli avere un buon contratto a Milano.
Cenai con una appena discreta pizza quattro stagioni, per poi recarmi con tutta calma all’hotel Bristol, dove arrivai con qualche minuto d’anticipo.
Nella hall nessuno badò a me, e così salii al terzo piano, trovandomi quasi subito davanti alla stanza di Dino.
Entrai dopo aver bussato nonostante non avessi sentito nessuna riposta, trovandomi nel salottino della suite dove su un tavolino c’era una lucente scatola blu con una bustina sopra.
“Chissà cosa vorrà questo porco.” pensai mentre aprivo la piccola busta per leggere il biglietto d’accompagnamento, che era fin troppo chiaro “Spogliai e indossa solo quello che ho preparato per te.”
Aprii la scatola tirando fuori un bel reggiseno a balconcino, un reggicalze fatto di tanti nastrini intrecciati fra loro, e delle velatissime calze, il tutto di color nero.
“Guarda un po’ che il porco s’è dimenticato le mutande !” dissi a me stessa prima di spogliarmi per indossare quella preziosa lingerie.
Ebbi qualche problema col reggicalze per via della sua strana foggia, scoprendo alla fine che, pur non coprendo come un tanga o un perizoma, celava un po’ il pube passando a fianco delle grandi labbra. Una volta finita quella bizzarra vestizione mi guardai allo specchio, e non vidi una donna pronta a tradire il proprio marito, ma una gran bella femmina che s’apprestava a fare del sesso con un uomo di potere.
Entrai nella camera di Dino senza alcuna esitazione, trovandolo seduto in poltrona come se nulla fosse, quasi disturbato per avermi aspettato.
“Devo dire che l’attesa è stata ricompensata dal vedere una gran fica, tale da far resuscitare i morti.” mi disse dopo avermi squadrata dalla testa ai piedi “Adesso però vedi d’eccitarmi e non dirmi che non sai come fare.”
Così mentre lui sorseggiava come se nulla fosse il suo whisky, io mi toglievo il reggiseno per poter giocare coi capezzoli, che in breve tempo divennero duri come chiodi. Subito dopo mi girai per portare le mani sulle natiche come se volessi palparmi da sola, senza però arrivare mai in mezzo alle gambe che pure tenevo ben aperte.
Quando mi voltai verso di lui lo ritrovai in piedi davanti a me, ed a quel punto lo baciai con una strana passione, un misto di voglia e di ‘dovere’ che m’eccitava tantissimo.
Lui non solo ricambiò i miei baci con uguale ardore, ma iniziò ad alternarli a sguardi carichi di lussuria, quando non mi stringeva a sé tirandomi per i fianchi o la schiena.
Nonostante non fossi lì per amore ma solo perché avevo ceduto a quello che in fondo era un ricatto, volevo godere di lui più di quanto non lo avessi fatto nel pomeriggio, e quando la sua lingua scese sul mio corpo sino ad arrivare alla passera, trovò un lago che non smetteva mai di esondare.
“Ma tuo marito non ti scopa mai ?” mi chiese Dino non avendo alcuna risposta se non i miei mugolii di piacere che crescevano d’intensità coi suoi tocchi sapienti di lingua.
Quando s’alzò gli infilai quasi di forza la lingua in bocca, mentre le mani gli aprivano i pantaloni per tirargli fuori quel membro che desideravo così ardentemente, e che iniziai a segare non appena mi fu possibile farlo.
“Non capisco se sei una bravissima puttana, o solo una donna che non scopava da troppo tempo.” mi disse staccandosi per un attimo dalla mia bocca.
“Ma t’interessa così tanto saperlo ?” gli risposi prima di piegare le gambe per poter così baciare la sua mazza oramai in piena erezione.
Dino però voleva un gioco molto più fine di quello che volevo portare avanti io, così si finì di spogliare per poi andare a sedersi sulla poltrona, ed invitarmi a raggiungerlo camminando a quattro zampe.
Eseguii il suo ordine alzando il più possibile il sedere che muovevo in modo a dir poco osceno, ma quando fui in mezzo alle sue gambe, invece di dedicarmi al suo bastone, iniziai a leccargli i testicoli, per poi succhiarli uno alla volta, sino a quando non mi mise una mano fra i capelli per tirarmi la testa verso la sua.
