Una mente pericolosa
di
RunningRiot
genere
etero
Partiti tardi, arriviamo che è notte. L'aria è fredda e anche la casa è fredda, e umida. Come ogni casa al mare che viene vissuta solo qualche weekend prima che cominci l'estate. Come ogni casa che, anche se ci vieni a maggio, devi arrivare un bel po' prima e far partire il riscaldamento. Luca dice "non fa poi così freddo". "Io ho freddo", rispondo.
Ok, sarò stanca, giornata pesante. A casa, a Roma, sotto la doccia pensavo: "Ho voglia di fare qualcosa di perverso", ma non sapevo bene cosa. Era un'idea vaga che ha cominciato a ronzarmi in testa a un certo punto del pomeriggio, date pure la colpa alla primavera... Forse avrei dovuto asciugarmi, stendermi sul letto e spalancare le cosce davanti allo specchio, accennare un ditale e fermarmi prima di godere. Magari mi veniva in mente qualcosa.
Adesso invece non ho idee, voglio solo riscaldarmi e dormire, del resto i miei progetti di perversione sono proiettati su domani. A letto con la felpa addosso, perché ho completamente scazzato la scelta del pigiama. Che poi non è un pigiama ma una camicia da notte corta e con le spalline che non mi copre per niente. Dormiamo stretti stretti. Ma stretti stretti per riscaldarmi, non come quando mi vuole scopare. Cioè, oddio, se mi vuole scopare io la mia dose quotidiana non la respingo, basta che sia una cosa tranquilla. Stesa su un fianco, lui dietro di me: "Luca, sei così duro... ah!". Sarebbe bello, ma non è. Mi sa che è stanco morto pure lui. ‘notte.
Al mattino la casa è molto più calda, non mi ricordo se ci siamo dimenticati di spegnere il riscaldamento o non lo abbiamo spento apposta. In ogni caso, durante la notte mi sono tolta la felpa. Mi spoglio del resto e vado in bagno a lavarmi, poi in cucina a farmi un caffelatte nella tazzona. Reminiscenze di me, da "piccola", in questa casa. Solo che la tazzona la trovavo già pronta, con i biscotti. Indosso la camicia che lui portava ieri, lo faccio spesso, mi piace sentire il suo odore. Ho un flash porno nella testa, ma lui dorme ancora.
Intanto però i progetti per la Giornata della Perversione cominciano a delinearsi. Non vi eccitate, si tratta perlopiù di piccole cose, piccoli gesti e piccole situazioni a mio uso e consumo. Qualche esempio?
Tanto per cominciare, voglio che mi guardino il culo. Sia in spiaggia che al tennis, se riusciamo a trovare un campo. Mi sono portata i tights da palestra apposta, corti e iperaderenti. Sul court l'effetto è assicurato. Oltre al lato B qualcuno potrebbe concentrarsi sul lato A, se me li sistemo per bene si intuisce che sotto non ho nulla.
E poi ho voglia di sculettare. Soprattutto in spiaggia, certo, mentre i diffusori mandano Rose Villain che canta "fammi toccare la luna" e tutte capiamo benissimo che tipo di luna vuole toccare e su quale luna vuole arrivare. E in che modo. Sottoscrivo, altroché se sottoscrivo.
Per sculettare bene l'abbigliamento strategico è una t-shirt corta, che peraltro per me è obbligatoria al primo sole della stagione. Mi lascia scoperta dalle reni in giù. Inoltre, con la t-shirt addosso, potrei anche decidere di non mettere il pezzo di sopra del costume. Non ho tette che ballano, d’accordo, però il top è sottile e vi assicuro che ciò che non si vede si immagina alla grandissima. È un escamotage che a volte trovo un po’ volgare e a volte no. Oggi no. Tra l'altro, il mare è ancora freddo ed escludo di entrare in acqua e riemergere in stile Miss Maglietta Bagnata. Quello sì che sarebbe un po' volgare, ma più che altro per il tipo di spiaggia.
Allo sculettamento abbinerei la coda dei capelli, così chi mi vede scodinzolare sotto mi vede scodinzolare anche sopra. Lo trovo abbastanza divertente e solo in apparenza innocente. O meglio, una volta era assolutamente innocente e inconsapevole, adesso ci faccio più caso (prima o poi mi toccherà scrivere un'ode alla coda dei capelli, lo so).
