Le ricette di un’incompetente

Scritto da , il 2023-01-12, genere etero

Ciao, il titolo è al plurale ma in realtà la ricetta è una sola. Vista la sua buona riuscita non escludo però di farne una mini-serie, io mi sono divertita.

Premessa, io e la cucina siamo due mondi così distanti che non vi saprei nemmeno dire se sono negata o meno. So fare pochissime cose e quando vedo i talent tipo Masterchef rimango sempre interdetta e mi chiedo “ma come cazzo fanno a fare tutta quella roba in un quarto d’ora, che io ci metto un quarto d’ora solo per aprire una bottiglia di vino?”. Però mi applico e, soprattutto, seguo le ricette con la fedeltà di uno zerbino verso una suola. Alla lettera, pure i punti e virgola. Se ci fosse scritto "sbattete le uova e fate due flessioni" io le farei. Fa anche un po’ parte del mio ordine mentale. Tuttavia, non rinuncio a un minimo di creatività.

Consiglio di fare altrettanto a voi, care lettrici (eh sì, è una cosa un po’ riservata alle lettrici, però regolatevi come volete), ma mi raccomando di seguire passo passo le mie indicazioni.

La prima è: avere un buon motivo per restare a casa. Io di problemi con le mestruazioni non ne ho mai, ma proprio mai mai mai, né quando sono in rampa di lancio né quando arrivano, e sono pure di una regolarità schifosa (grazie, chimica). Stavolta, invece, zac! Questo però mi ha dato l’occasione di telefonare e dire “oggi non sto tanto bene, sono out” senza avere manco un senso di colpa. Se dei sensi di colpa non ve ne frega un cazzo, trovate pure un’altra giustificazione per restare a casa. Certo, lo so di tutte quelle dicerie che la maionese impazzisce… ecc ecc. Ma sono cazzate, siamo d’accordo, no? Andiamo avanti.

Poiché la giornata è libera, dovete cercare di farvi venire qualche idea. È importante che seguiate alla lettera i seguenti step:

a) guardare lo scampolo di pandoro che è rimasto dalle feste e pensare “mica lo vorremo far seccare, no? era tanto buono, è un peccato”;

b) dire a voi stesse “ce lo potremmo finire stasera con una bella crema panna e zabaione, yum!”, poco conta che non abbiate mai fatto né la panna né lo zabaione in vita vostra, basta che ne abbiate mangiato tanto e che vi piaccia;

c) compulsare le ricette su internet scegliendo la più facile (non sono tutte uguali, ci sono certi forsennati sui blog di cucina…)

d) prendere un busco o una tachi per farvi passare il dolore mestruale, a me è passato da sola ma mi rendo conto che non sono tutte così fortunate; chi non ha scelto l'opzione "mestruazioni" può chiaramente ignorare questo passaggio;

e) vestirsi da palestra e andare al supermercato per comprare quello che manca in casa, cioè praticamente tutto: le uova sono solo due e tanto vale prenderle, di zucchero ce n’è a mala pena per il caffè, la panna da montare questa sconosciuta, il marsala che è una new entry totale;

f) tornare a casa, depositare la spesa, prendere il borsone e andare in palestra perché non ci andate quasi mai e state spendendo soldi a cazzo;

g) fare un’oretta di esercizi e decidere che la doccia ve la fate a casa, tanto è vicino;

h) mettersi all’opera ripromettendovi “vabbè, la doccia la faccio dopo”, però almeno una lavata sommaria datevela e cambiate assorbente e mutandine; va bene il sacro fuoco della pasticceria e va bene anche un po’ di puzza di sudore, ma il resto... (chi non ha scelto l'opzione "mestruazioni" può chiaramente ignorare anche questo passaggio);

A questo punto è necessario che vi ricordiate che lo stesso viaggio che avete fatto al supermercato per la vostra crema lo avete fatto l’altra sera per il ragù, ma che è ancora tutto lì dove l’avete dimenticato, compresa la busta. Perciò smadonnate un pochino, dite a voi stesse “cazzo, pure la passata in frigo” e ponete le basi per il ragù. Io non ci metto nulla, in quanto a tempo: uso il trito surgelato e il macinato si rosola in un amen. Abbassate il fuoco e fate andare il ragù.

