Roma vs Parma

di
genere
etero

Come tante cose, anche il calcio ha i suoi aspetti positivi e quelli negativi. Tra quelli negativi, direi, le discussioni infinite al ristorante tra la parte maschile della compagnia e il fatto di vedere il salotto occupato ogni tanto da un'orda di invasati co-tifosi dello stronzetto. Tra quelli positivi metterei le partite divertenti e anche quelle meno divertenti in cui la squadra per la quale faccio, molto moderatamente, il tifo vince (quando perde, invece, lui dice il calcio non mi interessa ed è vero). Ma soprattutto, tra gli aspetti positivi ci sono le rare volte in cui mi si sgombra casa perché, yahoooo, tutti all’Olimpico, daje!

Come al solito, ci sono le eccezioni. Tipo quella che la domenica prima di Natale la partita comincia a mezzogiorno e mezza e io, per non mangiare da sola, vado a pranzo dai miei. Un po' mi secca, perché questa domenica è uno di quei giorni in cui il Natale è quasi lì, è festa senza essere ancora festa. A passarla con lui ci tenevo. Vabbè...

A casa dei miei mi aspetta la nemesi, eh? Che credete... Perché anche mio padre se la vuole vedere, la partita, e pure sentire.

Ora, io sono la cocca di papà, è vero. Per cui, quando finiamo di mangiare, mi siedo sul divano accanto a lui e faccio la gatta. Con mia madre ci sentiamo tutti i giorni, ma mio padre mi manca molto. Mi manca proprio il contatto fisico. Mi abbandono su di lui e reclino la testa sulla sua spalla. Lui mi cinge con un braccio ma, da come lo fa, capisco che dopo che sono andata a vivere con Luca il cocco di casa è diventato Dybala. Vabbè...

Quando torno, a metà pomeriggio, mi aspetto di trovarlo a casa, e invece lo stronzetto arriva giusto cinque minuti dopo di me e con un muso lunghissimo. E che cavolo, hai vinto col Parma tanto a poco, ti capita ogni morte di papa, fai pure l’incazzato?

- Sono morto di freddo…

Obiettivamente, è un paio di giorni che il vento ci bastona. Si sarà fermato a parlare della partita, ci scommetto. Chissà dove, avrà preso freddo. Vabbè, chiamatelo amore o chiamatela pietà, mi fa pena. È vero che casa nostra è caldissima, una volta partiti i termosifoni, ma il mio lato geisha non può attendere.

- Perché non ti fai un bagno caldo? Te lo preparo.

Nella vasca gli porto anche un bicchiere del suo whisky preferito. Gli dico che avrebbe dovuto portarselo allo stadio, con questo freddo, mi risponde che all'ingresso non lo fanno passare. Cioè, gli psicopatici sì ma gli ubriachi no, com'è che funziona? Ma ok, lasciamo perdere. L'importante è vedere che progressivamente si scalda e si rilassa. Resto lì in ginocchio davanti alla vasca a chiacchierare, mi dà anche un lungo bacio di ringraziamento, davvero lungo. Conosco benissimo il ben di Dio che c'è sotto quella schiuma bianca, tuttavia... wow, quando fa così certe voglie te le fa venire eccome. Beh, vedremo.

Mentre si asciuga e si riveste rimetto a posto un po' di cose, a cominciare dall'accappatoio bagnato, vado in cucina, taglio un po' di pandoro per tutti e due, mi preparo un rapido tè. Prima di tornare in salotto recupero un plaid sotto il quale stenderci entrambi sul divano. Come vi ho detto, non ce ne sarebbe strettamente bisogno, la casa è calda. Ma a parte il fatto che siamo entrambi in t-shirt e pantaloni della tuta, quel plaid fa tanto "cuccia", intimità complice, invito al gioco. Non saprei dire quante volte è finito per terra insieme al resto dell'abbigliamento.

Me lo ritrovo sul divano che sta guardando gli highlights della partita. Lo so che il tifoso, soprattutto se la sua squadra ha vinto, ha una specie di coazione a ripetere, a godersi il momento ancora e ancora. Ma cazzo, non ti è bastato? Lasciamo stare che avevo già impostato tutto per rivedermi il finale di Black Doves, ma sei appena tornato dallo stadio... Risponde che i gol si apprezzano solo in televisione e che allo stadio non si vede un cazzo (vero, tra l'altro, sono stata una volta sola all'Olimpico ma posso confermare). Va beeene, non dico nulla, ma che rottura di coglioni.

