Tutti quei ragazzi (e quelle ragazze) - Mentre tutto scorre

di
genere
etero

A un certo punto mi sono proprio detta "ma che cazzo sto facendo?". Non che non mi piacesse, ero bagnata e scivolava bene. Ma, insomma, non doveva andare così. Lo sbaglio è stato farlo ora, dopo che mi ha attirata da lui con la scusa del "se vuoi portarmi la chiavetta oggi pomeriggio sono a casa". La fretta, il bacio non richiesto, le mani subito addosso, quella sensazione di "approfittiamone ora che i miei non ci sono". “Non ti è piaciuto?”, “Sì, molto, ma ho bisogno di stare un po' così”. Due minuti, massimo tre e mi rivesto. Disarricciare le mutandine non mi è mai sembrato così difficile.

Ciondolo verso la fermata dell'autobus, forse faccio in tempo a finire un po’ di esercizi prima di stasera. Il telefono suona, mi dico "cazzo, di già?", ma non è lui. Anche se è un numero non registrato so chi è. Se lo memorizzassi, lo farei con il nome "Proposta" e il cognome "Aperitivo". L’ho conosciuto alla riapertura di un locale appena ristrutturato con ambizioni da lounge bar/club, era con quella che a tutti gli effetti sembrava la sua compagna e, anche se in quel momento lei non c'era, mi sono stupita che cercasse il rimorchio proprio lì. Mi ha già invitata tre o quattro volte, ho sempre rifiutato. Fanculo gli esercizi, accetto.

Daniele mi ha cercata mentre facevo l'aperitivo. Non me lo sono inculato di pezza. Senso di colpa, lo richiamo, nessuna risposta. Si starà facendo. Potrei salvarlo, e lui potrebbe salvare me. Ma credo che nessuno dei due sappia come, e magari non ci va di essere salvati.

Fermata Policlinico, sale con un amico. Pochi giorni fa a una fermata precedente, quella della Sapienza, gli ho offerto riparo sotto il mio ombrello: “Io Guido, grazie”, “Io Annalisa”. Ma l’ombrello l’ha dovuto reggere lui, è troppo alto. Ci salutiamo con cordialità, scherziamo. L’amico mi guarda, io guardo Guido: “Mi piacciono le persone alte, c’è un bell’incastro”. Guido mi cinge per la vita: “Intendi così?”. Mi lascia subito, ridiamo di nuovo tutti e tre. Adesso l’amico mi guarda in modo diverso.

Con Flavio sono giorni che ci giriamo attorno su WhatsApp. Un po' perché lui è così e un po' perché, per quanto mi riguarda, ci sto "girando attorno" con un altro che mi batte i pezzi. Si chiama Jo: sotto il profilo “manzo” niente da dire, per il resto lo conosco poco. "Jo?", "Nulla di esotico: Giuseppe, Joseph, Jo", "Ah...", "Bevi qualcosa?" (ho un bicchiere di birra in mano), "È analcolica?", "Analcolica?". Conversazione assurda, ok, però oltre a essere un bel manzo mi è piaciuto quando ha detto "nulla di esotico", e anche quando mi ha detto "ti devo un drink, quando vuoi".

Stefy mi manda un selfie e mi domanda se l'outfit è ok: vestito bianco a fascia. Risposta (sincerissima): strafiga pazzesca. "Sicura che non sia meglio andare sul nero? Tu che metti?". Le rispondo ciò che mi ha consigliato Walter, una specie di "amico di chat" che non vedo mai, e molto più grande di me, che contatto più per farmi stuzzicare che per stuzzicarlo: gonna plissettata blu, collant blu, camicetta bianca, golfino blu. Nel suo immaginario dovrei essere una collegiale finta ingenua. Stefania dice: "Sei scema, amò? Manco più al Cristo Re". Rido, e comunque non ho davvero intenzione di conciarmi in quel modo.

- Sai che fantasia ho? – sorride distendendosi sul divano come una gatta – farmi un fattorino di Amazon.
- Non dirai sul serio…
- Naturalmente no, hi hi hi.
Carlotta a volte è strana, soprattutto dopo il secondo drink, ma COSÌ strana mai. Forse bisogna trovarle un fidanzato.

