Mistress Anastasia e Sally - di Miss Serena e Sally_xdress - cap. 4

Scritto da , il 2019-12-22, genere trans

Questo capitolo essendo particolarmente lungo, è stato diviso in due parti per facilitarne la lettura.
Sia Sally_xdress che io cogliamo l'occasione per augurare a tutti i lettori di Eroticiracconti Buon Natale e Buon Anno.

Passai una notte abbastanza insonne, pensando quasi sempre a come chiudere l’esperienza da crossdresser di Sally, in modo che le sue volontà incontrassero le mie, senza voler replicare quanto già fatto. Dentro di me era forte il desiderio di sottometterla, pur sapendo che non era una slave, e che non lo sarebbe mai stata. Dopo essermi lavata indossai la mia consueta ricercata lingerie, con autoreggenti incluse per poi coprirmi con una leggera vestaglia di seta
Quando la raggiunsi in cucina avevo le idee ancora confuse, ma mi bastò guardarla per capire quale strada dovessi seguire. Sally infatti non solo si era truccata in modo quasi impeccabile, ma aveva indossato un vestito da perfetta sissy-maid, con tanto di crestina e grembiulino.
“Corto e amaro come piace a Miss Anastasia.” mi disse porgendomi un espresso appena uscito dalla macchinetta.
“Grazie Sally.” risposi pensando che era la prima volta che mi chiamava Miss, prendendo però quel ‘titolo’ più come una forma di rispetto che altro.
"Vedo che hai trovato la sorpresa che avevo preparato", continuai mentre le giravo attorno.
Avevo lasciato un pacco con quel travestimento nella stanza, sperando che la sua curiosità giocasse in mio favore; il risultato era davvero godibile, con Sally che dimostrava di aver appreso i miei dettami sul makeup.
Mi sorpresi a desiderare che fosse tutto perfetto; mentre con altri slave sarei passata oltre su alcune imperfezioni, con lei ormai si era creato un rapporto, in tutti i nostri mesi di corrispondenza, che andava oltre il semplice desiderio da parte mia di sottometterla o quello da parte sua di giocare a fare la crossdresser.
Le aggiustai soltanto la crestina e poi le alza la gonna, di per sé abbastanza corta da coprire le sue zone intime, ma tale da lasciar intravedere una parte della balza decorata delle autoreggenti color perla che avevo scelto per lei; con la mano le accarezzai il pene a riposo nelle mutandine di pizzo dello stesso colore delle calze e glielo strinsi forte, per darle un primo assaggio di comando. Con il dito medio scivolai lentamente sul sedere e feci una leggera pressione sul buchetto, provocandole un brivido che faticò a nascondere.
Per lei avevo scelto delle scarpe nere con un tacco a spillo da sette; sapevo che non aveva mai provato questo tipo di scarpe, tuttavia volevo divertirmi nel vedere i suoi tentativi di imitazione della camminata femminile e volevo che soffrisse un po’, così come richiedeva il ruolo che avevo in mente per lei.
Mentre sorseggiavo lentamente il mio primo caffè, vidi che Sally era impaziente di sapere cosa avremmo fatto il suo ultimo giorno a casa mia, e all’improvviso ebbi l’idea giusta su come andare avanti.
“Sally sarò semplice e schietta perché come sai non è mia abitudine prendere le persone in giro. Oggi possiamo fare due cose, la prima è una chiamiamola replica di quanto fatto ieri, ben sapendo che non potrai avere le stesse sensazioni, se non altro perché la verginità è un jolly che si può giocare una sola volta nella vita. La seconda è condurti in un cammino di piccola dominazione, dove il dolore fisico sarà non dico nullo ma quasi, e dove potrai scoprire se oltre che un’anima da crossdresser, ne hai anche una da sottomessa, seppur limitata ad un rapporto con una Mistress.”
“Se scelgo la seconda posso poi tirarmi indietro ?” mi chiese come se volesse togliersi l’ultimo dubbio dalla testa.
“Certamente, useremo come parola di sicurezza ristorante, che potrai dire anche in caso di qualsiasi difficoltà, per esempio un crampo, che credimi non è un’ipotesi così remota. Ovviamente se vorrai fermarti non andremo poi avanti in alcun modo, quindi pensaci bene prima di dire la parola di sicurezza.”
“Va bene facciamo come dici tu, dimmi solo cosa devo fare.”, mi disse acconsentendo dopo qualche istante che si era presa per superare i suoi timori.
Le avevo già raccontato in passato del trattamento che avevo riservato ad alcuni degli slave che avevo avuto e lei si era mostrata in qualche modo incuriosita, anche se mi aveva sempre ribadito che era una pratica che non l’attirava particolarmente.
“Iniziamo coll’andare in salotto, in modo da poter esser più comode.”
Lei mi seguì quasi senza respirare, come sospesa a mezz’aria, troppo curiosa per rifiutare la mia proposta, la quale allo stesso tempo la spaventava, impedendole di fare troppe domande.
Una volta arrivate in salotto, mi accomodai al centro del divano, facendo mettere Sally in ginocchio proprio davanti a me.
“Adesso ti darò una piccola lezione dell’uso che posso fare dei miei piedi, ma stai tranquilla non dovrai solo adorarli, ma cercare di farmi eccitare il più possibile prima di passare alla fase seguente. Inizierai però con qualcosa che per te è più abituale, come leccarmi la fica.” le dissi dopo essermi alzata in piedi e aperto la vestaglia che lasciai cadere per terra.
