Tutti quei ragazzi (e quelle ragazze) - Statistica
di
RunningRiot
genere
etero
L'antibagno è miracolosamente sgombro, a parte due tipe che devi per forza circumnavigare se vuoi andare avanti. Il contrasto è mica male: una ha i capelli verdi, un trucco pesante, molto molto baddie, jeans neri e strappati di quelli che hanno più buchi che tela; l'altra è una che sembra appena uscita da un ricevimento, avrà lasciato il capospalla al guardaroba. Capelli Verdi la sta baciando furiosamente e lei non dico che sia sorpresa o che non ci voglia stare, ma l'impressione complessiva è che stia subendo l'irruenza dell'amica. Dom e sub, i ruoli sono chiari. Si interrompono e per un attimo ci guardiamo tutte e tre. La brunetta mi appare stralunata, Capelli Verdi mi guarda con un'aria non proprio ostile ma, insomma, si vede che le ho rotto il cazzo. Sussurro "scusate" e passo oltre, ma tanto hanno già ricominciato.
Apro un box e mi ci infilo dentro, nemmeno mi siedo che sento la porta del box accanto al mio richiudersi. Mentre faccio pipì sento distintamente i loro suoni, mi gira un po' la testa ma tutto sommato niente di incontrollabile. Due o tre gemiti particolarmente sonori non mi fanno granché effetto e, comunque, ben presto tutto viene coperto dal vociare di ragazze che entrano. Quando vado a lavarmi le mani c'è un sacco di gente e devo condividere il lavandino con una che si sta restaurando le labbra. "Scusa, faccio subito", le dico controllando in automatico le mie. Dovrei fare anch'io la stessa cosa, ma non ho con me il lipstick. Due ragazze sghignazzano tra di loro, un'altra parla con un'amica che non l'ascolta. Di Capelli Verdi e della brunetta non c'è traccia, Probabilmente, oltre a me, a qualcuna è perfettamente chiaro cosa stia succedendo dentro uno dei box ma, posto che sia così, a nessuna sembra fregare una ceppa. Esco.
Mi metto in cerca non so bene di chi. Stefania, Raki, i loro manzi, Carlotta che un manzo non ce l'ha, boh. Mi sento vagamente scazzata ed è strano, non mi sento più "under influence". Non doveva essere un granché, quella pasticchetta.
Finora ho ballato, sono stata guardata e ammirata, strusciata, ho baciato tre ragazzi. Nessuno di loro valeva la pena di andare oltre, anche se con l'ultimo c'è stata una semi pomiciata in un angoletto. Chissà dov'è finito. Dal mio "scusa, torno subito" sarà passata più di mezz'ora. Avete presente come dice quella canzone di quando persino i miei erano giovani? Mi tuffo perplessa in momenti vissuti di già. Così mi ributto ondeggiando tra la folla, cercando ostentatamente di prendere il ritmo, ma non mi viene bene nemmeno se mi concentro sui dj. Incrocio finalmente un volto noto, quello di Raffaele, un amico di Carlotta, toh chi si vede. Mi saluta con lo sguardo, ricambio, si avvicina e mi porta via. Mi becco le occhiate di odio puro di due tipe che avevano evidentemente dei progetti su di lui. È indiscutibilmente bello, è indiscutibilmente sudato, è indiscutibilmente gay. Chicas, mi dispiace, ma dovrete finire la notte in ginocchio tra le gambe di qualcun altro. Lui è qui per divertirsi e basta - tra l'altro balla magnificamente - sennò ci avrei già pensato io, no?
Sì, ho voglia di bere qualcosa, non alcol, basta alcol. E sì, mi sto divertendo, cioè, insomma... "Ti ho vista prima che stavi con un amico", "Un amico?", "Quelli che baci non sono amici?". Mi scolo mezza bottiglietta di Ferrarelle e gli lancio un'occhiata tipo "a Raffaè, non prendiamoci per il culo", lui ride e annuisce. È molto, molto simpatico. E nonostante abbia la camicia appiccicata addosso dal sudore ha anche un buon odore, perdonate la rima. "Come cazzo fai a tenertela addosso?", gli domando indicandola. "Me la toglierei volentieri, ma non mi pare il posto adatto". Gliela tiro fuori dai pantaloni e gli apro due bottoni, così almeno respiri un po', cazzo. "Che ne sai? Questo è un posto dove le ragazze si baciano nei bagni ahahahah". Al suo sguardo interrogativo rispondo raccontandogli di Capelli Verdi e della brunetta. Ride con un "wow" un po' ironico e poi mi domanda se ho mai avuto "esperienze omosessuali". Non pensavo che fossimo a un tale livello di intimità ma vabbè, vale tutto. E poi ho una passione per i ragazzi gay che non sembrano gay, tipo il mio amico Bob, ma magari ne parliamo un'altra volta. Gli rispondo che qualche lesbicata - diciamo pane al pane - me la sono fatta e rivedo Micaela seduta sulla mia faccia che ansima e con una mano protesa all'indietro mi infilza con un domopack riempito da una zucchina. Sono bisex? Non lo so, forse sì, non mi va di dare definizioni, forse sì.
- È lo stesso che con un ragazzo?
