Settimana Bianca sauna Bollente
di
Kyknox
genere
corna
Dopo una giornata di piste e cadute rovinose (soprattutto di Lino), la moglie decide di rilassarsi nella spa dell’hotel.
La sauna è illuminata da luci soffuse, il legno caldo emana un profumo di resina. Dentro, già pronto ad attenderla, c’è Markus, coperto appena da un asciugamano bianco.
La moglie entra, anche lei con un asciugamano sottile che lascia scoperte gambe e spalle. Si siede vicino a lui. Il vapore si alza lento, appannando tutto.
Markus sorride:
— «Il calore… scioglie le tensioni, signora. Deve respirare… e lasciarsi andare.»
Lei inspira profondamente, il petto si solleva, e l’asciugamano scivola pericolosamente di lato. Markus allunga la mano per “sistemarlo”, ma la carezza dura un po’ troppo.
Lei, ridendo:
— «Oh maestro… mi sembra più un massaggio che una sauna!»
— «Con me… ogni lezione diventa un piacere.»
Intanto, fuori dalla cabina, Lino, grondante sudore solo per aver aperto la porta, si accovaccia e cerca di sbirciare dal piccolo spiraglio tra le assi di legno. Il suo occhio si incolla al buco.
Dentro, Markus e la moglie si avvicinano sempre di più, le gocce di sudore scivolano lungo la sua schiena, lui le accarezza il braccio, poi la coscia, con fare esperto.
Lei sospira piano, mordendosi il labbro:
— «Che caldo… mi sento… tutta accesa.»
— «È il bello della sauna… si accende ciò che è già pronto a bruciare.»
Lino, sussurrando tra sé con voce strozzata:
— «Madonna santa… questa non è sauna, questa è l’inferno di Dante! Mo’ finisce che je mette pure il carbone sotto!»
Ma, nel tentativo di spostarsi per vedere meglio, Lino perde l’equilibrio. Si aggrappa a una maniglia… che è proprio la porta della sauna!
La spalanca di botto, crollando dentro come un sacco di patate. L’asciugamano che aveva legato in vita si sfila e vola via.
Tutti lo guardano: paonazzo, sudato, nudo come mamma l’ha fatto. Markus ride sotto i baffi, la moglie invece si porta una mano alla bocca per trattenere la risata.
Lino, furibondo, urla:
— «E che guardate tutti? Che pensavate, che io non c’avevo il fisico? E invece guardate qua: pura scultura barocca!»
Si rimette in piedi goffamente, coprendosi alla meglio con una foglia di eucalipto caduta dal secchio.
La sauna è illuminata da luci soffuse, il legno caldo emana un profumo di resina. Dentro, già pronto ad attenderla, c’è Markus, coperto appena da un asciugamano bianco.
La moglie entra, anche lei con un asciugamano sottile che lascia scoperte gambe e spalle. Si siede vicino a lui. Il vapore si alza lento, appannando tutto.
Markus sorride:
— «Il calore… scioglie le tensioni, signora. Deve respirare… e lasciarsi andare.»
Lei inspira profondamente, il petto si solleva, e l’asciugamano scivola pericolosamente di lato. Markus allunga la mano per “sistemarlo”, ma la carezza dura un po’ troppo.
Lei, ridendo:
— «Oh maestro… mi sembra più un massaggio che una sauna!»
— «Con me… ogni lezione diventa un piacere.»
Intanto, fuori dalla cabina, Lino, grondante sudore solo per aver aperto la porta, si accovaccia e cerca di sbirciare dal piccolo spiraglio tra le assi di legno. Il suo occhio si incolla al buco.
Dentro, Markus e la moglie si avvicinano sempre di più, le gocce di sudore scivolano lungo la sua schiena, lui le accarezza il braccio, poi la coscia, con fare esperto.
Lei sospira piano, mordendosi il labbro:
— «Che caldo… mi sento… tutta accesa.»
— «È il bello della sauna… si accende ciò che è già pronto a bruciare.»
Lino, sussurrando tra sé con voce strozzata:
— «Madonna santa… questa non è sauna, questa è l’inferno di Dante! Mo’ finisce che je mette pure il carbone sotto!»
Ma, nel tentativo di spostarsi per vedere meglio, Lino perde l’equilibrio. Si aggrappa a una maniglia… che è proprio la porta della sauna!
La spalanca di botto, crollando dentro come un sacco di patate. L’asciugamano che aveva legato in vita si sfila e vola via.
Tutti lo guardano: paonazzo, sudato, nudo come mamma l’ha fatto. Markus ride sotto i baffi, la moglie invece si porta una mano alla bocca per trattenere la risata.
Lino, furibondo, urla:
— «E che guardate tutti? Che pensavate, che io non c’avevo il fisico? E invece guardate qua: pura scultura barocca!»
Si rimette in piedi goffamente, coprendosi alla meglio con una foglia di eucalipto caduta dal secchio.
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