Poi prendete due uova e non quattro, 50 grammi di zucchero e non 100, idem per il marsala: in sostanza, dimezzate le dosi, la ricetta è per quattro ma voi siete solo in due e non è che questa è la settimana mondiale dello zabaione con la panna.

Fateci attenzione, alle dosi: 50 grammi, né 49 né 51, usate la tara del bilancino elettronico, ve l’hanno regalato apposta. Soprattutto occhio al marsala, perché se ne versate di più poi ve lo dovete bere e, visto che è mezzogiorno, meglio non cominciare tanto presto. Ve l’ho detto, io seguo con assoluta fedeltà le istruzioni, già mi girano abbastanza che non sia indicato il peso delle uova. C’è scritto solo “due tuorli” (a proposito, solo i tuorli, niente albume, penso che sia importante), ma se le uova sono grandi o piccole una differenza ci sarà, no? Non ci sono più le galline di una volta, questa è la verità.

Versate in un pentolino non molto grande i tre ingredienti - uova, zucchero, marsala – e cominciate a sbatterli con la frusta che usate per la frittata e la carbonara. Sbattete molto bene, a lungo. No, ancora un po’ più a lungo.

Rompetevi i coglioni e prendete la vostra cassa bluetooth, collegatela al telefono, mettete su della musica. È importante che non sia un ritmo troppo frenetico, perché potrebbe condizionare negativamente i vostri movimenti di polso. Non dico che dovete mettere un Requiem, però fate un po’ voi. Io ho messo a loop Dj Leao che ha fatto un Bossa Nova remix di Ocean Eyes, perché ultimamente sono andata in fissa con questo pezzo. Però anche Te Felicito di Shakira, Star Walkin’ o la mia omonima che canta Bellissima vanno bene, per dire.

Lasciatevi pure prendere dal dubbio che non abbiate mescolato abbastanza e lavorateci ancora un po’ sopra con la frusta.

Preparatevi un panino con la mortadella, è importante evitare il calo di zuccheri e, tra palestra e frusta, ne avete persi un po’. Mangiatelo pensando che il banco-pane del vostro supermercato fa davvero schifo e che una soluzione bisogna trovarla, prima o poi.

Ed ecco che arriva la prova del fuoco, letteralmente: prendete una padella abbastanza larga da ospitare il pentolino in cui avete sbattuto le uova e il resto, riempitela d’acqua fino a un certo punto e portatela vicino al punto di ebollizione. Tutte le ricette dicono “80 gradi”, tranne quella che avete deciso di seguire voi perché un termometro da cucina non ce l’avete e dovete fare un po’ a occhio. Quando vedete un bel po’ di bollicine piccole piccole metteteci dentro il pentolino e abbassate il fuoco. Si chiama bagnomaria, lo so persino io. Cominciate a girare con la frusta, co-stan-te-men-te.

Ok, un attimo di pausa ve lo potete concedere per gettare le bricioline al passerotto che è volato sul vostro balconcino. Ma sì, se vi fermate un attimo non succede nulla. Il passerotto scapperà, ma poi tornerà. Cioè, il mio ritorna sempre, è un paraculo, lui.

Riprendete a mescolare, sempre sempre sempre. Quanto? Boh, fate un po’ a occhio anche qui, fino a quando non sentite che la crema a bagnomaria si indurisce e anche un bel po’ oltre. Io mi sono detta che, dovendoci andare la panna, era il caso di farla un po’ più compatta. In ogni caso, secondo me, la tempistica giusta è quando vi siete rotte il cazzo. Io ho fatto così.

Durante tutte queste operazioni, ricordatevi di dare una girata al ragù ogni tanto. Non è essenziale per lo zabaione, è vero, però dovete farlo sennò il ragù si brucia. È inoltre massimamente importante evitare di depositare nella crema il mestolo con cui girate il sugo, sennò fate un casino. Io ci sono andata a tanto così.

Bene, ora spegnete il fuoco, versate lo zabaione in una scodella e lasciate raffreddare. Non vi preoccupate se lo vedete un po’ liquido, evaporando perderà acqua e si indurirà leggermente, al punto giusto.

