Le mutandine di Yuko

Scritto da , il 2021-02-21, genere feticismo

Yuko esce nuda dalla doccia; con passo sicuro si dirige in camera, apre un cassetto per prenderne un paio di mutandine, indugia, sposta, sceglie.
"Hey, levati!"
"Ouh! Non fregare il posto!"
"Macchè posto, tocca a noi, voi vi ha già prese 5 giorni fa!"
"Embè?"
"Eh, allora tocca a noi!"
Nei pochi secondi in cui l'occhio sceglie e la mano prende, avviene un dialogo concitato, del tutto intelligibile da Yuko e da qualunque essere umano.
Noi umani abbiamo una nozione del tempo molto differente da quanto capita per altri oggetti che, apparentemente inanimati, semplici cose, invece portano avanti la loro esistenza con ritmi molto più lenti e ponderati. Un'esistenza completa, con interazioni e scambi di opinione. Ma chiaramente tutto ciò viene considerato impossibile, irreale, dagli esseri umani, che non potrebbero nemmeno concepire. E quindi questa vita sommessa passa del tutto inosservata.
Noi senza bene sapere il perchè, parliamo di un paio di mutandine, anche se le mutandine sono un'entità singola.
Invece no, le mutandine, gli slip, sono composti da una duplice entità. Le due componenti dialogano ed interagiscono tra di loro, anche se non possono separarsi. Conviene quindi che vadano d'accordo, anche se è garantita da una legge universale la libertà di opinione e di espressione.
Yuko sposta un paio di mutandine con un cuoricino, cucito proprio lì, e seleziona un paio sotto, semplice cotone bianco, senza pizzi, più sobrie.
Le contempla soddisfatta, ne percepisce il gradevole odore di bucato fresco, cui si somma il profumo di lavanda assorbito da un sacchettino di seta posto nel cassetto.
Alza un piede e fa per infilarsele.
Ma a sua insaputa, un mesto cinguettio, uno squittio impercepibile, palesa agli altri indumenti uno scambio di opinioni in corso tra le due componenti dell'indumento intimo.
"Hai fatto bene a mettere a posto quelle sfrontate, a volte una lezione è salutare per certi slip impertinenti."
"Ci mancherebbe anche! Quelle spudorate. Solo perchè hanno il cuoricino cucito sopra, si sentono chissacchi!"
"Poi: che gusti, proprio sulla passera, un cuoricino, ma ti pare?"
"Sul posto in cui cucire il cuoricino non ci vedo nulla di male, ma se quelle due stordite stanno sempre davanti finisce che vengono scelte sempre loro, ed io ero un po' stufa. Ho bisogno di un po' di contatto carnale, eccheddiamine, è da un sacco che non ci appoggiamo ad una bella vulva!"
"Beh, pensa allora a quei poveri reggiseno, non vengono quasi mai degnati di attenzione!"
"Già, un vero peccato, certo che un pensierino ce lo farei"
"Vuoi rimanere nel cassetto per mesi???"
"Ma no, ma cosa dici. Mi piacerebbe ogni tanto essere usata come reggiseno, lambire e accarezzare quelle belle tette! Sentire la pienezza tondeggiante riempirmi, farmi lievitare! Assecondare quelle belle forme, la perfezione della sfera, il peso, la sensazione di gravità che tende i tessuti, li distende, li appaga!"
"Come lo descrivi bene, mi fai venire una voglia!"
"E quei bei capezzoli grossi, che quando si eccitano spingono come se volessero uscire, quelle areole che si contraggono e si gonfiano quando qualcuno ci mette le mani sopra!"
"Non mi dirai che ora rinunceresti al nostro ruolo!"
"Ma no, figurati. Era solo per provare, cambiare un po'. Io non rinuncerei mai al contatto con quelle morbide pieghe, quelle mucose cedevoli, perennemente bagnate, che basta un niente per farle gocciolare!"
"Eh già, e poi noi, zuppe come una spugna, che finiamo nella lavatrice!”
"Dai, non esagerare, mica subito!"
"No, ma almeno fino a sera mi piacerebbe durare!”
"Come sei ingrata, dovresti invece essere contenta, quegli aromi, quel sentore di donna eccitata! Per me è impagabile, non lo scambierei con nessun'altra cosa!”
"Eh, la miseria!"
"Perchè? Tu no?"
"Beh... lo sai cosa ne penso"
"Ancora con quella storia? Ma non l'avevi piantata lì?"
"Che storia? Beh, se alludi al fatto... eh, cara mia, che ci posso fare? Lo sai che mi manca la pienezza!"