Mi stendo accanto a lui sotto la coperta, anche se a sto punto sono un po' riluttante. Non è che nei minuti che seguono succeda niente di particolare ma, conoscendolo, da alcuni piccoli particolari mi si presenta davanti l'agenda della sua giornata, che comprendeva e comprende: sveglia; jogging; doccia; preparazione per lo stadio; stadio; partita; commenti alla partita; ritorno dalla partita; bagno caldo; whisky; rivisitazione critica della partita su Sky/Dazn o quel che cazzo è; nuovi commenti alla partita con gli amici via whatsapp, interviste post partita; relax. Poi magari diamo una botta a sta zoccola, tanto per festeggiare, e pensiamo alla cena.

E infatti, a un certo punto, partono le prime carezze su un fianco: "Che vuoi fare stasera? Andiamo fuori o ci chiamiamo una pizza?". Rispondo che per me anche restare a casa al calduccio va benissimo. Mi fa "sono molto d'accordo" con una lumaconeria degna di ben altri momenti. Mano sotto la maglietta e carezza al pancino. È evidente che la fase "diamo una botta a sta zoccola" è cominciata. Mano sulla tetta... appunto, che vi dicevo?

Ammetto che quella mano qualcosa me la provoca. Tuttavia... beh, mica vogliamo proseguire come dei caterpillar, no? Non è che abbiamo una tabella di marcia da rispettare. Questo è il motivo per cui lo riporto un po' indietro, dalla fase "diamo una botta a sta zoccola" a quella "giochiamo un pochino, prima". Un gioco che peraltro lui conosce bene e dal quale di norma prendono il via le cose più furibonde e oscene. Ma l'inizio è molto spesso morbido, quasi sentimentale, e prevede di allontanare la sua mano dal seno (cosa che un po' mi costa, lo riconosco) e intrecciare le mie dita alle sue. È l'intreccio di dita più amoroso della storia dell'Umanità. E anche lo sguardo che gli lancio quando volto la testa lo è. Con una punta piccola piccola di sensualità. Qualcosa come: "sono onorata che il mio Signore e Padrone adesso si dedichi a me".

Bacio molto lungo, lingua in bocca a costo di rompermi l'osso del collo. Dita intrecciate che si stringono segnalando il riscaldamento dei motori della passione. Wow!

- Anche io sono molto d'accordo, ahahahah... - gli dico voltandomi e dandogli le spalle (una delle varianti del gioco è appunto questa: stare un po' di tempo senza guardarsi in faccia).
- Ah sì? E perché? (sta attaccando, è ovvio).
- Così... avevo un paio di idee...
- E quando ti sono venute, dai tuoi?
(questa è un'altra delle variabili: introdurre subito qualcosa di altamente hot, tipo io che mentre sto con mamma e papà in realtà penso a farmi montare da lui come la panna del gelato; non è una cosa che deve essere successa per davvero, è una provocazione per alzare la temperatura)
- Uh, no, quando facevi il bagno.
(anche questa come provocazione non è male, me lo concederete: mentre facevo la dolce e fingevo di occuparmi del tuo benessere in realtà pensavo al tuo cazzo celato ai miei occhi dal bagnoschiuma)
- E che pensavi?

Via! Si sono spenti i semafori, parte il Gran Premio, tanto per restare in zona sport.

- Che adesso che è bello pulito e profumato me lo succhierei mooolto a lungo, molto molto a lungo (non so se ci riuscite, ma cercate di immaginare il tono di voce trasognato di una troia).
- Prospettiva interessante... - ironizza (tipico suo: stronzettiggiare prendendo un po' le distanze).
- E poi le palle, lo sai che adoro le tue palle.
- Lo sai quanto mi piace...
- Perché te le lecco come una..?
- Cagnetta...
- Perché io sono la tua..?
- Cagnetta.
- Siiiiì (questo "sì", invece, lo dovete immaginare non come quelle cose che si urlano mentre si scopa, è più un "sì" da soddisfazione, gioioso, come quando ti regalano una cosa cui tenevi).
- Faccio di tutto per accontentarti.
- Però poi voglio che mi scopi la bocca, che mi soffochi, che mi ci sborri dentro. Possibilmente tanta sborra. Ti voglio bere, ingoiare, ripulire meglio di come ha fatto l'acqua...