- Ovviamente no, Raffaè, cazzo dici? Comunque, dipende dalla ragazza.
- Mi piacerebbe vedere due tipe che scopano.
- Ahahahah, organizza! Magari non con Carlotta ahahah.
- No, decisamente no...
- Però mi sa che vado a vedere che fine ha fatto.
- Vuoi che dia un'occhiata nei bagni dei maschi?
- Non credo proprio, ahahah.
Chiarisco: alla fine abbiamo un po' sbracato, è vero, ma tutta l'intonazione del dialogo era improntata al cazzeggio, non c'era un filo di tensione sessuale, a parte il ricordo di Micaela, dei suoi gemiti fuori controllo e della sua zucchina. Vado.
Tutto vibra, tutto ondeggia, il beat continua boom boom boom, farei meglio a perdermi nella musica perché quando ce l'hai non devi lasciartelo scappare (altra citazione, ma non la capirete). E invece lo lascio scappare, la lascio scappare. Ok, ve lo dico in modo meno ermetico così almeno capite qualcosa: Capelli Verdi sarebbe bella se non avesse quell’aria da perenne incazzata, cammina veloce fendendo i corpi danzanti, sembra non guardare davanti a sé e punta nella mia direzione, ma me ne accorgo solo all'ultimo. Penso “ora sbattiamo”, ma non mi scanso, non mi difendo. Si ferma addosso a me, ha un braccio completamente tatuato cui prima non avevo fatto caso. Mi afferra la faccia, mi bacia. Le sue labbra sono super morbide, la sua lingua sa come invadere una bocca. Mi prende le mani e se le porta sulle tette, le stringe per farmele stringere, sotto la sua canotta sento il reggiseno, stringo più forte e stavolta senza il suo aiuto. Mi sibila "sei sorca", passa oltre, se ne va, non mi volto a guardarla. Non so se lo fa lei, anyway non me ne frega un cazzo. Ho le orecchie che rimbombano, sono in piedi ma non decido io dove andare, occupo gli spazi che i piedi di altre persone lasciano liberi. Centesima mano sulle chiappe, comunicazioni istantanee che oscillano dal "bionda vie' qua" al "guarda dove cazzo cammini". Due braccia mi cingono da dietro, mi bloccano intrecciando le dita all'altezza dell'ombelico, un corpo aderisce alla mia schiena, un pacco cerca di strusciarsi sul mio sedere. Vuole coinvolgermi nel suo dondolare, chiudo gli occhi perché smetta di girarmi tutto attorno. Facce, spalle, luci, tette, ascelle sudate. Lavatevi, cazzo. Conato di vomito, sudore freddo, boom boom boom. Mi divincolo senza nemmeno cercare di capire che faccia abbia questo maiale sudato che (altra citazione ma stavolta di una canzone divertente) farebbe schifo a un piede.
- Dove stai? Oh, dove cazzo stai?
- Oh, ma che sei cecata?
- Ti chiedo dove cazzo stai davvero!
La voce di Stefania. Apro gli occhi, la faccia di Stefania e i capelli di Stefania. Boom boom boom. La mano di Stefania che mi trascina. Chiudo gli occhi un'altra volta. "A stronza sta 'n po' attenta!". Questa non era la voce di Stefania, era la voce di una troia, sono sicura.
- 'Namo, che cazzo hai fatto?
- Che cazzo ho fatto?
- Annamo fori...
Annamo fori per modo di dire, appiccicate a un muro a farci una ciospa perché piove e pure benino. Le dico "ti giuro, sto bene", ho giusto preso una cosa ma non la sento più, forse ho esagerato col bere. Mi domanda se "ho fatto prodezze", le rispondo mah, un mezzo limone, e tu? Ride e mi ricorda che ha passato il pomeriggio con l'amore suo. Ha ragione, è radiosa. Se facessero t-shirt con scritto sopra "guardate come può essere fregna una ragazza ben scopata" lei se la metterebbe. Mi dice "però ti vedo strana". Ha ragione, mi sento strana anch'io ma non so perché. Fa freddo, mostriamo i tattoo alla security e rientriamo.
Mi sento un po' meglio, non tanto ma un po' sì, sarà stata l'aria fresca. "Tra mezz'ora-tre quarti d'ora andiamo, ché è tardi", mi dice. Annuisco, tiro fuori il telefono per vedere l'ora ma è morto, vaffanculo. A occhio, tra mezz'ora-tre quarti d'ora saranno le cinque, decisamente tardi, o anche presto, dipende. Ho fatto di molto peggio, ma non con il telefono scarico. Devo decidere se mi sono rotta il cazzo di questo posto oppure no, anche se per il ritorno non sono autonoma e non saprei come fare. Ci sarà pure qualcuno che mi riporta a casa e si becca un bocchino di ringraziamento, no? Ce ne saranno cento, è chiaro. Ma a parte il fatto che ho poco tempo per conoscere qualcuno e decidere se fidarmi, non mi va nemmeno tanto. Vorrei invece fare un gioco: trovare uno cui strusciarmi, negarmi, correre via un po' ma senza scoraggiarlo, farmi rincorrere per mezz'ora-tre quarti d'ora, farmi stringere il culo. "Ti piace il mio culo? Ora devo andare ma se trovi il modo domani te lo do, solo che ti devi segnare il numero perché il mio iPhone è temporaneamente deceduto". E invece del culo dargli un numero fasullo, ovviamente, figuriamoci se gli do il culo. Stronza, eh? Macché stronza, fatemi divertire.