Avendo compreso le sue intenzioni, scivolai col mio corpo contro il suo finché non mi ritrovai la sua bocca davanti alla mia. A quel punto gli presi la mazza in mano che feci entrare quasi di colpo nella mia passera, impalandomi su di lui e ponendo così fine a quel continuo eccitarsi a vicenda che avevamo iniziato non appena ero entrata nella sua camera.
Lui mi lasciò fare ciò che volevo, limitandosi a poggiare le mani sulle mie chiappe anche per favorire i miei movimenti, che si fecero man mano sempre più frenetici, anche dopo che mi girai senza quasi far uscire il suo pene dal monte di Venere.
“Alzati e vai alla finestra.” mi disse cogliendomi di sorpresa.
Mentre mi recavo dove voleva lui, notai che spense la luce, facendo sprofondare la stanza nell’oscurità, e allora mi fu più chiaro il suo proposito. Senza dire nulla appoggiai le mani sul bordo della finestra, piegandomi leggermente in avanti e allargando il più possibile le gambe, offrendomi così del tutto a lui. Dino mi prese da dietro in un modo che definire selvaggio è ancora riduttivo, ma del resto la sua mazza era così tanto ricoperta dai miei umori, che sarebbe entrata dentro la passera anche solo appoggiandocela contro, figuriamoci con una bordata come quella che mi diede.
“Allora signora Cardinale, le piace il panorama della sua prossima città ?” mi chiese scopandomi come un ossesso.
“Sì ma mi piace ancor di più il tuo cazzo, quindi fottimi e fammi godere.” gli risposi oramai prossima all’orgasmo.
Lui continuò a sbattermi come se non ci fosse un domani, facendo di me una donna diversa da com'ero prima d'incontrarlo, forse anche perché mi sentivo un po' puttana, e dovetti ammettere a me stessa che quella sensazione non mi dispiaceva affatto.
Si fermò solo quando capì d'essere prossimo all'orgasmo, allora mi fece inginocchiare davanti a lui, e senza che ci fosse bisogno di dire qualcosa gli presi il membro fra le labbra ed aspettai che lui mi schizzasse il suo piacere per tutto il palato.
“Brava ora pulisci tutto che con te non ho ancora finito.” mi disse come se ce ne fosse il bisogno, e del resto non potevo pensare che potesse già esser tutto finito.
“Perché non ti vai a sedere e mi lascia fare quello che voglio ?” gli risposi sperando così di poter placare almeno in parte i suoi bollori.
Dino s’andò a mettere in poltrona con le gambe ben aperte, quasi invitandomi a continuare ciò che stavo facendo, ma decisi che in fondo si meritava il meglio del mio repertorio, pur temendo che al prossimo incontro mi avrebbe chiesto ancora di più. Nonostante Dino fosse tutto tranne che un bell’uomo, mi sentivo irresistibilmente attratta da lui e in special modo dal suo essere un maschio alfa, che sì mi stava dominando ma anche sentire sua come non mi succedeva da troppo tempo.
Così gli feci mettere le gambe sui braccioli della poltrona per potergli afferrare il pene e trarlo un po’ verso l’alto, in modo da potergli leccare non solo i testicoli, ma anche quel piccolo lembo di pelle che li separa dal buchetto, dove arrivai con la punta della lingua subito dopo. Cominciai a sentire il suo membro pulsare sempre più fra le dita, mentre gemeva frasi sconnesse, e la mia mano libera scivolava fra le mie gambe quasi a voler portare un po’ di sollievo alla passera che era di nuovo in fiamme. Fiamme che aumentarono quando lui mi prese dopo avermi fatta mettere carponi, penetrandomi completamente al primo affondo.
“Scommetto che non aspetti altro che te lo metta nel culo, non è vero troia ?” mi chiese quasi avesse bisogno del mio consenso per cambiare porta del piacere.
Io non gli risposi, ma portai le mani sulle chiappe per aprirmi il più possibile l’orifizio anale, ed offrirglielo non volendo aspettare oltre.
Dino fu un vero bruto, e del resto non poteva essere altrimenti vista la situazione, ma, nonostante ciò, dalla mia bocca non uscì un sol gemito di dolore, ma anzi mi fu impossibile nascondere il piacere che stavo provando.
“Dio di puttane ne ho scopate tante, ma tu le batti tutte.”
