Sfonda Milano!
di
Yuko
genere
etero
Guarda Milano, tocca Milano, lecca Milano, penetra Milano, sfonda Milano!
Tu, imprenditore, tu, ambizioso, tu che cerchi uno spazio per emergere, un palcoscenico, una vetrina.
Tu, donna lungimirante che guardi al futuro a testa alta e che vuoi fare strada, giocarti ad armi pari le tue possibilità.
Voi che cercate la vostra opportunità in una città europea.
La città della moda, la città industriale, il polmone economico, la capitale finanziaria
VI ASPETTA
Non perdere tempo in pugnette, verva i öcc! Stà mia lì cömm ün pirla!
GUARDA MILANO
è qui la tua opportunità di fare strada. Fa balà l'öcc! Guarda alla metropoli mittel europea e proponiti un nuovo obiettivo. Osa e sarai premiato!
TOCCA MILANO
è qui, ti aspetta, non vede l'ora che tu ci metta le dita. Tangibile, a portata di mano, a tua disposizione!
LECCA MILANO
senti il suo sapore, prendi confidenza cun t'el risott giald e l'oss büs, cun la cutuleta a la milanes, la cassöla, el panetun! Fa minga el ciula! Fa mia el giargiana!
PENETRA MILANO
entraci dentro, così, senza timore. Penetra in profondità, nella sua tradizione, nei suoi riti. Entraci dentro con tutto te stesso, la tua voglia di vivere, la tua verve, la tua carica di simpatia, il tuo fascino. Spingiti nelle profondità più scure e insondabili!
SFONDA MILANO
Fai carriera, apri ogni porta, approfitta di ogni opportunità per sfondare nel mondo del lavoro, dell'accademia, della ricerca, nel mondo economico!
Per maggiori informazioni visita il sito: www.sfondamilano.org
Guardiamo il cartello pubblicitario incapaci di credere ai nostri occhi, allibiti.
“Esplicito, non trovi?”
“Sì, un pelo provocante.”
“Impossibile equivocare.”
Rileggiamo attentamente le scritte di uno dei tanti manifesti che costellano il centro, fino alla cerchia dei navigli, nel più profondo smarrimento.
La deriva etica.
“Certo che in epoca di campagna elettorale nessuno bada veramente più alle fregnacce che compaiono scritte da ogni parte!”
“Be', una certa voglia però me l'ha fatta venire!”
Il mio fidanzato ora mi guarda con uno sguardo che ben conosco. Quello sguardo tra il maiale libidinoso e il mandrillo dalla lingua prensile e l'uccello telescopico.
Chiaramente il manifesto voleva promuovere ben altro e in tutti e due si fa strada il perverso desiderio di visitare quel sito.
“Ce ne abbiamo ancora di gel a casa?”
Insiste lui, mentre immagino torrenti, cascate di sangue precipitare nei suoi corpi cavernosi, facendoli gonfiare come un manicotto antincendio sotto la pressione dell'acqua a cento atmosfere.
“Che intenzioni avresti, giovane imprenditore in carriera?” faccio finta di non capire mentre avverto già un certo bruciore al culo.
“Vieni che te lo mostro!”
“Più esplicito di così!”
“Ma io intendevo il mio programma!”
“Sì, sì, se adesso lo vuoi chiamare così. Va bene, dai, andiamo a casa a vedere 'il programma' e speriamo che non sia un cortometraggio!”
“Ma come ti permetti?”
“Dai, dai permalosetto. Andiamo a vedere questo tuo programma con cui ti proponi di sfondare.”
E intanto lo prendo per mano. La voglia è venuta anche a me, magari con un po' di preparazione, per non vedere le stelle insieme alle lacrime di san Lorenzo, visto che siamo in periodo.
Ora sono sul letto, in ginocchio, nuda.
Il sedere per aria e la testa appoggiata sul cuscino.
Le ante chiuse e l'aria condizionata con il suo rumore discreto, come un gatto che fa le fusa.
L'olio per i massaggi mi scivola sulla schiena convergendo sul bordo delle tette e riunendosi in stille sui capezzoli, come stalattiti in lento accrescimento.