A questo punto prendete il telefono e accorgetevi che il vostro ragazzo vi ha mandato tre messaggi: “Come stai?” i primi due, “oh, sei viva?” il terzo. Mandategli un “?” per WhatsApp, lui vi richiamerà e vi ricorderà che stamattina vi faceva male il pancino. “Ah, no, ok, è passato subito, sono pure andata in palestra”. Baci-amore-scusa-scappo. Perfetto, scappa che c’ho da creare: la prossima operazione è montare la panna.

No, è troppo presto perché lo zabaione è ancora caldo, ma a pensarci adesso voi avete avuto un culo che manco vi rendete conto. Vi attanaglia un dubbio di quelli esistenziali, duri. Perciò c’è la necessità di interpellare un essere superiore: mamma.

Chiamatela al volo perché è in pausa prima di andare a studio.

- Ma’, si può montare la panna senza la frusta elettrica?

- Di solito sì, tu no. Se ti serve passa a casa e prendila.

Seee… mò faccio quel viaggio. Grazie comunque per le belle parole.

Spegnete il fuoco sotto il ragù.

Scendete dalla ferramenta di sotto perché quella qualche piccolo elettrodomestico lo vende. Scendete di corsa, perché sennò chiude. Appena uscite di casa domandatevi “cazzo, ma le chiavi le ho prese?”. Chiavi sì, soldi no, non avete preso la borsa. Tornate indietro e prendetela, o almeno solo il bancomat.

Mister ferramenta è un pignolo del cazzo: “Aaaah, lei dice lo sbattitore…”. Comunque ce l’ha. Gli sganciate sti venticinque euro e siete le padrone del mondo.

Tornate su, non vi resta che aspettare che lo zabaione si raffreddi. Nel frattempo potete fare qualcosa di utile tipo buttare la scatola e le istruzioni dello “sbattitore”, che sarebbe pure un nome promettente ma, a guardarlo, vi viene più che altro da chiedergli “ma tu chi cazzo vuoi prendere in giro?”.

Vi mettete comode sul divano e guardate una serie, non la vostra preferita perché tanto vi addormenterete un’oretta. Facciamo due.

Quando vi svegliate è ora di montare la panna. Pesatela in una concolina di vetro, poi trasferitela nella ciotola dove dovete montarla. Pensate “ma perché ho dovuto sporcare due cose anziché pesarla direttamente nella ciotola? sono cretina!”. Comunque: 60 grammi di panna.

Avviate con cautela la frusta elettrica, all’inizio non succede nulla, acqua pestata nel mortaio. Dite a voi stesse: “Stai a vedere che quella storia delle mestruazioni è vera”. Cambiate strategia: la mia macchinetta ha tre velocità, se passate a quella massima vedrete subito che qualcosa in effetti succede, non è una tragedia ma non vi farà piacere. Moderate la velocità.

Subito dopo, però, miracolo: la panna si monta, cioè, è bellissimo! E sei tu che la stai montando, sembra quella del bar! Uaaaao!

Adesso viene la parte più delicata: versate la panna nello zabaione poi, con estrema delicatezza, mescolate. In qualsiasi ricetta c’è scritto di farlo dal basso in alto, dunque eseguite. Credo che sia perché sennò si smonta la panna.

Al primo tentativo di mescolare vi accorgete che, sopra, lo zabaione sembra una crema. Sotto invece è un acquitrino anche brutto da guardare: l'avete tenuto troppo poco a bagnomaria e non si è indurito al punto giusto manco per un cazzo. E ora?

È possibile che, riprendendo a mescolare, la situazione si aggiusti, certo. Come del resto è possibile che vinciate il prossimo Oscar per la migliore colonna sonora originale. Possibile e tuttavia altamente improbabile.

Lasciatevi pure prendere dalla rabbia ma evitate di bestemmiare, per favore. Poi buttate tutto senza lasciare traccia (il water è l’ideale) per evitare prese per il culo nel caso in cui il vostro esemplare di umano maschio, una volta tornato a casa e mangiato, decida di aprire il secchio dell'immondizia per buttarci gli avanzi della cena. Altamente improbabile anche questo, ma non si sa mai.

Torna la domanda di prima: e ora? Ora si va avanti, cacchio! Vamos a ganar! (questo lo dico per la Gatta nel caso si scoraggi: in alto le parannanze!).