"Ma dai! Ancora? Ma cosa puoi desiderare di più? Una bella vulva polposa, umida, gonfia! Quel monte di Venere sporgente, quei peli neri, lunghi, che riescono anche a trapassarci! Più pienezza di così, cosa vuoi?"
"Lo sai; non è che mi senta poi così piena, così stirata, tesa! Insomma, sai cosa voglio dire!"
"Ci risiamo. Sempre con quella storia di Jos? Ma come potrebbe un uomo mettersi un paio di slip da donna?"
"Ma vuoi mettere? Vuoi davvero fare confronti? Un bel nerchione di traverso! Un tronco che, appena sente Yuko in vicinanza, diventa un serpente in movimento, un mostro che pulsa, che respira, che si gonfia! Due bei coglioni duri, pelosi, odore di maschio!"
"Non mi piace quando parli così volgare"
"Eddai... ma che palle! Ma non ti viene mai voglia di essere stirata, allungata, deformata, squartata! E poi quelle goccine di eccitazione!"
"Se è per questo, Yuko è molto meglio. Ti sei già dimenticata delle sbrodate? Quante volte ci siamo infradiciate quando qualcuno la avvicina, la sfiora in certi punti, le bacia il collo! Sei un'irriconoscente, e perdi facilmente la memoria, ne abbiamo appena parlato, e sei tu che ti lamenti che finiamo in lavatrice a metà pomeriggio!"
"Eh, quando è troppo, è troppo!"
"Ma va! Pensa piuttosto al culetto, ben altra cosa in paragone all'uccellone di Jos!"
"Sul culetto non ho nulla da dire"
"Anche quello, direi che, ora che ci penso, non ha nulla da invidiare alle tette. Due belle chiappotte sode, alte, separate!"
"Si, hai ragione, lì anche io mi sento, come dire... più distesa, in pace col mondo, anche se il cazzo..."
"A ridaje!"
"Ouh! Occhio, ci sta infilando!"
Anche se sembra passato un quarto d'ora in futili chiacchiere, nel mondo della fisica a misura d'uomo sono passati solo due o tre secondi.
Yuko, in equilibrio su un piede, si infila le mutandine, prima un piede, poi l'altro.
I lembi del tessuto sfiorano le cosce, il muscolo che si allarga progressivamente, dopo le ginocchia.
Una carezza, un intimo contatto tra il cotone e la pelle chiara e liscia, glabra, poi più su e zac! A contatto con le grandi labbra! Il cotone si infila tra i glutei, ma un pizzico di Yuko lo allontana, distendendo il panno sul culetto, così, per bene.
"Ecco, ora siamo a posto!"
Riprendono le mutandine chiacchierone.
"Buongiorno! È un po' che non ci si vedeva!" fa una rivolta alle grandi labbra che restano un po' troppo spiaccicate da quel contatto improvviso e non molto tollerato.
Le grandi labbra sospirano pazienti e pensano ad altro. La giornata è ancora lunga e non hanno nessuna voglia di perdersi in chiacchiere con un paio di mutandine un po' troppo espansive e loquaci, e per giunta impunemente infilate nel bel mezzo.
Yuko aggiusta bene il bordo superiore per coprirsi i peli del pube. Controlla che non ci siano fughe fuori confine.
"Hey, che solletico!" fanno le mutandine mettendosi a ridere sfacciatamente.
"Pensavo di averle viste tutte..." il monte di Venere con aria seccata.
"Beh, dai, non mi dirai che si sta male, neh?" riprendono a chiacchierare le due. "Così, con questo bel pelo, questa criniera!"
"Eh si, esageriamo, questa chioma!"
"Ma sei sempre scontenta!"
"Ma no, dai, sto scherzando, è solo per farti arrabbiare. Qui su questo soffice guanciale di ovatta non è per nulla male, e poi anche lì sotto, quelle morbide irregolarità, molli, invitanti e profumate di donna!"
"Ecco, ora mi piaci, ora mi sento in simbiosi!”
"Sì, siamo proprio un paio di mutandine stupidine, no?"
Yuko si gira intorno, ha sentito uno squittio, un cinguettio come di un pappagallino, ma nella stanza non c'è nulla.
Fa spalline, sceglie un paio di collant e finisce di vestirsi. Si da una grattata alla passera, con nonchalance.
Le mutandine entrano in stretto contatto col clitoride, per un attimo.
“Heeeeeeeeyyyyyyy!!!!” Sembra di sentire a Yuko, ma forse è solo una corrente d'aria che muove la porta del bagno.

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