Altre gocce percolano tre le natiche, sfiorano il buco del culetto e si perdono nei meandri che danno accesso alla mia figa.
Il mio culetto.
Garofano scuro che palpita al passaggio discreto di ogni goccia profumata.
Scuro pertugio, imbuto di desideri perversi, si contrae di piacere quando la lingua calda lo accarezza.
La punta di un dito ne circonda la morbida mucosa che scompare all'interno, come un irresistibile richiamo.
Timide carezze e un lento e ripetuto accenno a infilarvisi dentro.
Prima solo un accenno, con il polpastrello, poi, gradualmente, con la punta.
Stringo la muscolatura intorno all'intruso e la rilascio per farlo passare, come dopo una rigorosa sequenza di riconoscimento.
'Sì, tu puoi passare!'
Entra tutto, ora, il ditino, nello stretto vestibolo circondato dal forte anello che cede, ossequioso, al suo incedere.
Ed ecco che comincio a gemere, a desiderare si essere posseduta, penetrata, violata nel mio ingresso più esclusivo.
Mi tocco il clitoride per aumentare il piacere e la secrezione che mi proteggerà dal violento impatto.
Finchè si tratta di un dito, capirete bene, ma il resto è ben altra cosa.
I miei umori passano dalla passera all'ingresso fornitori e la lingua li dispone lungo la superficie di transito.
E poi...
Trattengo il fiato mentre da dietro lo stallone inizia a montarmi.
Cede, il buchino, si allarga e mi sento penetrare.
Dolore, ancora un poco.
Esce.
Nuovo gel, sull'uccello e nel culetto. Il dito si fa strada con fragranze di cannella e riporta beneficio.
Due dita sul clitoride, apro la bocca e lo sento entrare ancora, mi allarga, mi sventra, mi sfonda.
Si ferma e mi dà tempo per respirare.
Si muove un poco e il gel si distribuisce.
Si ferma mentre il mio corpo si adatta all'intruso, ne prende coscienza, si distende.
Poi un lento movimento ripetitivo mentre quel po' di dolore comincia a mescolarsi con l'ottenebrante piacere.
Ora sono io che inarco la schiena per farlo scorrere meglio. La bocca aperta in un miscuglio di dolore e piacere perverso.
Ora è entrato tutto e sento i fianchi e i coglioni che mi accarezzano le chiappe quando il nerchione stazione completamente all'interno di me.
Agito un poco il sedere mentre le dita hanno ripreso a massaggiarmi il clitoride.
Una mano mi tocca il seno, sento il peso dell'uomo alle mie spalle, che si appoggia al mio corpo avvolto da un roco singhiozzo di piacere.
E riprende a uscire e rientrare, ogni volta scivolando un po' meglio, fuori e dentro di me, continuamente regalandomi nuove molecole di piacere, finchè il fastidio scompare, affogato nelle endorfine del piacere, e comincio a muovermi, il culo contro l'uccello che mi penetra, gemendo e desiderando di essere sfondata e squartata.
Jos mi tira per i capelli, mi gira la testa, vuole vedermi godere, a occhi chiusi, mentre me lo sbatte nel culo. Mi infila le dita in bocca e poi sul clitoride, fin dentro alla figa, e intanto mi monta a pecora, mi sbatte, mi incula.
“Sfondami, olandese maiale, sfondami il culo, fammi godere!”
Le mie urla ritmate ai colpi che mi scuotono, il rumore dei lombi contro le mie chiappe fradice di gel, sudore, bava di figa e di culo.
E poi un roco abbandono, un urlo selvaggio.
Mi abbatto sul letto stringendo ancora nel culo il siluro di carne che mi ha impalato e con gli ultimi colpi, violenti e profondi, vengo riempita da una calda eruzione di liquidi vitali.
Sulla mia schiena sudata si adagia il corpo forte e villoso, caldo e madido, e rimaniamo così, sulle lenzuola fresche, a farci mitragliare dall'aria condizionata, mordendo le lenzuola negli ultimi singulti dell'orgasmo anale.
www.sfondamilano.org
PS: non aspettatevi un analogo racconto su TORINO IN BOCCA. Non sono amante del pissing.
