Limbo

Scritto da , il 2023-01-10, genere etero

Dove vanno a finire i pompini non finiti? Quelli interrotti da un “aspetta, non voglio venire così”, stroncati da un “fermati, arriva qualcuno”.

Dove vanno a finire gli orgasmi non consumati? Quelli vaporizzati in un inascoltato “non smettere!”, soffocati in culla da un “adesso leccami tu!” troppo precipitoso.

E quanti saranno? Mah, ognuna avrà i suoi, come fai a fare una cifra.

A me piace immaginare che ci sia un limbo, un grande prato sereno con vista sui Campi Elisi. Dove andare a trovarli, ogni tanto, riconoscerli, consolarli. “Dai, è stato bello lo stesso”.

“Ehi, sì che ti ricordo! Com’è che si chiamava quello? Madonna, e chi ce la faceva a respirare... Mi dispiace tanto, sai? Saresti stato fantastico”.

“Ahahah ma guarda chi c’è, ma certo che mi ricordo anche di te, sapessi quante volte ti ho pensato… quella stronza di Gaia… che poi, cosa le ci voleva? bastava che tenesse dentro le dita... Tu invece sei quello di quella volta che mamma ha aperto la porta di botto, vero?”.

Eh sì, è ovvio, ricordo bene anche voi due, e non è un bel ricordo. Tornatevene nella cartelletta "No lì no!" e restateci. E non provate nemmeno a intrufolarvi in quella "Oddio come mi stai inculando!". Minosse fa il guardiano e vi stangherebbe subito, sapete bene che il passaggio dal limbo al Paradiso non è consentito. Da qui potete solo guardare, e rimpiangere. Soprattutto voi due.

Gli altri… gli altri no, sono ok, voglio bene quasi a ognuno di loro. Anzi, senza il quasi. Non hanno colpe, sono senza macchia. Ci terrei davvero che sapessero che vorrei liberarli da qui anche se non mi è concesso, vorrei dirglielo, declamarlo. Stilnovismi di ritorno.

Pompino, i’ vorrei che tu orgasmo ed io
fossimo presi per incantamento
e messi in un vasel, ch’ad ogni vento
su un letto andasse al voler vostro e mio.

Non suona granché bene, vero? Già. E anche l’endecasillabo è un po’ forzato, ci sta dentro a calci. Chissà che avrebbe detto il prof. “Annalisa, puoi fare meglio”, ecco che avrebbe detto. E avrebbe pure avuto ragione, la distorsione in chiave porno dei capolavori non m’è mai piaciuta, la trovavo una cosa da terza media, o al massimo da primo liceo. C’era sempre qualcuno che pensava di scandalizzarci così. Riuscendoci, peraltro, sì, ma ci scandalizzava per quanto fosse scemo. Mi seccherebbe cominciare ad imitarlo, forse leggo troppe stronzate, anche se solo in preview. Tipo lei e il suo vestitino leggero che incontrano al supermercato due ragazzi africani, suppongo dotati di proboscide: uaaaaooo, chissà come andava avanti, chissà dove se la sono battuta. Sugli scaffali del tonno Riomare o direttamente in cassa? "Intanto che fate... ce l'hai la tesserina?".

Però la storia del Limbo no, quella mi piace, non la trovo infantile. Ve l’ho detto, sono affezionata a quel limbo e ai suoi abitanti, quelli vecchi e quelli nuovi.

Perché sì, ogni tanto qualcuno nuovo arriva. Succede, succederà a tutte.

Succede che una notte ti metti a letto e ti giri su un fianco, gli dai le spalle attendendo la sua mano, il suo contatto: addormentiamoci-coccolosi mode on. Il contatto arriva, la sua mano su un fianco, su una coscia. Tu cerchi i suoi piedi: scaldami. Ma la sua mano non si ferma, si infila sotto il pigiama e pensi che stia cercando la pelle. E invece risale e risale. Ti prende la tetta, si piazza lì. La sua grande e bella mano che avvolge la tua bella e piccola tettina.