Ah, ecco, le parannanze. Dopo la doccia, tanto per evitare l'immagine da desperate housewife, mi ero messa quell'abitino di lana grigio che ho comprato a novembre, mi pare, quello lungo e un po' asimmetrico, non so se avete presente... Chissà cos’è successo, ma mi sono ritrovata due schizzi, uno di sugo e l'altro di uovo. Piccoli, eh? Niente macelli. Ma che palle... Perciò la parannanza indossatela prima, non dopo come ho fatto io. Perché dopo, in effetti, è inutile.

È utile invece, anzi fon-da-men-ta-le, resistere alla tentazione di andare in pasticceria a comprare quindici bignè-panna-e-zabaione da svuotare. Né per l’orgoglio né per il portafoglio, ma perché a chi je va de arivà fino a laggiù.

Quindi, lavate tutto e ricominciate da capo, magari con un po' meno marsala ché vi sembrava troppo liquoroso. Naturalmente, visto che è nuova nuova, usate da subito la frusta elettrica. E sempre naturalmente, a sto punto, mettete il cazzo di musica che vi pare, se vi va di sentire la musica. Io ero talmente incavolata che mi è passato di mente.

Ripetete tutte le operazioni che vi ho descritto prima, con un po' più di pazienza, soprattutto durante la cottura a bagnomaria. Vedrete che i miracoli esistono, anche quello-bis della panna montata. Lasciate raffreddare un po' più in fretta lo zabaione (magari fuori dalla finestra) perché altrimenti fate mezzanotte e ripetete anche la mescolatura dal basso in alto delle due creme. Quando siete soddisfatte, coprite e riponete la scodella in frigo. Dopo avere perso la colluttazione con il domopack potete metterci pure sopra un piattino, tanto non ci deve stare molto. Anzi, ricordatevi di tirarlo fuori un’ora prima, almeno, perché freddo non è piacevole.

Adesso potete fare quello che vi pare per un po'. Leggere, scrivere, ascoltare musica, ballare... mi sentirei di consigliare un po' di tutte queste cose ma la scelta, ripeto, è libera. Ricordatevi solo di dare una controllata all’assorbente – se siete in modalità mestruazioni - cambiarvi il vestito perché si è macchiato e togliere dal frigo la crema.

Un quarto d'ora prima dell'ora in cui il vostro esemplare di umano maschio di solito fa ritorno, tagliate due fette di pandoro, quelle rimaste, e disponetele su due piattini. Con un cucchiaio fateci scivolare la crema sopra e mettetene un mucchietto accanto. Cercate di fare un bell'impiattamento, insomma, come dicono quelli fighi. Un po' della crema però, diciamo un paio di cucchiaiate, tenetela da parte in una ciotolina, di riserva. Chiudete la porta della cucina.

Quando ritorna fate come al solito, siate naturali. Non fate caso alla sua occhiata stranita: sempre per la serie "evitiamo il modello desperate housewife", vi siete cambiate e anziché la solita tuta da casa avete indossato un golfino rosa e una gonna blu a balze, con i collant dello stesso colore. È perfettamente logico che lui vi dia un'occhiata tipo ma-stasera-usciamo-e-me-lo-sono-scordato? Fate finta di niente ancora una volta e, mentre lui passa per il bagno, ditegli "ti preparo qualcosa", se siete solite dirglielo. In caso contrario, non dite nulla.

Raggiungetelo sul divano e assorbite la sua seconda occhiata stranita quando gli porgete il bicchiere: "Che è?", "Marsala", "Marsala?", "Provalo". È possibile che la conversazione sia esattamente questa, anzi probabile. Magari metteteci un po' di ghiaccio, nel marsala. Giusto per dare quell’impressione di aperitivo. Io l'ho fatto. Ditegli "torno subito" e andate in cucina, prendete piattini, forchettine e cucchiaio. Non dimenticate la ciotolina con la crema di riserva.

Tornate da lui e esclamate "surprise!" con un sorriso. Nonostante il sorriso, anche in questo caso è perfettamente logico che lui vi guardi strano. Cercate di capirlo, a chi piace fare da cavia? Neanche alle cavie, quelle vere, suppongo.