Altra idea: magari potrei chinarmi con nonchalance dritta in faccia a qualcuno, al bar. Fingendo di prendere qualcosa dalla borsa con quei piegamenti tipo stretching. Sapete di cosa parlo, no? Gambe dritte, ginocchia bloccate e poi giù giù fino a raggiungere il terreno. Così il perizoma entra di più tra le chiappe. E infine spiare con la coda dell'occhio, o in uno specchio, la reazione. È ovvio, sennò che gusto c'è.
Anche perché se trovo uno che sbava con gli occhi, mi metto a blandire e accarezzare il mio stronzetto lì davanti a tutti. Dentro i limiti della decenza, naturalmente, ma si deve proprio capire cosa provo dentro e voglio che il pensiero del mio piccolo e improvvisato pubblico sia "beato quello che se la tromba". Quando questa messa in scena riesce bene, trovo eccitante fare un minimo ma esplicito gesto di possesso che dice "lui è mio e io sono solo sua, rifatevi gli occhi ma non vi illudete". Parlo della parte maschile del pubblico, è logico, quella fatta di accaldati padri di famiglia, professionisti, manzi al pascolo o aspiranti tali, manager sposati in clandestinità con l'amante (lo dico perché ne ho intercettato uno, una volta, o meglio lo ha intercettato un amico che ha fatto finta di non vedere).
Per la parte femminile del pubblico, però, lo spettacolino "lui è mio" funziona anche meglio. È molto meno facile che accada, è vero, ma capita. Quell'istantaneo scambio di sguardi che dice "esatto signò, è il mio ragazzo e non ha idea di come mi castiga". Ma ovviamente devi avere di fronte la persona giusta. Una volta ho beccato una che da questo punto di vista era un prototipo: tette rifatte e le labbra come un canotto (mai capito perché una si debba ridurre così, spero di non impazzire mai a tal punto), pareo e pelle unta di abbronzante, capelli più lunghi dei miei. Se lo stava rimirando anche troppo esplicitamente. Posso capire, eh? Luca è davvero mirabile e captare certi sguardi delle altre mi può persino fare piacere. Però a tutto c'è un limite, signò... Lui era seduto, gli andai alle spalle e gli passai entrambe le mani sul petto con fare impercettibilmente (sottolineo impercettibilmente) lascivo, e dicendo con voce volutamente inespressiva "quando vuoi andiamo a casa". La voce inespressiva abbinata a quella carezza era importante, faceva sembrare che stessi reprimendo le mie reali intenzioni. Perché, naturalmente, immaginare cosa avremmo fatto una volta "a casa" l'ho lasciato alla libera interpretazione della milfona, ma sono certa che abbia capito. Tuttavia, ripeto, non è facile trovare mignottone così spudorate.
Ah, una cosa importante a corredo: buona parte del divertimento deriva dal fatto che Luca è abbastanza inconsapevole di tutto quello che vi ho raccontato, non si accorge di un cazzo. Un po’ perché mi modero, un po’ perché è un maschio.
Ok, fin qui la parte "pubblica".
Per la fine della giornata però, è chiaro, ho voglie più "private". Cose cui penso da un po' ma che non ho mai fatto qui.
Ok, in questa casa qualche ragazzo me lo sono portata, ma ciò che ho in mente è una cosa molto intima.
L’ho anche scritto, qualche tempo fa, anche se non è il ricordo di quel racconto che ha fatto scattare la scintilla: nella mia vecchia cameretta c’è una finestra davanti alla quale, nella mia adolescenza, mi masturbavo guardando il mare. Stanotte voglio portarlo lì, chiedergli se vuole vedere come facevo, e magari se pure lui se lo mena un po'.
Oddio, magari non gli dirò che, quell’estate di cui parlava il racconto, il desiderio che mi accompagnava era quello di essere scopata a questa finestra. Pensavo a un mio vecchio amico che mi aveva presa proprio così, a casa sua, su un davanzale. Era un ricordo molto intenso e anche i miei ditalini lo erano.
Però, davvero, vorrei che oggi lo facesse lui. Qui avrebbe molto senso e sarebbe molto intimo anche questo. E inoltre mi piacerebbe rivivere quella sensazione di sfida che è farlo in finestra, con il rischio di essere vista (e sentita, per quanto mi riguarda, nonostante cerchi di trattenermi) anche se è notte fonda.
Non ho fatto caso alla luna, ieri sera, ma spero che ce ne sia tanta e che non faccia freddo.