Ma poi, gli piaceranno davvero? Lui l’ha sempre sostenuto: “A me piacciono piccole”, ma ho il sospetto che certe volte direbbe di tutto pur di scoparmi, mica sarebbe il primo: “Mangiamele, mangiamele, ti piacciono?”, “Lo sai che le adoro”. E immediatamente dopo “uh, ah! cazzo quant’è duro”. Non che mi faccia schifo, eh? Però, visto che ci stava, poteva adorarle un po’ di più. E anche certi sospetti pre-ciclo ti vengono, quando la differenza non è che sia enorme ma non gli sfugge e un po’ ti sfotte pure: “mmm… che grosse!”, “Ehi, piano a mordere, ahi, anzi sì, succhia-mordi-mordi-ahia-sì!”. No, d’accordo, mi lamento e sono un po’ carogna, ma in definitiva me l’ha sempre detto che gli piacciono. Sempre. Anche se, boh, quella che c’aveva prima… stronza sì, ma in costume faceva la sua porca figura, altroché.

Fastidio? No, fastidio no, figuriamoci. Sorpresa, direi. Ma non era stanco morto che mi-si-chiudono-gli-occhi? Eppure, quella mano… Appoggiata così, ferma, inusuale. A volte ce la mette, quando ci addormentiamo, sì, ma è diverso. Allungata così, come a impossessarsi di me, a dirmi “questa tetta non è tua, è mia”. A dirmi “adesso ti voglio scopare e ti scopo”. Dove troverà le energie? E io stessa, dove le troverò? Sono stanca morta pure io, non so nemmeno come ce l'ho fatta a mangiare, a lavarmi i denti. Non è stata una domenica, è stato un massacro. Che vi devo dire? Avranno ragione quelli che i-giovani-oggi-non-valgono-un-cazzo, aspetto solo il giorno in cui potrò dirlo io, …ccivostra.

La mano però è sempre lì e non si muove, come se ci stesse ripensando. Ma che, davero? Guarda che io ero pronta a soggiacere, eh? Ah beh, andiamo proprio bene. Già ci vedo entrambi, a quarant’anni, sul divano e con la copertina, davanti alla tv. Cioè, ci saranno ancora le tv? Io già un sacco di cose le vedo sull’iPad, con le cuffiette. Però sì, penso che ci saranno ancora. Per le sue partite, per qualche film che merita. Quelle tv super-super-smart, collegate pure al frigorifero così vedi se ci sono ancora gli spinaci surgelati, extra-surround, 100.000k, che ti tengono incollata: “Senti, ma se te lo succhiassi?”, “No, dai, tra novanta secondi comincia il prossimo episodio”, “Beh, metti in pausa, no?”, “Ma no, mi attizza troppo…”, “Uh, una volta ti attizzava il prendilo-tutto-bocchinara!...”, “Una volta preferivi sperma&vodka, non la tisana”.

Caaazzooo, aiuto! Finiremo così? A recriminarci addosso? Ommadonnamia…

Che ne so, vedremo, c’è una vita davanti. Ora godiamoci questa, prendiamoci questa e devastiamoci finché ce la facciamo. Anche stanotte. Anche se siamo stanchi morti, anche se la notte scorsa non è che abbiamo fatto finta. Perché… se mi cerca, se mi vuole, perché no? La forza si trova, il piacere si guadagna, l’amore si rinnova. Mi vuole scopare anche stanotte: ok, e allora? Gli manca solo un po' di incoraggiamento: ok, e allora? Perché no, eh? Perché no?

Perché no, punto. Senza discussioni. Nel senso che la discussione la faccio io con il telefono facendo tap sullo schermo: le quattro di notte. Quando ha allungato la mano era quasi l’una, vai a sapere chi è svenuto prima. Is there anyone awake?

Non ho sete, non devo andare a fare pipì. Però mi sono svegliata e la mano è sempre lì dove l’ha messa tre ore fa, su una tetta. Sesso no, possesso sì. Calore, protezione, promessa reciproca. Desiderio, anche. Sì, desiderio a largo raggio, voglio dire, se non è stato stanotte sarà quando ci pare. Prima di arrivare sopra quel divano e sotto quella copertina di tempo ce ne vuole, eh? Adesso non esageriamo con le paure, è un bel pezzo di strada.