“Stai zitto e fammi godere !” gli risposi quasi stizzita “Anzi sai che ti dico ? Voglio che tutti sappiano quanto mi piace prenderlo nel culo da te.”
Scivolai per terra per tornare alla finestra e rimettermi com’ero stata poco prima, ma questa volta m’infilai due dita nella passera, quasi volessi impedirgli di prendermi li.
Lui fece quanto in fondo volevamo entrambi, ma all’inizio senza la violenza di prima, anche se il ritmo diventò furibondo in poco tempo, ed i sospiri sempre più affannati. Dino non seppe o non volle staccarsi da me quando venne, col risultato che mi ritrovai il suo orgasmo dentro il retto a darmi quasi un po’ di sollievo dopo quel rapporto così selvaggio.
“Qui ci sono le mutandine del completo.” mi disse tirandomi un tanga che aveva lasciato sul comodino “Fra due domeniche Andrea gioca a Napoli e ti voglio disponibile per sabato sera. Intesi ?”
“Certo però tu dammi qualcosa per convincerlo a prenderti come procuratore.” gli risposi mentre cercavo i miei indumenti.
“Stai tranquilla che in settimana mi farò vivo anche se in modo non ufficiale, e poi se non lo faccio non ti scopo più giusto ?”
Non gli risposi ma andai dritta nel bagno per lavarmi, per poi farmi chiamare un taxi e andare a casa della mia amica che mi aveva retto il gioco.
Mi ero di fatto comportata come una prostituta anche se certamente non a buon mercato, ma tutto ciò non m’infastidiva affatto, anzi mi faceva sentire viva come non mi accadeva da mesi, e quasi quasi aspettavo già con una certa impazienza il giorno in cui avrei rivisto Dino Rovella.
Dopo una breve ma intensa carriera come modella, ho sposato quello che era il mio grande amore, Andrea Cardinale di professione calciatore, non certo due piedi raffinati, ma in compenso due inesauribili polmoni. Dopo quasi dieci anni passati sì in serie A, ma nella provincia veneta dove la monotonia è una compagna quotidiana, mio marito si ritrovava a fine contratto, e senza nessuna possibilità di rinnovo, dopo che l’attuale allenatore, uno spagnolo che si crede un novello Guardiola pur essendo un comune mestierante, ha chiesto una rosa di soli giocatori dai piedi buoni.
Le uniche richieste arrivate a mio cognato che è il procuratore del fratello, erano non solo da parte di squadra di serie B, ma anche del meridione, mentre io sognavo di trasferirmi a Milano o Roma, e ritornare a fare un po’ di quella vita mondana che iniziava a mancarmi.
Del resto a ventotto anni ero nel pieno della mia bellezza, con un fisico a dir poco perfetto anche se non troppo formoso, senza un grammo di grasso e un accenno di cellulite. Avevo deciso di lasciare i miei capelli del loro colore naturale, un castano non troppo chiaro né scuro, che legavo spesso a coda di cavallo, mentre rinviavo quasi ciclicamente l’intervento per aumentare il seno, che trovavo un po’ piccolo per una donna alta più di uno e settanta.
Decisi così di seguire mio marito nelle ultime trasferte di quella stagione, ritrovandomi così nella tribuna dello stadio di San Siro, in parte vuoto dato il poco fascino di quella partita. Non feci quasi in tempo a sedermi sulla poltroncina, che subito mi ritrovai come vicino un uomo dall’aspetto poco piacevole, che era però Dino Rovella, il più famoso dei procuratori che non perse un attimo ad attaccar bottone riempendomi subito di complimenti.
Compresi immediatamente che non potevo perdere quell’occasione nata così per caso, così iniziai a fare un po’ la gatta morta, cercando allo stesso tempo di flirtare in modo chiaro ma poco appariscente.
“Cara Luisa ho saputo che ad Andrea non sono arrivate proposte di rinnovo, ma che non gli mancano le offerte dal sud, soprattutto dalla Puglia.” mi disse cogliendomi un po’ di sorpresa “Però non so quanto piaccia a te trasferirti a Lecce, o se va bene a Pescara.”
“In effetti preferirei qualche altra destinazione.” gli risposi giocherellando con non poca malizia coi miei capelli “Anche perché, se non ora quando ?”
“Dipende dal suo procuratore, che se non ricordo male è il fratello.”