Per dirla tutta, avrei voglia di essere sodomizzata o - per dirla con la raffinatezza propria di Hermann Morr – di essere "stangata nel culo" (lo ammetto, mi ha fatto ridere e strabuzzare gli occhi). Ma non so se all'atto pratico avrò il coraggio di chiederglielo. Però, se prendesse autonomamente l'iniziativa… o se mi infilasse un pollice dietro forse il coraggio di chiedere me lo farebbe venire.
Mi sa che più che l'idea della sottomissione stavolta c'entra proprio quella del possesso. Quel "sono solo sua", di cui parlavo prima, che diventa "sono tutta tua", non so se mi spiego bene. È vero che la sodomia è la sottomissione più estrema, fisica e mentale, ma è anche vero che ci sono poche cose che ti fanno sentire più "tutta sua" di così.
Altra brillante idea, altra possibilità, altro desiderio: essere legata per i polsi, anche se per prima cosa ho pensato alle corde da bucato e mi è venuto da ridere. Tuttavia, stare piegata sul davanzale della finestra senza poterlo afferrare con le mani non lo vedo troppo comodo. Chi lo sa, magari un po’ riuscirei a reggere. Non so, vedremo, mi piacerebbe.
E poi c’è un’altra cosa ancora che non esclude le altre due, anzi, e che riproporrebbe un po' a sorpresa un nostro giochetto. Per fargli davvero una sorpresa, però, dovrei fare la misteriosa e fermarmi in farmacia prima e da un ambulante poi, o comprare tutto direttamente al supermercatino, che famo prima. Poi mostrargli la busta con le due-zucchine-due e il pacchetto dei preservativi. Secondo me si ricorda benissimo e ci scappa pure una risata tra il complice e l’arrapato. Però le zucchine le scelgo io. Potrei farlo, non è che mi manchi la faccia…
Bene, stop. A questo punto potrei concludere con un “vi farò sapere com’è andata”. Ma in realtà no. Quello che posso dirvi è che dopo il mare siamo andati a giocare a tennis e quando siamo tornati a casa abbiamo fatto la doccia insieme. C’è poco da immaginare, no? Non per questo ho messo da parte le mie intenzioni, però. Non è che farsi inchiodare al vetro del box doccia sia tutta sta perversione, diciamolo, e non è che per questo la mia mente pericolosa ha smesso di funzionare. Così, al ristorante, gli ho raccontato di quel flash porno che ho avuto mentre facevo colazione. E cioè più o meno questo.
"Stamattina bevevo il caffellatte, no? A un certo punto ho appoggiato le piante dei piedi sul bordo del tavolo. Indossavo solo la tua camicia, sbottonata. Praticamente nuda e con le gambe un po’ aperte. Ho guardato verso la porta della stanza e ho pensato: magari si sveglia, viene diritto qui e me lecca. E poi mi sbatte sopra il tavolo. Ma tu dormivi…".
Gliel’ho raccontato perché si arrapasse un’altra volta, è chiaro. Sì, lo so, sono una troia.
Tra l’altro, avevo un vestito giusto un po’ corto e giusto un po’ scollato ma, credetemi, niente di che. Luca sapeva che non portavo intimo, mi ero vestita davanti a lui. Ma il cameriere si è sicuramente accorto che almeno il bra non ce l'avevo, ho intercettato la sua occhiata. Non che potesse vedere nulla, e del resto sticazzi, vedeva solo che non portavo il reggiseno. Però anche questo un pochino mi ha eccitata.
E niente, siamo tornati a casa e abbiamo chiuso la porta. Scusate se non vi invitiamo a entrare.
Però un’ultima cosa ve la posso dire, l’ultima davvero. È ovvio che tutto quello che ho scritto finora l’ho scritto a cose fatte. E che io so come è andata e voi no. Ma se questo racconto l’avessi buttato giù mentre elaboravo i miei piani, vi giuro che mi sarei bagnata. Avrei bagnato il lettino in spiaggia o la sedia del bar. Non per le mie idee indecenti, o almeno non solo per quelle. Mi sarei bagnata pensando a voi che avreste letto delle mie voglie e delle mie intenzioni.
Mi sarei bagnata pensando che la mattina dopo vi sareste svegliati e, tra le tante cose, vi sareste anche domandati “chissà se quella zoccola…”. Non so se lo avreste fatto per davvero, credo di no, perché avete di meglio da fare ed è giusto così. Ma questo non importa nulla, per me avrebbe contato anche la sola “possibilità” che l’avreste fatto.