Il bello è che uno lo trovo per davvero, insomma, non proprio così ma quasi. Uno che un minuto dopo che ci siamo conosciuti mi dice "sei figa". Sorrido, mi lascio stringere, gli concedo un bacetto senza lingua e scappo. Forse un po' troppo velocemente, o forse lui è un po' tonto, chi lo sa, non sembrava. Sta di fatto che quando mi volto per lanciargli un sorriso di incoraggiamento non lo vedo più in mezzo all'orda que baila. "Ok, se sei cretino...", dico a me stessa, ma non mi dispiace più di tanto.
La Ferrarelle scolata poco prima presenta il conto. Rivado al bagno, ma stavolta mentre faccio pipì alè: ditino in bocca e poi morbida e fugace sgrillettata. Sgrillettata a perdere, tanto per vedere se mi ecciterei. Senza pensare all'idiota che mi ha detto "sei figa", naturalmente, ma immaginando Capelli Verdi che mi blocca la mano che cerca di entrare nei suoi jeans e mi sussurra sulle labbra "stafferma, fatte scopà".
Sì, ok, un po' mi eccito ma nulla di che, conoscendomi. È vero, stasera sono strana.
Strana come questa brunetta che sembra uscita da un ricevimento e che mi fissa e mi sorride: "Ciao, io sono Ilaria". Sarebbe da dire "ci si rivede", ma non lo dico. Oppure da chiederle "che fine ha fatto Capelli Verdi?", ma tanto lo so come funziona, si sono già sganciate, it was not a love song. Facciamo quattro chiacchiere di circostanza con i suoi occhi addosso che mi fissano senza staccare un attimo e con un sottotesto evidentissimo: mi hai beccata a scopare dentro il bagno, se ti sono venuta a cercare un'idea te la sarai fatta, no? Mi domando se non dovrei riconsiderare la divisione dei ruoli tra lei e Capelli Verdi: chi era dom e chi era sub?
Quindi ok, birretta. E portiamocela fuori, con l'ennesima sigaretta. Con i ragazzi, quelli che ci sanno fare di più, questo è uno schema consolidato: ti conosci, bevi, esci fuori a fumare, ti baci e ci pomici un po', dipende dalle situazioni. Poi rientri, balli, cazzeggi e attendi l'evolversi dei fatti: ditalino su un divanetto? bocchino al bagno? mi chiavi in bagno? mi chiavi in macchina? oppure si fila via verso un posto più comodo? Variabili non infinite ma quasi.
Questo però con i ragazzi, appunto. Con le ragazze è diverso. Ma comunque qualcosa mi dice che con Ilaria non ci sarà niente di tutto questo. Anzi, non è assolutamente detto che finiremo da qualche parte a cercare un po' di privacy. In lei c'è qualcosa che mi attrae e qualcosa che mi respinge. Ciò che mi attrae mi induce ad abbassare le difese, ciò che mi respinge mi porta al contrario a controllarmi, a essere molto meno impulsiva del solito.
- Ho visto che sei scappata da un paio di ragazzi...
- Ah ah... un bonazzo mi ha detto che sono bella, ma c'è un piccolo particolare: stasera mi va la fica.
In parte è pure vero, dovendo scegliere tra un cazzo e una fica, ora come ora non avrei dubbi. Però mi rendo conto che gliel'ho detto soprattutto per compiacerla. È lo stesso discorso di prima: ciò che mi attrae in lei mi induce a compiacerla, ciò che mi respinge mi porta a ragionare troppo su quello che faccio. Warning: Annalì, ti sei allargata un po' troppo.
Sorride e mi fa "davvero?" ma non mi sembra particolarmente colpita. È fredda nei modi e sicura di sé: fa un passo e mi bacia, senza particolare trasporto. Cioè, diciamolo meglio: è un trasporto senza furia, è un bacio completamente diverso da quello di Capelli Verdi. Nondimeno, anche in questo caso non ho alcun dubbio: quando si arriva al dunque è lei a decidere tutto, altro che Capelli Verdi.
- Devo dirti una cosa...
- Cosa?
- Da quando ti ho vista in quel bagno non faccio altro che pensare al tuo lato B.
Complimenti al lato B: credo che questo sia il massimo del suo lasciarsi andare. Indosso degli shorts in ecopelle spalmati sui collant. Li ho comprati soprattutto perché hanno le taschine davanti dove tenere l'iPhone, in ogni caso valorizzano un culo già perfetto. Lo so per conto mio, ma stasera ne ho avuto svariate conferme e non solo dalle mie amiche. Il giudizio di una sconosciuta però è sempre più lusinghiero. Ringrazio e le dico che comunque in quel bagno mi pareva abbastanza indaffarata per conto suo.
- Che fine ha fatto Capelli Verdi? - domando.
- Un po' troppo irruenta - mi fa con una smorfietta tra il disprezzo e la condiscendenza - si fa scopare bene ma a leccare non è un genio.