“Quello si può sempre cambiare, non credi anche tu ?” gli domandai poggiandogli una mano sul ginocchio, decisa a giocarmi ogni carta potessi avere nel mazzo.
Dino rimase fermo, ma sicuramente il suo cervello era tutto tranne che immobile, e dopo un tempo che mi parve infinito, si alzò per poi aiutarmi a fare come lui.
“Perché non ne discutiamo in una saletta interna ? Così possiamo farlo con calma e lontani da occhi indiscreti.” mi propose ben sapendo quale potesse essere la mia riposta.
“Perché no e poi manca ancora tanto alla partita, che detta fra noi non vedo così interessante.” gli risposi prendendo la borsetta per poi mettermi dietro di lui.
Dino si muoveva con notevole disinvoltura in quello che per me era un vero e proprio labirinto, per poi fermarsi davanti ad una porta che aprì dopo aver provato alcune chiavi.
“Devo decidermi a metterci sopra delle etichette.” mi disse dopo aver acceso la luce di quella che era una piccola stanza adibita ad ufficio “Ora però vediamo di metterci d’accordo perché, se c’è qualcosa che odio sono i malintesi.”
“Dimmi tutto e stai tranquillo che ci capiremo alla prima.”
“Posso far firmare un buon contratto ad Andrea con una delle due milanesi, e credimi non sarà per meno di quello che prende adesso ma molto di più.” mi disse fissandomi negli occhi “Quanto a te ti scoperò diverse volte, iniziando da adesso e anche stasera, e sia chiaro che non voglio fottere un pezzo di ghiaccio perché altrimenti salta tutto.”
Le sue parole non potevano essere più chiare, e del resto Dino aveva la fama d’esser uno a cui piacevano e molto le belle donne, pur non avendo mai avuto nessuna relazione seria.
“Bisogna vedere se sei in grado di sciogliere il ghiaccio.” gli risposi poggiando le mani sulla scrivania, e piegandomi così leggermente in avanti.
Dino non perse tempo, e dopo essersi messo dietro di me, mi fece ben sentire le sue mani sulla leggera stoffa del mio miniabito, lasciando al suo posto il giubbino di pelle, anche se poteva esser d’intralcio.
“Così va bene come inizio ?” mi sussurrò all’orecchio con non poca ironia.
“Sei tu quello che deve fare l’uomo.” gli dissi spingendo un po’ il sedere all’indietro, come se volessi strusciarmi sul suo pacco.
Lui allora mi alzò il vestito sino a scoprirmi del tutto le chiappe, per poi abbassarsi e baciarle entrambe, prima di abbassarmi le mutandine sino a metà coscia e farmi sentire la sua lingua sulla passera.
“Hai proprio un bel culo, sarà un piacere riempirlo di cazzo.” mi disse dopo avermi fatto eccitare tantissimo con la lingua.
“E tu ce l’hai un bel cazzo ?” gli risposi offrendomi completamente a lui, ben sapendo come sarebbe finito quel fugace incontro.
In pochi secondi Dino si aprì i pantaloni per poi abbassarsi le mutande, e quindi infilarmi la sua mazza dentro la passera, che non aspettava altro che ricevere della dura carne. Non dovetti neanche fingere di godere, perché il procuratore non era solo dotato di un gran bel pene, ma sapeva anche usarlo benissimo, alternando veri e propri furibondi assalti, a lunghi e lenti affondi che gli servivano anche per riprendere fiato.
“Allora sei pronta ad esser del tutto mia ?” mi chiese fermandosi dentro di me.
Io non gli risposi, ma mi portai le mani sulle chiappe per allargare il più possibile il mio buchetto, unico oggetto del suo desiderio che non potevo tardare troppo a cedergli.
“Ecco così mi piaci ancor di più.” mi disse poggiando la cappella contro il mio ano.
Dino mi sodomizzò quasi con una certa grazia almeno all’inizio, quando mi spinse dentro il suo randello poco alla volta, ma dopo che ne fu entrato più di metà aumentò la forza facendomi gemere più di dolore che di piacere.
Lui non si scompose in alcun modo, ma anzi una volta infilato tutto il membro nel mio retto, riprese a scoparmi come prima, facendomi sobbalzare ad ogni affondo, ma allo stesso tempo portandomi sempre più vicina all’orgasmo.
