Lino Benfi Edwige e il Natale di Colore
di
Kyknox
genere
corna
La chiave gira.
Il ragionier Pasquale Lo Cascio entra in casa di Elena con passo incerto, già sudato, già sconfitto.
— “Pasquà… stai calmo… respira…
che ‘sta casa c’ha ‘na temperatura strana…”
Luci basse.
Albero acceso.
Musica lenta.
E Elena al centro del salotto.
Vestito rosso, aderente come una promessa non mantenuta.
Seduta sul divano con l’aria di chi sa esattamente cosa sta facendo.
Lo guarda senza alzarsi.
Lo misura.
— Elena (calma): «Hai messo tanto a entrare.»
— Pasquale: «IO… STAVO PRENDENDO CORAGGIO…
MA PARE CHE QUA LO FINISCONO SUBITO.»
Lei sorride.
Non un sorriso gentile.
Un sorriso di controllo.
— Elena: «Chiudi la porta.»
— Pasquale: «PERCHÉ?»
— Elena: «Perché lo dico io.»
Pasquale obbedisce.
La mano gli trema.
— Pasquale: «ELENA… QUA LA SITUAZIONE ME PARE…
…MOLTO AVANZATA.»
— Elena: «Sei sempre stato lento a capire.»
Si alza.
Un passo deciso.
— «Ma ti perdono.»
E proprio in quel momento…
dal corridoio compare Babbo Natale.
Alto. Largo. Tranquillo.
Pelle scura, barba bianca perfetta.
Presenza silenziosa ma impossibile da ignorare. "Mi chiamo Idris" dice Elena gli sorride con malizia
Pasquale sbianca:
— Pasquale: «…
…IO MO’ ME SENTO PURE DEBOLE ALLE GINOCCHIA.»
— Pasquale (sottovoce): «ELENA… MA IO STO AVENDO ‘NA VISIONE O NATALE È CAMBIATO DI COLORE?»
Babbo Natale accenna un sorriso educato.
Niente parole.
Solo stabilità emotiva totale.
Elena si avvicina a Pasquale, lentissima.
Gli sistema la cravatta.
Troppo vicino.
— Elena: «Pasquale… rilassati.»
— Pasquale: «IO… STO RILASSATO…
È IL RESTO DEL CORPO CHE NON COLLABORA.»
Lei gli sussurra:
— Elena: «Lui è qui per aiutarmi.»
Pasquale deglutisce:
— Pasquale: «A… AIUTARTI…
IN CHE SENSO PRECISO? PERCHÉ IO STO PER PERDERE PURE L’EQUILIBRIO.»
Babbo Natale fa un passo indietro, rispettoso.
Elena invece avanza.
— Elena: «Tu pensa a sederti.»
— Pasquale: «SEDERMI?!
IO QUA ME SENTO IN MINORANZA FISICA E MORALE.»
Lei ride piano.
Gli mette una mano sul petto.
— Elena: «Pasquale… respira.
Se no mi svieni prima di Natale.»
Pasquale appoggia una mano al muro:
— Pasquale: «ELENA… IO SO’ UN UOMO SEMPLICE…
QUA C’È TROPPA PERSONALITÀ…
E IO STO ANDANDO IN CONFUSIONE GENERALE.»
Elena lo guarda, soddisfatta.
Dominante. Bellissima. Implacabile.
— Elena: «Allora vai.
Prima che ti senta male.»
Pasquale si gira di scatto e barcolla verso la porta:
— Pasquale: «IO ME NE VADO…
CHE GIÀ STO COMBATTENDO CONTRO L’EMOZIONE,
L’ATMOSFERA…
E PURE LA GEOGRAFIA UMANA! Mannaggia non passo sotto le porte
Esce.
Silenzio.
Elena si siede di nuovo.
Incrocia le gambe.
Sorride a Babbo Natale.
— Elena: «Poverino…
non regge la mia slitta.»
Stringe a se il babbo Natale di colore e inizia a pomiciare mentre lui le infila le mani dentro le mutandine. Il povero Lino sente i gemiti della moglie per tutta al notte "Porca Puttena pure il natale di Colore chezzo!!!" Quello gli allarga tutti i buchi....Infatti
Il giorno dopo la povera Elena era bella dilatata Pasquale non passava sotto le porte e andarono a messa di Natale Felici e cornuti.
