Il sigaro
di
Miss Serena
genere
etero
Non essendo mai stata una fumatrice di sigari, ho preso tutta la parte “gustativa” in rete, e chi non fosse d’accordo è pregato di farlo presente in modo civile, anche perché quella dovrebbe essere un “contorno” al racconto.
L’idea di regalare a Fabrizio una serata di smoking fetish era nata per caso, passeggiando per il vecchio corso dov’era rimasto un vecchio tabacchino che vendeva sigari caraibici e tabacco da pipa. Del resto, lui era per certi aspetti un uomo fuori dal tempo, con la sua eleganza portata con la naturalezza di un galantuomo, la sua cultura sì classica ma mai stucchevole, in grado di passare con estrema disinvoltura dalla descrizione di una statua di Canova a quella di un assolo di John Bonham. Uno così non c’aveva messo molto a portarmi a letto, dimostrandosi un’amante fuori dal comune, non tanto per la “prestazione” in sé, che volendo era nella norma, quanto nel saper costruire i migliori presupposti per l’atto sessuale, con giochi preliminari che sembrava non finissero mai.
Non volendo entrare e fare la figura della perfetta ignorante in materia, il che poi era la pura verità, ero andata a cercare l’A-B-C dei sigari cubani in rete, trovando alla fine le informazioni che mi servivano, o perlomeno quelle utili per la realizzazione pratica della serata.
La scelta finale era caduta sul classico Churchill di Romeo Y Julieta, non solo perché mi garantiva una fumata di più di un’ora, ma perché aveva la sua bella custodia in metallo e non era troppo forte per una che fumava sì sigari, ma da poco tempo e solo dominicani che lui disprezzava in modo fin troppo aperto.
Per non finire col ritrovarmi la camera da letto in una da esecuzione capitale, avevo portato dall’ufficio ben due purificatori d’aria portatili che avevamo preso quando c’erano stati dei lavori in strada, e dato una pulita extra ai filtri del climatizzatore.
Convincerlo a venire da me fu forse la parte più difficile, e questo perché lui odiava le sorprese, o per meglio dire che gli altri ne facessero a lui.
“Senti se vuoi venire vieni, e sia chiaro che non dovrai fare nulla se non spogliarti.” gli dissi sentendo che stavo perdendo la pazienza “Altrimenti mi dici chiaro e tondo che preferisci una serata con gli amici e ci vai sai dove con uno di loro.”
“Davvero non vuoi dirmi nulla ?” mi chiese accarezzandomi delicatamente il viso, cercando in questo modo di corrompermi.
“No, il mio è un prendere o lasciare, e se lasci è per sempre.”
“Va bene, non che mi abbia convinto, ma tanto con una come te non la spunterei mai, quindi tanto vale cedere con onore.”
“Bravo che l’hai capito, ore nove e mezza a casa mia, e vedi d’esser puntuale.”
“Quello sempre, fosse solo perché il ritardo è da maleducati.”
Quando suonò il campanello di casa non persi tempo a guardare l’orologio, tanto già sapevo che erano le none e mezza, e come da sua consuetudine era vestito in modo impeccabile.
“Non dire nulla, quindi va in camera e spogliati, solo stai attento perché c’è qualche filo per terra, ma sono giusto un paio.” gli dissi senza dargli alcuna importanza.
“Va bene signora stasera comando io, solo spera che sia qualcosa di fantasmagorico altrimenti la mia vendetta sarà da scrivere nell’apocalisse.” mi rispose ridacchiando.
Fabrizio si spogliò senza alcuna fretta, anzi sistemando i suoi vestiti con estrema precisione su una sedia, sino a ritrovarsi in piedi davanti a me del tutto nudo.
“E adesso mia signora cosa dovrei fare ?” mi chiese con un tono neanche troppo velatamente ironico.
“Sdraiati al centro del letto perché ti ci devo legare, anzi ammanettare così facciamo prima.” risposi prendendo quattro paio di manette in acciaio da un cassetto “La regola è una e piuttosto semplice, se vuoi che smetta basta che dici orologio che io ti libero, poi ti rivesti per toglierti dalle palle, chiaro no ?”
“Chiarissima tanto lo so che non sei sadica….”
“Dipende cosa intendi per sadica.” risposi mentre lo ammanettavo mani e piedi alla struttura metallica del letto “Se intendi fruste o cose del genere hai ragione da vendere, ma sei sicuro che solo quello sia sadismo ?”
