Schiava bianca condivisa (parte 1)

di
genere
sadomaso

I dialoghi della fiction uscivano dalle casse acustiche ai lati del televisore ed arrivavano a John in maniera incomprensibile, confusa, quasi inesistenti. L’uomo aveva gli occhi chiusi e si era appoggiato allo schienale per godersi il momento di intenso piacere. Li aprì solo per far sì che la scena amplificasse l’eccitazione. Adorava vedere il contrasto tra la sua pelle nera e quella bianca di Ambra, inginocchiata tra le sue gambe, nuda.
La testa si muoveva lentamente. In quei due anni di frequentazione la ragazza aveva capito cosa lo eccitava e gli faceva diventare il cazzo durissimo.
Non sapeva di essere osservata. Non poteva saperlo perché la benda nera l’aveva collocata nel buio più totale. Lui voleva che tutti i sensi della ragazza fossero concentrati su di sé, sul suo cazzo, sulla sua eccitazione.
Lo sguardo all’orologio da parete gli restituì il senso del tempo che, puntualmente, gli veniva meno quando Ambra glielo succhiava.
John si sistemò meglio nell’ampia poltrona in pelle marrone, l’unico mobile che si era portato via quando si era separato dalla moglie. Il pensiero della scomodità della ragazza in quella posizione da circa mezz’ora, gli diede un'ulteriore scossa di piacere.
Mise in tensione il guinzaglio la cui estremità era sempre stata nella sua mano. Tirò appena, non tanto da farle spostare la testa, abbastanza per farle sentire il suo potere su di lei.
A lei piaceva quel semplice gesto. Lo sapeva. Ebbe subito la reazione della donna che mosse appena il culo, come se il suo desiderio di scodinzolare fosse stato impedito dalle natiche appoggiate sui talloni.
Il Padrone ebbe la prova del piacere che Ambra prendeva da quell’atto di sottomissione, quando infilò il piede tra le sue cosce allargate e passò il collo del piede sulla sua figa, trovandola bagnata.
A lei piaceva quel contatto che stuzzicava il sesso ricordandole che in quel momento era solo una schiava sessuale. Mosse il bacino quasi volesse strusciare meglio le grandi labbra sulla pelle del piede e contrasse le braccia tenute unite dietro alla schiena dai polsi ammanettati.
John si stufò di toccarle il sesso e si concentrò unicamente sul proprio piacere appoggiando il piede sulla coscia.
Lei avvertì il disinteresse dell’uomo per la sua figa, concentrato nell’egoistico momento di eccitazione del cazzo. Questo la fece sentire maggiormente schiava. Il suo piacere intellettuale produsse un ulteriore bagnamento della sua figa, lasciando il suo piacere sessuale frustrato dalla mancanza di attenzioni verso il suo corpo.
Per l’uomo in quel momento esisteva solo la sua lingua sul glande, che lo stuzzicava lambendolo, accarezzandolo con la lingua piena che, giunta alla punta, si induriva per dare rapidi colpetti, fino a riprenderlo nuovamente in bocca e ingoiarlo fino in fondo.
Sapeva che a lui piaceva metterle il cazzo tutto in bocca, portarle le labbra fino a contatto del suo pube e godere dei suoi conati di vomito provocati dalla punta del cazzo grosso e duro che le toccava la gola.
La sottomissione fisica e sessuale della donna aveva bisogno di un'ulteriore scossa. Così Ambra spinse la bocca sul cazzo, ma non fino in fondo. Si fermò qualche centimetro prima dell’intero ingoio e giocò con la lingua avvolgendo il membro, muovendosi pochissimo, quasi fosse una danza nella quale la ballerina stava attaccata fingendo di allontanarsi, come a provocare il braccio dell’uomo che la attira a sé, per premiarlo poi del contatto tra i corpi resi aderenti dal gesto.
Le piaceva sentire la sua mano che le prendeva i capelli con un atto di possesso e le spingeva la testa prepotentemente verso il basso, fino a portarle le labbra attaccate, anzi schiacciate sul pube di colui che in quel momento era solo il suo Padrone, l’uomo da soddisfare.
Ambra faceva fatica a respirare e dovette concentrarsi per resistere ai conati di vomito. Si muoveva per cercare istintivamente la fuga da quella posizione dalla quale non voleva staccarsi. Agitava le braccia incatenate sui lombi e tirava il guinzaglio che era rimasto teso, eccitata dal disinteresse di lui per le sue condizioni di sofferenza.
Il piacere che quell’atto diede al Padrone si manifestò in un indurimento del cazzo sul quale da tempo lei stava lavorando. Aveva iniziato ad eccitarlo durante il pranzo, stando a terra sotto il tavolo a leccargli piedi mentre lo sentiva mangiare dopo averlo servito, nuda.
Dagli atti forti di lui che la teneva schiacciata sul cazzo, capì che non avrebbe potuto prolungare ancora il piacere.
Nonostante la fatica della postura e la limitazione dell’ossigeno vitale, le uscì maggiormente l’istinto della sua sottomissione e la fatica non le impedì di succhiare il cazzo sul quale, nei limiti del possibile, cercò di muovere la lingua per regalare tutto il piacere che era in grado di donare a colui che, egoisticamente, se lo prendeva tutto, in quella danza che li vedeva muovere al tempo della reciproca complicità.
Sentì la contrazione del membro in quel movimento tipico di chi sta per godere. La mano sulla testa non accennava ad allentare lo schiacciamento verso il pube che, anzi, il Padrone cercava di spingere verso l’alto, quasi a fare entrare il cazzo più ancora di quanto non fosse possibile. Le gambe le si serrarono intorno alla testa più a causa dell’intensità del piacere che fece contrarre i muscoli al Padrone, che per evitare suoi movimenti di fuga.
La schiava sapeva che le avrebbe goduto in bocca in quella posizione e si preparò a trattenere la tosse che il getto le avrebbe provocato in quella situazione di costrizione, momento in cui l’uomo le schiacciava ancor più la testa sul cazzo.
La presa venne allentata al primo getto in gola, in modo da darle la possibilità, pur tenendolo in bocca, di riuscire ad ingoiare tutto.
La mano allentò definitivamente la stretta solo quando tutta la testimonianza dell’intensità del suo orgasmo era uscita ed ingoiata.
Il braccio del Padrone si abbandonò sul bracciolo della poltrona, allentando anche la tensione al guinzaglio.
Ambra, tenne il cazzo ancora un po’ in bocca, fino a che non perse tutto il suo turgore. Aveva imparato che in questa fase usciva ancora un po’ di sperma che lei avrebbe dovuto ingoiare.
Sapeva anche che avrebbe dovuto tenere la lingua ferma in quanto, dopo l’orgasmo, il cazzo diventava sensibile e gli dava fastidio lo sfregamento.
La posizione inginocchiata, ormai dolorante, le dava comunque il piacere della sottomissione mentre prestava attenzione alle esigenze del Padrone.
Lo sentiva rilassarsi e cercava anche di muoversi il meno possibile, cosa peraltro che aveva imparato a fare a seguito delle frustate che all’inizio le costarono i suoi movimenti a lui fastidiosi.
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2025-01-12
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