Tu, imprenditore, tu, ambizioso, tu che cerchi uno spazio per emergere, un palcoscenico, una vetrina.
Tu, donna lungimirante che guardi al futuro a testa alta e che vuoi fare strada, giocarti ad armi pari le tue possibilità.
Voi che cercate la vostra opportunità in una città europea.
La città della moda, la città industriale, il polmone economico, la capitale finanziaria
VI ASPETTA
Non perdere tempo in pugnette, verva i öcc! Stà mia lì cömm ün pirla!
GUARDA MILANO
è qui la tua opportunità di fare strada. Fa balà l'öcc! Guarda alla metropoli mittel europea e proponiti un nuovo obiettivo. Osa e sarai premiato!
TOCCA MILANO
è qui, ti aspetta, non vede l'ora che tu ci metta le dita. Tangibile, a portata di mano, a tua disposizione!
LECCA MILANO
senti il suo sapore, prendi confidenza cun t'el risott giald e l'oss büs, cun la cutuleta a la milanes, la cassöla, el panetun! Fa minga el ciula! Fa mia el giargiana!
PENETRA MILANO
entraci dentro, così, senza timore. Penetra in profondità, nella sua tradizione, nei suoi riti. Entraci dentro con tutto te stesso, la tua voglia di vivere, la tua verve, la tua carica di simpatia, il tuo fascino. Spingiti nelle profondità più scure e insondabili!
SFONDA MILANO
Fai carriera, apri ogni porta, approfitta di ogni opportunità per sfondare nel mondo del lavoro, dell'accademia, della ricerca, nel mondo economico!
Per maggiori informazioni visita il sito: www.sfondamilano.org
Guardiamo il cartello pubblicitario incapaci di credere ai nostri occhi, allibiti.
“Esplicito, non trovi?”
“Sì, un pelo provocante.”
“Impossibile equivocare.”
Rileggiamo attentamente le scritte di uno dei tanti manifesti che costellano il centro, fino alla cerchia dei navigli, nel più profondo smarrimento.
La deriva etica.
“Certo che in epoca di campagna elettorale nessuno bada veramente più alle fregnacce che compaiono scritte da ogni parte!”
“Be', una certa voglia però me l'ha fatta venire!”
Il mio fidanzato ora mi guarda con uno sguardo che ben conosco. Quello sguardo tra il maiale libidinoso e il mandrillo dalla lingua prensile e l'uccello telescopico.
Chiaramente il manifesto voleva promuovere ben altro e in tutti e due si fa strada il perverso desiderio di visitare quel sito.
“Ce ne abbiamo ancora di gel a casa?”
Insiste lui, mentre immagino torrenti, cascate di sangue precipitare nei suoi corpi cavernosi, facendoli gonfiare come un manicotto antincendio sotto la pressione dell'acqua a cento atmosfere.
“Che intenzioni avresti, giovane imprenditore in carriera?” faccio finta di non capire mentre avverto già un certo bruciore al culo.
“Vieni che te lo mostro!”
“Più esplicito di così!”
“Ma io intendevo il mio programma!”
“Sì, sì, se adesso lo vuoi chiamare così. Va bene, dai, andiamo a casa a vedere 'il programma' e speriamo che non sia un cortometraggio!”
“Ma come ti permetti?”
“Dai, dai permalosetto. Andiamo a vedere questo tuo programma con cui ti proponi di sfondare.”
E intanto lo prendo per mano. La voglia è venuta anche a me, magari con un po' di preparazione, per non vedere le stelle insieme alle lacrime di san Lorenzo, visto che siamo in periodo.
Ora sono sul letto, in ginocchio, nuda.
Il sedere per aria e la testa appoggiata sul cuscino.
Le ante chiuse e l'aria condizionata con il suo rumore discreto, come un gatto che fa le fusa.
L'olio per i massaggi mi scivola sulla schiena convergendo sul bordo delle tette e riunendosi in stille sui capezzoli, come stalattiti in lento accrescimento.