Per la prima volta vidi dipinto nello sguardo di Fabrizio una certa paura, che non era quella per esser finito in chissà quale gioco perverso, ma in uno dove non avrebbe avuto nessun controllo se non quello di decretarne la fine, ma con lui quella del nostro rapporto.
Feci quindi partire un po’ di musica da YouTube, scegliendola a caso da un canale che trasmetteva senza interruzioni solo smooth jazz, poi mi tolsi con nonchalance il vestito rimanendo col solo intimo, che neanche a dirlo era un trionfo di pizzi neri e raso blu, in grado di resuscitare un cadavere già indosso a un manichino.
“Wow ci siamo messe in grand’uniforme.” mi disse Fabrizio cercando di nascondere l’eccitazione.
“E’ che volevo sentirmi comoda.” risposi prendendo il sigaro e tutto l’occorrente per accenderlo e un grosso posacenere in cristallo, che sistemai su un tavolino in modo d’avere tutto a portata di mano.
Con gesti lenti e sensuali tirai fuori il cilindro di tabacco dal suo involucro metallico, poi ne mozzai l’inizio della testa usando un semplice tagliasigari a ghigliottina, il cui scatto era quanto di più netto si potesse trovare sul mercato.
“Peccato sia piccolo per tagliare un cazzo.” dissi mettendo il tagliasigari sul tavolino, per prendere un lungo fiammifero in legno che accesi usando la sua scatola.
Con calma feci sì che il piede del sigaro si scaldasse un poco con la fiamma del fiammifero, poi lo avvicinai quel che bastava per accenderlo in modo uniforme, dando una piccola soffiata finale sul braciere per esser sicura che questo fosse perfetto.
“Sei una grandissima stronza.” mi disse cercando quasi d’annusare il fumo che c’era nell’aria.
“E tu un coglione che sa che fra poco gli farò esplodere le palle dalla voglia di scoparmi, e che ovviamente non lo farà se non quando lo vorrò io, il che non sarà di certo molto presto.”
Iniziai a fumare quel costoso sigaro come se fossi sola in casa, ma ben presto la sola voglia d’accavallare le gambe, o di lasciarle sempre più aperte, prese il sopravvento, così lasciai libero di manifestarsi il mio lato esibizionistico, accompagnandolo da discorsi apparentemente senza senso.
Alternavo infatti minuziose descrizioni sul primo tratto del sigaro, del quale amai subito la firma floreale e dolce allo stesso tempo, ma con la seconda che era quasi d’accompagnamento, a quelle del mio ultimo lavoro come arredatrice in un negozio di mobili di alto livello che avrebbe aperto di lì a poco, come se ci potesse essere una qualsiasi correlazione fra i due argomenti.
Quando m’infilai una mano dentro le mutandine, lo sguardo di Fabrizio era qualcosa d’irreale, dove però non si poteva distinguere il sogno per quello che stava vedendo, dall’incubo di non poter far nulla se non rimanere passivo in attesa della mia prossima mossa.
“Sai che ti dico ? Che queste mutandine sono un po’ troppo strette, quindi è meglio toglierle, tanto come ce l’ho fatta già lo sai e poi vediamo se questa casa può essere utile anche per altri scopi.” gli dissi sfilandomi gli slippini per poi prendere la custodia del sigaro che iniziai a usare come se fosse un comune dildo.
Non ho mai amato i giocattolini di grosse dimensioni, trovandoli scomodi da usare, e buoni solo per fare dell’esibizionismo fine a sé stesso, mentre quelli più piccoli, diciamo della stessa dimensione di quel cilindro d’alluminio permettono di far salire l’eccitazione più lentamente e quindi di allungarne i tempi a proprio piacimento.
Così mi bastò poggiare le gambe sui braccioli della poltrona, per potermi masturbare come se fossi da sola, non dando alcuna importanza alla presenza di Fabrizio. La custodia si bagnò subito dei miei umori, e l’entrare e uscire dalla mia passera spinta da due dita, fu quasi inevitabile, così come il sentire il mio respiro diventare sempre più affannato. L’idea di simulare un pompino colla custodia fu subito scartata proprio perché volevo solo godere io, lasciando che lui s’eccitasse vedendomi sempre più vicino all’orgasmo, mentre cercavo di fumare il sigaro o perlomeno di non farlo spegnere.
L’apice di quel piacere solitario non durò a lungo, ma fu incredibilmente appagante, e mi diede la voglia d’andare avanti con quel gioco che sapevo era ben saldo nelle mie mani.
