La presentazione - Cap.2

di
genere
orge

Il silenzio che seguì la chiusura della porta era più assordante di qualsiasi urlo. Petra giaceva immobile sul pavimento di marmo freddo, un'isola di carne umiliata in un oceano di lusso sterile. Lo sperma si stava raffreddando sulla sua pelle, diventando una seconda epidermide appiccicosa e degradante. Il dolore fisico era un rumore di fondo, un fastidio sordo rispetto al terrore che le aveva ghiacciato il sangue. Non era finita. Sapeva che non era finita. Voss non era un uomo che lasciava i test incompleti.

Dopo un tempo che sembrò un'eternità, una porta segreta, nascosta nella boiserie che rivestiva una parete, si aprì con un click quasi inudibile. Ne uscì una donna. Non era una guardia del corpo. Era alta, snella, vestita con un abito nero sartoriale che le scorreva lungo il corpo come una seconda pelle. I suoi capelli erano raccolti in uno chignon severo, il suo viso era una maschera di calma professionale. Teneva in mano una borsa da medico in pelle nera.

"Signorina Petra," disse la donna, la sua voce era un contralto suave, privo di qualsiasi emozione. "Mi chiamo Elara. Sono la curatrice delle risorse... speciali del signor Voss."

Si inginocchiò accanto a Petra con una grazia innaturale, senza toccare il pavimento con le mani. Aprì la borsa e ne estrasse un flacone di vetro e un panno di microfibra. Versò del liquido sul panno – un olio profumato, quasi floreale – e iniziò a pulire Petra. Il gesto era straniante. Non era un atto di gentilezza, ma di manutenzione. Elara strofinò via lo sperma dal suo viso, dal suo collo, dai suoi seni, con la stessa cura con cui si sarebbe pulita una scultura di valore. Petra si ritrasse, un brivido di puro orrore percorrendole la schiena.

"Non si preoccupi," disse Elara, senza smettere di pulire. "È solo la fase di preparazione. Il signore Voss non ama il disordine. E soprattutto, non ama i residui. Tutto deve essere... puro per la prossima fase."

Una volta "pulita", Petra si sentì ancora più nuda e vulnerabile di prima. Elara la aiutò ad alzarsi, non con forza, ma con una pressione gentile e inesorabile. La guidò attraverso un'altra porta segreta, verso un ascensore privato che scese, non verso l'atrio, ma verso i sotterranei dell'edificio.

Le porte si aprirono su una realtà diversa. Non più vetro e acciaio, ma pietra scura e legno antico. L'aria era più umida, più densa, profumata di cuoio, vino e qualcosa di indefinibile che assomigliava a polvere e segreti. Si trovavano in una sorta di club privato, una taverna lussuosa e segreta. C'era un grande camino di pietra acceso, poltrone di pelle scura e tavoli di legno massiccio. E intorno a tutto, seduti comodi, c'erano gli uomini. Erano una dozzina, vestiti con abiti eleganti, non più guardie del corpo, ma qualcosa di diverso. Potenziali partner? Investitori? Colleghi di Voss? Erano i veri "clienti", il pubblico per cui lo spettacolo era stato organizzato.

Al centro della stanza, su un tappeto persiano costoso, c'erano solo due cuscini di velluto rosso. Voss era lì, accanto al caminetto, sorseggiando un brandy. Fece un cenno a Elara.

"Signore e signori," disse Voss, la sua voce che riempiva la stanza con autorità. "Come potete vedere, il nostro nuovo asset è stato preparato. È pulita, è vuota, è pronta. Ora procediamo alla fase due: la valutazione della sua capacità di... branding."

Elara spinse Petra verso il centro. "Si sieda," ordinò, indicando i cuscini. Petra, in preda al panico, obbedì. Voss si avvicinò, tenendo in mano una piccola fiala di vetro con un liquido dorato.