Non devo fare un grande sforzo per immaginare la scena: il bagno di un locale, dove il tempo da dedicare al piacere di leccarsela e farsela leccare non è infinito, dove più facilmente le bocche si uniscono furiose e le mani finiscono le une nelle mutandine dell'altra, sempre che le mutandine ci siano. Quickie saffico, non il massimo, ma quando fica chiede... (fine delle citazioni, è l'ultima ed è pure facile).
- Farsela lappare là dentro richiede determinazione, lo devo ammettere - le dico ridendo.
- Dipende da chi trovi, ma ora avrei voglia di un posto più intimo.
Capelli Verdi e Ilaria che scopano al bagno;
Raffaele che mi dice che gli piacerebbe vedere due ragazze fottersi;
il ricordo di Micaela;
Capelli Verdi che mi si getta addosso, mi bacia e si fa tastare le tette;
Stefania che mi dice che sono strana;
la sgrillettata immaginando Capelli verdi che mi blocca i polsi verso l'alto e mi pompa con due dita;
le avances di Ilaria che mi irretiscono e mi allontanano;
Ilaria che mi bacia con la sua padronanza algida e mi invita esplicitamente ad andarcene a scopare da qualche altra parte.
Tutto questo accende il desiderio, ma non mi fa andare fuori di testa. Stasera sono strana, non trovo nulla che mi possa dare quello che cerco.
Perché sì, adesso che questa Ilaria qui me l'ha detto chiaro e tondo ce l'ho chiaro in mente quello che cerco. E non è lei.
Perché non deve essere necessariamente sempre tutto buio e luci laser, timpani spaccati, rifugi sordidi e maleodoranti:
e nemmeno cazzi che ti si infilano in gola rincorrendo per scommessa i beat per minute;
nail extension che si staccano mentre ti abbrancano il sedere;
deodoranti dozzinali al posto del sapone;
metamfetamine in circolo;
“te piace ‘r cazzo? te va de fasse ‘na cosa a tre col ragazzo mio?”.
A volte tutto ciò mi va bene, a volte me lo faccio andare bene, a volte lo voglio. Ma non è quello che cerco ora, cerco una cosa ai confini dell'impossibile.
Cerco una lei che capisce. Cerco un sorriso e uno sguardo lascivo, una comunicazione non verbale. Una lei che ci mette spensieratezza e gioia di vivere, che mi prende per mano, che non mi stringe la faccia per baciarmi, me la accarezza. Ma che al momento giusto sa cosa volere e mi fa sentire la sua troia, felice di essere la sua troia, prima fuori e poi a letto. Usando dita e lingua contemporaneamente. Una lei come... ma certo, come Marta. L'irreprensibile e insospettabile studentessa della London School, che non aveva voglia di andare da sola a una festa e che poi, nel suo appartamentino di Kensington profumato di verbena, osservava con un sorrisino ironico la mia distruzione sul suo divano e mi chiedeva "adesso dimmi quanto ti è piaciuto... più o meno di Lewis?". Marta, capelli ricci sulle spalle e tette morbide, eterna risposta per qualunque coglione abbia voglia di sentenziare "non dirmi che una ragazza ti fa godere quanto un ragazzo". Oh beh, anche strillare, se è per quello.
Mi piacciono i ricordi ma non ne sono mai stata prigioniera. Eppure, stasera sì, sono agganciata a quel ricordo. Cerco quello, so che non lo troverò.
- Vieni da me, sono sola... - dice Ilaria.
Le dico che non posso. Non soltanto perché sto per andare via, in fondo salutare le mie amiche e cambiare programma sarebbe il meno. È che non ho avvisato che restavo fuori. Le dico che di solito i miei vanno al mare, nel week end. "Ma stavolta..." e le indico la pioggia. È la verità ma anche no, persino a me suona tutto un po' di excusatio non petita.
- Allora andiamoci noi al mare - insiste - domani.
- Troppo lontano, non fai avanti e indietro in un pomeriggio.
Mi chiede il numero, glielo do, le do anche Insta. “Il mio non lo prendi?”. Le faccio vedere l’iPhone morto. Le dico “chiamami” anche se so che la ignorerò. Fa una smorfia strana, peggio di quella con cui aveva blastato Capelli Verdi, dice di scatto “lascia perdere, ciao”, si volta di scatto e si allontana indispettita. Non è abituata a sentirsi dire tanti "no" uno dopo l'altro, ma in ogni caso, adesso che lo noto, good sculetting, Ilà. Piove, ho freddo, l’umidità mi entra nelle ossa. Rientro, becco Stefy, andiamo via.
In macchina stiamo strettissime, vista la temperatura va più che bene e in ogni caso stare strizzata accanto a Stefania ha sempre un suo perché. Piove che Dio la manda. Rido tra me e me pensando a una delle cose su cui avevo fantasticato a casa mentre mi preparavo: stendermi con un paio di additivi e rimediare qualcuno che - sempre per la serie "questi shorts mi fanno un culo magnifico" - mi bombasse alla pecorina sul sedile posteriore di un comodo suv mentre la pioggia batteva sul tetto e copriva i miei strilli. Beh, era una delle possibilità, anche se abbastanza remota. Perché, a dirla tutta, non era esattamente una delle volte in cui "stanotte prendo cazzo, senza se e senza ma". E comunque alla fine è andato tutto completamente dalla parte opposta. Stefy mi chiede che cazzo mi rido, le rispondo "niente, una stronzata...", ma è stata proprio lei a dirmi una volta "mica ti può andare sempre bene, no? è statistica". No, infatti, mica può andare sempre bene. Stasera sono strana.