Con Flavio continuiamo a girarci intorno e la cosa mi diverte. Abbiamo chiacchierato parecchio, riso parecchio, abbiamo attirato su di noi sguardi ironico-maliziosi. Non ho capito se è timido, imbranato o realmente misterioso, però mi piace. Non solo fisicamente, intendo, anche se è ciottissimo. Dovremmo approfondire.

Quattro e mezza. Jo ha appena approfondito nella mia gola. Doveva accompagnarmi a casa ma siamo finiti per l'ultimo drink in un locale very expensive a cento metri da quello della festa di Francesco. I due Moscow mule forse non erano necessari, in compenso erano molto buoni. Strada facendo ha fermato la macchina. Non ho nemmeno finito di ripulirlo che già mi ha chiesto quando sono libera. No way: anche da ubriaca, a parlarci mi sono resa conto che è meno sveglio di quanto pensassi. Tuttavia, ora mi ha preso a ridere e non riesco a smettere. Scommetto che mi bacia il collo per non baciarmi in bocca dopo che ci ha sborrato, però sto bene e le sue dita tra le gambe mi fanno stare anche meglio: oh cazzo, bravooo! Grazie del pensiero, Jo, sarai pure un po' cretino ma sei generoso.

Ovviamente non si chiama Proposta Aperitivo, si chiama Lucio. Al nostro secondo appuntamento ho appreso che ha quarantadue anni. Pensavo fosse il solito rapace che vuole scoparsi una ragazzina e probabilmente lo è, però ha modi completamente opposti e una qualità che so descrivere con una sola parola: fascino. Non andrei mai a letto con lui, ma sento che sto sfiorando una bella crush.

Stanza di Guido, in piedi con la faccia rivolta alla riproduzione di un quadro di Kandinsky. Pantaloni e mutandine alle caviglie: “Sì, cazzo, sfondami!”. Le sue mani come artigli sulle anche, il suo affare come una trivella, la sua voce affannata ma anche un po’ irridente: “Parlavi di questo incastro, vero?”. “Sì sì sì!”.

Con Flavio non ci sono mai state vere e proprie chat. Più che altro scambi diradati di messaggi, battute, meme con un vaghissimo sfondo sexy. Tutto molto in sintonia con l'idea che mi sono fatta di lui. Perciò, di fronte al suo invito, sorpresa zero. Risponde impeccabilmente quando gli dico che non posso. Sono già uscita con Lucio, questa settimana, e ieri con Guido non abbiamo studiato molto… (beh, questo non glielo dico, ovvio). "Ok, non voglio distrarti, domani sera potresti?", "Meglio dopodomani".

- Studia medicina e gli piace Kandinsky.
- Com'è, simpatico?
- Come hai detto quella volta? Simpatico e con una nerchia così…
- Davvero?
- Ero lucida, ci ho fatto caso.
- Scema, volevo dire: davvero ci hai già scopato?
- Sai quelli che ti propongono di studiare insieme "per farci compagnia”?
- Più o meno, ma in biblioteca.
- In biblioteca sarebbe divertente… comunque si finisce per non studiare un cazzo.

Quello dal quale sono scappata via tre minuti dopo averci scopato mi chiede che fine ho fatto. Inevitabile, dato che una volta a settimana lo vedo a lezione. Mi domando se sia meglio usare una formula tipo "scusa, abbiamo fatto una cazzata, colpa mia" oppure non dargli proprio alcuna spiegazione. Prima o poi capirò cosa cavolo ci ho visto in lui.

Ho dato buca a Flavio, non so nemmeno io il perché. Cioè, lo so. Mi sta salendo quel bisogno che conosco già di essere presa forte e trattata come una zoccola da quattro soldi. E lui non è il tipo. Non se l'è presa, meglio. Meglio ancora restare a casa, stasera, a gonfiarmi di voglia ma senza esplodere.

