Sara cap. 6

di
genere
feticismo

La prima volta che vidi Danilo fu ad una festa in casa d’amici comuni, e pensai che fosse un gay uscito dalla copertina di una rivista degli anni ‘90. Il suo look alla Freddy Mercury un po’ ciociaro mi faceva ridere, ma ancor più lo fece quando ci provò con una mia amica prendendo un due di picche di dimensioni spaziali, tanto che passò il resto della serata quasi in silenzio.
Da allora c’eravamo incontrati un paio di volte, sempre grazie ai soliti amici, riuscendo a scambiare anche qualche parola, ma senza mai riuscire ad approfondire più di tanto la conoscenza.
Non mi stupii più di tanto quando lo vidi nel reparto stivali da donna, in un grosso negozio di calzature vicino ad un centro commerciale, e neppure quando mi salutò con forse troppo calore.
“Sara ma sei bellissima !” mi disse dandomi due baci sulle guance neanche ci conoscessimo da chissà quanto tempo , per poi attaccar bottone parlandomi di un presunto regalo da fare ad una sua cugina.
Compresi fin da subito che ci stava provando, ma il suo modo di fare era così divertente che lo lasciai fare, sino a quando non incrociammo uno splendido paio di stivali in pelle, con tacco a spillo, alti sino a metà coscia.
“Perchè non li provi, si vede che te li stai mangiando con gli occhi.” mi disse prendendo in mano un paio esposti.
“Perchè non me li posso permettere ? Hai visto quanto costano ? E poi se va bene non c’è neanche il trentasette.” risposi dopo aver notato che c’erano un paio di scatole col mio numero.
“Ma eccolo !” mi rispose senza essersi accorto d’aver abboccato peggio d’un tonno “Dai provarli è gratis, quindi che ti costa ?”
Presi la scatola col mio numero ed indossai gli stivali, che mi stavano una meraviglia, tanto che anche lui non ebbe che parole d’apprezzamento. Danilo comprese anche che il prezzo di poco meno di trecento euro, era per me un ostacolo insormontabile, ma a quel punto mi fece una proposta a dir poco strana.
“Facciamo così li pago io, e tu in cambio l’indossi ancora nuovi solo per me una mezz’oretta a casa mia, così solo per farmi vedere come ti stanno bene e quanto sono belli.”
Capii subito che una volta da lui non si sarebbe fermato al solo guardare ma non toccare, ma quegli stivali erano davvero splendidi, e così accettai la sua offerta, portandolo alla cassa per pagarli.
Una volta arrivati a casa sua mi portò in una stanza che faceva sia da studio di lavoro che da salotto, dove c’era un grande divano in pelle bianca, sul quale m’accomodai per poi indossare gli stivali appena comprati, che col vestito un po’ corto che portavo, facevano certamente un bell’effetto.
“Dici che mi stanno bene ?” gli domandai un po’ languidamente dopo essermi quasi sdraiata sul divano.
“Sì sì, ti stanno uno splendore.” mi rispose non riuscendo a nascondere la sua eccitazione.
Era chiaro che non aveva occhi che per quegli stivali, ma volli lo stesso alzare la temperatura nella stanza passandomi più volte le mani sulle gambe, che tenevo leggermente aperte, ma senza fargli vedere le mutandine.
“Perchè non ti siedi così puoi vederli da vicino, e se vuoi puoi anche toccarli, in fondo li hai pagati tu.”
“Grazie Sara.” mi rispose facendomi capire che oramai potevo dire e fare ciò che volevo.
Danilo iniziò a toccare la parte bassa delle calzature, soffermandosi in particolar modo sui tacchi e le punte, sino a quando non riuscì più a controllarsi e baciò proprio l’estremità dello stivale, lasciandoci sopra un po’ di saliva.
Prima che potessi dire qualcosa, lui prese un fazzoletto dalla tasca e pulì dove aveva poggiato le labbra, ma bastò un mio sguardo compiaciuto per farlo tornare a baciare la punta dello stesso stivale, che poco dopo gli finì direttamente in bocca.
“Ma sei proprio un ragazzaccio !” esclamai fingendomi arrabbiata prima d’alzarmi in piedi “Così non è solo toccare, a meno che tu non li voglia baciare anche adesso.”
Lui s’inginocchiò davanti a me e riprese a baciare il suo oggetto del desiderio, senza però arrivare mai a farlo sulle cosce nude, se non dopo che mi sfilai il vestito facendolo passare da sopra la testa.