“Sai cosa non mi piace di te ?” gli dissi accucciandomi fra le sue gambe “Questo odore di uomo pulito, con un profumo d’altri tempi. Non che ami gli uomini che puzzino, ma che sappiano di maschio sì, e tu al momento sai solo di acqua di colonia.”
A metà della sua corsa il sigaro era nel pieno del suo gusto, quel mix di cacao amaro e caffè forte che però non perde mai il suo equilibrio, mostrandosi elegante come un completo di Armani. Ripresi a fumarlo con calma, ma lasciando che ciò che usciva dalla mia bocca, investisse in pieno il membro di Fabrizio, regalandogli così sapore e calore. Dopo una decina di tiri allungai la punta della lingua proprio sotto la base della cappella, regalando a quell’uomo un fremito che dubito potrà mai dimenticare.
“Adesso sì che il tuo cazzo ha un buon sapore, peccato che preferisca quello originale.” dissi facendo un’altra lunga boccata che quasi lasciai cadere su quel pene sempre più in erezione.
La mia tortura era fin troppo semplice, ma non per questo non eccitante, soprattutto per Fabrizio che non poteva far nulla se non subirla. Facevo una bella boccata per poi coprirgli la mazza col fumo, e subito dopo passavo la lingua la dov’era più sensibile, ma giusto il tempo di fargliela sentire, in modo che non potesse mai arrivare all’orgasmo. I miei bersagli preferiti erano la circonferenza della cappella, la sua punta, e la parte inferiore del pene, che dopo un po’ avevano un piacevole sapore di legno con una punta di speziato.
“Ti prego…” riuscii a comprendere fra un suo sospiro e un altro.
“Ti prego cosa ? Vuoi davvero che finisca e ti faccia venire, e credimi ci vorrà meno d’un secondo, o preferisci che continuo sino a quando non termina il sigaro “
“Non lo so, ma mi sta esplodendo il cazzo.”
Non potendo accendere la luce togliendo così ogni magia quel momento, cercai di vedere se davvero la mazza di Fabrizio mostrasse dei problemi, e guardandola da molto vicino mi fu chiaro che le vene erano fin troppo in evidenza, il che non voleva dire nulla in sé, ma solo che era davvero arrivato al massimo dell’eccitazione. Continuai così per qualche minuto, ma poi ebbi quasi paura ad andare avanti, così gli afferrai la base del pene con una mano, prima di mettermi in bocca quel che ne restava fuori.
Lui venne quasi subito, col sapore dello sperma che s’unì a quello del fumo rendendo il primo più dolce, ma dopo il primo orgasmo avvenne qualcosa che non avevo mai visto. Era come se Fabrizio avesse un orgasmo dopo l’altro, non tanto perché continuava a riempirmi la bocca col suo seme, ma perché era come in preda alle convulsioni, pur rimanendo col corpo quasi completamente rigido. I suoi spasmi erano così forti che solo l’essere ammanettato saldamente al letti gl’impedirono di saltellare sul letto, mentre dalla bocca uscivano frasi incomprensibili.
Alla fine non riuscii neanche più a deglutire tutto il suo sperma, che iniziò a scivolargli lungo la mazza, ma a quel punto per fortuna lo vidi rallentare i suoi movimenti sino a fermarsi del tutto esausto e senza più fiato.
Il suo membro si rimpicciolì velocemente, facendomi comprendere che per lui la serata era da dichiararsi finita, e che se avevo voglia di scopare dovevo rivolgermi altrove.
“Dio mio mai provato nulla del genere.” mi disse quando ancor aveva il fiatone “Solo per piacere liberami perché iniziano a farmi male i polsi.”
Gli tolsi tutte e quattro le manette, per poi aiutarlo a sedersi sul bordo del letto, e quindi rialzarsi per andare in bagno.
Quando tornò anche se era evidente che si era dato una rinfrescato, lo era ancor di più che stava giusto in piedi, forse più per orgoglio che altro. Così lo feci sdraiare con la scusa che doveva rimettersi in forze, per vederlo crollare poco dopo nel più ristorate dei sonni.
Finii il sigaro che mi regalò le ultime note di legni e spezie, per vedere il fumo sparire assorbito dai purificatori che avevo messo al massimo.
“Domani quasi quasi ne compro una scatola.” dissi a me stessa mentre mi preparavo per la notte “In fondo devo solo capire quando finire d’eccitarlo altrimenti poi non si scopa, anche se non credo gli sia mancata poi così tanto la mia fica.”