Altre gocce percolano tre le natiche, sfiorano il buco del culetto e si perdono nei meandri che danno accesso alla mia figa.
Il mio culetto.
Garofano scuro che palpita al passaggio discreto di ogni goccia profumata.
Scuro pertugio, imbuto di desideri perversi, si contrae di piacere quando la lingua calda lo accarezza.
La punta di un dito ne circonda la morbida mucosa che scompare all'interno, come un irresistibile richiamo.
Timide carezze e un lento e ripetuto accenno a infilarvisi dentro.
Prima solo un accenno, con il polpastrello, poi, gradualmente, con la punta.
Stringo la muscolatura intorno all'intruso e la rilascio per farlo passare, come dopo una rigorosa sequenza di riconoscimento.
'Sì, tu puoi passare!'
Entra tutto, ora, il ditino, nello stretto vestibolo circondato dal forte anello che cede, ossequioso, al suo incedere.
Ed ecco che comincio a gemere, a desiderare si essere posseduta, penetrata, violata nel mio ingresso più esclusivo.
Mi tocco il clitoride per aumentare il piacere e la secrezione che mi proteggerà dal violento impatto.
Finchè si tratta di un dito, capirete bene, ma il resto è ben altra cosa.
I miei umori passano dalla passera all'ingresso fornitori e la lingua li dispone lungo la superficie di transito.
E poi...
Trattengo il fiato mentre da dietro lo stallone inizia a montarmi.
Cede, il buchino, si allarga e mi sento penetrare.
Dolore, ancora un poco.
Esce.
Nuovo gel, sull'uccello e nel culetto. Il dito si fa strada con fragranze di cannella e riporta beneficio.
Due dita sul clitoride, apro la bocca e lo sento entrare ancora, mi allarga, mi sventra, mi sfonda.
Si ferma e mi dà tempo per respirare.
Si muove un poco e il gel si distribuisce.
Si ferma mentre il mio corpo si adatta all'intruso, ne prende coscienza, si distende.
Poi un lento movimento ripetitivo mentre quel po' di dolore comincia a mescolarsi con l'ottenebrante piacere.
Ora sono io che inarco la schiena per farlo scorrere meglio. La bocca aperta in un miscuglio di dolore e piacere perverso.
Ora è entrato tutto e sento i fianchi e i coglioni che mi accarezzano le chiappe quando il nerchione stazione completamente all'interno di me.
Agito un poco il sedere mentre le dita hanno ripreso a massaggiarmi il clitoride.
Una mano mi tocca il seno, sento il peso dell'uomo alle mie spalle, che si appoggia al mio corpo avvolto da un roco singhiozzo di piacere.
E riprende a uscire e rientrare, ogni volta scivolando un po' meglio, fuori e dentro di me, continuamente regalandomi nuove molecole di piacere, finchè il fastidio scompare, affogato nelle endorfine del piacere, e comincio a muovermi, il culo contro l'uccello che mi penetra, gemendo e desiderando di essere sfondata e squartata.
Jos mi tira per i capelli, mi gira la testa, vuole vedermi godere, a occhi chiusi, mentre me lo sbatte nel culo. Mi infila le dita in bocca e poi sul clitoride, fin dentro alla figa, e intanto mi monta a pecora, mi sbatte, mi incula.
“Sfondami, olandese maiale, sfondami il culo, fammi godere!”
Le mie urla ritmate ai colpi che mi scuotono, il rumore dei lombi contro le mie chiappe fradice di gel, sudore, bava di figa e di culo.
E poi un roco abbandono, un urlo selvaggio.
Mi abbatto sul letto stringendo ancora nel culo il siluro di carne che mi ha impalato e con gli ultimi colpi, violenti e profondi, vengo riempita da una calda eruzione di liquidi vitali.
Sulla mia schiena sudata si adagia il corpo forte e villoso, caldo e madido, e rimaniamo così, sulle lenzuola fresche, a farci mitragliare dall'aria condizionata, mordendo le lenzuola negli ultimi singulti dell'orgasmo anale.
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