Mi presenta un dito alle labbra, lo lecco e lo succhio piano: hai capito il progetto, vero? Questo è il rendering.

- E basta così?
- Ahahahah sei scemo? Abbiamo appena cominciato!
- Cosa prevede il programma?
- Beh, per esempio, che mentre tu recuperi un po' io mi sgrilletto per te: mi sparo un ditale e ti guardo mentre ti meni il cazzo, do you remember?
- Certo che remember. Altre idee?
- Beh pensaci un po' anche te... possiamo stare qui oppure andare di là, come vuoi, però mi piacerebbe che... che ne so, che mi legassi, o bendassi, che mi infilassi qualcosa dentro, che facessi qualcosa di veramente porco.
- Preferenze particolari? A me piacerebbe sborrarti in faccia.
- Cazzo, sì, non lo so, tutto quello che ti viene in mente, tutto tutto tutto, però...
- Però?
- Però vorrei che mi dicessi tante volte che sono la tua troia, ma non come se mi dicessi "amore mio". Più convinto, cattivo, perché sai che sono la più grande puttana di tutti i tempi e sono la tua puttana.
- Mi piace quando ti vengono certi pensieri...
- Lo sai che i peggiori mi vengono quando sei via...
- Allora li avevi già quando sono tornato...
- Ahahah sì, è vero, qualcuno già da stamattina, non faccio altro che aggiungere idee... Cazzo, non sai lo sforzo che ho fatto per controllarmi quando eri nella vasca, ero già fradicia allora.
- Puttanella dissimulatrice...

Mi stringe una tetta, forte, strappandomi un sospiro. Badate bene, non l'ho scritto e riscritto per non appesantire il racconto ma, a parte il dito in bocca, praticamente è da quando ho intrecciato le mie dita alle sue che non ci siamo più toccati. Anche se, beh, qualcosa lì sotto sento che comincia a sfiorarmi una natica. E quindi sì, glielo tocco, stavolta glielo tocco proprio. Metto la mano dentro i pantaloni della tuta, glielo cerco e glielo accarezzo, lo impugno. Questo, come sempre, è il momento più difficile del gioco, quello in cui è davvero quasi impossibile controllarmi.

- Tu non sai il culo che ho ad avere un ragazzo con il cazzo come il tuo... - gli piagnucolo voltandomi verso di lui.
- A proposito di culo... (sorrisino, lampo negli occhi e stretta alla chiappa).

Muoversi un po' per eludere i suoi artigli, mordere il labbro inferiore e sorridere, guardarlo negli occhi, sussurrare. Come potrebbe mai resistermi?

- Quando dico "tutto quello che vuoi" intendo tutto... (tono di voce: preda intimorita ma anche troppo arrapata per mettersi a discutere).

Mi riprendo il suo dito e ricomincio a succhiare. Lo guardo negli occhi mentre succhio, è praticamente la simulazione un pompino very hard. Poi lo mollo e torno a dargli la nuca, ma lo capirebbe chiunque che in questo momento ho voglia/bisogno di qualcosa di più grosso. La sua mano sulla natica stringe, accarezza, si vede che anche lui ha una voglia matta di infilarsi sotto la tuta e andare a vedere se è vero che sono fradicia lì in mezzo alle gambe. Però sa anche che questo gioco ha le sue regole e che, almeno quelle iniziali, le ho dettate io. Perciò - e finalmente, dato che non ce la faccio più - arriva la sua voce sussurrata nell'orecchio.

- Prendilo in bocca, troia...

Mi volto ancora verso di lui: l'ultimo sguardo e l'ultimo sorriso. Quelli definitivi.

- Di’ “forza Juve”…
- MAI!
- Uh... peccato! Lo sai che mi sono appena venute le mestruazioni più lunghe del Mondo? E anche un’afta!
scritto il
2024-12-28
1 . 9 K
visite
4 4
voti
valutazione
7.1
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.