Per commenti : miss.serenasdx@yahoo.com
(quelli volgari saranno subito cestinati)
Invito tutti a visitare il mio piccolo blog
http://serenathemiss.wordpress.com/
L’idea di regalare a Fabrizio una serata di smoking fetish era nata per caso, passeggiando per il vecchio corso dov’era rimasto un vecchio tabacchino che vendeva sigari caraibici e tabacco da pipa. Del resto, lui era per certi aspetti un uomo fuori dal tempo, con la sua eleganza portata con la naturalezza di un galantuomo, la sua cultura sì classica ma mai stucchevole, in grado di passare con estrema disinvoltura dalla descrizione di una statua di Canova a quella di un assolo di John Bonham. Uno così non c’aveva messo molto a portarmi a letto, dimostrandosi un’amante fuori dal comune, non tanto per la “prestazione” in sé, che volendo era nella norma, quanto nel saper costruire i migliori presupposti per l’atto sessuale, con giochi preliminari che sembrava non finissero mai.
Non volendo entrare e fare la figura della perfetta ignorante in materia, il che poi era la pura verità, ero andata a cercare l’A-B-C dei sigari cubani in rete, trovando alla fine le informazioni che mi servivano, o perlomeno quelle utili per la realizzazione pratica della serata.
La scelta finale era caduta sul classico Churchill di Romeo Y Julieta, non solo perché mi garantiva una fumata di più di un’ora, ma perché aveva la sua bella custodia in metallo e non era troppo forte per una che fumava sì sigari, ma da poco tempo e solo dominicani che lui disprezzava in modo fin troppo aperto.
Per non finire col ritrovarmi la camera da letto in una da esecuzione capitale, avevo portato dall’ufficio ben due purificatori d’aria portatili che avevamo preso quando c’erano stati dei lavori in strada, e dato una pulita extra ai filtri del climatizzatore.
Convincerlo a venire da me fu forse la parte più difficile, e questo perché lui odiava le sorprese, o per meglio dire che gli altri ne facessero a lui.
“Senti se vuoi venire vieni, e sia chiaro che non dovrai fare nulla se non spogliarti.” gli dissi sentendo che stavo perdendo la pazienza “Altrimenti mi dici chiaro e tondo che preferisci una serata con gli amici e ci vai sai dove con uno di loro.”
“Davvero non vuoi dirmi nulla ?” mi chiese accarezzandomi delicatamente il viso, cercando in questo modo di corrompermi.
“No, il mio è un prendere o lasciare, e se lasci è per sempre.”
“Va bene, non che mi abbia convinto, ma tanto con una come te non la spunterei mai, quindi tanto vale cedere con onore.”
“Bravo che l’hai capito, ore nove e mezza a casa mia, e vedi d’esser puntuale.”
“Quello sempre, fosse solo perché il ritardo è da maleducati.”
Quando suonò il campanello di casa non persi tempo a guardare l’orologio, tanto già sapevo che erano le none e mezza, e come da sua consuetudine era vestito in modo impeccabile.
“Non dire nulla, quindi va in camera e spogliati, solo stai attento perché c’è qualche filo per terra, ma sono giusto un paio.” gli dissi senza dargli alcuna importanza.
“Va bene signora stasera comando io, solo spera che sia qualcosa di fantasmagorico altrimenti la mia vendetta sarà da scrivere nell’apocalisse.” mi rispose ridacchiando.
Fabrizio si spogliò senza alcuna fretta, anzi sistemando i suoi vestiti con estrema precisione su una sedia, sino a ritrovarsi in piedi davanti a me del tutto nudo.
“E adesso mia signora cosa dovrei fare ?” mi chiese con un tono neanche troppo velatamente ironico.
“Sdraiati al centro del letto perché ti ci devo legare, anzi ammanettare così facciamo prima.” risposi prendendo quattro paio di manette in acciaio da un cassetto “La regola è una e piuttosto semplice, se vuoi che smetta basta che dici orologio che io ti libero, poi ti rivesti per toglierti dalle palle, chiaro no ?”
“Chiarissima tanto lo so che non sei sadica….”
“Dipende cosa intendi per sadica.” risposi mentre lo ammanettavo mani e piedi alla struttura metallica del letto “Se intendi fruste o cose del genere hai ragione da vendere, ma sei sicuro che solo quello sia sadismo ?”
