Mi sarebbe piaciuto

di
genere
etero

- L'invito era per una mia amica, sono venuta con lei. Ma in realtà i due terzi li conosco, più o meno.
- Perciò io faccio parte dell'altro terzo...
- Esatto, ahahah...

Si chiama Alf, non saprò mai se Alfredo o Alfonso (ma pure Alfio, ora che ci penso, boh). Carino, vestito bene, giacca senza cravatta, simpatico. Ci faccio due chiacchiere alla fila del bar, lo saluto con un sorriso e un "ci si vede" dopo avere preso il mio drink. Raggiungo Stefania che sorride a un tipo che entrambe conosciamo. Mi prende per mano e mi tira a sé senza smettere di parlare con l'altro, ci allacciamo: "Come va, amò?". "Bene!", rispondo, ed è la verità. È la festa per la triennale di una sua amica. Visto il locale, penso che per la magistrale affitteranno l'Auditorium. Megalomanie. Ma a parte questo mi sto divertendo molto molto davvero, c'è bella gente e c'è voglia di divertirsi. Balli se vuoi ballare, sennò bevi e chiacchieri. Conversazioni leggere, a volte anche intelligenti, qualcuno che ti presenta a qualcun altro, due o tre provano a fare i simpatici nel senso peggiore del termine, nessuno comunque ci prova più di tanto.

Esplicite o in tralice, però, le occhiate arrivano lo stesso, come sempre. Fasciate dai collant, le mie gambe sterminate attirano sguardi. Ho una gonna di lana chiara, a portafoglio, molto molto corta, è vero. Del resto, qualcosa per cui farmi osservare dovevo pur mettermela. Per il resto sono irreprensibile, persino la camicetta è chiusa con un bottone in più del solito e in pratica si vede solo la catenina. Mi aggiro svolazzante, consapevole di esserlo, e non sono la sola. In realtà, caso abbastanza raro, nessuna qui dentro è volgare, nemmeno per sbaglio. Non ce n'è una che ti immagini in ginocchio in un angolino, men che meno la sottoscritta.

Altro particolare degno di lode: il guardaroba è efficientissimo, ci metto un attimo a farmi dare il cappotto e mettere in tasca sigarette e accendino. Dentro non fuma nessuno, è chiaro che non si può. Esco.

Nella mia personale esperienza, la smoking area è una di quelle a più alto tasso di rimorchio. Fuori dalle disco, dai locali, oppure su un terrazzo. Naturalmente la cosa funziona se sei disposta a farti rimorchiare. A volte ci si va apposta - chi non l’ha fatto? - ma in genere ci vado per fumare una sigaretta e far riposare le orecchie dalla musica o dal vociare. Consapevole però che, una volta lì, può succedere di tutto.

Quindi non è per nulla una sorpresa che a un certo punto mi ritrovi addossata al muro a parlare ancora una volta con Alf. È il tono con cui dice "anche tu qui fuori?", o qualcosa del genere, che mi mette sull'avviso. Probabile che mi abbia vista uscire e mi abbia seguita. Ormai ho una certa esperienza. E detto tra noi, se quelli che ci provano fossero tutti così ci metterei la firma. Sfida il freddo in giacca e camicia, coraggioso. Le prime parole che facciamo sono dimenticabili, ma è in momenti come questi che ti domandi se sia troppo timido per farsi avanti o se abbia anche lui una strategia consolidata. La sua arma di attacco si rivela essere un apprezzamento fisico mirato, le gambe, non un generico "sei carina, sai?". E visto che stasera ho deciso di valorizzare quelle, è mooolto gratificante. Lo consideravo un tipo potenzialmente interessante già prima, adesso non posso negare di essere ben disposta nei suoi confronti. Per che cosa ancora non saprei. In ogni caso vale la pena di ringraziare, modestamente ma non troppo, e attendere le sue prossime mosse.

Mosse che, in sostanza, possono essere riassunte in una: appoggiare una mano al muro e avvicinare il suo viso al mio, senza cercare un contatto fisico. Non vuole incantarmi con le parole, per la verità non saprei nemmeno ripetere cosa dice e cosa gli rispondo. Però rido e sorrido un sacco, annuisco. E poiché non mi muovo, si avvicina sempre di più e io tengo abbassata lungo il corpo la mano che regge la seconda sigaretta, come se volessi rinunciare a difendermi.