Perché in fondo anche questo sarebbe stato un po' come stare in finestra, no?
Ok, sarò stanca, giornata pesante. A casa, a Roma, sotto la doccia pensavo: "Ho voglia di fare qualcosa di perverso", ma non sapevo bene cosa. Era un'idea vaga che ha cominciato a ronzarmi in testa a un certo punto del pomeriggio, date pure la colpa alla primavera... Forse avrei dovuto asciugarmi, stendermi sul letto e spalancare le cosce davanti allo specchio, accennare un ditale e fermarmi prima di godere. Magari mi veniva in mente qualcosa.
Adesso invece non ho idee, voglio solo riscaldarmi e dormire, del resto i miei progetti di perversione sono proiettati su domani. A letto con la felpa addosso, perché ho completamente scazzato la scelta del pigiama. Che poi non è un pigiama ma una camicia da notte corta e con le spalline che non mi copre per niente. Dormiamo stretti stretti. Ma stretti stretti per riscaldarmi, non come quando mi vuole scopare. Cioè, oddio, se mi vuole scopare io la mia dose quotidiana non la respingo, basta che sia una cosa tranquilla. Stesa su un fianco, lui dietro di me: "Luca, sei così duro... ah!". Sarebbe bello, ma non è. Mi sa che è stanco morto pure lui. ‘notte.
Al mattino la casa è molto più calda, non mi ricordo se ci siamo dimenticati di spegnere il riscaldamento o non lo abbiamo spento apposta. In ogni caso, durante la notte mi sono tolta la felpa. Mi spoglio del resto e vado in bagno a lavarmi, poi in cucina a farmi un caffelatte nella tazzona. Reminiscenze di me, da "piccola", in questa casa. Solo che la tazzona la trovavo già pronta, con i biscotti. Indosso la camicia che lui portava ieri, lo faccio spesso, mi piace sentire il suo odore. Ho un flash porno nella testa, ma lui dorme ancora.
Intanto però i progetti per la Giornata della Perversione cominciano a delinearsi. Non vi eccitate, si tratta perlopiù di piccole cose, piccoli gesti e piccole situazioni a mio uso e consumo. Qualche esempio?
Tanto per cominciare, voglio che mi guardino il culo. Sia in spiaggia che al tennis, se riusciamo a trovare un campo. Mi sono portata i tights da palestra apposta, corti e iperaderenti. Sul court l'effetto è assicurato. Oltre al lato B qualcuno potrebbe concentrarsi sul lato A, se me li sistemo per bene si intuisce che sotto non ho nulla.
E poi ho voglia di sculettare. Soprattutto in spiaggia, certo, mentre i diffusori mandano Rose Villain che canta "fammi toccare la luna" e tutte capiamo benissimo che tipo di luna vuole toccare e su quale luna vuole arrivare. E in che modo. Sottoscrivo, altroché se sottoscrivo.
Per sculettare bene l'abbigliamento strategico è una t-shirt corta, che peraltro per me è obbligatoria al primo sole della stagione. Mi lascia scoperta dalle reni in giù. Inoltre, con la t-shirt addosso, potrei anche decidere di non mettere il pezzo di sopra del costume. Non ho tette che ballano, d’accordo, però il top è sottile e vi assicuro che ciò che non si vede si immagina alla grandissima. È un escamotage che a volte trovo un po’ volgare e a volte no. Oggi no. Tra l'altro, il mare è ancora freddo ed escludo di entrare in acqua e riemergere in stile Miss Maglietta Bagnata. Quello sì che sarebbe un po' volgare, ma più che altro per il tipo di spiaggia.
Allo sculettamento abbinerei la coda dei capelli, così chi mi vede scodinzolare sotto mi vede scodinzolare anche sopra. Lo trovo abbastanza divertente e solo in apparenza innocente. O meglio, una volta era assolutamente innocente e inconsapevole, adesso ci faccio più caso (prima o poi mi toccherà scrivere un'ode alla coda dei capelli, lo so).
Altra idea: magari potrei chinarmi con nonchalance dritta in faccia a qualcuno, al bar. Fingendo di prendere qualcosa dalla borsa con quei piegamenti tipo stretching. Sapete di cosa parlo, no? Gambe dritte, ginocchia bloccate e poi giù giù fino a raggiungere il terreno. Così il perizoma entra di più tra le chiappe. E infine spiare con la coda dell'occhio, o in uno specchio, la reazione. È ovvio, sennò che gusto c'è.