Per la prima volta vidi dipinto nello sguardo di Fabrizio una certa paura, che non era quella per esser finito in chissà quale gioco perverso, ma in uno dove non avrebbe avuto nessun controllo se non quello di decretarne la fine, ma con lui quella del nostro rapporto.
Feci quindi partire un po’ di musica da YouTube, scegliendola a caso da un canale che trasmetteva senza interruzioni solo smooth jazz, poi mi tolsi con nonchalance il vestito rimanendo col solo intimo, che neanche a dirlo era un trionfo di pizzi neri e raso blu, in grado di resuscitare un cadavere già indosso a un manichino.
“Wow ci siamo messe in grand’uniforme.” mi disse Fabrizio cercando di nascondere l’eccitazione.
“E’ che volevo sentirmi comoda.” risposi prendendo il sigaro e tutto l’occorrente per accenderlo e un grosso posacenere in cristallo, che sistemai su un tavolino in modo d’avere tutto a portata di mano.
Con gesti lenti e sensuali tirai fuori il cilindro di tabacco dal suo involucro metallico, poi ne mozzai l’inizio della testa usando un semplice tagliasigari a ghigliottina, il cui scatto era quanto di più netto si potesse trovare sul mercato.
“Peccato sia piccolo per tagliare un cazzo.” dissi mettendo il tagliasigari sul tavolino, per prendere un lungo fiammifero in legno che accesi usando la sua scatola.
Con calma feci sì che il piede del sigaro si scaldasse un poco con la fiamma del fiammifero, poi lo avvicinai quel che bastava per accenderlo in modo uniforme, dando una piccola soffiata finale sul braciere per esser sicura che questo fosse perfetto.
“Sei una grandissima stronza.” mi disse cercando quasi d’annusare il fumo che c’era nell’aria.
“E tu un coglione che sa che fra poco gli farò esplodere le palle dalla voglia di scoparmi, e che ovviamente non lo farà se non quando lo vorrò io, il che non sarà di certo molto presto.”
Iniziai a fumare quel costoso sigaro come se fossi sola in casa, ma ben presto la sola voglia d’accavallare le gambe, o di lasciarle sempre più aperte, prese il sopravvento, così lasciai libero di manifestarsi il mio lato esibizionistico, accompagnandolo da discorsi apparentemente senza senso.
Alternavo infatti minuziose descrizioni sul primo tratto del sigaro, del quale amai subito la firma floreale e dolce allo stesso tempo, ma con la seconda che era quasi d’accompagnamento, a quelle del mio ultimo lavoro come arredatrice in un negozio di mobili di alto livello che avrebbe aperto di lì a poco, come se ci potesse essere una qualsiasi correlazione fra i due argomenti.
Quando m’infilai una mano dentro le mutandine, lo sguardo di Fabrizio era qualcosa d’irreale, dove però non si poteva distinguere il sogno per quello che stava vedendo, dall’incubo di non poter far nulla se non rimanere passivo in attesa della mia prossima mossa.
“Sai che ti dico ? Che queste mutandine sono un po’ troppo strette, quindi è meglio toglierle, tanto come ce l’ho fatta già lo sai e poi vediamo se questa casa può essere utile anche per altri scopi.” gli dissi sfilandomi gli slippini per poi prendere la custodia del sigaro che iniziai a usare come se fosse un comune dildo.
Non ho mai amato i giocattolini di grosse dimensioni, trovandoli scomodi da usare, e buoni solo per fare dell’esibizionismo fine a sé stesso, mentre quelli più piccoli, diciamo della stessa dimensione di quel cilindro d’alluminio permettono di far salire l’eccitazione più lentamente e quindi di allungarne i tempi a proprio piacimento.
Così mi bastò poggiare le gambe sui braccioli della poltrona, per potermi masturbare come se fossi da sola, non dando alcuna importanza alla presenza di Fabrizio. La custodia si bagnò subito dei miei umori, e l’entrare e uscire dalla mia passera spinta da due dita, fu quasi inevitabile, così come il sentire il mio respiro diventare sempre più affannato. L’idea di simulare un pompino colla custodia fu subito scartata proprio perché volevo solo godere io, lasciando che lui s’eccitasse vedendomi sempre più vicino all’orgasmo, mentre cercavo di fumare il sigaro o perlomeno di non farlo spegnere.
L’apice di quel piacere solitario non durò a lungo, ma fu incredibilmente appagante, e mi diede la voglia d’andare avanti con quel gioco che sapevo era ben saldo nelle mie mani.