Con quelli come lui, ogni volta è un po' una partita a scacchi, un match di scherma. Bisogna cercare di anticipare le mosse, o almeno immaginarsele. E come ogni volta mi chiedo cosa stia pensando. "È talmente irretita dal mio fascino da rimanere paralizzata?". Mi deluderebbe, se credesse questo. Oppure: "Questa mi sa che è abbastanza zoccolina da poterci combinare qualcosa". Così andrebbe molto meglio. Quando capita che qualcuno si fa avanti perché ha questa considerazione di me, mi bagno sempre un po'.

È molto vicino, ora, e se dico "molto" intendo proprio molto molto. Di più è impossibile, sento il suo respiro dentro il mio. So perfettamente che adesso mi bacerà, e infatti ci baciamo. Il primo non è nulla di che, una passata di lingua tra le labbra. Il secondo arriva subito dopo ed è molto più passionale, con le lingue che si intrecciano. In un certo senso l'ho sfidato con la mia immobilità, il sorrisino ironico e la domanda “sicuro che voglia essere baciata?” e lui ha reagito alla sfida. Do un'occhiata in giro, gli metto le braccia al collo, lo attiro. I nostri corpi un po' si strusciano ma non è un limone vero e proprio, anche considerato dove siamo. Tutto sommato però è un bel bacio.

Alle feste succede spesso di darne così. Baci che sono molto meno di una promessa, che non preludono a nulla, dati per il gusto del bacio e del gioco. È una cosa che si impara da ragazzine, nei primi house party dove a una certa ora arrivano i genitori e bisogna tornare a casa, oppure nei locali dove alle dieci il dj spegne tutto. È vero che la sottoscritta, ai tempi del liceo, ci ha messo poco a trascendere. E a scendere, a baciare altre parti del corpo maschile. Ma stasera potrei tranquillamente dirgli "beh, Alf, sei simpatico e baci bene", tornarmene dentro e continuare a ridere, scherzare, ballare.

Potrei, se non fosse per il terzo bacio e per il quarto. E per la sua mano che sparisce improvvisa sotto la mia gonna: sento la sua impudenza sfacciata. E nonostante non mi aspettassi tanto impeto, a questo punto non avrei neanche nulla in contrario. È il posto che non va bene. Non siamo mica in disco, dove attendi con ansia il momento di essere appiccicata a un muro e sditalinata nel giro di cinque secondi. Qui se uno esce e guarda alla sua sinistra vede una ragazza e un ragazzo che si baciano forte e poi qualcosa di strano che succede un po’ più in basso. È vero che il cappotto mi copre e che piego una gamba per nasconderla, ma non ci vuole molta fantasia per capire dove finisce il suo braccio e cosa sta facendo la sua mano. Non mi pare né luogo né il caso.

Detto per inciso, è vero che la gonna è corta, ma ho i collant. Cerca di risalire fino all'elastico e intrufolarsi, scatta l'allarme. Perciò presa ferrea sul polso e occhi negli occhi, sguardo duro per quanto possibile: “No! Sei matto? Non qui”.

Ok, si possono dire molte cose su quel “non qui”, e può anche darsi che il mio subconscio intendesse "qui no, altrove sì". Infatti è esattamente quello che lui capisce: "E dove?", domanda. Una volta tanto non ho risposta. Tuttavia dovete considerare due cose: a) io intendevo dire che qui non si può, punto, non stavo suggerendo alternative; b) proprio mentre chiede "e dove?", Alf mi stringe forte tra le gambe. Giusto un paio di secondi, non di più, ma sufficienti a rendermi un po' meno lucida. E quando ritira la mano me la struscia sul seno. Per cui, quando propone "andiamo in macchina" mi sembra una buona idea e mi limito ad annuire.