Adesso è il momento della presentazione. Poiché non siete a Masterchef, lui non vi domanderà "nome del piatto?" e voi non gli risponderete astrusità tipo "tramonto nel pollaio". Sarà ancora una volta una cosa come: "Che roba è?", "Il pandoro rimasto con una crema di panna e zabaione", "Ah... fatta tu...?".

E qui è necessario aggiungere quel tocco di creatività di cui vi parlavo all'inizio. Separate le sue gambe e inginocchiatevi in mezzo. Pronunciate queste esatte parole: "Ho un'idea...". Non bisogna pronunciare i puntini di sospensione, li ho messi per rendere l'intonazione con cui dovete parlare. Poiché probabilmente è stronzetto (l'esemplare di umano maschio che tengo in casa lo è), risponderà ridacchiando "sì, la solita...". Voi limitatevi a rispondere, enigmaticamente, "forse..." e passategli gentilmente il palmo della mano sul pacco. In questo passaggio bisogna che ognuna si regoli un po' per sé: se il vostro esemplare umano maschio è un tipo normale bisognerà ripetere il gesto un po' di volte. Se è un satiro capace di arraparsi anche mentre compila la dichiarazione dei redditi, basteranno poche carezze. Potete anche, ma è facoltativo, commentare ironicamente "qui a qualcuno non dispiace...". Lo so, è scontato e anche un po' volgare, ma a me è scappato dirlo, certe volte fa troppo lo stronzetto, troppo.

Ora glielo dovete liberare, facendo bene attenzione a scoprire l'intera zona per evitare casini. Valutate la situazione e, se necessario, aggiungete bacini e leccatine fino a quando avrà raggiunto una erezione soddisfacente. È un po' come il sale nell’acqua della pasta, non si può prescrivere una misura precisa, bisogna assaggiare e ognuna avrà le sue preferenze.

Quando il vostro esemplare umano maschio sarà pronto, prendete con un cucchiaio la panna e zabaione di riserva e sistemategliela sopra, non tutta in punta perché altrimenti finisce subito, e preparatevi a uno dei più sontuosi bocchini della vostra vita. La crema, anche un po’ allungata dalla vostra saliva, tenderà a scivolare verso il basso, verso la base e quei deliziosi ricciolini. Ricordatevi di ritirarla su e di ripetere l’operazione finché non l'avrete gustata tutta. A sto punto succhiate, o pompate, a seconda delle vostre attitudini. Personalmente faccio entrambe le cose, senza dimenticare la lingua. Però voi non lasciatevi condizionare e fate come meglio credete. Accentuate anche il suono dei succhi e dei risucchi, non è una cosa artificiosa, è un modo per dirgli "sapessi quanto mi piace essere usata per questo". E se il vostro esemplare umano maschio è uno di quelli che a un certo punto vi afferrano la capoccia e danno il ritmo, beh, datemi retta, lasciatelo fare, mugolate pure di sorpresa o di piacere, se vi va, sbavate, entrate in apnea. Ve lo siete meritate, avete combattuto tutto il giorno per quello. Ogni tanto lanciategli un'occhiata, beatevi della sua espressione beata. Godetevi quel suo "che bocchinara!", che può essere declinato in vari modi ma tanto il concetto è sempre quello, annuite per dargli conferma delle sue parole. Credetemi, è me-ra-vi-glio-so! Ed è anche diverso dal solito. Non ho mai avuto ritrosie di nessun tipo per lo sperma, ma ammetto che al palato è quello che è, tranne rarissime eccezioni. La panna e lo zabaione, invece, vi lasceranno in bocca un gusto tale che renderà formidabile anche quello.

Una volta terminato, condividete con lui il marsala rimasto nel bicchiere, o versatevene un altro po’, tanto per non condizionare il giudizio sul vostro pandoro. E chiaramente chiedetegli cosa ne pensa. È possibile che abbiate fatto qualche piccolo errore durante l’esecuzione della ricetta e che non tutto sia perfetto, ma scommetto che lo troverete abbastanza ben disposto e pronto a passarci sopra.

- Peccato che la crema è finita, sennò dopo te ne facevo un altro.

- E cosa te lo impedisce, scusa?

- Intendi uno “regular”?

- Sì, o anche altro...

- Ti ricordo che ho il ciclo.

- Anche altro...

- ... Ahahahahah t'attacchi! Però, se vuoi, domani ti faccio un chilo di panna montata!

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