Indimenticabile Debora
di
minkanku91
genere
etero
Ero sdraiato sulla sabbia della nostra solita spiaggia quando sentii Rino chiamarmi da lontano. "Oggi c'è una novità che ti piacerà!"
Bruno mi informò che Debora era tornata e che aveva chiesto di me. Debora. Era stata la mia fidanzatina quattro anni prima.
Appena si avvicinò alla riva, le vidi il seno. Lei si accorse che la stavo fissando e si coprì. Mi scusai e aggiunsi che la stavo guardando perché era troppo bella da sembrarmi una creatura mitologica. Rise.
Subito dopo mi chiese di farle una foto in topless con il suo telefono.
Mi devo essere assopito. Quando aprii gli occhi, al mio fianco il suo asciugamano era vuoto, con il reggiseno poggiato sopra.
Arrivò all'improvviso, chinandosi e baciandomi. Stavolta restò in topless. Il mio cazzo schizzò fuori dal costume. Lei lo prese in mano. Sorrideva mentre incominciava a segarmi.
Continuò sino a farmi venire. L'abbracciai e la baciai mentre la mia mano scivolò dentro il suo costume per renderle il favore.
Ci preparammo e andammo insieme a prendere il pullman.
Le squillò il telefono: era sua madre che le annunciava che a cena ci sarebbe stato il suo ex, Eduardo. Lei era costretta ad accettare.
Disse che il pullman successivo sarebbe passato solo dopo un'ora.
"Andiamo verso il fiume," propose lei. Una zona dove non c'era anima viva.
Ci spogliammo nuovamente. Le slacciai il reggiseno e le baciai il seno. Ad un certo punto, mi prese il cazzo in bocca.
Poi fui io a leccare la sua fica, e la sentii gemere di piacere. Infine, la penetrai. Il mio cazzo scivolò dentro di lei. Ci misi molto e quando venni ero in affanno.
Tornò insieme a suo ex, Eduardo.
Io scappai. Accettai di fare manutenzione all'appartamento in multiproprietà a Valencia.
Quando ormai la testa pensava ad altro, lei mi mandò al cellulare la foto in topless che le avevo scattato in spiaggia. Il testo diceva: Ti piace questa foto.
Subito dopo arrivò un altro messaggio: E questa ti piace? L'immagine arrivò: era inginocchiata su una panchina di fronte alla Ciudad de las Artes y las Ciencias a Valencia. Un altro messaggio diceva: Vieni subito, mi manchi.
Ero scioccato. Rientrammo in metro. Ci spogliammo e facemmo l'amore.
Furono i giorni più belli della mia vita. Andavamo in giro per Valencia e scopavamo a tutte le ore e in tutte le posizioni.
Una decina di giorni dopo sparì nuovamente.
Due anni dopo, sono qui, a Valencia. Convivo con Carmen, una donna spagnola che diventerà la mia compagna per sempre.
Nella cucina c'è la foto incorniciata di Debora in topless. Carmen non mi ha mai chiesto chi fosse la ragazza.
Oggi Carmen è a Gijón dalla madre. Suonano alla porta. È Debora.
Cinque minuti dopo, stiamo scopando come pazzi. Il mio cazzo affonda nella viscere della sua fica. La inondo di sperma.
Dopo pranzo, andiamo in un ristorantino carino nel centro storico e poi ci sediamo nel prato di Plaça de la Reina. Mi dice che il marito, Eduardo, è ad un convegno proprio a Valencia.
Due signori passano al nostro fianco. Uno dice: "A noi francesi piace prenderlo nel culo." Vidi Debora sorridere. Quando aggiunse: "Anche a noi italiane piace," non capii più niente.
Arrivammo all'appartamento. Ci spogliammo e lei si mise alla pecorina.
Le infilai un dito nella fica e poi lo stesso dito glielo infilai nel culo. Poi infilai il cazzo. Entrò con facilità, ma era un po' stretto. Il mio cazzo scorse in profondità e lei si muoveva ondeggiando. Durò un sacco di tempo e non mi venne mai il pensiero che Carmen potesse tornare da un momento all'altro.
Andò via quasi subito.
Carmen arrivò subito dopo. "Ho visto la ragazza della foto," mi disse. "Era in strada e camminava spensierata."
Mi venne in testa che il dottorino era un bel cornuto. Ma anche per me era il primo tradimento verso Carmen.