“Fammi vedere cosa sai fare.” mi disse dopo essersi seduto su una delle due poltroncine presenti nella saletta “Tanto ho già capito che il culo lo sai usare bene.”
Io mi sfilai il perizoma che era solo d’impiccio, per poi impalarmi sulla su mazza facendola scivolare dentro l’ano senza provare alcun dolore. Lo cavalcai a lungo, baciandolo in continuazione mentre lui mi faceva sentire le sue mani sulle chiappe, e non solo per farmi accelerare quando voleva. Mi dimenticai del tutto con chi fossi e perché ero lì con lui, completamente assorbita dal piacere che stavo provando con un uomo che non era mio marito, e che non avevo mai tradito da quando c’eravamo messi insieme anni prima. Anche se ben sapevo che quella non sarebbe stata l’unica volta in cui avrei dovuto concedermi a Dino, pensavo solo a godere, come se questo potesse cancellare il mio tradimento.
Alla fine, mi ritrovai inginocchiata fra le sue gambe a farlo venire fra le mie labbra, ritrovandomi ben presto il suo orgasmo su tutto il palato, ma non ci pensai su e mandai giù tutto provando un sottile piacere in tutto ciò.
“Stasera ti voglio da me, sono al Bristol stanza tre-zero-due.” mi disse mentre si rivestiva.
“Non c’è problema, dirò ad Andrea che mi fermo da un’amica, tanto dopo la partita lui è sempre stanco e non vede l’ora di buttarsi sul letto.”
Ci mettemmo d’accordo sull’orario del nostro prossimo incontro mentre ritornavamo in tribuna, sedendoci un attimo prima che iniziasse la partita, che finì col classico pareggio di fine stagione, quando nessuna delle due squadre ha realmente voglia d’impegnarsi.
Come preventivato dissi a mio marito che sarei rimasta da una mia vecchia amica, così lo salutai per poi vederlo salire sul pullman che l’avrebbe riportato a casa, mentre io cercavo d’immaginare cosa potesse volere Dino, certa che non si sarebbe trattato di un incontro di sesso banale.
Pur sapendo che Andrea aveva piena fiducia in me, chiamai la mia amica Maddalena per chiederle di reggermi il gioco, e lei accettò pur trovando insolita quella richiesta.
“Non voglio sapere chi ti vai a scopare.” mi disse senza usare mezzi termini “Ma non so perché da te non me l’aspettavo, detto ciò, buon divertimento e fammi sapere quando finisci.”
Effettivamente non era da me tradire mio marito, anche perché ero abbastanza sicura che lui non mi aveva messo le corna, ma ero disposta a tutto pur di fargli avere un buon contratto a Milano.
Cenai con una appena discreta pizza quattro stagioni, per poi recarmi con tutta calma all’hotel Bristol, dove arrivai con qualche minuto d’anticipo.
Nella hall nessuno badò a me, e così salii al terzo piano, trovandomi quasi subito davanti alla stanza di Dino.
Entrai dopo aver bussato nonostante non avessi sentito nessuna riposta, trovandomi nel salottino della suite dove su un tavolino c’era una lucente scatola blu con una bustina sopra.
“Chissà cosa vorrà questo porco.” pensai mentre aprivo la piccola busta per leggere il biglietto d’accompagnamento, che era fin troppo chiaro “Spogliai e indossa solo quello che ho preparato per te.”
Aprii la scatola tirando fuori un bel reggiseno a balconcino, un reggicalze fatto di tanti nastrini intrecciati fra loro, e delle velatissime calze, il tutto di color nero.
“Guarda un po’ che il porco s’è dimenticato le mutande !” dissi a me stessa prima di spogliarmi per indossare quella preziosa lingerie.
Ebbi qualche problema col reggicalze per via della sua strana foggia, scoprendo alla fine che, pur non coprendo come un tanga o un perizoma, celava un po’ il pube passando a fianco delle grandi labbra. Una volta finita quella bizzarra vestizione mi guardai allo specchio, e non vidi una donna pronta a tradire il proprio marito, ma una gran bella femmina che s’apprestava a fare del sesso con un uomo di potere.
Entrai nella camera di Dino senza alcuna esitazione, trovandolo seduto in poltrona come se nulla fosse, quasi disturbato per avermi aspettato.