Rispondo a Walter che, in effetti, un pompino completamente insensato ci potrebbe pure stare. “Di riscaldamento”, si sente in dovere di aggiungere.
- Meno male che sta settimana è finita perché da uno a dieci come stress sto a mille.
- A occhio direi che hai voglia di farti sbattere.
- Tu mi capisci al volo, grazie a Dio.

La formula magica è stata "io ho tempo ora". Non ho aggiunto “e anche tu” perché mi sembrava troppo sguaiato. Ma comunque gli ho proposto una pausa-sigaretta, non potevo aspettare che staccasse tra due o tre ore. Sacconi neri dell'immondizia, odore di urina, tracce di sesso urgente, a giudicare dal preservativo accanto alla mia scarpa. Cazzo che schifo, ho fatto bene ad accosciarmi e basta. Voce in avvicinamento, tono di delusione: "Ah, cazzo...". Voce in allontanamento con punta di eccitazione: "Hai visto chi era quello?". Stavo per interrompere ma un colpetto sulla testa mi ha fatto capire che non era il caso: "Nun te preoccupà, du' froci". A parlare è Marco, per la mia collezione di baristi (anche se si definisce addetto ai cocktail), nemmeno il più memorabile. È la seconda volta che glielo succhio, il corredo di insulti e complimenti è sempre quello: zoccola, bocchinara, quanto sei brava. La new entry di stasera, prima che ritorni dentro, è "io te devo scopà, cazzo". “Guarda che non sono io che ti ho pisciato, quella volta”. "Devo rientrare, è tardi". "Seenti, sto andando a cena da amici e devo portà 'na bottiglia, che avete?".

Mi sveglio su un divano che è quasi l'alba, dove-cazzo-sono-ah-sì. Ho la bocca secca e un discreto mal di testa. Non sono sicura che sia successo qualcosa, ricordo che mi baciavo con una ragazza americana ma poi nient'altro. Eravamo completamente sbronze e fumate. Dovrei alzarmi, o almeno sistemare le mutandine che mi danno fastidio messe così, ma non mi va. Beh, direi che qualcosa è successo.

" ***** *** (bestemmia) Annalì dentro sei vuota". "Sei bella e basta". "Fai rizzare il cazzo la gente ti vuole sborrare dentro e anche mettertelo nel culo, ma chi cazzo si innamora di te?". "L'amore da te scappa". "E mo fatti scopare così almeno ci divertiamo".
- Ma che, davvero te lo sei scopato?
- Amò, sei impazzita? È uno che avrò rimbalzato mille volte.
- Uh, però l’ha presa bene, dai, ti ha detto pure che sei bella.

“I really should do something about it”, mi dice con tono neutro, non staccando gli occhi dal suo beverone verde cicoria. Allison, la ragazza con la quale mi baciavo sul divano. Frequenta una scuola di restauro e si lamenta della sua coinquilina che, per la seconda notte di fila, si è portata a casa il ragazzo. Ci sta, però quella casa di merda ha i muri sottili e lei sente tutto. Per non parlare di quando, alle quattro passate, la tipa ha annunciato “vengo” a mezzo condominio. Sì, cara, dovresti parlargliene. Molto pratica e anche molto open minded, questa Allison. Peccato sia meno figa di come la ricordavo.

Stanza di Guido, sul suo letto. Completamente nudi per la prima volta: “Vediamo se ti piace anche questo incastro”, “No, nel culo no!”, “Perché nel culo no?”, “Non voglio, non mi piace”.

Biondina, carina, piccolina, cappelletto bianco sul carrè, occhiali dalla montatura leggera, occhi castani e un rossetto assolutamente incongruo: ti prego, da dove sei saltata fuori?
- Mi dispiace, non prendiamo ordinazioni per il fine settimana.
- Ah, questo è un bel problema...
(ti scongiuro, dimmi che sei almeno bisex)
- Però puoi sempre prenderli adesso e metterli nel congelatore, oppure vieni sabato mattina presto.
- Ah sì? Ti dispiace un attimo? Chiamo mia madre.
(ti supplico, chiedimi il numero di telefono)
- Ma certo.
- Allora ok... scusa, come ti chiami?
(ti imploro, dimmelo sto colando oltre le mutandine)
- Elisa...
(crampo)
- Ok Elisa, li prendo.

