Il viaggio
di
Marcolino63
genere
etero
Ero ad Udine dove lavoravo ed invitato a cena dal mio capo sposato mi presentai a casa con una bottiglia di amarone ed entrato in casa la moglie mi presentò sua sorella Elisa che era venuta a trovarla per qualche giorno per conoscere la zona.
Era della provincia di Ferrara, poco più grande di me, con occhi castani e capelli neri e ricci, tette piccole, ma con un gran bel culetto evidenziato da dei jeans molto aderenti.
Essendo quasi coetanei e ambedue estroversi, complice anche il buon vino, legammo subito chiacchierando delle bellezze dell’alto Friuli e della vicina Slovenia.
Verso fine pasto vidi le due sorelle parlottare e prima di andar via mi chesero se mi sarebbe piaciuto andare con loro a passare la serata nel Tarvisiano.
Nell’attesa della mia risposta guardai Elisa e i suoi occhi scuri pareva dicessero “accetta...accetta” e così feci.
Conoscevo bene la zona e dopo aver visitato il paese gli proposi di andare a vistitare i vicini laghi di Fusine posti sotto le alpi carniche con le cime ancora coperte di neve.
Partimmo dal lago superiore dove le acque sorgive calavano dopo un percorso accidentato fra il bosco formando quello inferiore più grande.
Essendo una splendida giornata distese sul prato c’erano diversi giovani austriaci in costume fra cui alcune ragazze in toples.
Elisa, notando che ammiravo due di queste che giocavano a pallavolo facendo saltellare le loro grandi tette chiare, prendendomi sottobraccio disse “sai anche io ai lidi ferraresi prendo il sole così, però non dire niente a mia sorella, lei mi crede una santarellina”.
Finito il giro del lago, proposi di scendere lungo il sentiero che costeggiando il torrente, portava al lago inferiore. Elisa fu entusiasta, mentre gli altri non avendo scarpe comode ci dissero che sarebbero scesi in auto e ci avrebbero aspettati al ristorantino in riva al lago.
La discesa era ripida e spesso si lei si abbracciava a me nei tratti più pericolosi, ma in compenso lo spettacolo era bellissimo fra i boschi dove il torrente formava cascate e laghetti limpidissimi.
Ad un tratto sentii Elisa gridare essendo stata punta alla coscia, senza capire da cosa.
La feci sedere su una roccia ed esaminando la zona dolorante, notai che non vi era alcuno segno sul jeans; escludendo il morso di un serpente ipotizzai che fosse un insetto, mettendola in guardia dalle punture delle zecche, molto diffuse in quella zona. La vidi preoccupata e mi chiese “cosa si può fare?” le risposi maliziosamente “dovrei esaminare la puntura per capirne di più”.
Lei tentò di sollevare il jeans dalla caviglia, ma essendo stretto non andava oltre il ginocchio così, dopo un attimo di esitazione e guardando che non ci fosse nessuno, se lo sbottonò calandoselo fino alle ginocchia chiedendomi di guardargli il punto che mi indicava sulla coscia.
Rimasi incandato nel guardargli le cosce lisce e toniche, ma soprattutto la ridotta mutandina di raso bianco che conteneva a stento dei riccioli neri molto folti del suo pube di cui alcuni uscivano di lato.
Poi sentii la sua voce dolce e ironica che mi diceva “sò che hai la ragazza e voglio sperare per te che l’abbia vista anche più svestita di così... dai dimmi cosè!”
Mi ripresi ed iniziai ad esaminargli in punto che mi indicava, notando solo un unico puntino circondato da un cerchio roseo.
Dissi “per fortuna non è una zecca, forse una vespa”
“ma mi brucia” disse con la voce di una bambina che si è fatta la bua.
Aggiunsi “ora ti dò un bacetto così ti passa” iniziando a dargli dei bacetti intorno alla puntura. Il contatto delle labbra sulla sua coscia fece esplodere in desiderio ad entrambi ed io iniziai ad alternare baci e leccatine salendo verso il pube.
