Vacanza sullo yacht (parte 14)

di
genere
sadomaso

Enrico, come Lia, era già eccitato sia per la situazione nuova sia per la reazione di accettazione completa da parte dei ragazzi.
Entrambi sapevano che per quei due schiavi questa sarebbe stata una prova dura e decisiva. Se avessero sbagliato a valutarli e non fossero stati pronti a sopportare questa accelerazione della loro sottomissione, con buone probabilità li avrebbero perso.
Ma se, come credevano, pronti lo fossero stati, la loro schiavitù avrebbe avuto una importante accelerata, decisiva e piena di promesse.
La prova doveva essere dura e dovevano schiacciarli ancora più giù, per vedere se avessero retto.
Si mise in piedi su Andrea usandolo come scalino per accedere all’imbarcazione, posando una scarpa sul petto ed una sulla guancia, deformandogli così il viso nel tenere su di sé il peso.
Marta fu veloce nel togliere le scarpe e, nel dubbio, leccò i piedi per far sì che scendesse in fretta dalla faccia del suo amato.
Enrico, quale scalino basso, usò il petto ed il viso della schiava che emise un lamento ad alta voce per il dolore provato.
Lia le diede una frustata sul petto.
“Taci, stupida bestia”.
Le infilò il piede in bocca che subito la schiava prese a leccare.
L’impatto di quanto accaduto fu forte per tutti, anche per gli ospiti che, comunque, provarono eccitazione, mentre gli schiavi provarono ancor più sottomissione.
Si spostarono fuori dal porto, dove c'era più aria.
Il tettuccio li proteggeva dal sole quando, seduti sulle poltroncine in coperta, Andrea portò su un vassoio l’aperitivo, costituito da spumante, noccioline ed uva.
Non c’era tavolino, quindi, per offrire, si inginocchiò, abbassò la testa ed alzò le braccia in modo da lasciare esposto il vassoio.
Non era una posizione comoda ma i Padroni non se ne curarono di certo e presero i bicchieri che, dopo avere sorseggiato, venivano posati sul vassoio retto dal ragazzo ai loro piedi.
Marta era inginocchiata, seduta sui talloni e teneva le mani poggiate a terra, in attesa di essere utile mentre i Signori prendevano l’aperitivo.
Abbey era incuriosita.
“Lo schiavo è sempre eccitato come adesso?”
I Padroni sorrisero.
“Per prima cosa considera che da oltre un mese non ha un orgasmo. Tu puoi immaginare, vivendo con una moglie così bella, che fatica possa avere fatto. Inoltre la sottomissione li eccita, è la loro natura. Aggiungici che adora essere calpestato e poco fa, per lui, è stato eccitantissimo”.
Michael era perplesso, essendo fuori dalla sua comprensione.
“Ma io gli ho fatto molto male quando gli stavo sopra, ed anche Enrico, avendo il piede sulla sua faccia”.
“Il dolore è parte della sottomissione. Per loro è piacere”.
Lia, mentre beveva, aveva appoggiato il piede sulla coscia del ragazzo, imitata da Abbey, che cominciava a trovare divertente la cosa.
Non stava diventando dominante né stava scoprendo un lato sconosciuto della sua sessualità, semplicemente era una cosa nuova, stimolante. Non avrebbe probabilmente saputo gestire il dominio degli schiavi, ma le piaceva approfittarne.
Michael chiese se poteva ordinare alla schiava di portargli un piattino in quanto dell’uva a lui piaceva solo la polpa.
“Se hai bisogno di qualsiasi cosa ti è sufficiente ordinare ad uno dei due schiavi, quello che preferisci. Sono qui apposta per servire noi ed i nostri ospiti. In ogni caso non farti problemi per la buccia. Succhia la polpa e gettala a terra”.
Li guardò abbastanza stupito ma, vedendo il sorriso sicuro di Lia, lo fece.
Carponi Marta subito si avvicinò e prese, con la bocca, da terra il rifiuto. Una volta ingoiato, leccò il pavimento per lasciarlo pulito.
Rimasero stupiti sia per il gesto sia perché sembrava che la schiava l’avesse fatto volentieri, quasi grata.
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scritto il
2021-11-14
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