Contrariamente a ogni regola, Lucio si è infilato le mani nelle tasche dei pantaloni e si è appoggiato allo schienale della sedia. Niente postura contact-ready. Mi ha osservata per un po’, sorridendo, poi ha detto "io adesso ti bacio". E l’ha fatto. O meglio, gliel’ho lasciato fare. Crush crush crush, cretina cretina cretina.

Interno notte, il mio letto. I pantaloni del pigiama sfilati via con rabbia. Elisa si abbassa, apro sconciamente le gambe per lei. Chissà se mi dirà "come sei dolce" come gliel'ho detto io. La sua dolcezza me la sento sulle labbra, sulla lingua, sul muso. Il suo scatto e il suo sospiro quando è venuta me li sento su tutta la pelle. Rido ancora di felicità cristallina per i suoi spasmi infiniti. Domattina andiamo insieme al tuo negozio, ok? Il suo dito è uguale al mio, identico. Mi accarezza come faccio io, mi frulla dentro come faccio io. Biascico "Elisa...". Cazzo cazzo cazzo, voglio venire e non vengo, non ci riesco, è un insopportabile delay, forse due dita, meglio di no, meglio di sì, scalcio impazzita e mi dimeno, la stretta sul capezzolo fa male più di una clip fermacarte. Godo, sì cazzo, finalmente. Godo e mi contorco e non smetto di tremare e scalciare. Grazie Elisa, sei stata la protagonista di una delle migliori Annalisa self-sex production di sempre, peccato che non lo saprai mai. Mi succhio le dita, sanno di buono. Dovrei telefonare a Allison e sbattermela.

Guido: "Ti faccio succhiare il cazzo, ma ti devi spogliare e supplicarmi". Mi rialzo quasi di scatto: "Mi tratti come se fossi la tua troia!". Nessuna reazione particolare da parte sua. Mi sfilo con un unico movimento pantaloni, mutandine e Adidas. Sorride, si abbassa la tuta: "Succhiamelo". Considerato che i suoi lavorano fino a tardi, potrebbe diventare uno scopamico da "sex in the afternoon". Piccolo particolare: sto perdendo troppi pomeriggi e a me la notte piace dormire, non studiare. E inoltre: a) è vero che ha un bel cazzo, ma non mi scopa benissimo; b) deve piantarla di chiedermi il culo ogni volta. Difficile spiegare - a lui ma persino a me stessa - che l'unica volta che mi è piaciuto è stata con uno che ha un cazzo pure più grosso del suo.

Dio mio, Daniele. La sua depressione tossica mi fa paura e mi attira. Vorrei aprire la sua mente e guardarci dentro, ma credo che mi farebbe ancora più paura. Mi ha baciata, ma non mi vuole. Quando mi ha fatto quel ditalino stasera sembrava che mi facesse un piacere, come se fosse distratto, pensasse ad altro. Domani sera devo scopare, ho voglia. Non un bocchino, devo proprio trovare qualcuno che mi scopi e mi tratti come devo essere trattata. Domani sera Charlie fa surf.

Mi piacerebbe che mentre ballo qualcuno infilasse la mano dentro la scollatura, ho voglia di sentire i miei capezzoli farsi insopportabilmente sensibili, di miagolare piano e ansimare mentre una lingua mi passa sul collo. Ho voglia di alzare le braccia per dire “sono tutta tua”. Ho voglia di una grande mano che impugna il mio piccolo seno e lo stringe. Sono felice di non essermi messa il bra, se l'avessi fatto, ora andrei a togliermelo.
- Bionda, 'n se pò fà quarcosa pe' ste tette?
- Protesi, peccato che non ne fanno per il cervello...
Io a sto stronzo la mazza da golf gliela infilo nel culo, altroché. Che serata del cazzo...