“Devo dire che l’attesa è stata ricompensata dal vedere una gran fica, tale da far resuscitare i morti.” mi disse dopo avermi squadrata dalla testa ai piedi “Adesso però vedi d’eccitarmi e non dirmi che non sai come fare.”
Così mentre lui sorseggiava come se nulla fosse il suo whisky, io mi toglievo il reggiseno per poter giocare coi capezzoli, che in breve tempo divennero duri come chiodi. Subito dopo mi girai per portare le mani sulle natiche come se volessi palparmi da sola, senza però arrivare mai in mezzo alle gambe che pure tenevo ben aperte.
Quando mi voltai verso di lui lo ritrovai in piedi davanti a me, ed a quel punto lo baciai con una strana passione, un misto di voglia e di ‘dovere’ che m’eccitava tantissimo.
Lui non solo ricambiò i miei baci con uguale ardore, ma iniziò ad alternarli a sguardi carichi di lussuria, quando non mi stringeva a sé tirandomi per i fianchi o la schiena.
Nonostante non fossi lì per amore ma solo perché avevo ceduto a quello che in fondo era un ricatto, volevo godere di lui più di quanto non lo avessi fatto nel pomeriggio, e quando la sua lingua scese sul mio corpo sino ad arrivare alla passera, trovò un lago che non smetteva mai di esondare.
“Ma tuo marito non ti scopa mai ?” mi chiese Dino non avendo alcuna risposta se non i miei mugolii di piacere che crescevano d’intensità coi suoi tocchi sapienti di lingua.
Quando s’alzò gli infilai quasi di forza la lingua in bocca, mentre le mani gli aprivano i pantaloni per tirargli fuori quel membro che desideravo così ardentemente, e che iniziai a segare non appena mi fu possibile farlo.
“Non capisco se sei una bravissima puttana, o solo una donna che non scopava da troppo tempo.” mi disse staccandosi per un attimo dalla mia bocca.
“Ma t’interessa così tanto saperlo ?” gli risposi prima di piegare le gambe per poter così baciare la sua mazza oramai in piena erezione.
Dino però voleva un gioco molto più fine di quello che volevo portare avanti io, così si finì di spogliare per poi andare a sedersi sulla poltrona, ed invitarmi a raggiungerlo camminando a quattro zampe.
Eseguii il suo ordine alzando il più possibile il sedere che muovevo in modo a dir poco osceno, ma quando fui in mezzo alle sue gambe, invece di dedicarmi al suo bastone, iniziai a leccargli i testicoli, per poi succhiarli uno alla volta, sino a quando non mi mise una mano fra i capelli per tirarmi la testa verso la sua.
Avendo compreso le sue intenzioni, scivolai col mio corpo contro il suo finché non mi ritrovai la sua bocca davanti alla mia. A quel punto gli presi la mazza in mano che feci entrare quasi di colpo nella mia passera, impalandomi su di lui e ponendo così fine a quel continuo eccitarsi a vicenda che avevamo iniziato non appena ero entrata nella sua camera.
Lui mi lasciò fare ciò che volevo, limitandosi a poggiare le mani sulle mie chiappe anche per favorire i miei movimenti, che si fecero man mano sempre più frenetici, anche dopo che mi girai senza quasi far uscire il suo pene dal monte di Venere.
“Alzati e vai alla finestra.” mi disse cogliendomi di sorpresa.
Mentre mi recavo dove voleva lui, notai che spense la luce, facendo sprofondare la stanza nell’oscurità, e allora mi fu più chiaro il suo proposito. Senza dire nulla appoggiai le mani sul bordo della finestra, piegandomi leggermente in avanti e allargando il più possibile le gambe, offrendomi così del tutto a lui. Dino mi prese da dietro in un modo che definire selvaggio è ancora riduttivo, ma del resto la sua mazza era così tanto ricoperta dai miei umori, che sarebbe entrata dentro la passera anche solo appoggiandocela contro, figuriamoci con una bordata come quella che mi diede.
“Allora signora Cardinale, le piace il panorama della sua prossima città ?” mi chiese scopandomi come un ossesso.
“Sì ma mi piace ancor di più il tuo cazzo, quindi fottimi e fammi godere.” gli risposi oramai prossima all’orgasmo.
Lui continuò a sbattermi come se non ci fosse un domani, facendo di me una donna diversa da com'ero prima d'incontrarlo, forse anche perché mi sentivo un po' puttana, e dovetti ammettere a me stessa che quella sensazione non mi dispiaceva affatto.