Il ragionier Pasquale Lo Cascio entra in casa di Elena con passo incerto, già sudato, già sconfitto.
— “Pasquà… stai calmo… respira…
che ‘sta casa c’ha ‘na temperatura strana…”
Luci basse.
Albero acceso.
Musica lenta.
E Elena al centro del salotto.
Vestito rosso, aderente come una promessa non mantenuta.
Seduta sul divano con l’aria di chi sa esattamente cosa sta facendo.
Lo guarda senza alzarsi.
Lo misura.
— Elena (calma): «Hai messo tanto a entrare.»
— Pasquale: «IO… STAVO PRENDENDO CORAGGIO…
MA PARE CHE QUA LO FINISCONO SUBITO.»
Lei sorride.
Non un sorriso gentile.
Un sorriso di controllo.
— Elena: «Chiudi la porta.»
— Pasquale: «PERCHÉ?»
— Elena: «Perché lo dico io.»
Pasquale obbedisce.
La mano gli trema.
— Pasquale: «ELENA… QUA LA SITUAZIONE ME PARE…
…MOLTO AVANZATA.»
— Elena: «Sei sempre stato lento a capire.»
Si alza.
Un passo deciso.
— «Ma ti perdono.»
E proprio in quel momento…
dal corridoio compare Babbo Natale.
Alto. Largo. Tranquillo.
Pelle scura, barba bianca perfetta.
Presenza silenziosa ma impossibile da ignorare. "Mi chiamo Idris" dice Elena gli sorride con malizia
Pasquale sbianca:
— Pasquale: «…
…IO MO’ ME SENTO PURE DEBOLE ALLE GINOCCHIA.»
— Pasquale (sottovoce): «ELENA… MA IO STO AVENDO ‘NA VISIONE O NATALE È CAMBIATO DI COLORE?»
Babbo Natale accenna un sorriso educato.
Niente parole.
Solo stabilità emotiva totale.
Elena si avvicina a Pasquale, lentissima.
Gli sistema la cravatta.
Troppo vicino.
— Elena: «Pasquale… rilassati.»
— Pasquale: «IO… STO RILASSATO…
È IL RESTO DEL CORPO CHE NON COLLABORA.»
Lei gli sussurra:
— Elena: «Lui è qui per aiutarmi.»
Pasquale deglutisce:
— Pasquale: «A… AIUTARTI…
IN CHE SENSO PRECISO? PERCHÉ IO STO PER PERDERE PURE L’EQUILIBRIO.»
Babbo Natale fa un passo indietro, rispettoso.
Elena invece avanza.
— Elena: «Tu pensa a sederti.»
— Pasquale: «SEDERMI?!
IO QUA ME SENTO IN MINORANZA FISICA E MORALE.»
Lei ride piano.
Gli mette una mano sul petto.
— Elena: «Pasquale… respira.
Se no mi svieni prima di Natale.»
Pasquale appoggia una mano al muro:
— Pasquale: «ELENA… IO SO’ UN UOMO SEMPLICE…
QUA C’È TROPPA PERSONALITÀ…
E IO STO ANDANDO IN CONFUSIONE GENERALE.»
Elena lo guarda, soddisfatta.
Dominante. Bellissima. Implacabile.
— Elena: «Allora vai.
Prima che ti senta male.»
Pasquale si gira di scatto e barcolla verso la porta:
— Pasquale: «IO ME NE VADO…
CHE GIÀ STO COMBATTENDO CONTRO L’EMOZIONE,
L’ATMOSFERA…
E PURE LA GEOGRAFIA UMANA! Mannaggia non passo sotto le porte
Esce.
Silenzio.
Elena si siede di nuovo.
Incrocia le gambe.
Sorride a Babbo Natale.
— Elena: «Poverino…
non regge la mia slitta.»
Stringe a se il babbo Natale di colore e inizia a pomiciare mentre lui le infila le mani dentro le mutandine. Il povero Lino sente i gemiti della moglie per tutta al notte "Porca Puttena pure il natale di Colore chezzo!!!" Quello gli allarga tutti i buchi....Infatti
Il giorno dopo la povera Elena era bella dilatata Pasquale non passava sotto le porte e andarono a messa di Natale Felici e cornuti.
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