Lei non mi fermò, anzi abbassandosi il jeans fino alle caviglie ed aprendo le gambe, mi fece capire cosa avrebbe gradito che gli facessi.
Era un invito a festa, risalendo iniziai a sentire l’odore che la sua fichetta eccitata emanava notando una chiazza umida sulla mutandina in sua corrispondenza. Perdemmo ogni inibizione e dopo avergli baciato il pancino e leccato l’ombelico le cinsi i fianchi e prendendo i sottili lembi della mutandina iniziai lentamente a calargliela.
Lei sollevando il culetto e chiudendo le gambe mi consentì di calargliela fino alle caviglie riaprendole subito dopo.
Apparve un pancino piatto sotto il quale emergeva un pube prominente coperto da un folto pelo nero riccioloso e ben curato dal quale emergevano due grandi labbra carnose sormontate da un clitoride molto sporgente.
Si guardò dinuovo intorno, poi alzandosi la maglietta e il reggiseno e mostrandomi le sue tette piccole e rotonde sormondate da delle aureole piccole e scure dalle quali spiccavano dei capezzoli prominendi ed altrettanto scuri, dicendomi “sono tutta tua.....fammi godere!”
Prendendogli con le mani le tette iniziai a lccargli e succhiargli i capezzoli, mentre lei iniziava ad agitarsi, per poi scendere infilandogli la lingua nell’ombelico che trovai molto sensibile per poi arrivare alla sua “foresta scura”.
Siera eccitata molto e dalle sue labbra leggermente dilatate ancora più grandi e sporgenti di prima, colavano delle goccioline che cadevano sulla roccia.
Mentre lei prese a tormentarsi le tette stringendosele, io aprendogli la fica iniziai a raccogliere con la lingua gli umori leccando poi il suo interno roseo e prendendogli le sue labbra carnose fra le mie mordicchiandole dolcemente.
Poi gli infilai prima uno e poi due dita nel suo interno bagnatissimo che scivolarono facilmente provocandogli delle contrazioni per tutto il corpo.
Era alle soglie dell’orgasmo e per renderlo più intenso feci scorrere il dito già lubrificato fino a raggiungergli l’ano inserendolo nel suo interno.
La sentii sussurrarmi “così...così..non ti fermare” sentendo poi il dito stretto ritmicamente dal suo ano mentre si dimenava in un forte orgasmo.
Per un pò rimase lì a gambe aperte distesa sulla roccia lasciandomi ammirare la sua fica aperta emergente dal folto pelo riccio ed ancora gocciolante.
Rimettendosi seduta sorrise e rialzandosi mutandina e jeans disse “sei stato molto bravo o goduto come non accadeva da tempo...ora tocca a me rendere pan per focaccia... vedrai che sarò altrettanto brava” poi prendendomi per la cintola del pantalone mi avvicinò a lei iniziando a slacciarlo e lasciando che calasse fino a terra.
Ero in piedi difronte a lei, con la sua testa riccia a pochi centimetri dal mio uccello e guardandomi con i suoi occhi vispi che abbassò per un attimo vedendolo sporgere di alcuni centimetri oltre lo slip, esclamò “però, questo e un bel uccellone e non quello del mio ragazzo... sospirando” poi aggiunse “mi tolgo la maglietta altrimenti me la sporco” facendomi l’occhiolino e rimanendo con le tette in bellavista.
Poi lo liberò calandomi lentamente lo slip fino alle caviglie trovandosi il mio uccello eretto all’altezza della sua bocca.
Dopo aver strofinato i suoi capezzoli stringendosi le tette lungo l’asta, si inumidì le labbra leccandosele e sempre guardadomi negli occhi disse “mi piacerebbe prendertelo tutto in bocca .... quando mi vedi in difficoltà aiutarmi”.