Il miracolo del parcheggio sullo spartitraffico e la sciagura della distanza dal mio portone. Fra poco farà giorno ma è ancora buio. L'effetto è svanito, il down sale piano, perdonate l'ossimoro. Sono sola, ho paura della solitudine. Ho paura che vada tutto a fanculo, ho paura di essere aggredita, ho paura di perdere me stessa. Non riesco a scendere per la paura. È una paura concreta, mi sta addosso, c'è qualcosa di imminente che sta per precipitarmi in testa, lo sento. No no no, perché? Piango e batto le mani sul volante, respiro a fatica. Love the Way You Lie a palla che copre i miei strilli.

Triste fine di una storia mai cominciata. Flavio: "Volevo dirti che è meglio se smettiamo di sentirci". Io: "Posso sapere il perché?". Nessuna risposta, never more. Scaricata via WhatsApp. Ho mal di testa.

"Notte, mamma, un bacio a papà". Ultima occhiata davanti allo specchio. Qualche settimana dopo ho dato retta a Walter, collegiale finta ingenua: gonna plissettata blu, camicetta bianca, no collant perché finalmente si può stare senza. Al posto del golfino, però, una giacca che ci sta bene. Ero indecisa se mettermi le mutandine, alla fine ho deciso di sì, vorrei che me le abbassassero senza toglierle, il top sarebbe che me le scostassero e basta. Peccato che è tardi, sennò mi scaldavo con un porno. Stanotte mi impasticco e prendo cazzo, non ci sono santi. Uno di sicuro, Marco stacca alle due e mezza, sempre che non mi pisci un'altra volta. Prima... beh, prima vediamo. No, ok, le mutandine non me le metto: è una forma di incoraggiamento a me stessa. Magari faccio finta di essere una fidanzata tradita e vendicativa.

Prima di uscire mando una foto a Walter, senza inquadrare il viso: "Come mi trovi?". La risposta arriva qualche minuto dopo: "Puttanella come sempre". Sa che mi eccita sentirglielo dire (o meglio, leggerlo), ma non saprà mai quanto, e un po' mi dispiace. Sono bagnata.

Un tipo a posto, senza tentennamenti ma tranquillo. Un po' fatto pure lui, non tanto. Io madama, lui direi Dama bianca. Non che sia perfetto, eh? Un po' verboso, pignolo. Ma del resto la sala era così affollata che era difficile scegliere. Di se stesso dice di essere un broker assicurativo, polizze online, sai cosa sono? ... cazzo di Budda, LO SO COS'È UN BROKER! Quello che vorrei sapere è se stasera ha voglia di cambiare vagina, sempre che la smetta di parlare di sé. È un'ora che lo stuzzico, è venuto il momento di farlo arrapare: "Secondo te ce l'ho le mutandine?". Fa una faccia da idiota, non sa rispondere né sì né no, ma con quei jeans basta guardare in mezzo. "Ti va di venire con me?", "Al bagno dei disabili, immagino, ahahahah", "Guarda che io abito qua dietro...", "Davvero?".

Un tipo a posto, ma mi sculaccia. Vede che mi piace e ne approfitta, ne abusa. Non l'avrei mai pensato ma ne ho bisogno. Dopo un po' mi brucia da matti, non si ferma nemmeno quando gli chiedo di smettere. Però mi tira per i capelli e questo mi fa impazzire e dire "sì!" in continuazione. " Ti piace? Ti piace? Ti piace?". È la serie "Oddio come mi stai scopando!", prima e seconda stagione. Benessere, anche con una chiappa in fiamme. Vuole un pompino di congedo dopo che mi sono fatta la doccia ma ci mette una vita a venire, peccato. "Dai, è tardi, devo andare, fatti risentire". Contatto sul telefono: Broker.

