La pisciona mora cap 2

di
genere
pissing

Aveva impiegato qualche minuto a riprendersi e cominciò a pensare che, per risolvere un piccolo problema, come quello della pipì, se n’era creata forse uno molto più grande.
Ma no, dai, è un ragazzino del liceo, al massimo farà vedere il filmato a qualche amico, e si ecciteranno a vedere ‘ come mi ha chiamato? Ah sì, una bella topona stagionata.
Dovette ammettere che essere definita bella topona, non le dispiaceva affatto.
A questo punto si era affrettata a tornare a casa perché, anche se aveva risolto il problema bagno, non le piaceva girare senza mutandine.
Era una cosa che non aveva mai sopportato, fin da piccola, senza si sentiva più vulnerabile e poi non aveva mai amato troppo esibire il suo corpo.
Beh, poco prima aveva mostrato tutto ad uno sconosciuto, che magari adesso si stava masturbando nel bagno di casa, mentre si riguardava il filmato.
L’immagine di quel giovane magro ed occhialuto con l’uccello in mano davanti al telefonino in cui scorrevano le immagini di una bella topona mora, nonché stagionata, intenta a pisciare en plein air, accompagnò i pensieri di Eva per diversi giorni.
Era passato più di un mese, da quella strana esperienza e ormai Eva non ci pensava più.
Al caldo appiccicoso dell’estate era subentrato il fresco dell’autunno, e quando Eva uscì dall’Università, dove insegnava da diversi anni, non si aspettava certo quel genere di telefonata.
‘Buongiorno topona, stai bene?’
‘Eeh? Ma chi parla?’
‘Sono io, il tuo regista di video. Non mi dire che non ti ricordi più di me?
O devo chiamarti Eva, oppure professoressa?’
Lei aveva chiuso la chiamata ed aveva spento il telefonino, ma ormai temeva che quella brutta storia non fosse affatto finita, anzi, qualcosa le diceva che quel ragazzo magro e con gli occhiali fosse molto meno inoffensivo di quello che poteva sembrare.
Tornando a casa aveva cominciato a ragionare.
Lui di me dovrebbe conoscere solo il numero di cellulare, come fa a sapere come mi chiamo e che lavoro faccio?
Da un numero di cellulare non si può risalire all’intestatario, a meno di non essere la polizia, di questo ne era sicura.
Ed ora cosa vuole da me? Ma sì, se ha scoperto che sono una persona in vista, mi ricatterà, minacciando di pubblicare quel filmato. D’accordo, è un ragazzino, magari si accontenterà di un cellulare nuovo.
Ma non era per niente tranquilla, aveva dei sinistri presentimenti.
A casa riaccese il cellulare che subito squillò.
‘Non sei stata gentile ad attaccarmi il telefono in faccia.’
‘Insomma, basta, lasciami in pace, altrimenti chiamo la polizia.’
‘Guarda, ti ho appena mandato un filmato in allegato. Come lo posso inviare a te, posso spedirlo a tuo marito o, meglio, a tutti i tuoi colleghi dell’università.’
‘No fermo, aspetta, vuoi dei soldi?’
‘Ma no, non mi servono soldi, voglio solo fare un altro filmino ad una bella topona mentre piscia con la fichetta all’aria.’
‘Non se ne parla assolutamente …’
‘Tra un’ora, al posto dell’altra volta.’ Il ragazzo aveva messo giù il telefono.
Non sarebbe andata all’appuntamento.
Ma certo, ti pare che torno lì per farmi riprendere mentre faccio pipì, da un ragazzino del liceo.
Quando mi richiama, gli dico che mi sono già rivolta alla polizia, così non mi importunerà più.
Naturalmente non era vero, Eva si vergognava troppo per dichiarare in commissariato una cosa del genere.
Poi fu distolta dal suono che annunciava l’arrivo di un messaggio sul suo telefonino.
Il filmato era nitidissimo, il suo viso si distingueva benissimo come pure il suo sesso nudo ed accuratamente depilato, da cui zampillava copioso un getto di liquido dorato.
L’espressione del suo viso, all’inizio esprimeva soddisfazione, quasi gioia, lo credo, pensò lei, non ce la facevo più, poi si era fatta più seria e preoccupata, perché si era accorta di essere ripresa.
La parte finale in cui lei, prima di ricoprirsi, si asciugava con cura le labbra della vagina ancora bagnate, aveva una notevole carica erotica.
Le passò un brivido lungo la schiena, ripensando a quel momento.
L’avrebbe veramente recapitato ai suoi colleghi d’università?
Aveva sottovalutato la gravità della faccenda.
Il ragazzo aveva aspettato un bel po’, prima di farsi vivo, non doveva essere il tipo che si muoveva a caso, e lei aveva tutto da perdere da uno scandalo simile.
Quando uscì di casa, mancava un quarto d’ora all’appuntamento ed Eva era discretamente preoccupata.
Aveva preso in casa tutti i contanti che aveva trovato e l’idea era quella di pagarlo, sperando che accettasse, ma mai e poi mai avrebbe accettato di farsi riprendere nuovamente.
Anzi, a scanso di equivoci, si era vestita in maniera sportiva ed anonima: una felpa scura, un paio di jeans e dei mocassini bassi.
Insomma, voleva apparire, agli occhi di lui, il meno topona possibile, per scoraggiarlo.
Il ragazzo era già lì.
Questa volta si era portato una telecamera.
Eva non era molto pratica di quegli aggeggi, ma dall’aspetto sembrava un apparecchio semi professionale.
‘Ma come cazzo ti sei combinata?’
Sembrava contrariato e deluso.
Un punto a mio favore, pensò lei.
Così capirà che non mi faccio facilmente mettere i piedi in testa.
‘Senti, stammi a sentire, io non ho nessuna intenzione di farmi riprendere da te. Qui ci sono 500 ”, gli disse porgendogli una busta.
‘Ora ti prendi questi soldi, sparisci dalla circolazione e dalla mia vita.’
Gli mise la busta in mano.
Il ragazzo aprì le dita e la busta cadde a terra.
Non aveva detto nulla, si era limitato a prendere in mano il cellulare.
‘Tu, invece stammi a sentire. Sto inviando un bel messaggio alla tua casella di posta. L’allegato lo immagini, naturalmente.
Tuo marito dovrebbe rientrare tra poco, se ti sbrighi riesci ad aprire la posta prima che arrivi.
Ti aspetto qui tra tre quarti d’ora, vestita come si deve.
E bevi parecchia acqua, sennò non viene bene.’
Continua
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scritto il
2024-11-28
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