“Sai cosa non mi piace di te ?” gli dissi accucciandomi fra le sue gambe “Questo odore di uomo pulito, con un profumo d’altri tempi. Non che ami gli uomini che puzzino, ma che sappiano di maschio sì, e tu al momento sai solo di acqua di colonia.”
A metà della sua corsa il sigaro era nel pieno del suo gusto, quel mix di cacao amaro e caffè forte che però non perde mai il suo equilibrio, mostrandosi elegante come un completo di Armani. Ripresi a fumarlo con calma, ma lasciando che ciò che usciva dalla mia bocca, investisse in pieno il membro di Fabrizio, regalandogli così sapore e calore. Dopo una decina di tiri allungai la punta della lingua proprio sotto la base della cappella, regalando a quell’uomo un fremito che dubito potrà mai dimenticare.
“Adesso sì che il tuo cazzo ha un buon sapore, peccato che preferisca quello originale.” dissi facendo un’altra lunga boccata che quasi lasciai cadere su quel pene sempre più in erezione.
La mia tortura era fin troppo semplice, ma non per questo non eccitante, soprattutto per Fabrizio che non poteva far nulla se non subirla. Facevo una bella boccata per poi coprirgli la mazza col fumo, e subito dopo passavo la lingua la dov’era più sensibile, ma giusto il tempo di fargliela sentire, in modo che non potesse mai arrivare all’orgasmo. I miei bersagli preferiti erano la circonferenza della cappella, la sua punta, e la parte inferiore del pene, che dopo un po’ avevano un piacevole sapore di legno con una punta di speziato.
“Ti prego…” riuscii a comprendere fra un suo sospiro e un altro.
“Ti prego cosa ? Vuoi davvero che finisca e ti faccia venire, e credimi ci vorrà meno d’un secondo, o preferisci che continuo sino a quando non termina il sigaro “
“Non lo so, ma mi sta esplodendo il cazzo.”
Non potendo accendere la luce togliendo così ogni magia quel momento, cercai di vedere se davvero la mazza di Fabrizio mostrasse dei problemi, e guardandola da molto vicino mi fu chiaro che le vene erano fin troppo in evidenza, il che non voleva dire nulla in sé, ma solo che era davvero arrivato al massimo dell’eccitazione. Continuai così per qualche minuto, ma poi ebbi quasi paura ad andare avanti, così gli afferrai la base del pene con una mano, prima di mettermi in bocca quel che ne restava fuori.
Lui venne quasi subito, col sapore dello sperma che s’unì a quello del fumo rendendo il primo più dolce, ma dopo il primo orgasmo avvenne qualcosa che non avevo mai visto. Era come se Fabrizio avesse un orgasmo dopo l’altro, non tanto perché continuava a riempirmi la bocca col suo seme, ma perché era come in preda alle convulsioni, pur rimanendo col corpo quasi completamente rigido. I suoi spasmi erano così forti che solo l’essere ammanettato saldamente al letti gl’impedirono di saltellare sul letto, mentre dalla bocca uscivano frasi incomprensibili.
Alla fine non riuscii neanche più a deglutire tutto il suo sperma, che iniziò a scivolargli lungo la mazza, ma a quel punto per fortuna lo vidi rallentare i suoi movimenti sino a fermarsi del tutto esausto e senza più fiato.
Il suo membro si rimpicciolì velocemente, facendomi comprendere che per lui la serata era da dichiararsi finita, e che se avevo voglia di scopare dovevo rivolgermi altrove.
“Dio mio mai provato nulla del genere.” mi disse quando ancor aveva il fiatone “Solo per piacere liberami perché iniziano a farmi male i polsi.”
Gli tolsi tutte e quattro le manette, per poi aiutarlo a sedersi sul bordo del letto, e quindi rialzarsi per andare in bagno.
Quando tornò anche se era evidente che si era dato una rinfrescato, lo era ancor di più che stava giusto in piedi, forse più per orgoglio che altro. Così lo feci sdraiare con la scusa che doveva rimettersi in forze, per vederlo crollare poco dopo nel più ristorate dei sonni.
Finii il sigaro che mi regalò le ultime note di legni e spezie, per vedere il fumo sparire assorbito dai purificatori che avevo messo al massimo.
“Domani quasi quasi ne compro una scatola.” dissi a me stessa mentre mi preparavo per la notte “In fondo devo solo capire quando finire d’eccitarlo altrimenti poi non si scopa, anche se non credo gli sia mancata poi così tanto la mia fica.”
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