Non l'avrei mai pensato ma ne ho bisogno, e poi a quattro zampe mi piace da morire: "Lo voglio tutto!". Marco si accorge che sono stata sculacciata: "Che zoccola, ti sei fatta scopare?". Mi fotte forte e io confesso, godo tantissimo anche con lui ed è difficile dire se sia più merito suo o della confessione. Entrambe, probabilmente. Godo talmente che a un certo punto, non so perché, mi chiedo "ma magari pensa che sto fingendo". Mi assesta uno schiaffone proprio dove si è accanito il broker, brucia da pazzi e mi fa strillare ma godo anche con quello. Non l'avrei mai pensato ma ne ho bisogno, ho la consapevolezza di ciò che sono: dolore e piacere, punizione e godimento. "Ti prego inculami!". Godimento e punizione, piacere e dolore, non l'avrei mai pensato ma ne ho bisogno. Non è mai uscito niente di così osceno dalla mia bocca, "ti ho detto inculami per favore". Dolore e piacere: "Mi fai male!", "Più forte!". Non l'avrei mai pensato ma ho bisogno anche del solito immaginario da video porno, è banale ma ora mi eccita: "Dove è il mio cazzo, puttana?", "Nel mio culo", "Lo sai cosa sto facendo?" "Inculando una che non vale un cazzo". Mi sento la più puttana dell'universo, gli dico pure quello. Non l'avrei mai pensato ma ne ho bisogno. Poi non penso più a nulla, o forse è impossibile pensare. Ululo e basta. "Sto per venire, troia", "Esci ti prego, sborrami dove vuoi". E' una fortuna che abbia usato il preservativo perché... perché mi farebbe schifo finire a modo mio dopo che è stato dove è stato e che mi ha schizzato addosso. Sono sempre riuscita a evitarlo, grazie a Dio. When everything is over, I cry. Odio e piacere, che troia che sono. Non l'avrei mai pensato ma ne avevo bisogno.

Stasera la signorina gné gné si è messa una maglietta Heavy Metal. Se avessi saputo che attiravo una come questa qui mi sarei messa un tailleur, cazzo. Non ho ancora capito se vuole rimorchiarmi o spiegarmi per filo e per segno come ci si taglia con le lamette. Se vuoi conoscere il dolore ti racconto un attacco di panico, bella. Cioè, bella si fa per dire. Che palle. Comunque, leccare una fica a sessantanove non sarebbe una cattiva idea, ora che ci penso. Ma non con questa.

Mi sono svegliata con una fantasia: un ragazzo si sega mentre io sono distesa a pancia in giù e mi viene addosso senza che nemmeno ci vediamo; sento solo quel minimo rumore, il calore e il sospiro finale. Sono malata.

Buoni propositi da mestruata: devo smetterla, sto perdendo troppo tempo, lo sto sottraendo ai libri. Basta con queste cazzate, devo mettermi sotto, studiare di più, di più.

Sono stata sempre sopra, ho avuto un paio di orgasmi belli intensi e Guido me l'ha copiosamente innaffiata. Farlo senza preservativo è una figata. Mordicchio i suoi addominali, tiro i suoi peletti con i denti. "Lo sa il tuo amico che mi scopi?", "Quale? Ah sì, certo, mi sa che ci si fa pure le pippe...", "Che maiale che sei...". Mi spinge impaziente la testa verso il basso, mi esorta, "dai...". La ninfomane del cazzo in bocca spalanca le fauci.

Lucio mi ha chiesto di accompagnarlo a un centro commerciale, ok. Traffico e chiacchiere, tantissime. Pochissime invece, e appena accennate, le escursioni nel territorio delle confessioni intime. Ho fatto uno sforzo per mantenere la mia conversazione su un certo livello, per non dargli una impressione cheap. A questo ci tengo, ma secondo me nemmeno se n'è accorto. Nel parcheggio, prima di andare via, raptus e baci furiosi. Pomiciata e mano, che non ho allontanato, sotto la gonna jeans. Mi aspettavo qualcosa anche se non sapevo bene cosa. Quello che NON mi aspettavo è che mi chiedesse di masturbarmi in macchina, lì e per lui. Gli ho domandato se non fosse impazzito. I parcheggi sono ok, ma non quando sono così pieni di gente. E farmi un ditale a meno di cinque metri da uno che spinge un carrello non è il massimo.