Si fermò solo quando capì d'essere prossimo all'orgasmo, allora mi fece inginocchiare davanti a lui, e senza che ci fosse bisogno di dire qualcosa gli presi il membro fra le labbra ed aspettai che lui mi schizzasse il suo piacere per tutto il palato.
“Brava ora pulisci tutto che con te non ho ancora finito.” mi disse come se ce ne fosse il bisogno, e del resto non potevo pensare che potesse già esser tutto finito.
“Perché non ti vai a sedere e mi lascia fare quello che voglio ?” gli risposi sperando così di poter placare almeno in parte i suoi bollori.
Dino s’andò a mettere in poltrona con le gambe ben aperte, quasi invitandomi a continuare ciò che stavo facendo, ma decisi che in fondo si meritava il meglio del mio repertorio, pur temendo che al prossimo incontro mi avrebbe chiesto ancora di più. Nonostante Dino fosse tutto tranne che un bell’uomo, mi sentivo irresistibilmente attratta da lui e in special modo dal suo essere un maschio alfa, che sì mi stava dominando ma anche sentire sua come non mi succedeva da troppo tempo.
Così gli feci mettere le gambe sui braccioli della poltrona per potergli afferrare il pene e trarlo un po’ verso l’alto, in modo da potergli leccare non solo i testicoli, ma anche quel piccolo lembo di pelle che li separa dal buchetto, dove arrivai con la punta della lingua subito dopo. Cominciai a sentire il suo membro pulsare sempre più fra le dita, mentre gemeva frasi sconnesse, e la mia mano libera scivolava fra le mie gambe quasi a voler portare un po’ di sollievo alla passera che era di nuovo in fiamme. Fiamme che aumentarono quando lui mi prese dopo avermi fatta mettere carponi, penetrandomi completamente al primo affondo.
“Scommetto che non aspetti altro che te lo metta nel culo, non è vero troia ?” mi chiese quasi avesse bisogno del mio consenso per cambiare porta del piacere.
Io non gli risposi, ma portai le mani sulle chiappe per aprirmi il più possibile l’orifizio anale, ed offrirglielo non volendo aspettare oltre.
Dino fu un vero bruto, e del resto non poteva essere altrimenti vista la situazione, ma, nonostante ciò, dalla mia bocca non uscì un sol gemito di dolore, ma anzi mi fu impossibile nascondere il piacere che stavo provando.
“Dio di puttane ne ho scopate tante, ma tu le batti tutte.”
“Stai zitto e fammi godere !” gli risposi quasi stizzita “Anzi sai che ti dico ? Voglio che tutti sappiano quanto mi piace prenderlo nel culo da te.”
Scivolai per terra per tornare alla finestra e rimettermi com’ero stata poco prima, ma questa volta m’infilai due dita nella passera, quasi volessi impedirgli di prendermi li.
Lui fece quanto in fondo volevamo entrambi, ma all’inizio senza la violenza di prima, anche se il ritmo diventò furibondo in poco tempo, ed i sospiri sempre più affannati. Dino non seppe o non volle staccarsi da me quando venne, col risultato che mi ritrovai il suo orgasmo dentro il retto a darmi quasi un po’ di sollievo dopo quel rapporto così selvaggio.
“Qui ci sono le mutandine del completo.” mi disse tirandomi un tanga che aveva lasciato sul comodino “Fra due domeniche Andrea gioca a Napoli e ti voglio disponibile per sabato sera. Intesi ?”
“Certo però tu dammi qualcosa per convincerlo a prenderti come procuratore.” gli risposi mentre cercavo i miei indumenti.
“Stai tranquilla che in settimana mi farò vivo anche se in modo non ufficiale, e poi se non lo faccio non ti scopo più giusto ?”
Non gli risposi ma andai dritta nel bagno per lavarmi, per poi farmi chiamare un taxi e andare a casa della mia amica che mi aveva retto il gioco.
Mi ero di fatto comportata come una prostituta anche se certamente non a buon mercato, ma tutto ciò non m’infastidiva affatto, anzi mi faceva sentire viva come non mi accadeva da mesi, e quasi quasi aspettavo già con una certa impazienza il giorno in cui avrei rivisto Dino Rovella.
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