La sindaca in difficoltà

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La Sindaca in… difficoltà
Capitolo 1 – Il comizio e l’urgenza travolgente
La piazza era gremita, ma per la sindaca il mondo era diventato un unico, caldo e pulsante fuoco dentro di sé. Il tailleur impeccabile le fasciava i fianchi e le cosce, rendendo ogni micro-movimento un supplizio di piacere proibito. Tre bicchieri d’acqua e un caffè di troppo avevano fatto esplodere il bisogno: la vescica pulsava, il basso ventre bruciava, e ogni passo sul palco era un piccolo tormento sensuale.
«Cittadini! —» disse, cercando di mantenere compostezza e autorità, stringendo le gambe tra loro con tutto il controllo che le rimaneva. «— la nostra città… ehm… merita servizi rapidi ed efficienti!»
Ma il corpo aveva altri piani. Micro-contorsioni del bacino, oscillazioni dei fianchi e respirazioni affannose tradivano ogni fremito nascosto. Il desiderio pulsava nelle cosce, le contrazioni dei muscoli del basso ventre diventavano quasi dolorose, e un brivido proibito le correva lungo la schiena.
L’assistente si fece avanti, ignaro di quanto fosse già travolta. «Vuole un bicchiere d’acqua, sindaca?»
Gli occhi della sindaca scintillarono di malizia e urgenza. «Se proprio insiste… meglio un secchio… vuoto!» mormorò, e in quel momento il corpo cedette.
Sotto il tailleur, la vescica si liberò in un flusso caldo e bruciante, e Ludovica sobbalzò involontariamente, gemendo internamente, tremando, mentre ogni goccia pulsava lungo le cosce, scaldava il ventre e le faceva percepire un piacere proibito e irresistibile. Il corpo vibrava, il respiro diventava convulso, e le mani si stringevano involontariamente ai lati delle cosce per contenere l’estasi.
Il marito continuava a filmarla, ignaro del torrente proibito che la consumava dall’interno. Ludovica, regina di compostezza e desiderio, si ricompose immediatamente dopo, lasciando scivolare la gonna e tornando al comizio con il sorriso perfetto. Ma dentro di sé, il corpo ancora tremava, le cosce vibrare, e ogni micro-contrazione era un ricordo vivo dell’urgenza ceduta.
Ogni secondo era stato un tormento, un balletto tra controllo e abbandono, e ora Ludovica sapeva: aveva dominato la piazza, la folla, e il proprio corpo con sensualità, potere e piacere proibito, trasformando un comizio politico in un trionfo di erotismo segreto.

Capitolo 2 – L’assalto dei colleghi: urgenza e tentazione senza freni
Appena il discorso finì, la sindaca cercò di sgattaiolare dietro il palco, ma fu subito intercettata da una squadra di colleghi, ognuno con l’aria di voler approfittare dell’occasione. Il cuore le batteva all’impazzata, il basso ventre pulsava dolorosamente, e ogni passo era un supplizio sensuale: le cosce tremavano, il respiro diventava convulso, e ogni micro-oscillazione del bacino tradiva la tensione proibita che la percorreva.
L’onorevole Scafato, settantenne dalle mani troppo veloci e lo sguardo insistente, si avvicinò con aria paternalistica.
«Cara, se vuole, la accompagno io al gabinetto. Sa, in politica ho parecchia esperienza.»
Un brivido la percorse dall’interno cosce, facendola stringere involontariamente, mentre il ventre pulsava e il desiderio di liberarsi cresceva fino a diventare insopportabile. Ogni micro-contatto accidentale con lui era un piccolo shock elettrico: tremori sottili attraversavano le gambe, il bacino oscillava appena, e il respiro si faceva corto e affannoso.
«Ne sono certa… e temo che sia stata maturata… nei peggiori corridoi.»
Ogni parola era un gioco proibito, ogni sguardo un colpo di piacere interno. La sindaca sentiva il corpo ribollire, le cosce contrarsi e le mani tremare leggermente, mentre cercava di mantenere eleganza e compostezza.
Subito dopo comparve il consigliere Palestrato, camicia sbottonata sul petto, sorriso da fotoromanzo e occhi carichi di malizia. La sola vista del suo corpo la fece fremere involontariamente: le cosce si strinsero, il ventre pulsava dolorosamente e il respiro diventava quasi un gemito trattenuto.
«Sindaca, mi permetta: la porto io di corsa, in braccio. Così non perde tempo… e io faccio il cavaliere servente.»
Ludovica sentì un’ondata di eccitazione attraversarle il corpo. La sola idea di cadere tra le sue braccia le fece contrarre ancora di più le cosce, mentre ogni micro-movimento dei fianchi, ogni oscillazione del bacino, amplificava l’urgenza e il piacere proibito.
«Grazie… ma se finisco nelle sue braccia, so già che mi toccherà scappare doppio.»
Eppure, anche mentre parlava, il corpo tradiva ogni intenzione: tremori sottili, micro-contrazioni del basso ventre, respiro affannoso e una tensione crescente che le faceva sentire il piacere proibito pulsare tra le cosce. Ogni sfioramento accidentale, ogni sorriso malizioso era un piccolo brivido, e Ludovica si sentiva sospesa tra controllo apparente e totale abbandono, incapace di ignorare il fuoco che la consumava dall’interno.

Capitolo 3 – Equivoci in diretta
Intanto, i microfoni lasciati aperti trasmettevano ogni battuta. La piazza ascoltava e rideva convinta che fosse tutto uno spettacolo preparato.
«Sindaca, resista!» urlò il marito dalla platea. «Ce la fai sempre! Anche quando ti scappa una decisione politica, la tieni fino alla fine!»
Un applauso fragoroso riempì l’aria. La povera sindaca, rossa come una ciliegia, salutò con la mano fingendo sicurezza, mentre dietro le quinte sgattaiolava via tra le risate.

Capitolo 4 – Una fuga movimentata
Nel corridoio del municipio la rincorsero altri due consiglieri:
• Uno le offrì il suo ufficio, con la scusa di “parlare in privato”.
• L’altro le propose di “trattare insieme un’urgenza”.
Lei, tenendosi a stento, con il soprabito piegato sull'avambraccio destro copriva la mano sinistra che massaggiava la passera replicò secca:
«L’urgenza ce l’ho già, e non ha bisogno di testimoni!»
Alla fine, riuscì a chiudersi in bagno. Silenzio, tranne le sue risate soffocate e i tacchi che battevano sul pavimento. Il suono della pipi rimbombava sul water. Si accorse di aver bagnato le mutandine.

Capitolo 5 – Il ritorno in scena
Rientrò fresca, composta e trionfante. La folla la accolse come un’eroina, convinta che avesse improvvisato una performance satirica contro i maschi del partito.
Il marito, orgoglioso, le fece un occhiolino:
«Amore, sei imbattibile. Non c’è pressione che tu non sappia gestire.»
Lei, lisciandosi la giacca e con un sorriso malizioso, rispose:
«Ah, caro… se sapessi quante pressioni ho dovuto scaricare oggi.»
Applausi, sipario, e un’altra giornata da sindaca sexy e imbattibile.
di
scritto il
2025-11-26
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