Magari comincerà così, con una mano piazzata sul seno, che si ferma lì, lo imprigiona. Magari sarò io stessa a fermarla lì, a dirle “non ti muovere” imponendoci la mia, come sto facendo io adesso. Non ti muovere e anzi stringi, come te la stringo io adesso. Magari con l’altra mano scivolerà lungo il mio corpo e mi verrà a cercare ben dentro i pantaloni del pigiama trovandomi già mezza umida, come mi trovo io adesso. Si bagnerà e mi toccherà un pochino, come mi tocco io adesso.

Come mi vorrai? Nuda? Scoperta quel tanto che basta? Lo sai che mi piace l’idea di te che mi abbassi solo un po’ il pigiama, mi alzi solo un po’ la camicia. Lo sai? Lo stretto necessario per cercare quello che vuoi, per trovarlo, per irrompere. Quello che vuoi è lì, tutta me stessa è lì. Io sono un milione di altre cose ma in questo momento sono tutte lì, in quell’ingresso bagnato e scivoloso. Lo sai?

Lasciati impugnare alla cieca, con la mano portata all’indietro, lasciami sospirare “cazzo, Luca…”. Dentro quel “cazzo, Luca…” c’è il tuo cazzo più un milione di altre cose. E ora sono tutte lì. Lo sai?

Lasciami piagnucolare “amore così mi sfondi”, rispondimi “ma a te piace…”. Ascolta la mia lagna ritmata dai tuoi attacchi, quella che sto soffocando sul cuscino. Ascoltami strillare “dammelo tutto! fottimi più forte!” come sto strillando adesso, silenziosa, per non svegliarti. Riempimi e svuotami, imbottiscimi. Guardami sudare, cercare di svitare la testa dal collo. Sentimi scattare con il respiro e con le gambe, dimenarmi, battere i pugni sul materasso. Spingi, stringi, graffia e strazia, dammi quei piccoli dolori, mi appartengono. Dammi le tue collisioni, le tue convulsioni dentro di me, i tuoi schizzi, i tuoi rantoli. Mi appartengono.

Vivo per darti la mia voce, adesso. Rantolo, sospiro, singhiozzo o strillo scannato che sia. È tua, ti appartiene.

Perché voglio liberare questo orgasmo, devo liberare questo orgasmo, salvarlo dal limbo, il suo posto è il Paradiso. Se lo merita, lo vedo in lontananza ma è così a portata di mano che sembra già qui, mi sembra di conoscerlo da un’eternità. È così bello, è Jean Baptiste che si avvicina portato dal vento per battezzarmi e farmi tremare ancora una volta. Vorrei farlo entrare, spalancargli le porte e dirgli rapiscimi, decolliamo, portami in giro tra le stelle.

Ma non ce la faccio a decollare, anche se la pista è lunghissima e il carrello funziona perfettamente. Saranno i flap, i reattori, non lo so. Mi spiace, mi dispiace proprio. Non ce la faccio nemmeno a cercare di andare avanti fino a farmi male. Tre dita non le metto mai ma - vedi? - nemmeno con tre dita, anzi è pure peggio. Lo sapevo, mi conosco. Tutto il tempo è già scaduto e non sei qui. Oppure sei passato e non ci siamo incontrati. "Qui centro di controllo, che cazzo succede?", "La connessione è saltata, Capo, ci vorrà un po' di tempo". Mi spiace da morire. Finirai anche tu nel limbo degli orgasmi mancati, dei pompini abortiti. Ma avrai sempre un posto speciale, te lo prometto. Tu sarai Quello-delle-quattro-di-notte-con-la-tetta-paccata. Vabbè, se mi viene in mente qualcosa di più corto te lo faccio sapere.

‘notte, eh? Scusa se chiudo gli occhi, cioè, si chiudono da soli. Tuttavia sì, vedi? Continuo a tenermi stretta la sua la mano sul mio seno. Se fosse sveglio sentirebbe il mio respiro che si sgonfia e il cuore che rinsavisce piano piano, Morfeo che arriva e si infila sotto il piumone, "fate un po' di posto, grazie, 'notte ragazzi, la pace sia con voi".

- Hai fatto un incubo stanotte?
- Non credo, perché?
- Boh, m’è sembrato che t’agitavi.


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