Mi risistemo, ci avviamo verso il parcheggio. Lo seguo un po' a testa bassa, le mani nelle tasche del cappotto. Potrei sembrare la tipica troietta espugnata in pochi minuti cui l'impazienza bagna le mutandine, in realtà mi sto riprendendo. Tuttavia non mi passa neppure per la testa di ripensarci, perché un po' mi va di essere smanacciata e di smanacciarlo. Individuo l'Audi dal lampeggio dei fari, vado alla portiera di destra, salgo. Sono decisamente più presente a me stessa e, a dirla tutta, nemmeno ho fatto sto grande sforzo. La macchina è comoda e ci fa meno freddo che fuori. Mi domanda se voglio il riscaldamento, dico di no ma per il momento tengo il cappotto. Ricominciamo a baciarci e stavolta sì che è una paccata in piena regola anche se le mani restano sopra i vestiti. Mi piace passargliele sul petto e mi piace come mi stringe le tette, peccato per il reggiseno, ma con questa camicia è obbligatorio. Mi piace afferrare il pacco e sentire che si ingrossa nei pantaloni. Se cercasse adesso di frugare dentro i collant non sarebbe male, purtroppo da seduti è molto difficile. La sua mano in mezzo alle gambe però la sento moltissimo lo stesso, le allargo anche un po' per fargli capire che la voglio almeno lì. Esagero quando mugolo mentre lo bacio e per la prima volta rimpiango di non avere osato le autoreggenti, anche se mi eccito a pensare che tra non molto sentirà l'umido attraverso le calze. Tuttavia la vera scarica la provo quando mi sussurra "ho un preservativo". Più per la proposta in sé che per la voglia di prenderlo dentro, a dire il vero. Sentirmi dire da uno come lui "ti voglio scopare", anche se con altre parole, mi fa sempre un certo effetto.

Però, siamo oneste, come si fa? Sbarazzarmi dei collant sarebbe difficile, impegnativo. Sì, l'ho già fatto, ok, con un po' di fantasia il modo si trova. Ma in questo momento mi sembra tutto molto complicato, macchinoso. E per dirla proprio tutta, forse sono io che non sono nella giusta condizione. Eccitata sì, così arrapata da fare le acrobazie in un parcheggio, spogliarsi e rivestirsi... insomma, non tanto. Semmai, credo che sia ora di abbassare la zip e tirarglielo fuori, vedere come sta messo. Questo è meno impegnativo.

"Il preservativo magari lo usiamo un'altra volta", gli sussurro cercando di mantenere un tono di voce tranquillo. Voglio che si lasci andare, che lasci fare a me. E la prima cosa da fare è chinarmi su quel fucile che mi sta crescendo nella mano.

Lo so che mi guarda mentre cerco di sistemarmi i capelli dietro le orecchie (operazione inutile, ne sono consapevole, ma non ho un elastico) è eccitato e forse sta pensando "non ce la facevo così, ma è proprio troia". Vorrei che me lo dicesse, ma sono quasi sicura che non lo farà, non è il tipo. E non è nemmeno il tipo cui domandare "sono una puttana, vero?", negherebbe. Annacquerebbe dietro qualche circonlocuzione la verità pura e semplice: sono una puttana che fino a un po' di tempo fa manco ti conosceva e che ora ti sta per fare un pompino.

Meglio andare al sodo.

Glielo scopro, mi ubriaco qualche secondo con l'odore di maschio e poi mi do da fare: cascatella di saliva e primo affondo, Alf mi accoglie con un rantolo e una stretta ai capelli. Un classico, ma è sempre un piacere. Fa venire voglia di essere brava e di dare il meglio di me, di ricevere complimenti: "Sei fantastica...". Nel momento in cui lo dice mi domando quanti bocchini avrò fatto in macchina. Un altro classico è: "Ti piace il cazzo?", "Sì, e il tuo è grosso". Si arrapano tutti. Non solo si sentono speciali, ma pensano che anche la troia a cui l'hanno messo in bocca li consideri speciali. Alf non fa eccezione, lo capisco da come inizia a spingermi sulla nuca dopo che gli ho detto che ce l'ha grosso. Nel frattempo, delira di volermi leccare la fica e succhiarmi le tette. È divertente, prima di tutto perché invece sono io che gli sto succhiando l'uccello, e poi perché parla di cose irrealizzabili qui dentro. Per un istante mi vedo nuda su un tappeto con lui che mi si fa con la bocca. Un po’ mi viene voglia, ma l’immagine scompare subito, non chiedetemi perché. E non chiedetemi neanche perché proprio su un tappeto.

In compenso mi sento benissimo, mi sento di avere il pieno controllo della situazione anche se ormai le sue spinte mi fanno gorgogliare e sbavare. Ma so come gestirlo, so come intercettare il momento in cui non si controlla più e quello in cui comincia a schizzare, so come evitare di sporcare la sua giacca, il suo pantalone e il mio cappotto. Del resto l'ha detto lui, sono fantastica. Quando spara il primo fiotto, gli succhio la cappella come se volessi aspirare tutti quelli che vengono dopo. Lo sente, così come io sento il suo sospiro diventare quasi un grido. Ecco un altro bravo ragazzo (ma per i cattivi è lo stesso) che ho fatto diventare temporaneamente scemo, sono soddisfazioni.