Sally obbedì iniziando a passare la lingua all’interno delle mie cosce, per poi scivolare al loro interno non appena spostai il lembo inferiore del mio tanga. L’aspirante sissy non impiegò molto a mandarmi su di giri, così ben presto dirottai le sue attenzioni su zone meno sensibili.
“Brava ora fammi vedere come ti occupi del mio piedino.” le dissi poggiando l’estremità sul bracciolo del divano.
All’inizio la vidi un po’ in difficoltà, più che altro leccava sì il mio piede, ma senza cognizione di causa, passando la lingua un po’ dove capitava. Le tirai via il piede dalle mani e le diedi un leggero calcetto sulla spalla, in modo da farla cadere con il sedere a terra; vederla lì per terra, con quel completino indosso, mi provocava un sottile piacere e fremevo dalla voglia di giocare con lei. Mi andai a sedere ed attesi la sua reazione: Sally iniziò un fine lavoro di lingua dalla punta delle dita al calcagno di entrambi i piedi, mostrando la giusta adorazione che i miei piedini meritavano; per tutto il tempo si dedicò soltanto ai miei piedi, non alzando mai lo sguardo, in segno di profonda sottomissione. Dopo avermi sfilato le calze, la situazione si fece ancora più calda, tanto che non seppi resistere all’idea di eccitare anche lei.
Portai così il mio piede sinistro alla sua bocca, e l’altro proprio sotto i suoi genitali, per poi strusciarcelo contro, in modo lento e costante. Sally iniziò a provare un più che sottile piacere, tanto che le sfuggì un piccolo gemito, chiaro segnale che dovevo passare alla fase successiva.
“Che ne dici di spostarci in un ambiente più adatto al nostro rapporto, intendo il mio dungeon.” le chiesi già sapendo la risposta.
“Va bene Miss, ma lei conosce i miei limiti.” mi rispose leggermente impaurita per fare un passo che sino al giorno precedente non avrebbe neanche preso in considerazione.
“Stai tranquilla è solo per poter stare tutte e due più comode.”
Sally rimase stupita nel vedere che il mio dungeon non era composto da una sola stanza, ma in pratica era grande come tutto il piano terra della mia villetta. Le spiegai brevemente che avevo dedicato l’ambiente più grande alla mia piccola sala delle torture, mentre quello più piccolo era per i giochi meno impegnativi, anche se dotato di tutto ciò che serviva ad immobilizzare nelle più svariate posizioni lo slave di turno.
Feci afferrare a Sally un anello che pendeva dal soffitto, per poi far passare un paio di manette attraverso lo stesso, prima di stringergliele con delicatezza ai polsi, in modo che fosse costretta a rimanere con le braccia in alto alla mia totale mercé.
“Sai ho visto che prima ti si rizzava il cazzo.” le dissi iniziando a strusciarmi contro la sua gamba destra “E questo è un grave peccato se vuoi diventare una signorina per bene.”
“Sono dispiaciuta.” mi rispose imbarazzata “Ma ecco ... non dipende solo da me.”
Senza dare alcuna importanza alle sue parole continuai a premere il mio corpo contro il suo, che ormai rispondeva solo ai suoi istinti primordiali, col pene che quasi usciva dai suoi slippini.
“Guarda guarda ! Qui abbiamo un bel cazzo che non sa stare al suo posto.” dissi facendolo uscire dalle mutandine per poi sfiorarlo con le dita “Scommetto che adesso vorresti un bel pompino, giusto per scaricare un po’ di sborra.”
Sally non mi rispondeva più, o meglio lo faceva il suo corpo che era in mio completo possesso. Mi divertii a non darle tregua, dandole piccoli baci sul collo senza mai smettere di toccarle il pene, non afferrandolo però con tutta la mano, ma usando solo i polpastrelli. Ben presto la sua parte maschile uscì allo scoperto, iniziando a comportarsi come qualunque uomo nella sua stessa situazione, eccitandosi a dismisura ad ogni mio anche piccolo movimento.
La sentivo dimenarsi ad ogni mio tocco, combattuta tra l'eccitazione della sua metà maschile ed il desiderio di mostrarmi sempre più la sua parte femminile.
“Sai che avrei davvero voglia di farti un pompino coi fiocchi ?” le dissi dopo essermi abbassata quel tanto che bastava per sfiorarle il membro con la lingua “Sono certa che ti farei venire in meno d’un minuto, e del resto il tuo cazzo sta per esplodere o sbaglio ?”
Sally cercò di articolare una risposta, ma oramai parlava a monosillabi, dimostrandomi che la mia sottile tortura stava dando i suoi frutti.
Continuai in quel sadico gioco che consisteva nel fargli sentire le mie labbra toccare appena le sue o il collo, mentre le dita passavano dall’ano alla base del pene, mentre il suo respiro si faceva sempre più affannoso e faceva fatica a rimanere bene in piedi.
“Adesso dimmi vuoi godere come un uomo o come la troietta che vuoi diventare ?” le domandai quando era chiaro che non poteva più resistere a lungo.
“Come una troia, ti prego come una troia.”
Ero riuscita a condurla dove volevo: in tre giorni ero riuscita non soltanto a tirare fuori la sua parte femminile, ma addirittura a mettere in secondo piano quella maschile, trasformandola nella mia puttanella vogliosa.
Le liberai un polso dalle manette giusto il tempo per farle uscire dall’anello, e quindi rimetterle per farla sdraiare su un lettino. Con due cinghie le legai le caviglie agli inguini in modo che non potesse chiudere le gambe se non facendosi male, quindi mi sfilai le mutandine e gli misi la passera sulla faccia.
“Lecca lo sai che voglio essere ben calda prima di scoparti.”

(continua)

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