Apro un box e mi ci infilo dentro, nemmeno mi siedo che sento la porta del box accanto al mio richiudersi. Mentre faccio pipì sento distintamente i loro suoni, mi gira un po' la testa ma tutto sommato niente di incontrollabile. Due o tre gemiti particolarmente sonori non mi fanno granché effetto e, comunque, ben presto tutto viene coperto dal vociare di ragazze che entrano. Quando vado a lavarmi le mani c'è un sacco di gente e devo condividere il lavandino con una che si sta restaurando le labbra. "Scusa, faccio subito", le dico controllando in automatico le mie. Dovrei fare anch'io la stessa cosa, ma non ho con me il lipstick. Due ragazze sghignazzano tra di loro, un'altra parla con un'amica che non l'ascolta. Di Capelli Verdi e della brunetta non c'è traccia, Probabilmente, oltre a me, a qualcuna è perfettamente chiaro cosa stia succedendo dentro uno dei box ma, posto che sia così, a nessuna sembra fregare una ceppa. Esco.
Mi metto in cerca non so bene di chi. Stefania, Raki, i loro manzi, Carlotta che un manzo non ce l'ha, boh. Mi sento vagamente scazzata ed è strano, non mi sento più "under influence". Non doveva essere un granché, quella pasticchetta.
Finora ho ballato, sono stata guardata e ammirata, strusciata, ho baciato tre ragazzi. Nessuno di loro valeva la pena di andare oltre, anche se con l'ultimo c'è stata una semi pomiciata in un angoletto. Chissà dov'è finito. Dal mio "scusa, torno subito" sarà passata più di mezz'ora. Avete presente come dice quella canzone di quando persino i miei erano giovani? Mi tuffo perplessa in momenti vissuti di già. Così mi ributto ondeggiando tra la folla, cercando ostentatamente di prendere il ritmo, ma non mi viene bene nemmeno se mi concentro sui dj. Incrocio finalmente un volto noto, quello di Raffaele, un amico di Carlotta, toh chi si vede. Mi saluta con lo sguardo, ricambio, si avvicina e mi porta via. Mi becco le occhiate di odio puro di due tipe che avevano evidentemente dei progetti su di lui. È indiscutibilmente bello, è indiscutibilmente sudato, è indiscutibilmente gay. Chicas, mi dispiace, ma dovrete finire la notte in ginocchio tra le gambe di qualcun altro. Lui è qui per divertirsi e basta - tra l'altro balla magnificamente - sennò ci avrei già pensato io, no?
Sì, ho voglia di bere qualcosa, non alcol, basta alcol. E sì, mi sto divertendo, cioè, insomma... "Ti ho vista prima che stavi con un amico", "Un amico?", "Quelli che baci non sono amici?". Mi scolo mezza bottiglietta di Ferrarelle e gli lancio un'occhiata tipo "a Raffaè, non prendiamoci per il culo", lui ride e annuisce. È molto, molto simpatico. E nonostante abbia la camicia appiccicata addosso dal sudore ha anche un buon odore, perdonate la rima. "Come cazzo fai a tenertela addosso?", gli domando indicandola. "Me la toglierei volentieri, ma non mi pare il posto adatto". Gliela tiro fuori dai pantaloni e gli apro due bottoni, così almeno respiri un po', cazzo. "Che ne sai? Questo è un posto dove le ragazze si baciano nei bagni ahahahah". Al suo sguardo interrogativo rispondo raccontandogli di Capelli Verdi e della brunetta. Ride con un "wow" un po' ironico e poi mi domanda se ho mai avuto "esperienze omosessuali". Non pensavo che fossimo a un tale livello di intimità ma vabbè, vale tutto. E poi ho una passione per i ragazzi gay che non sembrano gay, tipo il mio amico Bob, ma magari ne parliamo un'altra volta. Gli rispondo che qualche lesbicata - diciamo pane al pane - me la sono fatta e rivedo Micaela seduta sulla mia faccia che ansima e con una mano protesa all'indietro mi infilza con un domopack riempito da una zucchina. Sono bisex? Non lo so, forse sì, non mi va di dare definizioni, forse sì.
- È lo stesso che con un ragazzo?
- Ovviamente no, Raffaè, cazzo dici? Comunque, dipende dalla ragazza.
- Mi piacerebbe vedere due tipe che scopano.
- Ahahahah, organizza! Magari non con Carlotta ahahah.
- No, decisamente no...
- Però mi sa che vado a vedere che fine ha fatto.
- Vuoi che dia un'occhiata nei bagni dei maschi?
- Non credo proprio, ahahah.