Bene Alf, anche se è un po' buio meriti che ti faccia vedere la mia bocca piena del tuo seme prima di buttarlo giù e sorriderti. Adesso aspetta un secondo che ti pulisco per bene prima di rimettertelo io stessa dentro i boxer, fai fare a me, ci tengo.

Gli sorrido accarezzandogli il pacco in ritirata, lui mi guarda un po' imbarazzato. Non si sa mai bene che dire, dopo. Non sempre, almeno. Così come prima non mi andava di chiedergli se sono una puttana, adesso non mi va di chiedergli "ti è piaciuto?". E non solo perché sarebbe pleonastico, è chiaro che gli è piaciuto. Ma certe domande le faccio solo a chi mi fa decollare più di quanto abbia fatto lui, a quelli da cui anelo sentirmi dire che sono stata brava anche se lo so già. Alf non è questo tipo di ragazzo. In ogni caso il suo piacere me lo sentirò ancora in bocca per un po'. Forse dovrei accendermi un'altra sigaretta, ma chissà se è uno che fuma in macchina.

Per la seconda e ultima volta mi rammarico di non avere messo le autoreggenti. In fondo sarebbe bastato poco: salirgli sopra, magari dopo essermi tolta il cappotto, scostare le mutandine e "ah! così, bravo, scopami". Anche se non ha un cazzo così grosso come gli ho detto, l'avrei sentito bene. Sono quasi sicura che mi avrebbe regalato un orgasmo e la cosa non mi avrebbe certo fatto schifo, tutt'altro. Mi sarebbe piaciuto godere, come negarlo?

Mi sarebbe piaciuto eccome.

Subito dopo mi dico che in fondo va bene. Sì, ok, sembra una contraddizione, ma non sono del tutto convinta che la priorità fosse lasciarmi scopare. E più mi calmo più penso che sia così. L'ho fatto per divertimento. Come alle feste di cui parlavo prima, ai tempi del liceo. Ridevo, scherzavo, facevo casino e bevevo e fumavo cose teoricamente illegali. Conoscevo un ragazzo simpatico e carino, ci paccavo. Magari a un certo punto pensavo "ehi, ma questo è davvero molto carino e molto simpatico" e finivo da qualche parte a succhiarglielo. Non ho mai considerato fare pompini qualcosa di particolarmente impegnativo - sentimentalmente parlando, voglio dire - con il ragazzo giusto era una semplice estensione del "divertimento" di quelle serate. Senza contare la soddisfazione fisica, tattile e gustativa, che mi dava la sua carne in bocca. E senza contare - con il senno di poi oserei dire soprattutto - che in quel modo facevo pratica: non si diventa "fantastica" da un giorno all'altro.

Alf rompe il silenzio con voce incerta: "Senti, però ti devo dire che io sarei fidanzato...". Ah, ecco perché era imbarazzato. Per rassicurarlo scuoto la testa e sorrido come a dire "e allora?". "Non preoccuparti, mica lo vado a dire in giro - gli rispondo - ma lei non c'è, spero...". Stavolta è lui a scuotere la testa, per fortuna. Ti ho appena fatto un pompino con i controfiocchi ma anche io sono una brava ragazza, vero Alf?, e anche molto dolce in questo momento. Mi spalmo su di lui e mi lascio abbracciare rilassandomi completamente.

Io dovevo fare l'attrice, lo so.

Ci scambiamo i contatti, sono io a proporglielo. Non so nemmeno bene il motivo. C'è sempre quel discorso lasciato in sospeso: se ti viene in mente come usare quel preservativo, o anche più d'uno, fammelo sapere. Forse però non lo penso davvero, boh, magari domani avrò le idee più chiare.

Scendiamo dalla macchina e ci avviamo verso il locale. Mi fermo, un po' per lasciarlo andare avanti e un po' perché stavolta la sigaretta voglio accenderla sul serio. Dio benedica gli infedeli e il fatto che, praticamente ovunque, se vuoi fumare devi farlo fuori.

