La moglie schiava - Ai piedi anche della suocera (parte 7)
di
Kugher
genere
sadomaso
Anna era a 4 zampe da tempo. Il marito, la sua nuova compagna e sua suocera, seduti in poltrona intorno a lei, usandola come sgabello, tenevano le gambe appoggiate sulla sua schiena senza curarsi della evidente fatica. La schiava non si mosse mai. Rimase docile, sottomessa.
Diego sorrise ad Edith, la sua amata con la quale avrebbe condiviso la schiavitù della moglie.
“Mi mancherà mia nuora. Mi ero abituata bene”.
“Dai mamma, verremo a trovarti oppure verrai tu da noi”.
“Oppure mi cerco anche io qui una nuova schiava”.
“In quel caso saremo noi a venire e trovarti”.
Tutti risero.
Diego tolse il piede dall’appoggio per sfiorare col dorso il capezzolo della schiava, che trovò turgido. Soddisfatto, lo ripose, accavallando nuovamente la caviglia sull’altra.
Edith tolse le gambe e cercò di alzarsi.
“Scusa Grace, io dovrei andare in bagno”.
Intervenne Diego.
“Ho bisogno anche io, vieni, andiamo. Togli per cortesia i piedi dallo sgabello”.
Nuovamente notò come il suo amato chiamasse la moglie con i nomi degli oggetti, in tono neutro, quale dato di fatto.
Edith cominciava a capire cosa sarebbe successo.
Diego spinse la moglie col piede sul fianco.
“Dai carta igienica, seguici”.
Ancora il nome di un oggetto, pronunciato con assoluta naturalezza.
Si diressero in bagno.
Anna si mise accanto al water con la bocca aperta.
Edith espletò le sue funzioni e, su indicazioni di Diego, si sedette sul bordo del water in modo che la schiava potesse pulirla.
La donna era eccitatissima. Si sentiva il sangue girare velocemente spinto dall’accelerato battito del cuore.
Si gustò ogni passaggio della lingua che la puliva e lasciò uscire ancora qualche goccia di urina direttamente nella bocca dell'oggetto.
“Amore, quando hai finito col bagno la faccio anche io”.
Da tanto non usava la moglie come urinatoio.
Stando in piedi le riempì la bocca e terminò poi nel water.
Anna nel frattempo aveva ingoiato quanto depositato in lei.
Al termine il marito le mise il pene in bocca per farsi pulire.
In quel frangente Anna sapeva che non doveva dare leccate eccitanti ma solo di pulizia.
Ne approfittò anche Grace.
Anche lei, mentre veniva pulita, riversò alcune gocce nella bocca della carta igienica umana.
Al termine la fecero mettere nuovamente come sgabello disinteressandosi della fatica di quella giovane ragazza ai loro piedi.
Diego la guardò.
Riflettè che era sottomessa da tre anni e da un anno era schiava totale. Dopo un periodo di part-time aveva smesso di lavorare per dedicarsi completamente alla sua schiavitù.
Già adesso sarebbe stato difficile per lei tornare ad una vita “normale”.
Se avesse fatto quella vita ancora per qualche anno sarebbe stato praticamente impossibile riacquistare autonomia, quella stessa che le era stata tolta definitivamente già prima dei mesi al servizio della suocera.
Di fatto quella ragazza si stava immettendo, anzi, si era già immessa, in una vita di schiavitù, a loro disposizione per qualsiasi cosa.
Gli dava piacere il pensiero di sua moglie dipendente da lui e dalla sua compagna, totalmente di loro proprietà.
Diego sorrise ad Edith, la sua amata con la quale avrebbe condiviso la schiavitù della moglie.
“Mi mancherà mia nuora. Mi ero abituata bene”.
“Dai mamma, verremo a trovarti oppure verrai tu da noi”.
“Oppure mi cerco anche io qui una nuova schiava”.
“In quel caso saremo noi a venire e trovarti”.
Tutti risero.
Diego tolse il piede dall’appoggio per sfiorare col dorso il capezzolo della schiava, che trovò turgido. Soddisfatto, lo ripose, accavallando nuovamente la caviglia sull’altra.
Edith tolse le gambe e cercò di alzarsi.
“Scusa Grace, io dovrei andare in bagno”.
Intervenne Diego.
“Ho bisogno anche io, vieni, andiamo. Togli per cortesia i piedi dallo sgabello”.
Nuovamente notò come il suo amato chiamasse la moglie con i nomi degli oggetti, in tono neutro, quale dato di fatto.
Edith cominciava a capire cosa sarebbe successo.
Diego spinse la moglie col piede sul fianco.
“Dai carta igienica, seguici”.
Ancora il nome di un oggetto, pronunciato con assoluta naturalezza.
Si diressero in bagno.
Anna si mise accanto al water con la bocca aperta.
Edith espletò le sue funzioni e, su indicazioni di Diego, si sedette sul bordo del water in modo che la schiava potesse pulirla.
La donna era eccitatissima. Si sentiva il sangue girare velocemente spinto dall’accelerato battito del cuore.
Si gustò ogni passaggio della lingua che la puliva e lasciò uscire ancora qualche goccia di urina direttamente nella bocca dell'oggetto.
“Amore, quando hai finito col bagno la faccio anche io”.
Da tanto non usava la moglie come urinatoio.
Stando in piedi le riempì la bocca e terminò poi nel water.
Anna nel frattempo aveva ingoiato quanto depositato in lei.
Al termine il marito le mise il pene in bocca per farsi pulire.
In quel frangente Anna sapeva che non doveva dare leccate eccitanti ma solo di pulizia.
Ne approfittò anche Grace.
Anche lei, mentre veniva pulita, riversò alcune gocce nella bocca della carta igienica umana.
Al termine la fecero mettere nuovamente come sgabello disinteressandosi della fatica di quella giovane ragazza ai loro piedi.
Diego la guardò.
Riflettè che era sottomessa da tre anni e da un anno era schiava totale. Dopo un periodo di part-time aveva smesso di lavorare per dedicarsi completamente alla sua schiavitù.
Già adesso sarebbe stato difficile per lei tornare ad una vita “normale”.
Se avesse fatto quella vita ancora per qualche anno sarebbe stato praticamente impossibile riacquistare autonomia, quella stessa che le era stata tolta definitivamente già prima dei mesi al servizio della suocera.
Di fatto quella ragazza si stava immettendo, anzi, si era già immessa, in una vita di schiavitù, a loro disposizione per qualsiasi cosa.
Gli dava piacere il pensiero di sua moglie dipendente da lui e dalla sua compagna, totalmente di loro proprietà.
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