Non voglio più tradire Carmen, mi dico. Se mi chiamasse, giuro che non risponderei. Ma se dovesse bussare ancora... Non so. La cercherei, forse. Resisterle è impossibile, chissà.
Bruno mi informò che Debora era tornata e che aveva chiesto di me. Debora. Era stata la mia fidanzatina quattro anni prima.
Appena si avvicinò alla riva, le vidi il seno. Lei si accorse che la stavo fissando e si coprì. Mi scusai e aggiunsi che la stavo guardando perché era troppo bella da sembrarmi una creatura mitologica. Rise.
Subito dopo mi chiese di farle una foto in topless con il suo telefono.
Mi devo essere assopito. Quando aprii gli occhi, al mio fianco il suo asciugamano era vuoto, con il reggiseno poggiato sopra.
Arrivò all'improvviso, chinandosi e baciandomi. Stavolta restò in topless. Il mio cazzo schizzò fuori dal costume. Lei lo prese in mano. Sorrideva mentre incominciava a segarmi.
Continuò sino a farmi venire. L'abbracciai e la baciai mentre la mia mano scivolò dentro il suo costume per renderle il favore.
Ci preparammo e andammo insieme a prendere il pullman.
Le squillò il telefono: era sua madre che le annunciava che a cena ci sarebbe stato il suo ex, Eduardo. Lei era costretta ad accettare.
Disse che il pullman successivo sarebbe passato solo dopo un'ora.
"Andiamo verso il fiume," propose lei. Una zona dove non c'era anima viva.
Ci spogliammo nuovamente. Le slacciai il reggiseno e le baciai il seno. Ad un certo punto, mi prese il cazzo in bocca.
Poi fui io a leccare la sua fica, e la sentii gemere di piacere. Infine, la penetrai. Il mio cazzo scivolò dentro di lei. Ci misi molto e quando venni ero in affanno.
Tornò insieme a suo ex, Eduardo.
Io scappai. Accettai di fare manutenzione all'appartamento in multiproprietà a Valencia.
Quando ormai la testa pensava ad altro, lei mi mandò al cellulare la foto in topless che le avevo scattato in spiaggia. Il testo diceva: Ti piace questa foto.
Subito dopo arrivò un altro messaggio: E questa ti piace? L'immagine arrivò: era inginocchiata su una panchina di fronte alla Ciudad de las Artes y las Ciencias a Valencia. Un altro messaggio diceva: Vieni subito, mi manchi.
Ero scioccato. Rientrammo in metro. Ci spogliammo e facemmo l'amore.
Furono i giorni più belli della mia vita. Andavamo in giro per Valencia e scopavamo a tutte le ore e in tutte le posizioni.
Una decina di giorni dopo sparì nuovamente.
Due anni dopo, sono qui, a Valencia. Convivo con Carmen, una donna spagnola che diventerà la mia compagna per sempre.
Nella cucina c'è la foto incorniciata di Debora in topless. Carmen non mi ha mai chiesto chi fosse la ragazza.
Oggi Carmen è a Gijón dalla madre. Suonano alla porta. È Debora.
Cinque minuti dopo, stiamo scopando come pazzi. Il mio cazzo affonda nella viscere della sua fica. La inondo di sperma.
Dopo pranzo, andiamo in un ristorantino carino nel centro storico e poi ci sediamo nel prato di Plaça de la Reina. Mi dice che il marito, Eduardo, è ad un convegno proprio a Valencia.
Due signori passano al nostro fianco. Uno dice: "A noi francesi piace prenderlo nel culo." Vidi Debora sorridere. Quando aggiunse: "Anche a noi italiane piace," non capii più niente.
Arrivammo all'appartamento. Ci spogliammo e lei si mise alla pecorina.
Le infilai un dito nella fica e poi lo stesso dito glielo infilai nel culo. Poi infilai il cazzo. Entrò con facilità, ma era un po' stretto. Il mio cazzo scorse in profondità e lei si muoveva ondeggiando. Durò un sacco di tempo e non mi venne mai il pensiero che Carmen potesse tornare da un momento all'altro.
Andò via quasi subito.
Carmen arrivò subito dopo. "Ho visto la ragazza della foto," mi disse. "Era in strada e camminava spensierata."
Mi venne in testa che il dottorino era un bel cornuto. Ma anche per me era il primo tradimento verso Carmen.
Non voglio più tradire Carmen, mi dico. Se mi chiamasse, giuro che non risponderei. Ma se dovesse bussare ancora... Non so. La cercherei, forse. Resisterle è impossibile, chissà.
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