Chiarisco: alla fine abbiamo un po' sbracato, è vero, ma tutta l'intonazione del dialogo era improntata al cazzeggio, non c'era un filo di tensione sessuale, a parte il ricordo di Micaela, dei suoi gemiti fuori controllo e della sua zucchina. Vado.
Tutto vibra, tutto ondeggia, il beat continua boom boom boom, farei meglio a perdermi nella musica perché quando ce l'hai non devi lasciartelo scappare (altra citazione, ma non la capirete). E invece lo lascio scappare, la lascio scappare. Ok, ve lo dico in modo meno ermetico così almeno capite qualcosa: Capelli Verdi sarebbe bella se non avesse quell’aria da perenne incazzata, cammina veloce fendendo i corpi danzanti, sembra non guardare davanti a sé e punta nella mia direzione, ma me ne accorgo solo all'ultimo. Penso “ora sbattiamo”, ma non mi scanso, non mi difendo. Si ferma addosso a me, ha un braccio completamente tatuato cui prima non avevo fatto caso. Mi afferra la faccia, mi bacia. Le sue labbra sono super morbide, la sua lingua sa come invadere una bocca. Mi prende le mani e se le porta sulle tette, le stringe per farmele stringere, sotto la sua canotta sento il reggiseno, stringo più forte e stavolta senza il suo aiuto. Mi sibila "sei sorca", passa oltre, se ne va, non mi volto a guardarla. Non so se lo fa lei, anyway non me ne frega un cazzo. Ho le orecchie che rimbombano, sono in piedi ma non decido io dove andare, occupo gli spazi che i piedi di altre persone lasciano liberi. Centesima mano sulle chiappe, comunicazioni istantanee che oscillano dal "bionda vie' qua" al "guarda dove cazzo cammini". Due braccia mi cingono da dietro, mi bloccano intrecciando le dita all'altezza dell'ombelico, un corpo aderisce alla mia schiena, un pacco cerca di strusciarsi sul mio sedere. Vuole coinvolgermi nel suo dondolare, chiudo gli occhi perché smetta di girarmi tutto attorno. Facce, spalle, luci, tette, ascelle sudate. Lavatevi, cazzo. Conato di vomito, sudore freddo, boom boom boom. Mi divincolo senza nemmeno cercare di capire che faccia abbia questo maiale sudato che (altra citazione ma stavolta di una canzone divertente) farebbe schifo a un piede.
- Dove stai? Oh, dove cazzo stai?
- Oh, ma che sei cecata?
- Ti chiedo dove cazzo stai davvero!
La voce di Stefania. Apro gli occhi, la faccia di Stefania e i capelli di Stefania. Boom boom boom. La mano di Stefania che mi trascina. Chiudo gli occhi un'altra volta. "A stronza sta 'n po' attenta!". Questa non era la voce di Stefania, era la voce di una troia, sono sicura.
- 'Namo, che cazzo hai fatto?
- Che cazzo ho fatto?
- Annamo fori...
Annamo fori per modo di dire, appiccicate a un muro a farci una ciospa perché piove e pure benino. Le dico "ti giuro, sto bene", ho giusto preso una cosa ma non la sento più, forse ho esagerato col bere. Mi domanda se "ho fatto prodezze", le rispondo mah, un mezzo limone, e tu? Ride e mi ricorda che ha passato il pomeriggio con l'amore suo. Ha ragione, è radiosa. Se facessero t-shirt con scritto sopra "guardate come può essere fregna una ragazza ben scopata" lei se la metterebbe. Mi dice "però ti vedo strana". Ha ragione, mi sento strana anch'io ma non so perché. Fa freddo, mostriamo i tattoo alla security e rientriamo.
Mi sento un po' meglio, non tanto ma un po' sì, sarà stata l'aria fresca. "Tra mezz'ora-tre quarti d'ora andiamo, ché è tardi", mi dice. Annuisco, tiro fuori il telefono per vedere l'ora ma è morto, vaffanculo. A occhio, tra mezz'ora-tre quarti d'ora saranno le cinque, decisamente tardi, o anche presto, dipende. Ho fatto di molto peggio, ma non con il telefono scarico. Devo decidere se mi sono rotta il cazzo di questo posto oppure no, anche se per il ritorno non sono autonoma e non saprei come fare. Ci sarà pure qualcuno che mi riporta a casa e si becca un bocchino di ringraziamento, no? Ce ne saranno cento, è chiaro. Ma a parte il fatto che ho poco tempo per conoscere qualcuno e decidere se fidarmi, non mi va nemmeno tanto. Vorrei invece fare un gioco: trovare uno cui strusciarmi, negarmi, correre via un po' ma senza scoraggiarlo, farmi rincorrere per mezz'ora-tre quarti d'ora, farmi stringere il culo. "Ti piace il mio culo? Ora devo andare ma se trovi il modo domani te lo do, solo che ti devi segnare il numero perché il mio iPhone è temporaneamente deceduto". E invece del culo dargli un numero fasullo, ovviamente, figuriamoci se gli do il culo. Stronza, eh? Macché stronza, fatemi divertire.