Anche perché se trovo uno che sbava con gli occhi, mi metto a blandire e accarezzare il mio stronzetto lì davanti a tutti. Dentro i limiti della decenza, naturalmente, ma si deve proprio capire cosa provo dentro e voglio che il pensiero del mio piccolo e improvvisato pubblico sia "beato quello che se la tromba". Quando questa messa in scena riesce bene, trovo eccitante fare un minimo ma esplicito gesto di possesso che dice "lui è mio e io sono solo sua, rifatevi gli occhi ma non vi illudete". Parlo della parte maschile del pubblico, è logico, quella fatta di accaldati padri di famiglia, professionisti, manzi al pascolo o aspiranti tali, manager sposati in clandestinità con l'amante (lo dico perché ne ho intercettato uno, una volta, o meglio lo ha intercettato un amico che ha fatto finta di non vedere).
Per la parte femminile del pubblico, però, lo spettacolino "lui è mio" funziona anche meglio. È molto meno facile che accada, è vero, ma capita. Quell'istantaneo scambio di sguardi che dice "esatto signò, è il mio ragazzo e non ha idea di come mi castiga". Ma ovviamente devi avere di fronte la persona giusta. Una volta ho beccato una che da questo punto di vista era un prototipo: tette rifatte e le labbra come un canotto (mai capito perché una si debba ridurre così, spero di non impazzire mai a tal punto), pareo e pelle unta di abbronzante, capelli più lunghi dei miei. Se lo stava rimirando anche troppo esplicitamente. Posso capire, eh? Luca è davvero mirabile e captare certi sguardi delle altre mi può persino fare piacere. Però a tutto c'è un limite, signò... Lui era seduto, gli andai alle spalle e gli passai entrambe le mani sul petto con fare impercettibilmente (sottolineo impercettibilmente) lascivo, e dicendo con voce volutamente inespressiva "quando vuoi andiamo a casa". La voce inespressiva abbinata a quella carezza era importante, faceva sembrare che stessi reprimendo le mie reali intenzioni. Perché, naturalmente, immaginare cosa avremmo fatto una volta "a casa" l'ho lasciato alla libera interpretazione della milfona, ma sono certa che abbia capito. Tuttavia, ripeto, non è facile trovare mignottone così spudorate.
Ah, una cosa importante a corredo: buona parte del divertimento deriva dal fatto che Luca è abbastanza inconsapevole di tutto quello che vi ho raccontato, non si accorge di un cazzo. Un po’ perché mi modero, un po’ perché è un maschio.
Ok, fin qui la parte "pubblica".
Per la fine della giornata però, è chiaro, ho voglie più "private". Cose cui penso da un po' ma che non ho mai fatto qui.
Ok, in questa casa qualche ragazzo me lo sono portata, ma ciò che ho in mente è una cosa molto intima.
L’ho anche scritto, qualche tempo fa, anche se non è il ricordo di quel racconto che ha fatto scattare la scintilla: nella mia vecchia cameretta c’è una finestra davanti alla quale, nella mia adolescenza, mi masturbavo guardando il mare. Stanotte voglio portarlo lì, chiedergli se vuole vedere come facevo, e magari se pure lui se lo mena un po'.
Oddio, magari non gli dirò che, quell’estate di cui parlava il racconto, il desiderio che mi accompagnava era quello di essere scopata a questa finestra. Pensavo a un mio vecchio amico che mi aveva presa proprio così, a casa sua, su un davanzale. Era un ricordo molto intenso e anche i miei ditalini lo erano.
Però, davvero, vorrei che oggi lo facesse lui. Qui avrebbe molto senso e sarebbe molto intimo anche questo. E inoltre mi piacerebbe rivivere quella sensazione di sfida che è farlo in finestra, con il rischio di essere vista (e sentita, per quanto mi riguarda, nonostante cerchi di trattenermi) anche se è notte fonda.
Non ho fatto caso alla luna, ieri sera, ma spero che ce ne sia tanta e che non faccia freddo.