“Ti piace il mio culo ?” gli domandai girandomi in modo da metterglielo quasi davanti alla faccia.
“Sì sì è davvero bello.” mi rispose eccitatissimo.
“Allora bacialo.”
Danilo non lasciò con le mani gli stivali, ma allungò la bocca sino a baciare la sottile stoffa che mi copriva le natiche, scendendo poi sino ad arrivare al bordo di ciò che mi aveva comprato per risalire e tornare al punto di partenza.
“Che ne dici se mi metto così ?” gli dissi sistemandomi carponi sul divano ma coi piedi ben in alto.
“Che sei perfetta.” mi rispose tornando a leccarmi gli stivali con ancor più foga di prima.
Nonostante fosse per me eccitante vederlo all’opera, dopo qualche minuto cercai qualcosa di più appagante, così lo feci sedere per provare a toccargli il pacco con la punta delle calzature, ma ottenendo un risultato piuttosto modesto.
“Forse è meglio se uso le mani.” gli dissi girandomi verso di lui per aprirgli i pantaloni e tirargli fuori la mazza già dura, che finì quasi subito fra le mie esperte labbra.
Lui si fece scendere pantaloni e mutande sino alle caviglie, così non mi rimase che prenderglielo in bocca e fargli un signor pompino, che però duro ben poco perché Danilo reclamò un’altra parte del mio corpo, ed io sapevo bene quale. Mi sdraiai su un fianco per potergli rimettere le punte degli stivali intorno al pene eretto, ma questa volta fu lui a prenderle in mano per potersi di fatto masturbare, mentre io m’infilavo una mano dentro le mutandine per potermi toccare la passera che era diventata un lago.
“Dimmi ti piace la mia fica ?” gli chiesi non avendo ancora compreso fin dove si sarebbe spinto col suo feticismo.
“Vuoi che te lo dimostri ?”
“Sì.”
Danilo lasciò i miei stivali per mettersi dietro di me, e dopo aver spostato le mutandine quel tanto che bastava per scoprirmi la passera, m’infilò dentro il suo randello duro come la pietra.
All’inizio lo lascia fare anche perché mi stava facendo godere e non poco, ma col passare del tempo era chiaro che quella posizione era anche un sottile gioco d’equilibrio, dove bastava poco per farmi finire per terra e rovinare tutto.
“Adesso lascia fare a me.” gli dissi alzandomi per togliermi le mutandine, farlo sedere e mettermi cavalcioni su di lui col suo palo ben dentro di me.
Iniziò così un lungo susseguirsi di scopate, quasi sempre con me sopra, e masturbazione da parte mia usando prima gli stivali e poi i piedi nudi. Nonostante il centro dell’attenzione fosse sempre il suo uccello, Danilo sembrava non venire mai, se non quando mi rimise carponi sul divano per potermi fottere da vero maschio alfa.
“Così ti piace non è vero ?” mi disse dandomi una manata non troppo forte su una chiappa.
“Sì e vedi di farmi godere o finiscono tutti i giochetti che ti piacciono tanto.”
Lui m’infilò una mano fra i capelli per poter spingere con ancora più forza, ma dalla mia passera colavano così tanti umori, che la sua mazza se pur di dimensioni non da poco, quasi ci sguazzava dentro, facendo ritardare l’orgasmo ad entrambi.
Venimmo praticamente insieme con lui che schizzo il suo piacere sulle mie chiappe, quasi a preservarmi la passera per un eventuale altro rapporto.
“Per curiosità ce l’hai una camera da letto ?” gli chiesi dopo che mi aveva lasciato i capelli per farmi ritrovare in una posizione assai scomoda sul divano.
Lui prese dai pantaloni dei fazzolettini di carta, coi quali mi pulì del suo seme, per poi tendere la mano che afferrai anche per aiutarmi a mettermi in piedi.
Senza dire nulla ci ritrovammo davanti alla porta della sua camera, ma come se non fosse successo nulla poco prima, iniziammo a baciarci con foga stringendoci l’uno all’altro.
“E pensare che la prima volta che ti ho visto pensavo fossi gay.” gli sussurrai all’orecchio mentre le sue mani mi palpavano con vigore il fondoschiena.
“Al limite sono molto sensibile dietro, ma stai tranquilla che mi piace la fica.” mi rispose quasi ridendo.
“Allora lascia fare a me, questo giro comando io.”