Il bello è che uno lo trovo per davvero, insomma, non proprio così ma quasi. Uno che un minuto dopo che ci siamo conosciuti mi dice "sei figa". Sorrido, mi lascio stringere, gli concedo un bacetto senza lingua e scappo. Forse un po' troppo velocemente, o forse lui è un po' tonto, chi lo sa, non sembrava. Sta di fatto che quando mi volto per lanciargli un sorriso di incoraggiamento non lo vedo più in mezzo all'orda que baila. "Ok, se sei cretino...", dico a me stessa, ma non mi dispiace più di tanto.
La Ferrarelle scolata poco prima presenta il conto. Rivado al bagno, ma stavolta mentre faccio pipì alè: ditino in bocca e poi morbida e fugace sgrillettata. Sgrillettata a perdere, tanto per vedere se mi ecciterei. Senza pensare all'idiota che mi ha detto "sei figa", naturalmente, ma immaginando Capelli Verdi che mi blocca la mano che cerca di entrare nei suoi jeans e mi sussurra sulle labbra "stafferma, fatte scopà".
Sì, ok, un po' mi eccito ma nulla di che, conoscendomi. È vero, stasera sono strana.
Strana come questa brunetta che sembra uscita da un ricevimento e che mi fissa e mi sorride: "Ciao, io sono Ilaria". Sarebbe da dire "ci si rivede", ma non lo dico. Oppure da chiederle "che fine ha fatto Capelli Verdi?", ma tanto lo so come funziona, si sono già sganciate, it was not a love song. Facciamo quattro chiacchiere di circostanza con i suoi occhi addosso che mi fissano senza staccare un attimo e con un sottotesto evidentissimo: mi hai beccata a scopare dentro il bagno, se ti sono venuta a cercare un'idea te la sarai fatta, no? Mi domando se non dovrei riconsiderare la divisione dei ruoli tra lei e Capelli Verdi: chi era dom e chi era sub?
Quindi ok, birretta. E portiamocela fuori, con l'ennesima sigaretta. Con i ragazzi, quelli che ci sanno fare di più, questo è uno schema consolidato: ti conosci, bevi, esci fuori a fumare, ti baci e ci pomici un po', dipende dalle situazioni. Poi rientri, balli, cazzeggi e attendi l'evolversi dei fatti: ditalino su un divanetto? bocchino al bagno? mi chiavi in bagno? mi chiavi in macchina? oppure si fila via verso un posto più comodo? Variabili non infinite ma quasi.
Questo però con i ragazzi, appunto. Con le ragazze è diverso. Ma comunque qualcosa mi dice che con Ilaria non ci sarà niente di tutto questo. Anzi, non è assolutamente detto che finiremo da qualche parte a cercare un po' di privacy. In lei c'è qualcosa che mi attrae e qualcosa che mi respinge. Ciò che mi attrae mi induce ad abbassare le difese, ciò che mi respinge mi porta al contrario a controllarmi, a essere molto meno impulsiva del solito.
- Ho visto che sei scappata da un paio di ragazzi...
- Ah ah... un bonazzo mi ha detto che sono bella, ma c'è un piccolo particolare: stasera mi va la fica.
In parte è pure vero, dovendo scegliere tra un cazzo e una fica, ora come ora non avrei dubbi. Però mi rendo conto che gliel'ho detto soprattutto per compiacerla. È lo stesso discorso di prima: ciò che mi attrae in lei mi induce a compiacerla, ciò che mi respinge mi porta a ragionare troppo su quello che faccio. Warning: Annalì, ti sei allargata un po' troppo.
Sorride e mi fa "davvero?" ma non mi sembra particolarmente colpita. È fredda nei modi e sicura di sé: fa un passo e mi bacia, senza particolare trasporto. Cioè, diciamolo meglio: è un trasporto senza furia, è un bacio completamente diverso da quello di Capelli Verdi. Nondimeno, anche in questo caso non ho alcun dubbio: quando si arriva al dunque è lei a decidere tutto, altro che Capelli Verdi.
- Devo dirti una cosa...
- Cosa?
- Da quando ti ho vista in quel bagno non faccio altro che pensare al tuo lato B.
Complimenti al lato B: credo che questo sia il massimo del suo lasciarsi andare. Indosso degli shorts in ecopelle spalmati sui collant. Li ho comprati soprattutto perché hanno le taschine davanti dove tenere l'iPhone, in ogni caso valorizzano un culo già perfetto. Lo so per conto mio, ma stasera ne ho avuto svariate conferme e non solo dalle mie amiche. Il giudizio di una sconosciuta però è sempre più lusinghiero. Ringrazio e le dico che comunque in quel bagno mi pareva abbastanza indaffarata per conto suo.
- Che fine ha fatto Capelli Verdi? - domando.
- Un po' troppo irruenta - mi fa con una smorfietta tra il disprezzo e la condiscendenza - si fa scopare bene ma a leccare non è un genio.
Non devo fare un grande sforzo per immaginare la scena: il bagno di un locale, dove il tempo da dedicare al piacere di leccarsela e farsela leccare non è infinito, dove più facilmente le bocche si uniscono furiose e le mani finiscono le une nelle mutandine dell'altra, sempre che le mutandine ci siano. Quickie saffico, non il massimo, ma quando fica chiede... (fine delle citazioni, è l'ultima ed è pure facile).