Mi sta simpatico e a un certo punto mi è venuta voglia di fare una piccola follia, tutto qua. Nessuno mi ha vista, al massimo qualcuno avrà notato la mia assenza. Oddio, non è che chiunque noti la mia assenza debba necessariamente pensare che sono in un parcheggio a fare pompini, ma il tarlo che qualcuno mi abbia magari cercata con gli occhi e non mi abbia trovata mi è ormai entrato in testa. Mi piace immaginare che sia qualcuno che mi ha puntata, o che almeno un pensiero non proprio benevolo su di me l'ha fatto, no?

Se esiste, è molto più probabile che sia una ragazza, una stronza, un'invidiosa... No, smaccatamente stronza e invidiosa no, troppo facile. Molto meglio un'amica di Camilla (la laureata), una di quelle tutte sorrisi e Gesù-come-stai-bene-stasera-adoro, che invece è falsa e cattiva. Original Vigna Clara, ça va sans dire.

Non è che sto sparando ipotesi a caso, eh? Un'idea ce l'ho in mente. Una persona, per la precisione: Giada. Dopo averla salutata, al nostro arrivo, mi è sembrato che mi osservasse. Forse è solo una mia fantasia, ma che importa? Ormai ho aperto il mio cinema personale e chi mi ferma...

Sì sì, Giada, che è pure lei una di quelle simpatiche e sempre sorridenti. Non lo so, la conosco poco ma mi sa che potrebbe essere lei. Pure una bella figa, tra l’altro. Fisico sportivo e belle gambe, anche se il doppio delle mie.

Vorrei che lei in particolare avesse immaginato qualcosa. Anzi che ne avesse avuto la quasi certezza, che avesse instillato dubbi in quelli che magari fino a quel momento avevano giudicato solo le mie gambe e la mia gonna (anche se il suo vestito era altrettanto corto). "Avete visto Annalisa?", "È uscita a fumare, credo". "Sì, sì, fumare...". E intanto pensava, senza osare dirlo esplicitamente, "sai dove sarà finita quella puttana...". Oppure "chissà se è troia come si dice in giro o se sono voci maligne".

No, meglio: vorrei proprio che lo AVESSE DETTO. Eh sì Giada, cazzo, hai fatto trenta...: "Sarà andata a fare felice qualcuno, tipico suo".

Nella prima adolescenza temevo questi pettegolezzi, poi ho trasformato il timore in noncuranza. Oggi una cosa così mi farebbe inzuppare le mutandine all'istante. Più del bocchino donato ad Alf, più della scopata che non c'è stata. Come si riesce a cambiare in una manciata di anni, eh?

Mi sarebbe piaciuto davvero.

- Mi è sembrato che Giada mi abbia osservata per tutta la sera, ti ha detto qualcosa? - chiedo a Stefy mentre guida per accompagnarmi a casa.
- Chi? No, nulla. Cioè, all'inizio, mi ha chiesto se c'eri pure tu.
- Ah, ok... mentre facevo la fila al bar ho conosciuto un tipo carino, nulla di che ma carino.
- E...?
- E nulla, ci ho fatto un po' la zoccola, ma di nascosto. Un bacio...
- Beh, non tanto zoccola...
- In realtà NON mi sono limitata al bacio ma non ci ho scopato, ecco. Nella sua macchina, tra l'altro, come piace a te (Stefy adora il car sex).
- Ahahahah, te pareva... com’è che non l’hai fatto entrare?
- Non mi andava di stare a togliere e rimettere - le rispondo indicando genericamente le gambe - però mi è spiaciuto non avere le autoreggenti.
- Perché?
- Non so, forse ci avrei scopato. O forse no.
- Vabbè, puoi sempre rifarti.
- Ah, certo, non fosse fidanzato... me l'ha detto dopo ahaha.
- E quando mai è stato un problema? Non sapeva con chi aveva a che fare, evidentemente.

Non c'è bisogno di aggiungere altro, lei mi conosce bene. Anche troppo, direi, ha una sensibilità tutta sua per le cose che mi riguardano.

E infatti.

- Perché mi hai chiesto di Giada?
- No, nulla, così... - rispondo.

Forse questo non glielo racconto, o forse glielo racconto un'altra volta, ora non mi va.

Ma no, dai, se non glielo racconto adesso che gusto c'è?

- No, dunque, ti ho chiesto di Giada perché sai cosa mi sarebbe piaciuto...?



scritto il
2025-10-20
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