Mi abbassai sino a ritrovarmi il suo pene floscio davanti alla faccia, ma bastarono un paio di colpi di lingua per fargli dare i primi segnali di vita. Con calma gli leccai mazza e palle, soffermandomi molto alla base di queste, come a fargli capire che non gli avrei fatto un canonico pompino.
La mia azione volta a farlo eccitare il più possibile, sortì l’effetto desiderato, riavendo così a disposizione il suo scettro bello duro e pronto ad esser usato.
Cogliendolo di sorpresa girai attorno alle sue gambe per sistemarmi dietro di lui, e senza dargli il tempo di dire una sola parola, gli allargai le chiappe per infilarci la lingua dentro. Danilo iniziò a gemere dal piacere, che crebbe quando gli feci sentire le dita prima sui testicoli e poi sull’asta, sfregandogliele contro come in un dolce massaggio.
“Perchè non ti metti sul letto, così stiamo più comodi tutti e due ?” gli dissi dopo essermi alzata e strusciata la mia passera contro il suo didietro.
Danilo comprese al volo le mie intenzioni, e così si sistemò carponi sul letto, rendendo così ancor più appetibile il suo bel sedere, fra l’altro poco peloso. Mi misi quindi quasi al suo fianco per riprendere a scopargli il culo con la lingua, facendolo mugolare come un maiale arrapato,
prendendomi sempre tutto il tempo del mondo iniziai a scendere con la bocca sino ad arrivare alla sua cappella, e nonostante fosse evidente che non volesse altro che farselo prendere almeno in mano, non disse nulla, come se avesse paura di rompere quell’atmosfera che diventava sempre più magica.
“Cazzo nessuna donna mi ha mai fatto una cosa del genere.” mi disse cercando il mio sguardo.
“Però vedo che non ti dispiace affatto.” risposi poggiando un dito sul suo buchetto “E pensa che non ho neanche iniziato.”
Continuai a leccarlo dall’ano alla cappella, facendogli sentire giusto un pezzetto di dito dentro il culo, e toccandomi fra le gambe per godere anch’io insieme a lui.
Alla fine fui io a cedere sdraiandomi su un lato al suo fianco, e infilandomi due dita dentro la passera.
“Vuoi che faccia tutto da sola o inizi a far qualcosa anche tu ?” gli dissi forse più vogliosa di lui d’avere un rapporto ‘normale’.
Danilo scattò come una molla, e in men che non si dica era già dietro di me, pronto ad infilarmi la sua mazza dentro la passera.
Bagnata com’ero il suo membro m’entrò quasi tutto dentro con un solo affondo, e fu forse per quello che volli alzare ancora un po’ l’asticella della perversione.
“Vedo che non hai capito nulla, infatti hai sbagliato buco.” gli dissi cercando le sue labbra con le mie.
“Hai ragione sono proprio un cretino.” mi rispose prima di sodomizzarmi con tale ardore da togliermi il fiato.
Il suo spingere si fece via via sempre più veloce e profondo, ma non per questo fu anche per un solo attimo doloroso, e quando sentivo il suo respiro diventare troppo affannoso, mi divincolavo da lui per tornare e leccargli l’orifizio anale, mettendogli il mio davanti alla bocca.
A tratti furono più goduriosi quei sessantanove, nei quali ognuno pensava al piacere dell’altro usando a volte anche le dita, che lo stesso scopare, anche se quando mise me carponi lo fece con tale forza che pensai mi volesse infilare dentro anche le palle.
Quando mi venne in bocca, com’era forse fin troppo facile da prevedere, io non dissi nulla come lui non pronunciò una parola quando lo baciai a lungo con ancora il suo sperma sulla lingua.
“E pensare che quando ti ho proposto di pagarti quegli stivali ho pensato che mi mandassi a quel paese, magari dandomi anche uno schiaffo.” mi confessò mentre ci rilassavamo sdraiati sul letto.
“Effettivamente avrei voluto farlo, ma poi mi son detta vediamo cosa combina questo qui.” gli risposi accarezzandogli il petto.
Parlammo a lungo delle nostre perversioni come se ci conoscessimo da anni, poi mi rivestii per tornare a casa mia, ma Danilo mi bloccò quasi costringendomi ad andare a cena con lui.
“Accetto ma solo se il dopo cena è qui da te.” gli risposi dandogli l'ennesimo bacio della giornata.
E quello che seguì fu davvero un bel dopo cena, anche senza digestivo.



Per commenti : miss.serenasdx@yahoo.com
(quelli volgari saranno subito cestinati)

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scritto il
2025-08-18
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