Schiava bianca condivisa (parte 2)

di
genere
sadomaso

Ambra dedicava a sé stessa i momenti successivi all’orgasmo del Padrone, quando ogni tensione lasciava il corpo che lei sentiva adagiarsi sempre più alla poltrona.
Quei minuti erano tutti per lei e li usava per assaporare la propria sottomissione. Questa le lasciava un piacere principalmente mentale che aveva scoperto da quando aveva iniziato quel rapporto di dominio che mai avrebbe pensato di riuscire a sopportare.
Quando si donava a lui si sentiva svuotare la testa, come se si abbandonasse al puro istinto, a quell’istinto che lui era stato bravo ad individuare, insinuandosi in lei con circostanze, doppi sensi, allusioni, fino a che non si era inaspettatamente ritrovata legata e prostrata ai suoi piedi, per costruire un rapporto inizialmente istintivo, privo di sentimento che, invece, si era reciprocamente sviluppato nel tempo, quando la conoscenza va oltre al piacere del corpo.
Come al solito, un po’ di saliva o, come la definiva lui, bava, era caduta sul pavimento in corrispondenza del sesso maschile.
Le era vietato fare uscire il cazzo dalla bocca senza suo ordine. Le prime volte, nonostante lui l’avesse avvisata all’inizio, lo aveva fatto uscire in cerca di aria o di deglutizione.
Lo schiaffo ricevuto l’aveva lasciata un po’ interdetta e aveva subìto passivamente la presa ai capelli che le riportava la bocca dove doveva stare.
Non abituata e dolorante dopo il tempo prolungato in bocca, ancora qualche volta lo aveva fatto uscire, fino a che aveva imparato ad attendersi lo schiaffo ed essere rimessa al suo posto. Conoscendo sempre più sé stessa ed i propri desideri, aveva imparato a provare piacere da atti di finta ribellione, utili solo per sentirsi comandata.
Aveva così imparato a lasciare correre l’istinto lasciando sfuggire al suo cervello il controllo della bocca per lasciare che questa fosse guidata dal piacere della sottomissione quando abbandonava il cazzo.
Nemmeno il pompino di quella sera aveva fatto eccezione all’istinto di ricerca della sottomissione, ma l’eccitazione che aveva percepito nel Padrone, l’aveva portata a lasciare il cazzo solo una volta, più concentrata verso il piacere di colui che in quel momento aveva in mano il guinzaglio che legava le due esigenze speculari.
Ancora inginocchiata, dopo l’orgasmo del Padrone si chinò a terra, abbandonata, in attesa che, come al solito, lui le posasse sopra un piede e mettesse l’altro vicino alla bocca esigendo carezze con la lingua.
Le prime volte si era rifiutata di compiere quell’atto di ulteriore sottomissione priva di erotismo per l’uomo. La cosa che la stupì di sé stessa fu che non vide fuori luogo i colpi di cinghia sulla schiena che l’avevano costretta a chinarsi sul pavimento.
Nemmeno dopo avere salutato l’uomo per rientrare a casa si era soffermata sull’importanza del gesto, limitandosi a tenere dentro di sé le sensazioni che i singoli atti di sottomissione le avevano lasciato nonostante l’assenza di orgasmo che fu costretta a cercarsi a casa, da sola, stesa nella vasca riempita di acqua calda, lasciando alle dita il compito di farle scaricare la tensione del corpo e della mente.
Non aveva ancora finito il suo lavoro con la lingua quando sentì il piede sinistro dell’uomo posarsi sulla sua testa schiacciandola a terra, mentre l’altra gamba si allungava sul suo culo tenuto in alto dalla prostrazione.
Lo sentì rilassarsi e mettersi comodo sulla sua scomodità amplificata dal dolore dei polsi ancora uniti dietro alla schiena.
Si sentiva oggetto utile alla comodità altrui.
Si abbandonò alla sensazione di sottomissione, incapace di lamentarsi per il dolore leggero ma costante, già provata dalla posizione prolungata tenuta per il pompino.
La faccia tenuta a terra dal piede dell’uomo le impedì di misurare il tempo all’orologio da parete e rendersi conto di quanto furono lunghi i pochi minuti di comodità del Padrone, prima che lui le togliesse le manette.
“Vai a pulire il bagno e poi a sistemare la cucina”.
John adorava appisolarsi dopo l’orgasmo e non la voleva nelle vicinanze. Così la usava per farsi fare le pulizie nel tempo, anche prolungato, del suo sonno.
Si sentiva totalmente schiava in quel percorso intimo, che lui le aveva fatto percorrere senza incontrare grosse resistenze da parte sua.
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2025-01-13
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