Sera molto tarda, prolegomeni del sexting: "Ti sei scandalizzata? Vergognata?", "Mi sarebbe pure andato, ma non lì, non ho avuto il coraggio", "Almeno hai il coraggio di dire che ti andava, mica è da tutte". Sta cosa che lo abbia chiesto anche ad altre è uno dei modi migliori per fare impazzire la sottoscritta. Crampetto. Ho voglia che mi mandi un vocale e mi dica che farà esattamente ciò che ho pensato quando mi ha abbordata: questo vuole chiavarsi una ragazzina. E anche che mi descriva come. Gli rivelo che quando siamo usciti la prima volta avevo appena scopato con uno, senza nemmeno sapere il perché. E che però la sera mi ero masturbata pensando a lui. "Cosa hai pensato?".

Devo ricordarmi come si chiama sta roba che ho preso, mai studiato così bene fino alle quattro di notte, sono addirittura avanti sulla mia tabella di marcia. Certo che così prima o poi faccio il botto.

La tristezza di Daniele mi fa venire voglia di piangere. Forse mi fa bene, è una cura per la mia sindrome anaffettiva. Dice che lo bacio troppo.

Tarda notte, sexting con Lucio. Mi ha svegliata, mi dà tutta l'aria di non essere solo in casa. "Sei in bagno? ti seghi per me? dai sborra sul pavimento, cazzo quanto vorrei essere lì con la lingua. Dimmi che sono una troia, dimmi cosa mi faresti". Un classico del sexting, esagerare: "Voglio sentirti gridare mentre ti spacco il culo", "Non voglio altro, ma prima leccamelo e infilaci la lingua". Sono proprio una scema.

Mi sparo nelle orecchie Can’t Get You Out of My Head, probabilmente la prima canzone che, da bambina, ho scelto io di ascoltare. Mi sgrilletto pensando a Marco che mi incula, qualche volta sento ancora fitte di dolore. Sono pazza, vengo in fretta.

Tutti sti pomeriggi perduti, dovrei darci un taglio ma come si fa? Oggi Guido mi sta pure scopando come Cristo comanda, finalmente: quattro posizioni con il suo cazzo bello pieno e l’ultima doggystyle. Lui non insulta ma fa “complimenti”, e me li fa ripetere. Mi chiede di raccontargli esperienze mentre mi fotte, io rantolando racconto. Fatico a parlare, ma è una delle cose più eccitanti che mi siano mai capitate. Però dovremmo smetterla.

Lucio prima o poi mi scoperà, ne sono certa. Lo farà quando decide lui, so anche questo. E non mi scoperà perché ha quarantadue anni, ha esperienza, sono attratta dai più grandi o tutte queste stronzate qui. Mi scoperà perché mi ha irretita con il suo fascino e poi con la sua porcaggine mi ha stappata come una bottiglia di champagne.

La panchina della desolazione. Ma anche dei rompicoglioni e dei tossici. È ubriaco, fatto, sconosciuto. Soprattutto dissociato.
- Lo sai che questa canzone mi ha salvato la vita?
- E stica?
- Davvero, cosa ci trovi in me?
- Un cazzo di nulla.
Santo Cielo, è proprio partito. Nemmeno si è incazzato. Meglio tornare dentro a vedere come butta.

L'energumeno è tatuato, senza passato e senza futuro. Comincia a sussurrare quando sono in ginocchio. “Pensavo fossi una che se la tirava e basta, invece sei proprio tanto troia” è l’esordio. Mi fermo per rispondergli “finalmente te ne sei accorto” ma mi fulmina con un “zitta e fammi sborrare” che mi fa andare fuori di testa. Come se non lo fossi abbastanza, quei cristalli erano una crema.

E quindi uscimmo a riveder le stelle. Stefy & me, abbracciate e barcollanti. E uscimmo anche a ritrovare campo, prima di runnare a casa. Ding... ding ding ding ding. "Machecazz... sei tu?", "Mi sa...".
Whatsapp Delirium: "Ti piace il cazzo?". "Ti piace scopare?". "Li fai i pompini?". "Con l'ingoio?". "Ti piace prenderlo nel culo?".
- Un poeta... chi cazzo è?
- Un ammiratore.
- Capisco.
- Mi ha rotto il cazzo, lo blocco.


scritto il
2024-12-23
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