'Fume event' sul volo della Nontyncats-Air

Scritto da , il 2023-01-22, genere pulp

Il volo era appena decollato quando da una delle cuccette riservate alle hostess si è levato un fumo nero e acre.
Immediato l'allarme da parte del comandante.
'BRACE! BRACE!'
Mentre una famigliola di merenderos di Milano si fregava le mani pensando a un imminente barbecue, sensazione confortata dalla densa e impenetrabile cortina di fumo, il personale di volo si adoperava per predisporre le misure di sicurezza per i viaggiatori.
Impeccabile l'applicazione delle procedure: l'atterraggio di emergenza è stato organizzato immediatamente.
Nel trambusto generale Flying Kitty esce dalla sua cabina annerita dal fumo, reggendo in mano un indumento indecifrabile, annerito e ancora fumante. Tossisce e si piega a metà, afflitta da conati di vomito.
Le assistenti di volo le sono subito di fianco, la fanno sedere e le slacciano il colletto della camicia della divisa per farla respirare meglio.
“Que mala suerte. Sto bene, sto bene. Carajo!”
Bruciore agli occhi e battito cardiaco accelerato, ma nessun danno al velivolo né ai passeggeri.
Il volo atterra all'aeroporto di Orio al Serio e i passeggeri, tutti incolumi, vengono trasportati su uno sgangherato torpedone, messo a disposizione della compagnia aerea, alla loro destinazione finale.
In serata mi arriva il messaggio: “Yuko, ci portano al Pronto Soccorso di Bergamo, mi sono intossicata con un fume event.”
“Arrivo immediatamente! Conosco qualche collega, non ti muovere da lì!”
Due ore dopo sono di fianco alla gattina ancora con la coda mezza bruciacchiata. Gli esami andavano bene ed è stata dimessa, insieme alle sue colleghe.
“Kitty, ma davvero ti sono andate a fuoco le mutandine?”
“Questi tessuti semisintetici sono una mmmmmierda! Tornerò a prendere quelle di cotone. Me cago en la mar salada!”
“Dai, non ti arrabbiare. L'importante è che stiate tutti bene. Ma come è potuto succedere?”
“E che ne so io? Stavo leggendo al telefono i tuoi messaggini hard.”
“Quelli che ti mando di solito quando sei al lavoro?”
“Ma sì! E, come sempre, mi è preso quel calore in mezzo alle gambe, ma mai più mi sarei aspettata...”
“Aspetta”, la interrompo io, “vuoi dire che i miei messaggini osé ti hanno fatto diventare la passera incandescente?”
“Ma io sempre sento il fuoco tra le cosce quando ti leggo, ma arrivare addirittura a incendiare le mutande!”
“Be', da una parte sono lusingata, ma, davvero, ora sono soprattutto dispiaciuta. Mi sento responsabile del casino che è successo. Non riesco a capacitarmi...”
“Ma no, dai, non preoccuparti.” Mi rassicura la felina, e finalmente compare un sorriso in quel suo dolce visino. La tensione si sta attenuando e mi prende una mano fra le sue.
“Dovresti sentire com'è calda, ancora!”
E, prima che possa reagire, mi porta la mano, che teneva tra le sue, sotto la gonna.
Il gesto però non passa inosservato e un giovane specializzando in turno nel Pronto Soccorso si volta di scatto, con gli occhi fuori dalle orbite.
Io ritiro subito l'arto, e faccio finta di nulla.
“È meglio se me la fai sentire in albergo. Dai, ti seguo e mi fermo a dormire con te, stanotte. Sei ancora troppo agitata. Hai bisogno di controlli medici ravvicinati; parlo io coi colleghi di turno e poi spieghiamo le cose al responsabile della Nontyncats-Air. D'altra parte, visto il nome della compagnia aerea, non dovrebbe proprio arrabbiarsi, che ne dici?”
“Hai sempre delle idee geniali, Yuko. Per fortuna che ci sei tu.” La gattina sorride e mi guarda con desiderio.
L'emergenza è rientrata. Tutto il personale di volo viene accompagnato all'Hotel 'De Hüra o de Hota', situato nella Bergamo alta e, per me e Kitty, grazie alle prescrizioni mediche dell'ospedale, viene prenotata una matrimoniale: potenza della medicina.
In stanza faccio spogliare la micia e la ispeziono proprio lì, sull'omonima parte anatomica.
La passerotta è tutta arrossata, sembra più un pettirosso, e brucia ancora.
“Yuko, ci vorrà un antinfiammatorio? Una pomata?” Mi chiede la paziente con un'espressione preoccupata.
“Penso proprio di sì, ma ho io quello che serve al caso.” Cerco di infonderle fiducia.
“Sai che sono per la medicina naturale. Se posso, eviterei i classici farmaci.”
“Lo so, amore, ma anche tu sai che puoi fidarti. È un farmaco della medicina tradizionale giapponese. Si chiama 'Lingua di Drago'. Vedrai che ti farà stare subito bene.”
“È qualcosa tipo un gel di aloe vera?”
“Assomiglia, ma è molto meglio. Anzi, sei fortunata. Ne tengo sempre una dose in bocca. Sai mai.”
“Sulla lingua, magari?”
“Vedo che cominci a capire.”
“Sei una dottoressa eccezionale.”
“Vedrai che ti farà subito stare meglio. Ma ti avverto: occorrono ripetute somministrazioni. Stanotte dovrai ricevere più volte il trattamento.”
“Mi sento in buone mani!”

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