Detto questo mettendo le sue mani sulle mie natiche iniziò a baciarmi tutt’intorno all’uccello per poi scendere fino alle palle che comprimendole con la lingua le separò per poi salire lungo l’asta fino al glande girandoci intorno con la lingua per poi ridiscendere per mordicchiarmi con delicatezza le palle ripetendosi più volte.
Ero al colmo dell’eccitazione e mentre stava slinguazzando il glande affondai le mie mani fra i suoi riccioli spingendo la sua testa in modo da affondarglielo fino in gola.
Lei non si lamentò per quell’affondo energico, anzi iniziò a farlo scorrere in bocca ingoiandolo sempre più a fondo fino a farlo sparire completamente nella sua bocca, restando così per qualche secondo, per poi tossire e tirarlo fuori sentendosi soffocare.
La sensazione fu bellissima, sentire la mia cappella affondare nella sua gola stretta più volte lubrificata da una abbondante salivazione, me la fece rendere ancora più gonfia provocandogli non poche difficoltà.
Ciò non la scoraggiò anzi ad ogni affondo tentava di tenerla in gola per sempre più a lungo fino a quasi provocarsi dei conati di vomito.
Poi cambiò tecnica cominciando a leccarlo e succhiarlo con sempre maggiore frequenza ed infine massaggiandomi le palle intrise di saliva colata dalla sua bocca, fece scivolare la mano sotto di esse, fino ad arrivare al mio buchino infilandoci il dito.
La sensazione provata fu molto eccitante e sentendo arrivare un potente orgasmo glielo affondai nuovamente in gola e tenendogli la testa iniziai a venirgli dentro con potenti e ripetuti fiotti di sborra densa e bianca.
Pur sentendosi soffocare tentò di ingoiarne il più possibile per poi farla fuoriuscire sia dalla bocca che dal naso e farla colare sulle sue tette.
Fu molto eccitante guardare il suo volto soddisfatto, con il suo naso dal quale pendeva un filo di sperma e la sua bocca tutta impiastricciata, mentre con le dita cercava di raccoglierla per continuare ad ingoiarla.
Poi alzandosi e andando verso il torrente per lavarsi il viso disse“per fortuna quì l’acqua non manca” per poi inginocchiarsi e lavarsi il viso e le tette.
Mentre lo faceva mi incantai a guardarle il culetto posto in bellamostra dalla posizione evidenziato da quel jeans molto aderente e voltandosi mi disse sorridendo “ti piace....non ci crederai ma il mio culetto è ancora vergine” ed io risposi ironico “non è detto che lo sia ancora a lungo” ridendo entrambi.
Ci aspettavano e dopo avergli sussurrato di essere stata magnifica, tenendoci per mano continuammo la discesa durante la quale gli chiesi “quando hai deciso di rientrare a Ferrara?” e lei precisandomi che abitava a Porto Garibaldi aggiunse malinconicamente “domani hanno già organizzato con degli amici di andare a Bled in Slovenia e dopodomani devo rientrare a casa in treno, anzi devo ricordare di dire ai miei di venirmi a prendere a Ferrara in auto”.
Finire un così bel rapporto senza ulteriori sviluppi, mi seccava molto e dopo averci pensato su gli proposi “sai io sarei dovuto scendere a casa comunque fra qualche giorno in auto, che dici se anticipassi a dopodomani, così potrei accompagnarti io” aggiungendo “potrei uscire dall’autostrada a Ferrara, accompagnarti a casa, per poi riprenderla a Rimini”.
Gli si illuminò il volto, segno che anche a lei non andava giù che finisse così, dicendomi “ottima idea, vedrai che li convincerò a farmi scendere con te” e dandomi un caloroso bacio continuammo la discesa allegramente immaginando il viaggio insieme...ma questa è un’altra storia!
Il seguito lo pubblicherò a breve con il titolo “Il viaggio 2” lascio alle lettrici immaginare come si concluderà la vicenda, magari commentandola alla solita email sanimarco961@gmail.com
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