"Questo è un afrodisiaco sperimentale," spiegò Voss alla stanza. "Non solo stimola il piacere fisico a livelli insostenibili, ma abbassa ogni inibizione, ogni barriera mentale. Rende il corpo... onesto. Lo useremo per testare la sua resilienza e la sua... produttività."

Senza preavviso, le afferrò i capelli e le inclinò la testa all'indietro, versandole il liquido in gola. Era dolce, ma bruciava come il fuoco. Un calore intenso si diffuse immediatamente dal suo stomaco a ogni fibra del suo corpo. Le sue guance arrossirono, il suo respiro si fece corto, e tra le sue gambe iniziò un pulsante caldo umido che la fece gemere involontariamente.

Il suo corpo la tradiva. La sua mente gridava di no, ma la sua carne era una fiamma viva di bisogno. I suoi capezzoli si indurirono, la sua figa pulsativa, bagnandosi di desiderio. Gli uomini nella stanza iniziarono a ridere, un suono basso e eccitato.

"Vedete? È già pronta," disse Voss con un sorriso trionfante.

Il primo uomo si alzò da una poltrona. Era anziano, con i capelli bianchi e occhi avidi. Si avvicinò, si aprì i pantaloni e le presentò il suo cazzo. Petra, combattuta tra l'orrore e il bisogno chimico che la divorava, si gettò su di lui, non per obbedienza, ma per pura disperazione. Lo prese in bocca con una fame che la spaventava, succhiando, leccando, ingoiando come la sua vita dipendesse da quello.

Mentre lo faceva, un altro uomo si avvicinò da dietro e la prene a quattro zampe, infilandosi nella sua figa bagnata e ardente con un gemito di puro piacere. L'afrodisiaco amplificava ogni sensazione. Ogni spinta era un tuono, ogni sfregamento un fulmine. Un orgasmo la travolse quasi subito, violento e umiliante, facendola urlare con il cazzo ancora in gola.

La stanza si trasformò in un'orgia. Non fu più un test, ma un banchetto. La passarono da uno all'altro come un calice di vino pregiato da assaggiare. La scoparono sul tappeto, su un tavolo, contro il muro di pietra fredda. La presero in due, in tre, riempiendola, usando ogni suo orificio con una furia che non conosceva limiti. E lei venne. Continuamente. Ogni orgasmo era più forte del precedente, onde di piacere che la annegavano, la facevano svenire e poi risvegliarsi solo per essere travolta da un'altra ondata. Il suo squirt le inondava le cosce, mescolandosi con il loro sperma.

Le sborrate erano la firma finale. Uno le venne sui capelli, incollandoglieli al viso. Un altro le scaricò il carico sulla schiena, facendola gemere. Un terzo, mentre lei lo stava succhiando, le riempì la bocca fino a farla strabordare. La usarono come una tela, dipingendola con i loro fluidi fino a quando non fu più riconoscibile.

Alla fine, crollò. Il suo corpo, esausto e sovrastimolato, non ce la fece più. Svenì, sprofondando in un'oscurità benedetta, mentre gli uomini si sistemavano i vestiti e commentavano la "performance" con la stessa disinvoltura con cui si commenta una partita di polo.

Quando Petra si risvegliò, era di nuovo sola. Ma non più nel club. Era in una stanza lussuosa, forse una suite albergo, ma le finestre erano sbarrate. Sul comodino c'erano dei vestiti nuovi, eleganti, e una collana di diamanti al collo. Sullo specchio del bagno, scritto con il rossetto, c'era un solo messaggio: "Benvenuta nel consiglio. Il tuo primo incontro è domani. Non essere in ritardo." Era stata degrradata, umiliata e distrutta, ma ora era anche una di loro. Un'acquisizione completata. E il suo vero inferno, ora, doveva solo iniziare.
scritto il
2025-11-14
1 1 3
visite
2
voti
valutazione
10
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

La presentazione

racconto sucessivo

La presentazione - Cap.3

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.