- Farsela lappare là dentro richiede determinazione, lo devo ammettere - le dico ridendo.
- Dipende da chi trovi, ma ora avrei voglia di un posto più intimo.
Capelli Verdi e Ilaria che scopano al bagno;
Raffaele che mi dice che gli piacerebbe vedere due ragazze fottersi;
il ricordo di Micaela;
Capelli Verdi che mi si getta addosso, mi bacia e si fa tastare le tette;
Stefania che mi dice che sono strana;
la sgrillettata immaginando Capelli verdi che mi blocca i polsi verso l'alto e mi pompa con due dita;
le avances di Ilaria che mi irretiscono e mi allontanano;
Ilaria che mi bacia con la sua padronanza algida e mi invita esplicitamente ad andarcene a scopare da qualche altra parte.
Tutto questo accende il desiderio, ma non mi fa andare fuori di testa. Stasera sono strana, non trovo nulla che mi possa dare quello che cerco.
Perché sì, adesso che questa Ilaria qui me l'ha detto chiaro e tondo ce l'ho chiaro in mente quello che cerco. E non è lei.
Perché non deve essere necessariamente sempre tutto buio e luci laser, timpani spaccati, rifugi sordidi e maleodoranti:
e nemmeno cazzi che ti si infilano in gola rincorrendo per scommessa i beat per minute;
nail extension che si staccano mentre ti abbrancano il sedere;
deodoranti dozzinali al posto del sapone;
metamfetamine in circolo;
“te piace ‘r cazzo? te va de fasse ‘na cosa a tre col ragazzo mio?”.
A volte tutto ciò mi va bene, a volte me lo faccio andare bene, a volte lo voglio. Ma non è quello che cerco ora, cerco una cosa ai confini dell'impossibile.
Cerco una lei che capisce. Cerco un sorriso e uno sguardo lascivo, una comunicazione non verbale. Una lei che ci mette spensieratezza e gioia di vivere, che mi prende per mano, che non mi stringe la faccia per baciarmi, me la accarezza. Ma che al momento giusto sa cosa volere e mi fa sentire la sua troia, felice di essere la sua troia, prima fuori e poi a letto. Usando dita e lingua contemporaneamente. Una lei come... ma certo, come Marta. L'irreprensibile e insospettabile studentessa della London School, che non aveva voglia di andare da sola a una festa e che poi, nel suo appartamentino di Kensington profumato di verbena, osservava con un sorrisino ironico la mia distruzione sul suo divano e mi chiedeva "adesso dimmi quanto ti è piaciuto... più o meno di Lewis?". Marta, capelli ricci sulle spalle e tette morbide, eterna risposta per qualunque coglione abbia voglia di sentenziare "non dirmi che una ragazza ti fa godere quanto un ragazzo". Oh beh, anche strillare, se è per quello.
Mi piacciono i ricordi ma non ne sono mai stata prigioniera. Eppure, stasera sì, sono agganciata a quel ricordo. Cerco quello, so che non lo troverò.
- Vieni da me, sono sola... - dice Ilaria.
Le dico che non posso. Non soltanto perché sto per andare via, in fondo salutare le mie amiche e cambiare programma sarebbe il meno. È che non ho avvisato che restavo fuori. Le dico che di solito i miei vanno al mare, nel week end. "Ma stavolta..." e le indico la pioggia. È la verità ma anche no, persino a me suona tutto un po' di excusatio non petita.
- Allora andiamoci noi al mare - insiste - domani.
- Troppo lontano, non fai avanti e indietro in un pomeriggio.
Mi chiede il numero, glielo do, le do anche Insta. “Il mio non lo prendi?”. Le faccio vedere l’iPhone morto. Le dico “chiamami” anche se so che la ignorerò. Fa una smorfia strana, peggio di quella con cui aveva blastato Capelli Verdi, dice di scatto “lascia perdere, ciao”, si volta di scatto e si allontana indispettita. Non è abituata a sentirsi dire tanti "no" uno dopo l'altro, ma in ogni caso, adesso che lo noto, good sculetting, Ilà. Piove, ho freddo, l’umidità mi entra nelle ossa. Rientro, becco Stefy, andiamo via.
In macchina stiamo strettissime, vista la temperatura va più che bene e in ogni caso stare strizzata accanto a Stefania ha sempre un suo perché. Piove che Dio la manda. Rido tra me e me pensando a una delle cose su cui avevo fantasticato a casa mentre mi preparavo: stendermi con un paio di additivi e rimediare qualcuno che - sempre per la serie "questi shorts mi fanno un culo magnifico" - mi bombasse alla pecorina sul sedile posteriore di un comodo suv mentre la pioggia batteva sul tetto e copriva i miei strilli. Beh, era una delle possibilità, anche se abbastanza remota. Perché, a dirla tutta, non era esattamente una delle volte in cui "stanotte prendo cazzo, senza se e senza ma". E comunque alla fine è andato tutto completamente dalla parte opposta. Stefy mi chiede che cazzo mi rido, le rispondo "niente, una stronzata...", ma è stata proprio lei a dirmi una volta "mica ti può andare sempre bene, no? è statistica". No, infatti, mica può andare sempre bene. Stasera sono strana.
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