Per dirla tutta, avrei voglia di essere sodomizzata o - per dirla con la raffinatezza propria di Hermann Morr – di essere "stangata nel culo" (lo ammetto, mi ha fatto ridere e strabuzzare gli occhi). Ma non so se all'atto pratico avrò il coraggio di chiederglielo. Però, se prendesse autonomamente l'iniziativa… o se mi infilasse un pollice dietro forse il coraggio di chiedere me lo farebbe venire.
Mi sa che più che l'idea della sottomissione stavolta c'entra proprio quella del possesso. Quel "sono solo sua", di cui parlavo prima, che diventa "sono tutta tua", non so se mi spiego bene. È vero che la sodomia è la sottomissione più estrema, fisica e mentale, ma è anche vero che ci sono poche cose che ti fanno sentire più "tutta sua" di così.
Altra brillante idea, altra possibilità, altro desiderio: essere legata per i polsi, anche se per prima cosa ho pensato alle corde da bucato e mi è venuto da ridere. Tuttavia, stare piegata sul davanzale della finestra senza poterlo afferrare con le mani non lo vedo troppo comodo. Chi lo sa, magari un po’ riuscirei a reggere. Non so, vedremo, mi piacerebbe.
E poi c’è un’altra cosa ancora che non esclude le altre due, anzi, e che riproporrebbe un po' a sorpresa un nostro giochetto. Per fargli davvero una sorpresa, però, dovrei fare la misteriosa e fermarmi in farmacia prima e da un ambulante poi, o comprare tutto direttamente al supermercatino, che famo prima. Poi mostrargli la busta con le due-zucchine-due e il pacchetto dei preservativi. Secondo me si ricorda benissimo e ci scappa pure una risata tra il complice e l’arrapato. Però le zucchine le scelgo io. Potrei farlo, non è che mi manchi la faccia…
Bene, stop. A questo punto potrei concludere con un “vi farò sapere com’è andata”. Ma in realtà no. Quello che posso dirvi è che dopo il mare siamo andati a giocare a tennis e quando siamo tornati a casa abbiamo fatto la doccia insieme. C’è poco da immaginare, no? Non per questo ho messo da parte le mie intenzioni, però. Non è che farsi inchiodare al vetro del box doccia sia tutta sta perversione, diciamolo, e non è che per questo la mia mente pericolosa ha smesso di funzionare. Così, al ristorante, gli ho raccontato di quel flash porno che ho avuto mentre facevo colazione. E cioè più o meno questo.
"Stamattina bevevo il caffellatte, no? A un certo punto ho appoggiato le piante dei piedi sul bordo del tavolo. Indossavo solo la tua camicia, sbottonata. Praticamente nuda e con le gambe un po’ aperte. Ho guardato verso la porta della stanza e ho pensato: magari si sveglia, viene diritto qui e me lecca. E poi mi sbatte sopra il tavolo. Ma tu dormivi…".
Gliel’ho raccontato perché si arrapasse un’altra volta, è chiaro. Sì, lo so, sono una troia.
Tra l’altro, avevo un vestito giusto un po’ corto e giusto un po’ scollato ma, credetemi, niente di che. Luca sapeva che non portavo intimo, mi ero vestita davanti a lui. Ma il cameriere si è sicuramente accorto che almeno il bra non ce l'avevo, ho intercettato la sua occhiata. Non che potesse vedere nulla, e del resto sticazzi, vedeva solo che non portavo il reggiseno. Però anche questo un pochino mi ha eccitata.
E niente, siamo tornati a casa e abbiamo chiuso la porta. Scusate se non vi invitiamo a entrare.
Però un’ultima cosa ve la posso dire, l’ultima davvero. È ovvio che tutto quello che ho scritto finora l’ho scritto a cose fatte. E che io so come è andata e voi no. Ma se questo racconto l’avessi buttato giù mentre elaboravo i miei piani, vi giuro che mi sarei bagnata. Avrei bagnato il lettino in spiaggia o la sedia del bar. Non per le mie idee indecenti, o almeno non solo per quelle. Mi sarei bagnata pensando a voi che avreste letto delle mie voglie e delle mie intenzioni.
Mi sarei bagnata pensando che la mattina dopo vi sareste svegliati e, tra le tante cose, vi sareste anche domandati “chissà se quella zoccola…”. Non so se lo avreste fatto per davvero, credo di no, perché avete di meglio da fare ed è giusto così. Ma questo non importa nulla, per me avrebbe contato anche la sola “possibilità” che l’avreste fatto.
Perché in fondo anche questo sarebbe stato un po' come stare in finestra, no?
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